E’ proprio una curiosa coincidenza che sia io a scrivervi in questa mattinata del decennale degli attentati dell’11 Settembre. Quando i fatti accaddero, avevo 15 anni e mentre giocavo coi miei cugini a qualche videogame durante i primi pomeriggi dei primi giorni di scuola, ascoltavo la radio. Fu lì che sentii di come la Torre Nord del World Trade Center emetteva fumo, e con mio padre e mio zio in camera decidemmo di smettere di giocare e accendere la tv. Presto la piccola tv di camera mia non era abbastanza per la marmaglia di gente che accorreva e ci spostammo nel salone dove avevamo una tv 32 pollici decisamente più grande del mio 20 pollici da adolescente. Fu così che assistemmo in diretta all’impatto del secondo aereo e al crollo della Torre Sud. Non credevo ai miei occhi, i simboli di New York e dell’America sotto attacco. Poi apprendemmo dell’attacco al Pentagono e la sgomento era ancora maggiore. Dovetti andare ad un allentamento di basket successivamente e mi persi il crollo della Torre Nord, avvenuto poco dopo, e la notizia del Volo 93 caduto vicino Shanksville.
A quelle immagini rimasi shockato e per anni in quella data, credendo fermamente nella Versione Ufficiale dei fatti, scrissi sui blog o sui diari che tenevo una nota di ricordo di quanto accaduto. Poi, incuriosito da alcuni video che iniziai a vedere e cercando approfondimenti su internet, iniziai a vedere le cose in maniera diversa…
Ne parliamo con dettaglio magari nei commenti, intanto lasciate che anche io vi dia il BENTORNATI sulle pagine del Weakly Hobbyt, nostro settimanale andato in vacanza ad Agosto e ritornato a Settembre con più grinta di prima, oggi abbiamo un ospite d’onore che con molta probabilità potrebbe diventare barista fissa a breve nella nostra locanda internettiana (un bacio sulla mano per la splendida Fall quindi) e…vai che si va col sommario!
- Inganno Globale
- The Sandman
- Death Note
- Resident Evil
- Spider-Man Collection 16
- Ivy the Kiwi?
Inganno Globale
(A cura di Celebandùne Gwathelen)
Inganno Globale è un documentario sull’Undici Settembre pubblicato da Massimo Mazzucco, un regista italiano molto attivo nel campo delle teorie alternativa su come la storia sia veramente andata. Oltre a sostenere la tesi che l’uomo non sia mai stato sulla Luna e che sia Pearl Harbor che l’assassino di JFK sia stato un lavoro interno, è forse il maggiore sostenitore italiano della “teoria del complotto” sull’Undici Settembre. Inganno Globale uno dei suoi lavori più recenti (e spesso viene aggiornato) a riguardo e descrive in maniera molto dettagliata la sua critica alla Versione Ufficiale sui fatti del 11/9.
Entrare nel dettaglio sarebbe mortale per questa versione del Weakly Hobbyt, che si allingherebbe di circa duemila parole, se non di più! =) Mi “limiterò” a citare i punti fondamentali dell’inchiesta, e di un breve parere personale a riguardo, poi chi è interessato potrà visionare il filmato (liberamente scaricabile dal sito di Mazzucco).
- Il documentario è suddiviso in vari capitoli, ognuno dedicato a un argomento particolare. Nel primo Mazzucco racconta la Versione Ufficiale dei fatti in breve, in modo da introdurre chiunque all’argomento, anche il meno informato sugli avvenimenti che hanno cambiato la storia più recente.
- In seguito fa un’analisi molto dettagliata sul come nè l’Aviazione civile nè l’Aviazione Militare americana abbiano fermato i voli dirottati e su come di solito funzionano le procedure in caso di dirottamento nei cieli americani.
- Segue un lungo capitolo su Hani Hanjour e di come, da perfetto dilettante, sia riuscito a fare difficilissime manovre militari con un aereo di linea per schiantarsi sulla facciata del pentagono. Viene annotato come ogni nastro di telecamera dei vicini luoghi sorvegliati sia stata sequestrata dall’FBI minuti dopo l’impatto. In seguito viene analizzata la facciata del pentagono colpita e si nota come il buco in cui l’aereo sia entrato sia semplicemente troppo piccola per farci entrare un Boeing 747.
- Viene quindi analizzato l’altro Aereo misteriosamente scomparso, quello del Volo 93, che dovrebbe essersi schiantato in una buca di 6 X 4 metri in Pennsylvania, senza presentare resti di alcun tippo, ma anzi avendo sparpagliato i propri rottami per un raggio di 8 miglia (quasi 12 chilometri quadrati). Vengono inoltre ascoltati testimoni che dicono di non aver visto alcuni aereo da quelle zone e che dicono che probabilmente il Volo 93 non sia mai precipitato da quelle parti e che invece sia stato inscenato.
- Vengono quindi analizzati i crolli delle Torri Gemelle, il primo caso di crollo di tre edifici a causa di incendi, nonchè il crollo del World Trade Center 7, l’unico edificio a non venire colpito da un aereo, anch’esso imploso in se stesso, cadendo sulla sua esatta e precisa base, sempre a causa di incendi. Qui vengono analizzate le similitudini con demolizioni controllate, comparate le teorie della fisica sulla caduta libera e ascoltati testomoni che sentivano esplosioni all’interno delle torri.
- Infine un lungo capitolo sui parenti delle vittime dell’undici settembre che chiedono giustizia al Presidente Bush, al Vice Chaney, ai capi di FBI, CIA, NORAD e aviazione civile, nonchè al sindaco Giulianni.

Famosa immagine di come il secondo Aereo impatta contro la Torre Sud. Il crollo della stessa non sarebbe dovuto accadere.
Come scritto in apertura, da giovane ero abbastanza convinto che le cose fossero andate davvero come la Commisione Americana sull’11/9 ce le aveva raccontate (aerei dirottati da terroristi, america paralizzata per lo shock, bla bla). L’unica persona che conosco che da subito nutrì dubbi fu la mia professoressa d’Inglese dell’epoca, che il giorno dopo gli attentati venne in classe e fece scattare subito un lungo dibattito a riguardo, su come l’FBI sapesse già tutto e avesse volutamente permesso ai fatti di accadere.
Oggi vedo come già allora qualcuno che vedeva la luce ci fosse.
Il documentario, nonostante sia chiaramente di parte, riesce a essere abbastanza imparziale nella sua esposizione dei fatti scientifici, e spiega con chiarezza quali sono le cose che NON vanno nella versione ufficiale. Non fornisce tutte le risposte, chiedendo al audience di farsene di proprie in alcuni punti, ma quel che soprattutto fa è lasciare dubbi e porre domande. Sono davvero poche le volte in cui Mazzucco fornisce la risposta certa ai dubbi che pone (ad esempio comparando il buco sul fornte del Pentagono con quello lasciato da un Missile Cruise, o paragonando le demolizioni controllate al crollo di WTC1, 2 e 7).
Personalmente ritengo che chiunque sia un minimo interessato alla storia di quegli avvenimenti debba sentire entrambe le campane sui fatti di questo giorno di dieci anni fa. Io ho sentito la versione ufficiale e questa, e per quanto la teoria del complotto interno non riesca (ancora?) a fornire tutte le domande sul caso 9/11, è quella che ritengo scientificamente più vicina alla verità di quella che invece ci chiede atti di fede e di distorcere le leggi della fisica e in particolare della dinamica. Spero che possiamo parlarne nei commenti per esteso! =)
Inganno Globale è scaribaile gratuitamente da qui!
Voto Personale: 8,5/10
The Sandman Vol. 1 – “Preludi e Notturni”Neil Gaiman, Sam Keith, Mark Dringenberg
(A cura di Fall)
Questa è la prima volta che scrivo per Checkpoint Cafè, quindi mi ha solleticato l’idea di parlarvi di questo magico fumetto per ingraziarmi la benevolenza dei lettori e degli autori propri di questo blog. Stranamente nessuno mi aveva mai parlato di Sandman e di Neil Gaiman; per caso, durante una navigata in internet, è saltata fuori questa storia che mi ha subito incuriosita. Non ho le competenze per farvi un quadro generale della trama (sto leggendo ora solo il terzo volume), quindi scopriremo insieme (spero, e dipende tutto da Celey) dove ci porterà quel genio di Gaiman.
Questo primo numero è molto diverso dai fumetti a cui siamo abituati, i disegni per alcuni potrebbero sembrare inadeguati e poco curati. A me invece paiono semplici e di assoluto effetto. Ma veniamo a noi..
Il sonno dei giusti. Roderick Burgess è uno stregone, desideroso di potere e di vendetta verso chi non crede in lui; assistiamo alla cerimonia di evocazione della Morte, che vuole assoggettare per ottenere l’Immortalità. Per errore viene invocato Sogno, il protagonista, vestito di un mantello blu notte, una maschera, un amuleto e un sacchetto che tiene legato al polso. L’uomo di Sabbia viene derubato di tutti i suoi averi e imprigionato in una bolla di vetro, causando ripercussioni nella vita reale, la cosiddetta Malattia del sonno. Sogno rimane imprigionato 70 anni.
“Guardo il mio aguzzino invecchiare e morire. Nessuna soddisfazione.
Rimango qui. In attesa.”
Grazie all’ingenuità dei secondini, finalmente il nostro eroe riesce a liberarsi scatenando la sua ira. La vendetta più crudele spetta al figlio del suo aguzzino: L’eterna veglia. Nel frattempo, nel mondo reale tutto torna come prima.

Sogno è finalmente libero. (e ora sono cazzi!)
Un’ imperfetta ospitalità. Sogno, stremato e debole per l’ultima magia compiuta, viene ospitato da Caino e Abele, gli appartenenti alla prima storia (come vengono definiti in un baloon). Recuperate le forze, Morfeo torna alla sua dimora e affronta la vista del suo castello andato in rovina. Il regno dei Sogni per poter tornare allo splendore dei vecchi tempi ha bisogno di un padrone forte, il cui potere però dipende anche dagli oggetti che gli sono stati rubati durante la prigionia. Per ritrovarli chiede aiuto alle tre Parche: Cloto, Lachesi e Atropo. Menzione d’onore per la tavola dove le parche si scambiano di ruolo (mentre una povera creatura viene divorata). Ogni Moira concede la risposta ad una domanda, una sola però! Si scopre così che il sacchetto di sabbia è nelle mani di un inglese, John Constantine (ebbene si, proprio lui!), l’elmo è nelle mani di un demone e la sua gemma è stata sequestrata a un malvagio da un gruppo di superumani.. Sogno considera le sue forze attuali:
“Da dove inizio?”

Il castello prima che andasse in malora, per l’assenza di Sogno.
Sogna un piccolo sogno di me. John Constantine si sveglia di malumore, ha avuto un incubo. Si veste, si mette il cappotto e esce di casa dove ad accoglierlo c’è una Londra affollata e piovosa. Tre giorni dopo si trova sulla soglia Sandman, venuto a reclamare il suo sacchetto di sabbia. Questi due personaggi formano un’accoppiata quantomeno singolare, gli sketch comici vengono da sé.

Quei due burloni di John e Sogno.
John fa un viaggio nei suoi ricordi per scoprire che fine abbia fatto il sacchetto, quando tin! gli torna in mente Rachel, una fiamma del passato che oltre ad avergli spezzato il cuore gli aveva anche svaligiato l’appartamento. I due partono quindi alla ricerca di Rachel e quando trovano casa sua assistono ad un’orribile spettacolo. Le immagini parlano da sole, come ve la immaginate una stanza dove tutti i sogni e gli incubi vivono? Gli esseri umani che fine farebbero? E qui Gaiman e compagni si sbizzarriscono offrendoci delle tavole stupende, inclinate, spezzate che colpiscono ancora di più. Sogno si riappropria del suo sacchetto e concede una fine degna a Rachel. Del dialogo finale non parlo, perché voglio insinuare in voi la curiosità; dico solo che l’addio di Sogno a John Constantine prevede un dono molto prezioso, di cui anche io avrei bisogno.
Da grandi poteri derivano grandi utopie
(A cura di Wise Yuri)
Non penso che l’ opera scritta da Tsugumi Ōba e disegnata da Takeshi Obata necessiti di presentazione, in quanto fu molto, molto famosa qualche anno fa (se andavate ai vari Comics o fiere del fumetto, non c’ era modo di non vedere almeno una persona vestita da L o Light Yagami), ma immagino che non molti seguano la scena del fumetto, e nello specifico, dei manga. Piccola nota: il manga e l’ anime sono pressoché identici, ma hanno un finale diverso. (cosa normale per gli adattamenti anime)
Death Note vede come protagonista Light Yagami, studente modello, un vero e proprio genio; Light è stanco di quello che lui definisce “un mondo marcio”, corrotto, in cui i criminali vagano impuniti. Un giorno, per puro caso, trova per terra il Death Note, il “quaderno della morte”, che contiene dettagliate istruzioni su come utilizzare il quaderno per uccidere. Light crede che si tratti di un elaborato scherzo, ma decide comunque di prendere il quaderno con sé. Arrivato a casa, si mette ad ipotizzare che il quaderno sia reale, ma all’inizio è restio a testarlo, poiché, se per assurdo il quaderno funzionasse, lui diventerebbe un assassino.
Ci ragiona, e poi decide di provare ad uccidere un pregiudicato visto al telegiornale, in quanto ne ha visto la faccia e sa il nome, informazioni sufficienti per uccidere qualcuno col quaderno. E poi è un pregiudicato, pensa, a chi importerà mai se muore? Scritto il nome, il criminale muore per arresto cardiaco, e i giornali danno notizia della sua morte. Il quaderno funziona, e Light decide di utilizzarlo per ripulire il mondo dalla feccia, facendo piombare morte sugli empi, per creare un utopia in cui solo i giusti vivano sotto il suo occhio e potere. Dopo un po’ viene visitato dal proprietario del quaderno, uno shinigami, un dio della morte di nome Ryuk, che ha lasciato cadere il suo Death Note sulla Terra. Ed è così che inizia uno dei migliori shonen degli ultimi anni.
Questa serie fu incredibilmente popolare quando uscì sul famoso settimanale di manga Jump!, dal quale provengono moltissime serie shonen famose come Naruto, Bleach, One Piece, D. Gray-Man, Hunter X Hunter, e tantissime altre. Per chi non lo sapesse, il termine shonen significa “ragazzo”, ed infatti i manga sopraccitati sono principalmente indirizzati ad un pubblico di ragazzi. Death Note non è un seinen, cioè un manga indirizzato ad un pubblico maturo, con tematiche serie e/o realistiche, ma è decisamente qualcosa di diverso dal solito shonen.
In primis, perché nonostante ci sia molto soprannaturale ed uno stile tendente al gotico ( un’ esempio è la continua presenza degli dei della morte nella vicenda), il manga non prende luogo in un immaginario villaggio di ninja, in un mondo steampunk, o roba simile. Death N0te dipinge un giappone moderno e realistico, ed è un manga cerebrale, decisamente molto più cerebrale della media shonen, in cui la soluzione ai problemi è un raggio laser supercicciopotente in faccia al cattivone di turno.
E parlando di cattivi, il manga è originale, in quanto non vi propone come protagonista principale un ragazzino buono che deve lottare contro i suprosi di malvagi bastardi: Light è un mastermind malvagio, ossessionato dalla sua personale idea di giustizia e dal desiderio di dominio e vendetta contro gli oppositori del suo giudizio. Ma rimane comunque uno shonen, in quanto alla fin fine il tema principale è la gestione del potere: in molti manga di questo tipo il protagonista ha un potere latente, un demone dentro, roba del genere, e deve imparare a gestirlo per battere i suoi nemici. Detto così rende il concetto meno ridicolo di quanto non lo sia in realtà, ma è un fumetto, non un saggio psicologico su ragazzi con gli occhi a mandorla, quindi evitiamo di prendere certe cose troppo sul serio.
La caratterizzazione dei personaggi è ben, ben curata, ma anche senza descrivere tutti, è difficile non parlare di L, il giovane e geniale detective che viene incaricato del caso Kira. (soprannome che viene affibbiato a Light dalla stampa, sarebbe “killer”, ma pronunciato in giapponese suona come “kira”) Il ragazzo, che si fa chiamare solo col nome di L, è la nemesi di Light, un paladino della giustizia geniale quanto se non più di lui, ed i due giocheranno al gatto al topo l’ uno con l’ altro, incontrandosi di persona più volte, in una partita di scacchi mortale. Inoltre è molto buffo e divertente, ma non è uno scemo, anzi. XD
Questo è davvero un’ ottimo manga, con bei personaggi, un concept interessante, ben scritto e molto ben disegnato, sicuramente si è meritato a ragione tutta la fama che ha ottenuto. Ironicamente, ciò che ha bloccato il manga dall’ essere un capolavoro è la sua stessa natura di shonen, e non credo di spoilerare nulla, ma mettiamola così: in un manga per ragazzi non vince il cattivo, non è mai successo e mai succederà. Inoltre, questa “buonizzazione” allunga artificialmente la durata del manga, ma comunque, anche se un pò allungato, Death Note fa ampiamente mangiare la polvere alla concorrenza, anche causa il fatto che gli shonen alla fin fine sono abbastanza previdibili e la solita zuppa inaugurata tempo addietro da Dragon Ball. (Non voglio generalizzare, ci sono anche ottimi shonen, come Hunter X Hunter, ma un buon 85 % di questi sono dispensabilissimi)
Se non volete leggervi 12 volumi, c’è la versione anime, curata dallo studio d’ animazione Mad House e che conta 38 episodi; non l’ ho mai finita di vedere, ma è un’ ottima trasposizione del manga, inoltre la versione italiana conta un buon doppiaggio, io sono un purista a riguardo, cioè vado quasi sempre di sottotitoli e lingua originale, ma se non volete “leggervi” l’ anime, siete comunque messi bene. Non credo di avere altro da dire a riguardo, a parte un americanissimo “check it out”!
Resident Evil – Dual Shock Version
(A Cura di Celebandùne Gwathelen)
Questo 2011 non è solo l’anno dei 25esimi anniversari di serie storiche come Zelda, Metroid o Dragon Quest, ma anche quello dei 15 anni di Resident Evil, altra saga storica del panorama videoludico, meritevole di aver portato al grande successo il filone dei giochi d’orrore a tema “sopravvivenza estrema”.
Per questo mi son detto, perchè non intervallare le mie quest a Hyrule in onore del 25esimo di Zelda con gli Zombie di Mikami?
Poco dopo mi ritrovo a spolvevare Resident Evil – Dual Shock Version, versione definitiva (se si esclude il Remake per GameCube) dell’episodio originale lanciato per Play Station nel 1996! La storia, per quanto banale, è ormai nota a tutti: strani omicidi al limite del cannibalismo plagiano la città di Raccoon City, e la squadra Bravo del reparto speciale di polizia di Raccoon City, gli S.T.A.R.S, viene inviata nelle Foreste circostanti le vicine Arklay Mountains per investigare a riguardo. Ma l’elicottero ha un’avaria, e tocca alla squadra Alpha salvarli. Quando il luogo del disastro viene ritrovato privo di sopravvissuti e i membri del Team (Albert Wesker, Chris Redfield, Barry Burton, Jill Valentine, Joseph Frost e Brad Vickers) vengono attaccati da strani cani indemoniati, Brad Vickers fugge con l’elicottero e il resto della squadra trova rifugio in una vicina magione.
Pensando di essere fuggito al male al di fuori della villa, la squadra ben presto si rende però conto di essere capitata all’interno di un incubo ben peggiore. La villa, difatti, è infestata da Zombie e altre creature nate dagli esperimenti genetici della Umbrella Corporation. Tocca al giocatore (nei panni di Chris Redfield o Jill Valentine) riuscire ad uscire sani e salvi dalla villa, scoprendo nel durante anche i veri motivi per cui il gruppo si trova nella villa intitolata al signor Spencer.

I protagonisti fanno il loro primo fatidico ingresso nella Villa Spencer
SPOILERS AHEAD
Quello che fa di Resident Evil un gioco tutt’ora apprezzabile anche nel 2011 è un pò strano da spiegare; il sistema di controllo dei personaggi è ormai vetusto, la grafica, con i suoi fondali prerenderizzati, è riuscita a sfuggire un pò alla prova del tempo, ma i modelli poligonali dei personaggi sono ridicoli oggigiorno, e il doppiaggio è ormai entrato nella storia dei videogiochi per la sua lollosità (perdonatemi il termine). Ciononostante, Villa Spencer (e dintorni) continuano ad esercitare un suo strano fascino, vuoi per quei dannati Cani Zombie (Cerberus all’anagrafe) che nel corridoio est della villa ci assaltano di scatto saltando fuori dalle finestre senza preavviso, vuoi per come quello stronzo di Albert Wesker riesce ad essere la sua stessa fine durante i minuti finali di gioco per la sua arrogante stupidità. Ho rigiocato l’avventura sia con Jill che con Chris, e per quanto mi vengono ancora i grattacapi per via delle incogruenze tra le due storie (che fine fa Barry nella storia di Chris?), le ho apprezzate entrabe, riuscendo a finirle col migliore dei quattro finali disponibili per ogni personaggio. La Villa è davvero bello, e per quanto la versione GameCube ne contenga la versione definitiva, anche questa versione non scherza. Particolarmente riusciti sono, secondo me, la stanza col Pianoforte, la Hall Principale e il Balcone coi Corvi dove troviamo il corpo di Forrest del Team Alpha. Oltre alla villa stessa, viene esplorato anche il Cortile posteriore della magione, la Casa del Guardiano (trovata niente male, ma graficamente non proprio convincente), un laboratorio sottostante la Casa del Guardiano, delle Grotte sotto il cortile e una sede distaccata della Umbrella situata sotto la Villa Spencer. E’ lì che il gioco arriverà a buttarci contro le sue creature più mortali; dopo gli Hunter che ci arrivano incontro dopo aver visto la Casa del Guardiano, incontriamo le letali Chimere, che mi hanno dato più di un grattacapo nelle calde sale macchina del Laboratorio. Unico rimedio rapido: un colpo di Colt Phython (aka Magnum). E poi, ovviamente, ci sono le due lotte finali col Tyrant, davvero niente male, per l’epoca.

Attenta, Jill!! I pericoli possono spuntare da ovunque!
Il gioco, anche al giorno d’oggi, riesce a far saltare dalla sedia in un paio di occasioni, per quanto la famosa schermata di animazione della porta che si apre sia abbastanza una rottura, soprattutto se si entra nella suddetta stanza per la 124esima volta e non c’è più alcun senso di suspance perchè sappiamo benissimo che dietro di essa si trova solo una cassa e una macchina da scrivere. Bella l’idea del personaggio comprimario, trovata rimasta molto in uso nella serie, che affianca a Jill il veterano Barry per aiutarle a risolvere gli enigmi sparsi per la casa, e che affianca a Chris la rookie Rebecca, piccolo genietto della chimica farmaceutica in miniatura. Pessimo, come già detto, il doppiaggio, autore di chicche come il famoso “Jill Sandwich” e l’ancora più triste “Master of Unlocking”; mentre ho giocato ho tenuto traccia delle frasi peggiori del gioco, ma scrivendole mano mano su Backloggery, le ho perse.
Cosa dire, in’ultima analisi, di Resident Evil? E’ un classico, e per quanto gli anni non hanno proprio giovato alla pietra miliare di Shinji Mikami, è un gioco apprezzabilissimo anche oggi, per quanto limitato, tecnicamente arretrato e con un doppiaggio che vi farà sbellicare dalle risate tra un momento di suspance e l’altro. Da provare, se ancora non l’avete fatto.
Voto Personale: 7,5/10
Spider-Man Collection 15(A Cura di Celebandùne Gwathelen)
Rieccoci a parlare di Spider-Man Collection. Siamo oltre un terzo della serie adesso, visto che purtroppo Spider-Man Collection è una di quelle collane che hanno cessato di esistere per scarse vendite, e ci avviciniamo agli anni settanta dell’Uomo Ragno, con una saga considerata la prima e vera ispiratrice di tutte le saghe che i fumetti vedranno in futuro, in cui non sono uno o due i numeri collegati tra di loro, ma addirittura sei o sette! In questo albo ci sono le prime tre, tra le altre cose.
- Enter: Dr Octopus da Amazing Spider-Man 53del 10/67: in cui Peter e Gwen, accompagnati dal loro professore universitario Miles Warren, vanno a una dimostrazione scientifica in cui Doc Ock cerca di rubare un’arma chiamata “L’Annullatore”. Peter è costretto ad abbandonare Gwen Stacy e il Prof. Warren e cambiarsi negli abiti di Spider-Man per aiutare le guardie, purtroppo inutili contro Otto Octavius. Dopo una breve lotta, Spidey riesce a mandare in fuga Doc Ock, ma non contento di ciò, cerca di trovarlo con una delle sue Ragno-Spie, che Ock scopre e sfrutta per fare una trappola al nostro eroe. Spidey si salva da essa per miracolo, ma Octavius crede di aver ucciso il suo rivale e va ad abitare da Zia May!
- The Tentacles and the Trap! da Amazing Spider-Man 54 del 11/67: storia in cui Zia May, in cerca di qualcuno a cui affittare la stanza vuota in casa di Anna Watson per farsi un pò di soldi, diventa padrona di Casa di Octavius. Pete cerca di farglielo capire, ma Ock ha fatto in modo da far pensare a zia May che lui è uno dei buoni e Spidey uno dei cattivi, e minaccia Pete di ucciderla se dovesse chiamare la polizia. Per fortuna Pete può contare sull’aiuto di ben più dei poliziotti e sfida Ock in combattimento, che però prima di uscire allo scoperto chiama alcuni degli uomini rimastigli fedeli dai tempi in cui era il Coordinatore. La lotta si fa rumorosa e zia May entra nella stanza della lotta mentre Ock e Spidey si azzuffano e sviene dallo shock! Peter lascia fuggire Octavius per occuparsi della zia, spaventato e rabbioso all’ennesima potenza!
- Doc Ock Wins! da Amazing Spider-Man 55del 12/67: in questa storia Doc Ock cerca di nuovo di rubare l’Annullatore, mentre Pete cerca di trovarlo per vendicarsi del malessere di zia May. Alla fine è Ock a farla da padrona, rubando l’arnese protetto da John Jameson in persona prima che raggiunga le Stark Industries; è lì che Spidey lo raggiunge e cerca di fermare, ma Octavius usa l’Annullatore contro il suo eterno rivale, che perde la memoria. Doc Ock gli fa credere che è un suo complice supercriminale e a Spidey non rimane altro che credegli.
- A Gallery of Spider-Man’s Most Famous Foes da Amazing Spider-Man Annual 2del 1/65: piccola Galleria pubblicata solo ora in SMC per mancanza di spazio, vediamo alcune Pin-Up di nemici famosi del Ragno, tra cui Scorpion, il Maestro del Crimine e l’Ammazzaragni di Smythe.
- The Coffee Bean Barn! da Amazing Spider-Man Annual 4del 11/67: Pin-Up di due pagine in cui viene disegnato in tutto il dettaglio il Coffe Bean, nuovo locale di ritrovo della gioventù dell’ESU, tra cui anche Pete, Gwen, MJ, Harry e Flash Thompson.
- What the Well-Dressed Spider-Man Will Wear da Amazing Spider-Man Annual 4del 11/67: Due pagine in cui viene spiegato il funzionamento del costunme di Spidey, in particolare la Maschera e la ragnatela.
- Spidey’s Greatest Talent da Amazing Spider-Man Annual 4del 11/67: in cui vengono mostrate in cinque tavole le abilità di Spidey, come l’arrampicarsi, il pendere dai soffitti, lo stare in equilibrio, la sua forza a confronto con altri eroi Marvel come Hulk, La Cosa o Thor e diversi arnesi fabbricabili con la sua tela, come un paracadute, una rete di emergenza e uno scudo fatto con ragnatela d’asbesto, per proteggerlo dal fuoco. E farlo ammalare di asbestite! 😉
- Say “Hello” to Spidey’s Favourite Foes da Amazing Spider-Man Annual 4del 11/67: Pin-Up di due pagine in cui vengono disegnati i nemici più “in” di Petey, tra i quali Lizard, Green Goblin, il Nuovo Avvoltoio, Doc Ock, Rhino, l’Uomo Sabbia (Missing in Action da tantissimi numeri!!), Kraven ed Electro!
- A Visit to Petey’s Pad da Amazing Spider-Man Annual 4 del 11/67: Ultima Pin-Up dell’albo, in cui viene fatto per l’appartamento che Pete condivide con Harry lo stesso che venne fatto per il Coffee Bean: una bella spiegazione dettagliata della situazione.
Inoltre nell’albo c’è anche una piccola intervista a Stan Lee riguardo gli ultimi 30 anni di Spider-Man datata Luglio 1992.

Copertina Originale di Amazing Spider-Man 55
Che dire? L’albo è incredibilmente ricco di piccoli avvenimenti dettagliati che ho fatto fatica a inserire nella sinsossi delle trame che vi presento ogni volta (e che diventano sempre più lunghe col passare del tempo, indice positivo di aumento della complessità delle stesse), e che sono almeno interessanti quanto la trama principale che muove le storie. Piccoli battibecchi tra Flash e Peter che si litigano su chi deve uscire con Gwen (che è chiaramente la preferita di Pete tra lei ed MJ), si alternano alla presenza di problemi tra Pete e il suo coinquilino Harry, che si lamenta del fatto che Pete non è mai presente, e lui gli funge da segreteria per chiamate e visite. In tutto questo viene introdotto (o reintrodotto, o ridato spazio a) un personaggio fondamentale per alcune tra le storie più incasinate di Pete degli anni novanta, ovvero Miles Warren, il futuro Sciacallo. In questo albo lo vediamo insieme a Pete e Gwen alla presentazione dell’Annullatore. I tre non sanno che oscuro destino li legherà indissolubilmente.
Anche il Dottor Bromwell continua a comparire ogni volta che May ha uno dei suoi collassi, mentre Joe Robertson prende il ruolo di Fowswell come reporter di Punta del Daily Bugle (insieme a Ned Leeds, diventato giornalista di Cronaca Nera adesso), e tra l’altro pare essere sostenitore dell’Uomo Ragno o, quanto meno, della verità.
I disegni sono ormai decisamente migliorati dai primi anni di tessiragnatelamento (neologismo, copyright Celebandùne Gwathelen 2011), e John Romita Sr. mostra quanto la sua arte sia superiore a quella del pur bravo Steve Ditko in ogni luogo. A partire dalla caratterizzazione della sempre sorridente Gwen Stacy, a MJ e la sua inconfondibile fossetta, allo stile dei vestiti, ai disegni più caratterizzanti di Doc Ock: tutto vira in maniera decisa e inconfondibile verso un disegno più curato e raffinato.
Nel prossimo numero, vediamo come si conclude la vicenda di Pete senza Memoria, con ospite d’onore Ka-Zar! 😉
Voto Personale: 8/10
Storie di dodo volanti
(A cura di Wise Yuri)
*questo articolo non contiene battute o doppi sensi sul petting*
Se leggete questo settimanale, dovreste aver notato come tenda a parlare spesso di horror e affini. Beh, non smetterò di farlo, ma per stavolta tratterò di qualcosa di carino, anzi, di piumoso. Ovviamente sto parlando di Ivy, il pennuto protagonista dell’ omonimo videogame, Ivy The Kiwy?.
Il gioco, sviluppato per Wii, DS e DSiWare dalla sconosciuta Prope ed ideato da Yuji Naka, ex-membro del Sonic Team ed attuale capo della Prope, è un platform originale, ma con un che di Sonic addosso. Il che mi fa venire in mente quanto ragion d’ essere abbia il titolo Prope, viste le tonnellate di sterco videoludico con “Sonic” nel titolo uscite negli ultimi anni. Le versioni DS e Wii, controlli a parte (touch screen sul DS e ovvio Wiimote sul Wii), sono identiche, mentre la versione per DSiWare (quindi comprabili dai possessori di DSi) ha solo 50 livelli, rispetto ai 100 delle altre due versioni. Ad ogni modo, recensirò la versione giocata da me, ovvero quella per DS.
La storia di Ivy The Kiwy? inizia con il ritrovamento di uno strano uovo da parte degli animali della foresta. Dall’ uovo esce fuori un piccolo volatile, Ivy, ma che tanto volatile non è, in quanto le sue ali non sono fatte per, beh, volare. Non trovando sua madre, il piccolo volatile, con ancora il guscio dell’ uovo addosso, decide di mettersi alla sua ricerca. La grafica stile pastello, colorata ma soffusa, è piacevolissima e contribuisce a cementare il tono da fiaba presentato dalla (poca) storia. Le musiche sono soffuse come lo stile grafico, gradevoli davvero, ma alcune suonano troppo simili tra loro.
Arriviamo alla big domanda e dovuta risposta: come si gioca? La versione DS si controlla tutta via pennino e touch screen, ed i controlli sono semplici ed intuitivi, dopo una decina di minuti non avrete problemi di sorta. Ad ogni modo, il gameplay prevede che voi portiate Ivy al traguardo del livello, avendo cura di non far scadere il tempo o di far incappare il vostro pennuto in nemici od ostacoli, in quanto basta toccare uno spuntone, e puff, perdete una vita. Siccome il piccolo dodo (o quello che è) corre automaticamente nella direzione in cui è rivolto, e se incontra un muro gira nella direzione opposta, dovrete disegnare dei viticci tracciando linee sul touch screen, per aiutare Ivy a superare burroni ed ostacoli vari. Inoltre, tendendo il viticcio con sopra il neonato dodo, potrete farlo saltare, cosa che può essere usata per attaccare i nemici col becco, e lo schermo superiore del Ds mostra la mappa del livello.
La formula è semplice, divertente e ben sviluppata, ma siccome la difficoltà non è tarata sul difficile (a parte gli ultimi livelli, che possono risultare addirittura un pò frustranti), ai giocatori navigati consiglio di provare a finire i livelli (la prima volta che ci giocate) prendendo le 10 piume situate in ogni livello, per aggiungere sfida ad un gioco divertente ma non indirizzato ad una fascia di giocatori esperti, o “hardcore”, a seconda di come volete dirlo. Una volta finito il gioco, viene sbloccata una modalità extra, che presenta versioni più o meno modificate dei livelli già affrontati, ed introduce delle porte chiuse messe vicino al traguardo, che richiedono la chiave nascosta nel livello per essere sbloccate e terminare i livelli. C’è anche una modalità multigiocatore, ma non posso dirvi nulla al riguardo, in quanto non ho modo di provarla.
Ivy The Kiwy è un buon giochillo, dal concept curioso, dallo stile grafico particolare, ma anche se i livelli hanno un buon design, resta un pò di amaro in bocca perché se i game designer avessero osato un pò di più, questo sarebbe stato qualcosa di più di un titolo accattivante ed assai ben fatto. Le idee sono buone, ma non sono state sviluppate al massimo del loro potenziale, il che è un peccato, perché le premesse c’ erano. L’ unica altra “lamentela” che ho da fare al titolo riguarda il fatto che avrei visto meglio un titolo del genere su iPhone, o distribuito via digital delivery, più che altro per il rapporto prezzo/longevità: il gioco non è così corto, ma non ha moltissimo materiale e/o modalità extra da giocare dopo aver terminato il titolo, e se non l’ avessi visto in offerta a 6 euro, difficilmente l’ avrei mai giocato.
É un buon gioco, ma è un piccolo gioco, non qualcosa per cui spendere 50 verdoni (che poi non valga comunque la pena spendere 50 euro per un gioco è un’ altro discorso). Ad ogni modo, per una decina di euro ne vale la pena, i difetti ci sono ma non intaccano la buona fattura del gioco Prope. Inoltre, visto lo stile pastello/tenero, può piacere anche ad un pubblico femminile. (però non è nulla di così zuccheroso e morbido da causare diabete XD)
E con questo è tutto gente! Pensate con le vostre teste e ci sentiamo settimana prossima! =)
12 settembre 2011 alle 12:14
per prima cosa, benvenuta Fall, casualmente sei entrata in “rodaggio” in un questo giorno, ma personalmente preferisco pensare al fatto che abbiamo (forse) una gnu entry, non per fare finta di nada, ma perché non trattiamo di questi argomenti (almeno, di solito non lo facciamo), e la faccenda è un minestrone di fonti e versioni diverse.
giusto per dire, eh. XD
13 settembre 2011 alle 14:06
Uhm…parafrasi quello che hai scritto, scusa? =D
13 settembre 2011 alle 21:12
evidentemente ho scritto a cane. XD
volevo dare il benvenuto a Fall, ma non schivare del tutto l’ argomento “11 settembre”.
preferivo dar peso all’ arrivo di Fall, piuttosto che al discorso “morti 11 settembre, terrorismo, cospirazioni, etc.”.
poi, vabbeh, scusatemi, ho evidentemente scritto coi piedi. Xd
15 settembre 2011 alle 01:15
Grazie del benvenuto allora 🙂
16 settembre 2011 alle 21:29
-Inganno Globale
Ho sempre avuto un po’ di curiosità riguardo questa storia, ma non ho mai approfondito. Basti dire che da anni ho il DVD di Fahrenheit 9/11 senza averlo mai utilizzato.
-Da grandi poteri derivano grandi utopie
Ormai un classico, vidi l’anime all’epoca in cui uscì, in giapponese con sottotitoli italiani (o inglesi, nel peggiore dei casi). Non ho osato vedere la versione italiana 😀 e presumo sia meglio così.
Death Note è un mezzo ottimo anime, mezzo perché? Perché è fedele al manga solo per metà serie, ossia fino alla puntata 25. Dopodiché, ciò che avrebbe dovuto occupare altre 25 puntate, viene riassunto in 12, risultando in una storia un po’ frivola e decisamente meno coinvolgente. A parte questo, è ben fatto, originale, bei disegni e colonna sonora, ottimi personaggi. Uno dei miei anime preferiti, per quanto sopravvalutato dalla massa.
-Resident Evil – Dual Shock Version
Avendo giocato lo stupendo remake per GC, non mi sognerei mai di rispolverare questo titolo.
Amo i RE vecchio stile, e come già detto in privè, ultimamente sto giocando al 3, uno dei pochi della serie che non ho finito.
-Storie di dodo volanti
Mmm da come me ne parli non mi esalta molto. Penso che di giochi sullo stesso genere ne posso trovare di migliori…
Colgo l’occasione per dare anche io il benvenuto a Fall, sperando che collabori con noi anche in futuro 🙂
17 settembre 2011 alle 16:11
grazie anche a te Dunther 😀