The Weakly Hobbit #14

The Weakly Hobbyt #14

Salve a tutti, stavolta, invece di scrivere stronzate, vorrei parlare un’ attimo di cinema, e dell’ ondata di film su supereroi che caratterizzano quest’ annata. E sono veramente tanti. E non parlo di film come Kick-Ass, che sono più del filone dei supereroi sfigati (tipo Scott Pilgrim), ma di personaggi come Capitan America, The Green Hornet, Batman, X-Men, Thor, Green Lantern, se mi dimentico qualcuno perdonatemi.

Non sono amante/lettore e/o esperto di comics americani, quello è un ruolo più adatto al nostro Cele, ma devo ammettere che è proprio triste vedere così tanti adattamenti da fumetto, non che tutti lo siano (l’ X-Men sarà un prequel dei tre film, Batman tornerà con il seguito de Il Cavaliere Oscuro), ma in generale è l’ ennesima scusa per mungere idee già esistenti. Come se hollywood fosse nuova a questa pratica.

Per fortuna c’è Nolan a dirigere il seguito de Il Cavaliere Oscuro, se dovessi scegliere di vedere un solo film with supereroi, direi L’ Ascesa del Cavaliere Oscuro. Non dico che gli altri adattamenti saranno merde, liberissimo di essere smentito, ma se dovessi farmi imboccare tutte le americanate, non basterebbe una vita. Detto ciò, passiamo ai contenuti del Weakly di questa settimana. 🙂

  • Sucker Punch
  • My Name Is Earl
  • Saw (serie)
  • Diablo

Sucker Punch! (A cura di Celebandùne Gwathelen)

Sucker Punch

Film su film. Si, ultimamente vado spesso al cinema, anche se il peggio deve ancora venire, tra Thor, X-Men First Class, Captain America e compagnia bella. A Wise Yuri possono non piacere, ma io ritengo che è la bellezza del film che conta. Se ti intrattiene e vale i suoi soldi, può anche venir preso da un fumetto trovato sulla carta igienica. E poi i fumetti sono oggi fonte di più nuove idee che il cinema, quindi non vedo dove sta il problema farsi ispirare da altro. Finchè il film è bello, per me possono usare qualsiasi materiale di provenienza.

Dicevo? Ah, si. Sucker Punch. Colpo inaspettato.
Un titolo che si adatta bene a quello che il film alla fine dei conti è.

La trama, in breve, parla di tale Babydoll, ragazzina neanche ventenne, che alla morte della madre rimane traumatizzata da un padrino che, vedendo il testamento vuoto di averi per lui (tutti i possedimenti della madre vanno alle due figlie) vuole stuprare prima lei, poi la sorella. BabyFace si ribella e cerca di uccidere il padre con un colpo di pistola. Sfiga per lei, lo manca e colpisce invece la sorella, che muore tra le sue braccia.
Immediatamente il padrino la porta in un manicomio, dove la vuole fare lobotomizzare (in modo che non ricordi niente, e possibilmente entro l’arrivo della polizia). Babydoll pianifica quindi la sua fuga e per farlo fugge anche, in un certo senso, dalla realtà.

Gran parte del film, infatti, si svolge nella mente di Babydoll, e spesso all’audience non è dato sapere cosa è reale e cosa no. Alcune scene sono indubbiamente nella mente della sola protagonista, ma su altre rimane il dubbio fino alla fine del film.
Quello che succede nella mente di Babydoll è una specie di videogioco: recupera quattro oggetti e solvi un enigma e sei libera. Ogni oggetto viene recuperato da un membro diverso del gruppo di Babydoll (che vogliono anche loro fuggire dal “manicomio”, e aiutano la protagonista come possono) e nella sua mente è come una missione di guerra: combattono contro samurai con mitragliatori, contro soldati robot nazisti, cyborg, orchi usciti dritti dritti dal Signore degli Anelli e anche Draghi. E alla fine il finale è veramente un Sucker Punch, un colpo inaspettato.

Sucker Punch

Babydoll e socie vanno a spaccare culi nazisti

Inutile dirlo: gran parte del film è trash. E’ un videogioco fatto film, con stage a missioni e boss di fine livello.
Ciononostante ho trovato spassosa questa parte, proprio perchè volutamente ridicola ed esagerata. Il regista (Zack Snyder, lo stesso di 300 e Watchman) esagera volutamente ogni scena di combattimento, la rallenta, fa fare alle ragazze (tra l’altro vestite sempre col minimo indispensabile e in modo parzialmente osceno) evoluzioni di ogni tipo, lotte al limite della realtà e le fa sopravvivere a cadute e salti di ogni tipo senza alcun graffio. Il trash è ricercato e voluto, le ambientazioni in tutto questo sono fantastiche e gli effetti speciali sorprendenti. La colonna sonora è molto ben fatta, con remix di brani vecchi e pezzi originali.

Il finale è molto particolare e non vorrei spoilerarlo. Se andrete a vedere il film, ne parliamo nei commenti. Anch’esso, sappiatelo, è inaspettato e, per una volta, non il solito finale hollywoodiano, anche se un certo pò di clechè ce l’ha.

Che più? Il giudizio finale (non sono esperto di sceneggiatora, fotografia, bla bla, come si giudicano? Se mi dite magari prima o poi divento un recensore di film serio, ora come ora non lo sono e vi dico solo la mia) è positivo, anche se non è certo il film del secolo. Gli attori fanno la loro parte, non sono stellari, ma neanche abissali, il doppiaggio (tedesco) era per gran parte okay, e il film era scorrevole, a tratti scontato, a tratti inaspettato.
In breve, una sorta di Alice in Wonderland con i mitra. Fatto come si deve, non come quello di Tim Burton.

Voto Personale: 7/10

Karma criminale (A cura di Wise Yuri)

Premetto che, come il mio collega Dunther, non sono un’ amante dei telefilm, semplicemente non mi interessano molto. Una delle pochissime eccezioni è My Name Is Earl. Di cosa parla? presto detto:  un trentenne poco di buono di nome Earl sgraffigna da un supermarket, assieme ad altre cose, un gratta e vinci. Il grattino gli fa vincere 100.000 dollari, ma Earl viene investito mentre agita il fortunato tagliando, lo perde, e finisce all’ ospedale. Earl approfitta della convalescenza per pensare a cosa cavolo vuole combinare nella sua vita, e decide di abbracciare la filosofia karmica, stilando una lunga lista delle cose cattive a cui deve fare ammenda per rendere il suo karma finalmente positivo.

Earl Hickey (interpretato da Jason Lee) è accompagnato dal suo inseparabile e semi-autistico fratellino Randy(Ethan Suplee), e circondato da un sacco di personaggi come Joey (Jaime Pressly), la sua pacchianissima ex-moglie, il calmissimo amico di Earl, Darnell (Eddie Steeples), meglio noto come “Gamberone”, la messicana che lavora nel motel dove alloggiano i fratelli Hickey, Catalina, e altri.

Il setting è quello di un’ america “bassa”, che sguazza tra pub, furtarelli, corse clandestine di macchine, e piccoli crimini.  Earl stesso, prima del fatidico incidente, è un poco di buono, e parecchi personaggi che incontra o conosce non sono propriamente stinchi di santo. La cosa veramente buffa è che, nonostante il telefilm abbia come tematica principale il miglioramento personale, non viene fuori come una predica o cosa, anche e soprattutto per le situazioni assurde in cui Earl si caccia grazie alla lista, e perchè il tono è propriamente da cazzata, ma di quelle divertenti. Anche se Earl all’ inizio sembra fare queste azioni solo per puro egoismo, pian piano si capisce che cerca veramente di diventare una persona migliore.

La premessa dell’ intero telefilm, che verte su questo listone di cattive azioni, permette a Greg Garcia di sbizzarrirsi con la sceneggiatura, e di rivelare ad ogni puntata qualcosa sul “vecchio” Earl, e c’è una buona varietà di situazioni, tra un ex-collega di lavoro gay che il nostro protagonista deve aiutare a trovare un compagno, persone derubate a cui deve chiedere scusa rischiando di essere preso a fucilate, e così via.

My Name Is Earl non ha satira pungente, tonnellate di sarcasmo, o messaggi profondi nascosti, e sebbene solitamente apprezzi queste caratteristiche, adoro la basicità del telefilm. è una cazzata, senza dubbio alcuno, ma è sceneggiata molto meglio di quello che si possa pensare vedendo l’ episodio pilota (o vedendo spezzoni a caso), e i personaggi vengono sufficientemente caratterizzati. All’ inizio potrebbe sembrare un ammasso di gag e situazioni con personaggi inseriti a caso, ma se gli date qualche puntata il tutto si amalgama bene e comincia ad avere più senso.

Concept originale, personaggi divertenti, ottima colonna sonora, sceneggiatura buona, per un telefilm umile ma esilarante a cui è facile affezionarsi. Se siete dei mangia-telefilm e non l’ avete ancora visto, guardatelo. Personalmente credo sia una delle serie televisive più divertenti mai fatte, non ho tutta questa cultura di serial e telefilm per poter dire ciò, ma se ha interessato me, che come ho già detto, in generale me ne frego di telefilm, qualcosina dovrà pur dirla. 🙂

Un peccato che non abbia una fine, visto che la quarta stagione termina con un “To be continued” mai “continuato”, visto che il creatore della serie, Greg Garcia, non poté fare la quinta stagione (perchè non riuscì ad accordarsi con la Fox e compagnia bella) e dare un degno finale alle avventure di Earl Hickey e compagnia. Una sua nuova serie, uscita l’ anno scorso sulla Fox, Aiutami Hope, ha un contentino per i fan di My Name Is Earl, sotto forma di annuncio radio che parla di come “un poco di buono con una lista lunghissima di cose a cui rimediare ce l’ abbia fatta, alla fine”.

Vi lascio con un clip random, molto random, e con un consiglio se volete dare al telefilm una chance: guardate almeno i primi 3 episodi prima di cestinarlo, all’ inizio potreste adorarlo come potreste ritenerlo una schifezza.

Enigmi, sangue e viulenza orchestrata (A cura di Wise Yuri)

Come molto probabilmente avrete intuito, stavolta vi parlerò di una saga horror recente e molto famosa, Saw. L’ ultimo episodio (ultimo per via del calo di profitto ed interesse nella saga, avevano intenzione di farne un’ ottavo, ma hanno deciso di smetterla qui, prima che l’ interesse e la pazienza degli spettatori finissero del tutto), Saw 7, è stato proiettato nelle sale lo scorso novembre.

Premetto che non vi fornirò recensioni dettagliate su tutti i film, ma vi racconterò le mie impressioni (senza spoiler), e cercherò di farvi capire, nel caso foste indecisi, se vedere o meno questi film. Prima di iniziare a parlare dei film, voglio dire che apprezzo che perlomeno stavolta i seguiti siano tutti numerati a modo (a parte il 7, detto “Il Capitolo Finale”, comunque appropriato, visto che É il capitolo finale). Parlando di horror, è normalissimo vedere serie che dopo un tot di film incominciano a togliere la numerazione e mettere sottotitoli super banali come “la maledizione di”, “la vendetta di”, “il ritorno”, “la resurrezione”, “le origini”, e così via. Perlomeno con Saw hanno evitato di nascondere il fatto che continuano a fargli solo perché sono proficui e devono mungere la vacca prima che dimagrisca.

Credo che, a meno che non vi siate ibernati per due ere geologiche, sappiate tutti di cosa parla Saw. Ma fare un riassuntino anche per chi non è molto avvezzo al cinema (horror, nello specifico), non fa mai male.

John Kramer, o l’ Enigmista, è un serial killer con un cancro incurabile al cervello, che cattura delle persone che si macchiano di varie colpe, e alle quali propone un “gioco”: preparate delle elaborate e crudeli trappole, comunica, attraverso video in cui usa come alter ego un’ inquietante marionetta, che c’è un modo per scampare morte certa, ma il tempo stringe e spesso il metodo è sadico e richiede un sacrificio e dolore incredibili: ad esempio tagliarsi in una parte precisa del corpo, sacrificare un’ arto per ottenere la chiave utile a sbloccare la trappola, e così via. La polizia cerca di rintracciare  L’ enigmista, ma come ogni buon cattivo, John sa benissimo come sfuggire ad ogni situazione.

Vincent Price nel ruolo del Dottor Phibes, il "nonno" del moderno Enigmista.

In un certo senso è la versione moderna de L’ Abominevole Dottor Phibes, film del 1971 con Vincent Price, nel quale il Dottor Phibes usa diversi metodi ingegnosi per vendicare dei medici che ritiene responsabili della morte di sua moglie. Una delle trappole richiede ad un dottore di rimuovere una chiave, situata vicina al cuore, dal petto di suo figlio, prima che l’ acido scenda e corroda il corpo del primogenito. In maniera piuttosto evidente, Saw ha preso ispirazione da questo classico horror. A proposito del Dottor Phibes, vorrei sapere perchè il seguito, Dr. Phibes Rises Again, qui in Italia fu chiamato “Frustrazione”. Sì, esatto, Frustrazione. Mah, lasciamo perdere.

Il primo Saw è decisamente un ottimo film, e il migliore della saga; non solo perchè “è il primo”, ma anche perchè non è tutto sulle sadiche trappole, c’è spazio anche per dei bei personaggi, e in certi casi, per far funzionare un horror, basta un cattivo coi contropeni. Sia chiaro, i poliziotti, e il resto del cast è buono, ma non c’è dubbio che sia l’ Enigmista ( interpretato da un fantastico Tobin Bell) il motivo principale per cui Saw è un grande film.

É un cattivo con dei motivi interessanti, in quanto prepara il gioco per testare gli istinti di sopravvivenza di persone, che al contrario di lui, hanno ancora una possibilità di scampare la morte; non vuole necessariamente ucciderli, vuole vedere se, giudicati per le loro colpe, desiderano ancora vivere. Lui non ha più nessuna scelta, e vuole capire quanto vale veramente la vita per le persone, una volta che vengono messe spalle al muro. Inoltre nei film successivi è sempre più debole ed è costretto ad usare una carrozzella, il che aiuta a far sembrare il personaggio un’ innocuo e malaticcio vecchio, sebbene sia lui il mastermind, la mente diabolica dietro tutto. La resa è meravigliosa e questi dettagli aiutano a rendere John Kramer un cattivo memorabile, un’ icona horror.

Nel complesso, ottimo film horror moderno, che ha praticamente creato il sottogenere della tortura (fisica e mentale), molto grafico, con buoni colpi di scena e personaggi. Anche se l’ idea di fondo non vi esalta, dovreste vedere almeno il primo, capirete subito se fa per voi.

Saw 2 è un pelo inferiore al primo, ma come molti “numeri 2” di serie horror, continua la storia del primo, terminata con il classico cliffhanger (cioè quando c’è un colpo di scena o momento culminante di un film/fumetto/etc. che lascia lo spettatore curioso su cosa succederà dopo), e termina in modo tale che la serie poteva finire lì. Ma il dio denaro, in questi casi, è più forte di ogni cosa. Se vi è piaciuto il primo, sicuramente guarderete anche il secondo, e obiettivamente, merita.

Ad essere sinceri, il 2° Saw finiva un pò a cavolo, e un terzo capitolo, sebbene un pò inutile, sarebbe servito a fornire tutte le risposte ed a mettere la parola fine alla serie. E quindi arriva Saw 3. Devo dire la verità, ho sentimenti contrastanti su questo film, perché trovo la prima metà del film una rottura di balle incredibile, e l’ altra metà fantastica. seguito ok, nulla di trascendentale, ma termina la serie “ammodino”. (mi tengo sul vago perché se spiego perché, sono obbligato a spoilerare, e vorrei evitare ciò)

variante della Vergine di ferro, strumento di tortura, un elemento molto riconoscibile della serie.

Dico termina la serie perché non ho visto il 4 e il 5, ma basicamente è sempre la solita zuppa ripetuta, i soliti tremila “voglio fare un gioco.” e trappole sadiche. Per caso ho visto il 6 (e l’ ho visto prima del Saw originale), e non è malaccio. voglio dire, già del 3 la saga incomincia a perdere senso e diventa la solita macchina macina budella & soldi, quindi se vi vedete i film dal 4 al poi è solo per vedere un pò di gore e che trappole si inventano, dei personaggi e della trama non ve ne frega più una cipparuola, tanto è sempre la solita solfa.

Per me la saga finisce col 3, da lì in poi non ha più veramente nulla da dire allo spettatore. Sta a voi decidere, ma perlomeno i primi due film sono ottimi horror che meritano la vostra attenzione, dal 3 la serie segue una parabola discendente. Se vi piace sta roba malata, Saw è un  ottimo primo piatto di gore, violenza fisica e psicologica, malvagi mastermind, sadiche ed elaborate trappole. Buon appetito. 🙂

Diablo (A cura di Celebandùne Gwathelen)

Diablo

Parlo troppo di film ultimamente, vediamo di cambiare un pò la tendenza. 🙂
Diablo è un gioco storico per PC, e per quanto sia stato poi eclissato in tutto e per tutto dal suo sequel, per l’epoca era una novità. Fu il primo gioco a unire l’azione punta e clicca al gioco di ruolo, genere che fino a quel momento era rimasto molto fermo ai suoi standard con battaglie non in tempo reale; Diablo cambiò tutto questo e diede via ad anni ed anni di ossennati click sul bersaglio.
Il gioco ci presenta una storia non proprio degna di un Oscar; tutt’altro. Siamo un guerriero (o una ladra o un mago) tornati da poco nella nostra città natale, Tristram, nel Mondo di Sanctuary. Scopriamo che la cittadina è stata di recente razziata da dei Demoni usciti dalla cattedrale, che Re Leoric e suo figlio Albrecht sono entrati lì per sconfiggere i demoni, ma mai più tornati. Toccherà a noi quindi attraversare le Cattedrale (e i suoi innumerevoli sotterranei) per porre fine a questa orda di demoni. Facendo questo scopriremo varie storie di singoli individui legati a Re Leoric, al suo arcivescovo Lazarus e a Diablo, un demone talmente malvagio da venire cacciato, assieme ai suoi due fratelli, anche dall’Inferno. I tre sono noti come i Primi Mali e sono il Signore del Terrore (Diablo), il Signore dell’Odio (Mephisto) e il Signore della Distruzione (Baal).
La storia è indubbiamente piena di clichè, ma ciononostante affascinante con tutta la sua mitologia di personaggi e creature che caratterizzano quella che, essenzialmente, è una battaglia tra l’inferno e il paradiso che si svolge su tutte le sfere tra questi due luoghi.

Il gameplay è semplice ed essenziale: siamo un eroe con le nostre statistiche di Forza, Destrezza, Vitalità e Magia e dobbiamo guadagnare punti esperienza uccidendo nemici e progredeno nel Dungeon sotto la cattedrale. Armi ed equipaggiamento si trovano in tesori e uccidendo i nemici, e ne troverete talmente tanti che a fine gioco sarete non solo vittoriosi, ma anche ricchissimi. Il gioco si comanda principalmente col mouse, anche se ci sono Tasti di scelta rapida dalla tastiera. Senza mouse, però, non si gioca; con esso dovrete effettuare migliaia di click prima della fine del gioco, direzionando il vostro campione attraverso il labirinto e attaccando i nemici.
Il sistema funziona, anche se alla lunga annoia, ed è raro che io abbia giocato per più di tre quarti d’ora di fila, finale escluso.

Diablo

Il nostro Eroe contro un Ghoul

Una cosa che Diablo fa bene è stabilire l’atmosfera del gioco con effetti sonori e musiche strumentali incredibili. Ci sono zone in cui sentierete quasi di stare nel gioco, tra le mura un pò ammuffite e odoranti di morte dei sotterranei della cattedrale, dove bisbigli e sussurri vi faranno sobbalzare dalla sedia per quanto siano immessi con realismo tra colonna sonora e grugniti di nuove orde di mostri in arrivo.
I mostri sono tanti e di tanti tipi diversi, difficile che in una sola giocata li incontriate tutti, anche perchè sia i mostri, che le sub quest che vi verranno date cambiano un pò ogni volta che si gioca, e prima di viverle tutte dovrete ricominciare il gioco daccapo molteplici volte. E lo farete, visto che i nemici non tornano una volta uccisi e quindi i punti esperienza accumulabili sono finiti. L’unico modo per salvarvi a quel punto da mostri molto più forti di voi, è ricominciare il gioco con lo stesso personaggio per ottenere quei tanti PX in più che saranno fondamentali per affrontare un finale di gioco davvero pieno zeppo di nemici.

La grafica è ovviamente l’aspetto più debole del gioco. Già ai tempi dell’uscita di Diablo II sapeva di vecchio, oggi non ne parliamo. La visuale è isometrica dall’alto, tutto è bidimensionale con sprite che ovviamente ruotano a dipendenza del lato da cui vediamo un mostro o il protagonista o un PNG. La resa globale è okay, ma è evidente che la tecnologia è avanzata di milioni di chilometri da allora. Effetti come fuoco, scintille e quant’altro sono del passato. Il reparto artistico si tiene alto per fortuna, lo stile del gioco è molto gothico e dark, con alcuni tratti in comune con film come “L’esorcista”, anche se ovviamente l’epoca è diversa; in ogni caso adatta benissimo al tema trattato dal gioco.

In conclusione Diablo merita, anche oggi a sedici anni dalla sua uscita, di venire giocato. Ripeto, a grossi dosi può creare noia, ma con piccole dosi quotidiane è un classico da (ri)scoprire. Sicuramente un must-have del genere. Altro che Sacred (di cui vi parlerò tra due settimane).

Voto Personale: 8/10

Alla prossima!

Una Risposta to “The Weakly Hobbit #14”

  1. Dunther Says:

    -Sucker Punch!
    Sembra un film interessante, l’avevo sentito nominare spesso ultimamente. Le trashate mi attirano, per cui lo aggiungo alla lista dei film da vedere, in attesa che lo mettano in streaming da qualche parte.

    -Karma criminale
    Concordo con quanto detto, sebbene non sia un amante dei telefilm, My Name Is Earl merita davvero, essendo una delle cose più divertenti che abbia mai visto. I personaggi sono fantastici, la colonna sonora colma di bei pezzi, e in generale il mood è assurdo ma simpatico, difficile non affezionarsi a Earl o ai suoi amici. Ho visto solo le prime tre stagioni al momento, un vero peccato che la quarta sia l’ultima e la storia non si concluda, ma vale la pena di guardarlo ugualmente.

    -Enigmi, sangue e viulenza orchestrata
    Non sono un grande amante degli horror, raramente mi appassionano e sono ancor meno le volte che riescono a spaventarmi. Saw è l’unico horror splatter che conosca con una trama in grado di stimolare il mio interesse, e ne ho visto i primi tre. La curiosità di andare avanti sul momento l’avevo, ma poi col passare del tempo è andata scemando, fino ad azzerarsi; tant’è che non immaginavo nemmeno minimamente che fossimo arrivati fino al settimo episodio. Interessante che tu ne abbia individuato il film che l’ha ispirato, personalmente non l’avevo mai sentito.

    -Diablo
    Ahhh il primo Diablo. Lo presi in regalo con GMC, e me lo giocai spinto dalla forte salivazione verso la copia di Diablo II che possedeva un mio amico. Sinceramente non lo ritengo un gran gioco, anche se a suo modo ha avuto il suo ruolo nella storia dei videogame, positivo o negativo, a seconda dei punti di vista (come potrai immaginare, il giocare di ruolo era un’attività indicata per una ristretta cerchia di persone, e l’invasione di “giocatori di ruolo della domenica” causata dall’avvento di Diablo fece storcere il naso a qualcuno). Ho sempre considerato il fatto che ci fosse un numero finito di nemici la più grande pecca di Diablo (oltre al fatto di dover distruggere il mouse, assieme ai nemici stessi), anche perché ignoravo che si potesse ricominciare il gioco con lo stesso PG allo scopo di guadagnare altra EXP, se l’avessi saputo forse avrei bestemmiato meno col boss finale, lol.
    Comunque sia, come hai già detto tu, Diablo non è tanto una questione di trama quanto di atmosfera, soprattutto grazie alla colonna sonora di Matt Uelmen. In ogni caso, Deckard Cain è un mito 😀 (immagino tu conosca già il rap).
    Inutile dire che il seguito sia infinitamente superiore comunque, e se cerchi qualcosa di molto (molto molto) simile, mi permetto di consigliarti Torchlight, clone veramente ben fatto a cui hanno lavorato molti del team di Diablo II, la cui pecca più grossa è l’assenza del multiplayer.


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