The Weakly Hobbyt #29

The Weakly Hobbyt #29

E così siamo arrivati all’ultimo appuntamento settimanale prima dell’estate, ancora una volta qui a parlarvi di videogiochi, manga, film, fumetti e quant’altro ci passa per la testa. In particolare in questa settimana ci sono passate per la testa le seguenti cose:

  • Green Lantern
  • Duds Hunt
  • Spider-Man Collection 13
  • Le Geste des Chevaliers Dragons
  • Deathsmiles

Green Lantern
(A Cura di Celebandùne Gwathelen)

The Green Lantern

Dopo aver scoperto che Captain America – The First Avenger non uscirà nei cinemi tedeschi fino al 18 Agosto (col rischio di perdermelo del tutto, visto che io scendo in italia il 9 Agosto, data in cui le sale della mia città potrebbero essere già passate ad altro), ho pensato che almeno in qualche modo dovevo sostituire il film di supereroi Marvel datato fine Luglio. Ecco così spuntare all’orizzonte Green Lantern, film tratto dall’omonimo fumetto della DC, casa di fumetti “concorrente” della Marvel e detenitrice dei diritti di personaggi come Superman e Batman.
Non ho mai letto un fumetto della Lanterna Verde prima di vedere il film, ma so più o meno il personaggio com’è, quindi magari il mio parere non sarà il migliore, ma…okay, veniamo al film. Spoiler, spoiler, spoiler!
Tutto parte con un introduzione con voce narrante mentre osserviamo lo spazio profondo, e veniamo a sapere dei Creatori del Cosmo (o qualcosa del genere) che crearono da due “sentimenti” differenti due fonti di potere: l’una, verde, derivante dalla volontà, che loro pensarono fosse il potere più forte di tutti, e l’altro, giallo, derivante dalla paura. Quando uno di loro, Parallax, venne “infettato” dalla paura, inizia a distruggere pianeti dopo pianeti cibandosi della paura degli esseri che li inabitano, finchè i Creatori del Cosmo non decidono di incanalare il potere della volontà in speciali anelli e creare così il Corpo di Polizia Intergalattico delle Lanterne Verdi. Una di queste riesce a intrappolare Parallax su un remoto pianeta in una zona dello spazio ancora più remota.
E questa era tutta l’intro, inutile a dirsi che Parallax a inizio film fugge e inizia a vendicarsi delle Lanterne Verdi, contemporaneamente iniziando a cibarsi della paura di un sacco di pianeti, diventando un essere amorfo gigantesco (che per qualche motivo non ha bisogno di aria per respirare e risce a parlare nello spazio, ma vabbè, stiamo parlando di un film tratto da un fumetto).

Hector Hammnd

Hector Hammond dopo essere stato infettato dal potere giallo.
No, non vincerà nessun concorso di bellezza!

Una di queste Lanterne Verdi attaccate riesce a fuggire gravemente ferito lo scontro con Parallax e si dirige verso la Terra, il più vicino pianeta abitato, per trovare un successore, ovvero, per far decidere all’anello un suo successore. Veniamo sulla terra e incontriamo Hal Jordan, pilota militare apparentemente senza paura, con un sacco di problemi nella sua vita, che riesce in una sola mattinata ad essere tardi al lavoro e negare alla sua azienda un contratto da x miliardi di dollari per aver dimostrato di essere migliore di due jet militari senza pilota in sviluppo da anni a pronti alla vendita. Hal aveva una relazione con Carol Ferris, la sua superiore e figlia del proprietario dell’azienda, ma le cose non sono andate bene, e lui è fuggito dalla relazione. Quando la Lanterna Verde attaccata manda il suo anello in cerca di un successore, l’anello sceglie Hal Jordan, che diventa quindi una Lanterna Verde, seppellisce il corpo dell’alieno, incontra tutte le altre lanterne verdi, scopre della crisi di Parallax e presto ne viene coinvolto. Sul pianeta terra un uomo di nome Hector Hammond, facendo autopsia sul cadavere alieno ritrovato, viene infettato dal potere giallo della paura di Parallax, e così crea disturbi a Hal Jordan, fino a quel momento totalmente indeciso se accettare il suo incarico cosmico o meno, minacciando Carol Ferris e costringendolo a combattere Parallax venuto sulla terra per sterminarla.
Inutile dire che Hal Jordan riesce a sconfiggere Parallax (a mala pena, concediamolo) facendolo precipitare nel sole e prendendo in mano il suo destino da Lanterna Verde…

Green Lantern su Oa

Hal Jordan è la prima volta su Oa, un'altra Lanterna Verde gli fa da guida per insegnarli i suoi poteri.

La trama del film è spessa come un foglio di carta, da un lato non c’è molto da aspettarsi ormai da una “parte prima” di un film su supereroi, tutti seguono una certa scaletta di “eroe prima del potere -> arriva il potere -> non lo accetta -> viene minacciato qualcuno che gli è importante -> lo accetta e spacca a destra e a sinistra”, e Green Lantern non fa eccezione. La differenze in questo film è il concetto di identità segreta – sia Carol Ferris che il migliore amico di Hal Jordan scoprono subito la sua doppia identità – e il fatto che il conflitto qui è cosmico e non solo, per dire, della città di appartenenza del supereroe. Ma a parte questo, siamo di fronte a un film a malapena sufficiente, che non si prende sul serio come film al livello di un The Dark Knight, ma è bene che non lo fa perchè avrebbe fallito al 100%. Gli effetti speciali sono carini e Ryan Reynolds fa abbastanza bene la sua parte di Lanterna Verde (il ruolo migliore è indubbiamente quello di Peter Saarsgard come Hector Hammond), ma il resto del cast non ha brillato granchè, tenendosi nella zona grigia della recitazione “non buona, ma neanche troppo malvagia”. Alcune scene qui e lì sono fighe, c’è un punto in cui Hal salva Carol da un elicottero a una festa facendogli crescere ruote e costruendo una pista per macchine sui cui deviarlo (ah, si, il potere della Lanterna Verde è quello di poter creare ogni cosa lui immagini…figo, no?), o la scena in cui Hal Jordan conosce le altre lanterne verdi sul pianeta di (e il vincitore del nome più stupido per un pianeta è…) Oa, ma nulla a livelli delle scene migliori di uno Spider-Man 2, The Dark Knight, Watchmen o Iron-Man.

Hal Jordan

Hal Jordan cerca di ingannare Hammond consegnandogli il suo anello da Lanterna Verde

Tutto sommato, Green Lantern non è un film malvagio, ma al giorno d’oggi ha davvero poco da offrire, sia in qunato a storia, sia in quantoa tematiche di discussione, sia in quanto a effetti speciali o scene particolarmente ispirate. Peccato, speriamo che il sequel (annunciato con le classiche scene post-credits) sia migliore.

Voto Personale: 6/10

La caccia

(A cura di Wise Yuri)

É nuovamente “manga time” per il Weakly, e la proposta di oggi è l’ one shot Duds Hunt. Il termine “one shot” indica un albo, o volume unico, autoconclusivo. L’ autore, Tetsuya Tsutsui, si è fatto notare nella scena con questo ed un’ altro one-shot con tematiche simili, Reset, per poi fare una miniserie in tre volumi, Manhole. I due one-shot meritano, la miniserie non so, non l’ ho mai letta. Ma bando alle balle, parliamo del manga.

Uscito da poco di prigione, incastrato in un lavoro che non ti porta altro frustrazione e maltrattamenti da parte del tuo capo, e dal quale non puoi licenziarti, perché difficilmente un delinquente come te avrà un altra occasione per reintegrarsi nella società. cosi la vita scorre per te, Nakanishi, fino a quando, chattando su internet, scopri dell’ esistenza di un gioco in cui si fanno soldi facili, il Duds Hunt. Come si gioca? Dovete ricevere l’ attrezzatura necessaria, ovvero un telefonino denominato “score pad”, un piccolo browser che funge da mappa, un libretto bancario ed una carta di credito per ricevere il denaro ottenuto. A Duds Hunt si vince ottenendo lo score pad di un avversario, ed ogni score pad vale una bella somma, il che significa tanti notepad=tanti tanti soldi. Ed ovviamente, tutto è lecito, non importa come ottieni uno scorepad. Nel frattempo, una ragazzina segue da vicino Nakanishi, perché ha affari in sospeso con lui da ormai troppo tempo.

Nakanishi inizia a giocare, e presto diventa un campione a Duds Hunt, ma il destino (e non solo) ha un piano per lui, che non è diventato un esperto ad uccidere, picchiare e derubare la gente per puro caso. E il destino non attende altro che compiersi.

Mi piacerebbe non poter andare più nel dettaglio, ma trattandosi di un volume autoconclusivo, tanto varrebbe raccontarvi tutta la storia, io evito sempre di spoilerare, e questo non mi sembra il caso di fare un’ eccezione.

"Cucù."

Il tratto grafico è curato ed incredibilmente “dolce”, vista i temi trattati, abbastanza crudi, ma seppur possa sembrare “fuori posto” sulle prime, vi piacerà dopo poco. A questo riguardo, la cover inganna, perché da questa sembra un manga di lotta senza quartiere, una roba di arti marziali, il che è sbagliato. Duds Hunt ha azione, ma non è un manga d’ azione, il focus è su temi come la vendetta e il degrado morale. Il manga mostra una realtà non troppo inverosimile, in cui la ricerca del brivido porta a diventare mostri, che si sentono vivi solo quando cacciano altri mostri come loro, ed osservano i loro trofei di caccia.

L’ autore è riuscito a caratterizzare bene i pochi personaggi del manga in un solo volume, era ovvio non aspettarsi miracoli in poche pagine, a questo riguardo direi che si può ritenere soddisfatti. é bello vedere il protagonista scivolare da una vita normale a quella di criminale di prima, anche perché si vede come Nakanishi, sotto sotto, non aspettasse altro che ritornare ad essere il balordo di sempre. Buone le scene d’ azione, dirette e non confusionarie all’ occhio.

L’ intreccio è ben realizzato, e sebbene non sia originalissima l’ idea di fondo (il tema della “caccia umana” era già stato trattato in Battle Royale, per dirne uno), l’ esecuzione è solida. In complesso, un buon, buon one-shot, degno di attenzione.

Una cosa che mi è piaciuta è la fine: non c’è una seconda opportunità, non c’è nulla da capire o da elaborare, c’è solo vendetta, morte, e vuoto. E tanti altri duds, “granate inesplose”, da disinnescare.

Spider-Man Collection 13
(A Cura di Celebandùne Gwathelen)

Spider-Man Collection 13

Ultimo albo che riuscirò a recensire prima della pausa estiva del nostro appuntamento settimanala, Spider-Man Collection 13 è un altro albo non povero di emozioni. Tre su quattro storie sono strettamente collegate tra loro, cosa che la Marvel farà sempre di più con i suoi personaggi principali, cosa decisamente positiva per i fan di lunga data, ma che di solito spaventa i neofiti che devono partire con un bagaglio di esperienze perse non indifferente. La Marvel ha soluzioni anche per questo però, su cui mi focalizzerò in altre occasioni, e le occasioni ci saranno, credetemi!
Veniamo ai contenuti dell’albo:
In the Hands of the Hunter! da Amazing Spider-Man 47 del 4/67: In questo albo scopriamo che l’ultimo scontro tra Kraven e l’Uomo Ragno era stato architettato da nessun altri che Goblin, che aveva promesso al Cacciatore Bianco una ricompensa di 20000 $ se fosse riuscito a sconfiggere l’aracnide. Ora Kraven è arrabbiato e, dopo aver saputo della “morte” di Goblin, se la prende con Norman Osborn, che pensava fosse un suo lacchè. Peter, Gwen, MJ ed Harry stanno invece organizzando una festa di addio per Flash Thompson, che parte per la guerra, in cui Kraven irrompe cercando di rapire Harry Osborn, per attirare Norman in città per i soldi che Kraven crede di meritare. Inutile dire che Spidey interviene e cerca di salvare la giornata, ma Kraven con un raggio stordente lo immobilizza e se la prende con Norman, accorso alla festa per via della notizia del tentato rapimento. Kraven agguanta Osborn, ma questo ovviamente non ricorda nulla, e lo lascia cadere da un edificio in costruzione, lasciando a Spidey il dovere di salvarlo. Alla fine, Kraven fugge.
The Wings of the Vulture! da Amazing Spider-Man 48 del 5/67: In cui a New York nevica e Spidey si becca un bel raffreddore, mentre un gangster di nome Blackie Drago fugge di prigione dopo aver scoperto da un morente Adrian Toomes, alias l’Avvoltoio, dove sono le sue ali e la sua attrezzatura da supercriminale. Con il suo nuovo equipaggiamento il nuovo Avvoltoio semina il panico per New York e Spidey, nonostante la febbre, cerca di fermarlo, ma invano. A fine di una battaglia decisamente impari, Spidey viene scaraventato sul tetto di un grattacielo innevato dal nuovo Avvoltoio, che crede di averlo ucciso e vola via felice della sua vittoria.
From the Depths of Defeat! da Amazing Spider-Man 49 del 6/67: in cui scopriamo che Spidey non è morto come si credeva (?) alla fine dello scorso numero, ma riesce a trascinarsi a casa giusto prima del rientro di HArry nel loro appartamento (vi ricordo che i due ora vivono assieme, Harry nel numero scorso era uscito con Mj e Gwen). Kraven, altrove, sente della sconfitta di Spidey da parte dell’Avvoltoio e gira tutta New York per cercarlo e sfidarlo. Quando infine lo trova, i due ingaggiano in una lotta in un giardino botanico. Peter, ripresosi dalla malattia, ne sente alla radio e va sul luogo, dove la lotta si fa a tre. Kraven e l’Avvoltoio in un certo senso si sconfiggono a vicenda, lasciando a Spidey la vittoria con tanto di nuove foto da vendere al Daily Bugle.
Spider-Man No More! da Amazing Spider-Man 50 del 7/67: ennesimo numero in cui Peter, dopo un nuovo attacco di cuore di zia May, decide che essere l’Uomo Ragno è deleterio per la sua vita. A questo si aggiungono il calare dei suoi voti all’università e gli ennesimi editoriali di J. Jonah Jameson, e Peter prende il costume da Uomo Ragno e lo butta nella spazzatura, dove lo trova, il giorno successivo, un ragazzino e lo porta al Bugle. Jameson, tronfio di vittoria, va in vari show americani solo per esibire il costume e fare pubblicità al Bugle. La vita sociale di Peter intanto migliora (conosce meglio Gwen Mj e Harry), ma anche quella della malavita: vieniamo presentati a Kingpin, colui che vuole riunire tutta la malavita in un’unica società organizzata e da lui capitanata, e anche Foswelll decide di appendere al chiodo l’identità segreta del Guercio, informatore della polizia, per rimettersi in gioco come capo di Kingpin. Tra i due scoppia una lite e Foswell viene preso prigioniero. Altrove, Peter salva un guardiano della polizia che gli ricorda lo zio Ben, e si ricorda finalmente che da un grande potere deriva una grande responsabilità, al che va dal Bugle a riprendersi il costume da Uomo Ragno e dichiarare al mondo di essere tornato.

Amazing spider-Man 50 scene

Peter butta il costume nella spazzatura e si allontana, un disegno entrato nella storia del fumetto!

Quest’albo è un’altra evoluzione del fumetto; vediamo sempre più spesso vere e proprie saghe delle avventure di Spidey, collegate anche su più numeri e con numeri di intermezzo che fanno da interludio a lotte in grande stile. Mi riferisco qui alla trilogia contro Kraven e l’Avvoltoio. In ASM 47 Spidey combatte Kraven, che fugge, in ASM 48 si batte col raffreddore contro il nuovo Avvoltoio, che lo sconfigge, e in ASM 49 si batte contro entrambi i suoi nemici, sconfiggendoli in una sola unica lotta a fine episodio. Il modo in cui le vicende confluiscono è la cosa che più rende speciali questi albi, essendo fluida e con davvero poche forzature. I disegni di John Romita Sr. sono favolosi, e il giovane disegnatore Marvel da anche a Gwen una nuova pettinatura, niente più capelli lunghi tirati indietro, ma una frangia come MJ, adattandosi forse alle mode in voga in quegli anni a New York City. ASM 50 è un altro albo storico, e la scena in cui Spidey butta il costume nei rifiuti è entrata di diritto nel bagaglio culturale di un qualunque fumettista (se non ci credete, guardate qui!), oltre a venire imitata pari pari in Spider-Man 2 (il film). Anche se la storia di per sè non mi piace (ancora una volta Pete si fa influenzare troppo dalla stampa e dalla tv), fa da introduzione all’ascesa di un personaggio come Kingpin, che vedremo essere protagonista di una saga di altri tre numeri (50 incluso) che continua e si conclude in Spider-Man Collection 14, di cui vi parlerò dopo l’estate. La festa di “addio” per Flash Thompson è stupenda, vediamo MJ e Gwen contendersi il ruolo di reginetta della festa, tutto il cast è riunito (da Harry Osborn a Ned Leeds e Betty Brant) e l’azione non manca comunque, con Kraven che irrompo per rapire il giovane figlio di Norman Osborn. Per di più, quasi dimenticavo, nel numero 50 viene anche introdotto Miles Warren, fattore scatenante di una delle saghe che più mi interessano della vita di Spidey: la Saga del Clone.

Voto Personale: 8/10

La Geste des Chevaliers Dragons – Jaïna
(A Cura di Celebandùne Gwathelen)

Die Legende der Drachenritter

Per qualche motivo, in Germania vanno forti i fumetti francesi. La mia ragazza mi direbbe “In realtà, è in Italia che vanno male i fumetti francesi!”, ma credo che la faccenda sia irrilevante. Fatto sta che “La Leggenda dei Cavalieri Dragoni” è ancora una volta un fumetto francese preso al “Gratis Comic Tag”, non è il primo, non credo sarà l’ultimo, ma non ne sono certo, alcuni li ho lasciati in italia per farli leggere a mio fratello. Ve ne parlerò dopo l’estate, di questo ne sono certo.
Questo fumetto è ancora una volta un fantasy, e come Angor e al contrario di Missi Dominici è ambientato in un mondo totalmente immaginario, in cui esitono i Draghi e questi con sè portano una strana “malattia” chiamata “il male”, che trasforma chiunque sia nel raggio d’azione del drago in un draghiforme a sua volta. Dicevo chiunque? No, ovviamente qualcuno a combattere questi draghi c’è, e sono donne. Vergini in particolare. Per qualche motivo i draghi non riescono a percepirle e per questo sono le uniche non soggette a questo male che trasforma uomini, donna non più vergini e chiunque altro in strani umani draghimorfi. In questo albo seguiamo una giovane Cavaliere Drago chiamata Jaïna e la sua scudiera di nome Ellys.
Le due arrivano in una città bellissima costruita nel mezzo di una cascata per sconfiggere un Drago il cui male inizio ad arrivare in città. Le due partono in cerca del drago e si scopre che la sorella di Jaïna ha provato ad ucciderlo prima di lei, ma non torna da ormai oltre un mese; si teme sia stata uccisa dal drago in questione. Le due iniziano il loro viaggio attraverso le lande colpite dal male e vengono più volte attaccate da banditi e uomini ormai mezzi trasformati, e infine perdono i loro cavalli. Non lontano dal luogo in cui risiede il drago, incontrano in un torrione un gruppo di umani stranamente imuni al male; qui trovano un luogo sicuro dove riposare, ma al contempo Ellys viene sedotta da Janh, Principe della torre e perde con lui la sua verginità. Il giorno dopo Jaïna ed Ellys si avviano per uccidere il drago, ma Janh li segue e si scopre che lui in realtà ha ucciso Dara, la sorella di Jaïna. La Cavallerizza ingaggia una lotta con lui e lo uccide, ma il Drago viene comunque condotta dalle due per il fatto che Ellys non è più vergine. Jaïna viene brutalmente uccisa dal drago, ma Ellys prende in mano la spada della compagna morta e riesce ad ucciderlo, per poi compiangere il corpo della sua amica.

La Leggenda dei Cavalieri Drago

Alcune scene sono davvero suggestive!

Il fumetto, devo dire la verità, mi è piaciuto non poco e lo ritengo superiore sia ad Angor che a Missi Dominici da ogni punto di vista: i disegni sono più raffinati e pieni di dettagli (nonchè di tette al vento), la narrazione procede di buon passo, ed è quasi priva di momenti morti; anche quando ci sono scene di viaggio o scene di discussione con il clero della città che manda le due dame contro il drago, il fumetto va spedito e deciso dove vuole arrivare. Il mondo è descritto con incredibile chiarezza e questo senza fare ricorso a mille didascalie in cui viene spiegato cosa è come. Piuttosto lo scopriamo attraverso le azioni dei personaggi e attraverso le loro parole. E tutto questo in una storia autoconclusiva, che però al contempo fa parte di una saga di storie che, a quanto pare, girano tutte intorno allo stesso tema. I Draghi portano il male, delle Cavallerizze devono uccidere il drago per salvare la città o il villaggio più vicino.
La tematica è classica, ma visto come viene narrata e come viene disegnata e conclusa in questo volume, sono davvero curioso di leggerne altri di volumi della saga.

Voto Personale: 8/10

Welcome To Bullet Hell
(A cura di Wise Yuri)

"Che ce li hai i proiettili te?"

Sparatutto. Nella definizione generale, navette spaziali che attraversano, beh, lo spazio, dimensioni sconosciute, e volendo anche i cieli, sparando ad onde infinite di alieni, navicelle, robot giganti, e altre cose indescrivibili che fluttuano nel cosmo. Anche se invece di fiondarvi nelle sale giochi aiutavate vostro padre a scaricare casse di pesce, o roba del genere, non potete non aver giocato a Space Invaders, o perlomeno ad uno dei suoi tremila cloni. Ai giocatori più navigati titoli come Gradius o R-Type diranno qualcosa, ma in generale, se negli ultimi 50 anni avete vissuto sulla Terra, non potete non aver giocato ad uno sparatutto 2D con navicelle. Tra l’ altro uno dei generi più semplici ed immediati: c’è roba su schermo, prima gli spari o la schivi, e poi se ne riparla.

Ma i giapponesi, oltre a fare tanti di questi sparatutto classici, si sono dedicati anche a prodotti simili ma molto più hardcore. Sono chiamati danmaku, panic shooter, ma personalmente preferisco il termine più utilizzato: Bullet Hell. Il nome non è scelto a caso, in quanto questo tipo di giochi vi costringe a schivare ondate ed ondate di proiettili, che spesso hanno dei pattern di movimento ondulanti, difficili, e bizzarri. E siccome si muore con un colpo, potreste pensare che il vostro personaggio non abbia nessuna chance di sopravvivere, in questi gironi infernali di proiettili, ma questi giochi hanno una regola comune che li caratterizza: morite se il centro del personaggio (solitamente indicato da un cuore) viene colpito, quindi tecnicamente potete sguazzare in mari di morte e rimanere illesi, a patto di non farvi beccare mai nel centro. Ad aiutarvi ci sono anche scorte limitate di bombe, che infliggono danno ed eliminano tutti i proiettili a schermo.

É un tipo di gioco estremamente difficile, che richiede una calma ed un allenamento quasi zen, visto che normalmente non è facile evitare il panico quando il 90% dello schermo è occupato da proiettili viola. I proiettili vengono ovviamente sparati dai nemici e boss, ma attenti, perché anche uccidere un nemico può generarne altri. Il genere è più giapponese e di nicchia che mai, e non sorprende nessuno che la parola “bullet hell” suoni nuova per molti giocatori. Una software house famosa per i suoi sparatutto infernali è la Cave, dietro a titoli come Dodonpachi, Mushihime-sama, Espgaluda e, recentemente, Deathsmiles. Titoli che ai più non diranno niente, ma conosciuti ed amati a chi sguazza nelle nicchie dei videogames. Visto che siamo in argomento, non posso non citare la serie di Touhou, che oltre ad essere buoni bullet hell, hanno un fanbase piccolo ma quasi mostruoso, seriamente, la serie è nota per l’ incredibile montagna di materiale fatto dai fan (quindi amatoriale) sui giochi, come manga, storie, etc. Non avevo mai sentito di una roba simile, poco ma sicuro.

Fino ad oggi questo era un genere che costringeva chi voleva giocarli all’ import od all’ emulazione, visto che non sono mai stati giochi proficui per il mercato estero (cioè quello occidentale), una nicchia nella nicchia, letteralmente. Ma ultimamente le cose stanno cambiando in meglio, in quanto la stessa Cave ha cominciato a pubblicare i suoi bullet hell, in versioni deluxe e con materiale extra. Deathsmiles è stato il loro primo titolo a vedere un’ uscita europea su 360, e ora arriveranno su iPhone un bel pò di altri giochi loro, con feaure extra e controlli adattati al telefono Apple. Fortunatamente la Cave non si sta limitando a portarli solo su iPhone, perchè, beh, non ce l’ ho, e certamente non spendo 600 euro per quell’ affare e per giocare a Dodonpachi, il quale arriverà anche su 360, ovviamente in versione deluxe, e la cosa me piace. 🙂 Mi fa piacere vedere che la Cave si stia muovendo per rendere la vita più facile a chi vuole giocare ai suoi titoli, e non vuole spendere milioni in importazione dal giappone. Inoltre, se questa scelta di aprirsi al mercato occidentale funziona, è probabile che vedremo altri titoli del genere, e il futuro a questo riguardo sembra roseo.

In chiusura, vi voglio parlare brevemente di Deathsmiles per 360, che è il primo titolo loro ad arrivare su console qui in europa.

"Ciao, io sono una schermata di Deathsmiles."

La prima cosa da far notare è che, al contrario di molti bullet hell che hanno una progressione verticale (avanzate dal basso verso l’ alto), Deathsmiles è un sidescroller, quindi si va da sinistra verso sinistra, dall’ alto verso il basso, e viceversa. Questo significa che invece di stare attenti a cosa viene dalla parte superiore dello schermo, stavolta dovete stare attenti a cosa può venire da due lati diversi.

La seconda è che oltre al vostro personaggio (che ha una barra di energia, invece di “un colpo, sei morto”), avete un famiglio che vi ruota attorno e spara insieme a voi, e che se tocca i proiettili, gli annulla. Questo aiuta a bilanciare il fatto che dovete badare spesso a nemici che vengono contemporaneamente da destra e da sinistra. Lo stile generale è quello horror/gotico, quindi, sì, l’ avete immaginato, i personaggi giocabili sono stereotipi femminili minorenni (seriamente, l’ età è come i polli amadori, 10 +), gothic lolite a-go-go. Ormai io c’ ho fatto il callo, ma in fondo, meglio vedere lolitine volanti che sparano piuttosto che grassi ed unti uomini di affari, che levitano nel cielo. XD Comunque, sì, il character design anime è stereotipato abbestia, ma il gameplay è ottimo, e ci si può passare sopra. ( e poi tanto tutti i bullet hell hanno personaggi stile anime così, c’è poco da fare)

A livello tecnico, il 2D è ottimo, ma avrei preferito avessero migliorato un pò la qualità degli sprite (comunque basta maneggiare nelle opzioni per avere una grafica più pulita), a parte questo, i fondali sono ricchi e colorati, e non c’è manco un rallentamento anche con tantissima roba sullo schermo. Le musiche sono ottime, e conciliano lo stile gotico. La Cave ha fatto le cose per bene, e ha rilasciato il titolo da noi completo di tutte le modalità e versioni extra, in una versione deluxe che comprende la colonna sonora su CD.

Il gioco in se è fantastico, tosto, cattivo, e sebbene a finire la modalità arcade non ci vorrà molto, i diversi finali, le modalità extra e gli obiettivi ve lo faranno rigiocare tantissimo. E poco ma sicuro, il gioco o vi farà venire un’ aneurisma, o vi farà raggiungere una calma zen, perché la difficoltà è alta, alta, alta. I boss ed i nemici sono fuori di cervello: orchi, mietitori, facce enormi che escono dal terreno, una mucca gigante, e potrei andare avanti, ma avete afferrato. XD

Si trova a 13 euro sui siti inglesi, ed a questo prezzo mi resta difficile non consigliarvelo, anche perché non è il solito shooter in cui andate ad ammazzare i terroristi o la solita big produzione, è decisamente qualcosa di nuovo. In chiusura, speriamo di vedere presto Deathsmiles 2 anche qui in europa, e grazie alla Rising Star Games, sempre dedita a portare roba stragiappo anche qui in europa. (Ma le loro traduzioni italiane sono ridicole, sorry, ma è così)

E con questo il Weakly Hobbyt va in vacanza. Speriamo che vi godiate un’estate splendida ovunque voi andiate, sentirete ancora parlare di noi durante questi mesi, ma col Weakly torniamo solo il 4 Settembre! Buon mare, buona montagna, buona vacanza culturale a tutti e a presto!

Una Risposta to “The Weakly Hobbyt #29”

  1. Dunther Says:

    -Green Lantern
    Avevo già sentito nominare il supereroe o il fatto che il film fosse in lavorazione, ma ignorando del tutto di cosa si trattasse non ho approfondito.
    Di certo questo tuo articolo comunque non ha alimentato la mia curiosità 😀 .

    -Welcome To Bullet Hell
    Non sono un gran appassionato del genere, sebbene ne abbia giocati un paio (come Super R-Type su SNES, all’epoca), e l’unico che avevo sentito di quelli sconosciuti da te nominati è Touhou, perché a quanto pare ha delle soundtrack che piacciono molto.
    In ogni caso, come forse ho già detto in precedenza, dopo aver giocato Ikaruga sono decisamente poco attratto dai bullet hell, in quanto ritengo che quello fosse uno degli esponenti migliori.


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