The Weakly Hobbyt #50

The Weakly Hobbyt #50

Salve, benvenuti e benritrovati sulle pagine digitali del Weakly Hobbyt! Per festeggiare il nostro numero 50, purtroppo, non ci è venuto in mente nulla di meglio dell’inventarci un logo nuovo, un pò più elaborato e forse meno “amatoriale” di quello che ci ha accompagnato per 49 fantastici numeri e tutto il nostro primo anno di pubblicazioni! Anno davvero sorprendente, non avrei mai pensato, scrivendo le prime timide righe del primo Weakly Hobbyt, che saremmo arrivati fin qui. Ma grazie alla vivace collaborazione di WiseYuri e alla recente aggiunta all’organico di Fall, nonchè alle sporadiche apparizioni di Dunther, siamo riusciti a tenere il settimanale vivo e fresco per ben 50 numeri. Speriamo solo che continui così! =) Ci vediamo dopo il salto per gli articoli! =)

Heavenly Sword
(A Cura di Celebandùne Gwathelen)

Heavenly Sword

Nonostante non sia il primo gioco che io abbia giocato su PlayStation 3, questo Heavenly Sword è il mio primo gioco PS3 in senso stretto. Dopo che con mio fratello abbia deciso di farci anche la console Sony in questa generazioni, lui più per le sue doti di lettore di Blue-Ray, io ovviamente per le esclusive che ormai vanno a fiotti sulla console Sony, ho deciso di iniziare la mia avventura nel mondo PlayStation con nessun altro gioco che questo.
Sviluppato da Ninja Theory e con lo script proveniente dalle mani del talentuoso Andy Serkis (co-produttore di questo titolo), Heavenly Sword narra la storia della guerriera Nariko, e della Spada Celestiale (la titolare Heavenly Sword, appunto), antico oggetto mistico che dona a chi la usa un tremendo potere. Re Bohan vuole la spada proprio per questo potere, e sta seguendo il clan di Nariko (composto da un coraggioso gruppo di monaci orientali, oltre che da suo padre Shen e da una strana ragazza felina di nome Kai) da diversi giorni. Il gruppo cerca di affrontare le armate di Bohan in alcune roccaforti, ma infine Bohan riesce a catturare Shen e lo usa come trappola per attirare a se Nariko e Kai, gli unici due del loro clan rimasti liberi.

Kai e Nariko

Kai (a sinistra) e Nariko sono le protagoniste principali del gioco.

Al giocatore viene dato il controllo di Nariko per gran parte del gioco, con alcune sezioni in cui invece dovremo prendere i comandi di Kai e della sua micidiale balestra. Il tutto si svolge come un hack and slash che più puro non ce n’è, e prende in gran parte una forte ispirazione da God of War, un pò il maggior esponenete del genere negli ultimi anni, soprattutto da quando i precedenti mostri sacri del genere, Devil May Cry e Ninja Gaiden, hanno iniziato a venire meno al loro gran nome.
Il gioco è incredibilmente accessibile ed ha tra i suoi molti pregi, quello di avere una curva di apprendimento raramente troppo elevata. Dopo alcuni stage con una spada normale, Nariko infatti sceglierà di utilizzare la Spada Celestiale per difendersi dalle crescenti schiere di nemici in arrivo mandate da Bohan, e con questa avrà fondamentalmente tre modalità di utilizzo: normale, che sono attacchi standard, a distanza, che permette a Nariko di utilizzare la spada come le Chaos Blades di Kratos, ovvero a mò di catene chiodate con due lame alle estremità, e di potenza, che farà si che Nariko impugni la lama con due mani e si scateni sull’avversario con tutta la forza che è intrinseca nell’arma, ovviamente a discapito della velocità. Sapere usare queste tre modalità, oltre alla possibilità di contrattaccare i nemici per spezzare le loro combo, si rivelerà fondamentale per riuscire ad avanzare nel gioco in maniera sempre crescente.
Oltre a questa modalità di gameplay principale, ce ne sono altre due che di tanto in tanto vi verranno proposte. Una, è il classico gioco a Quick Time Events, ovvero momenti di gioco in cui il o i personaggi entreranno in una scene predefinita, scandita da pulsanti che appariranno su schermo e che voi dovrete premere entro un breve lasso di tempo. La mancata esecuzione di questi comandi, di solito farà finire la scena in maniera estremamente spiacevole per voi. Queste sessioni di solito si presentano durante combattimenti coi boss, e sono piacevoli e frustranti al tempo stesso, poichè oltre a riflessi pronti, a volte richiedono la memorizzazione di un pattern, che altro non vuol dire che le vedrete più e più volte prima di riuscire a premere i pulsanti o muovere le levette analogiche nella direzione e nell’ordine giusto. Per fortuna, le scene che spesso vi risultano, sono ad alto gradimento.

Roach vs. Nariko

Le battaglie coi boss sono frequenti ed eccellenti!

La seconda, e secondo me di gran lunga più spassosa, modalità che si intervallerà al gioco principale, è costituita da quelle fasi in cui impersonerete Kai o avrete Nariko ai comandi di un cannone, col compito di abbattere torri o catapulte avversarie. Kai e la sua balestra, invece, dovranno di solito far fuori orde di sventurati soldati di Bohan, ignari di avere di fronte una maga con le frecce.
Il gameplay cambia totalmente: una volta sparato un proiettile (palla di cannone, scudo rotante o, per lo più, frecce della balestra di Kai), entrerete in una sorta di modalità in prima persona in cui potrete controllare la traiettoria del proiettile a vostro diletto e piacere, conferednogli effetti impossibili in natura e parabole mai viste. La superbia con qui queste sequenze sono costruite, le rende tra le parti del gioco più godibili in assoluto, e la loro brevità farà si che a fine gioco, io ne volevo ancora e ancora. In particolare la scena in cui Kai infiltra la fortezza di Bohan, uccidendo con le sue frecce magiche guardie a destra e manca di una funesta funivia ha dell’epico, o anche una scena in cui è costretta a proteggere Shen, il padre di Nariko, da soldati che gli si avvicinano da davanti e dietro, è fantastica.

Bohan

Re Bohan (doppiato da Andy Serkis) è un antagonista squisito, e il finale sarà ricco di sorprese!

Per quanto in questo gioco la grafica non mi ha fatto di certo pensare alla PlayStation 3 come una console di una generazione a diverse spanne di superiorità tecnica dal Wii, le visuali usate e la miriade di piccoli dettagli di ogni panorama visivo che ci viene presentato, hanno davvero dell’artistico. Con questo non voglio di certo criticare la qualità tecnica del titolo, anzi, ritengo che l’aspetto grafico di Heavenly Sword, anche se non eccellente, sia davvero buono; più che altro intendevo sottolineare quanto la parte artistica della grafica sia di gran lunga superiore ai meri aspetti tecnici della stessa. Più che meravigliorvi di quanti poligoni ci siano su schermo, più che apprezzare la riuscita di laghi e fiumi, saranno i luoghi e i personaggi a rimanervi impressi. Il setting fantasy-orientaleggiante è meravigliosamente riuscito e non sembra essere copiato da alcuna mitologia che io conosca; ciononostante, o forse proprio per questo, il gioco riesce ad avere una nitidizza di caratterizzazzione un’originalità devastante, che personalmente mi ha fatto desiderare di avere più informazioni sulla geografia, storia e sul folclore del mondo in cui la nostra avventura avviene, di quanta non ne viene fornita. Negli extra del gioco, infatti, sbloccabili finendo ogni singolo capitolo del gioco (ce ne sono sei in totale) col massimo del punteggio ottenibile, ci sono dei corti animati che spiegano un pò di retroscena della vicenda, ma mai troppo in profondità. Un vero peccato, secondo me, soprattutto considerando che gran parte dei personaggi sono davvero bizzarri, e averli spiegati un pò meglio avrebbe solo giovato all’apprezzamento del gioco da parte del grande pubblico (non si può di certo dire che Heavenly Sword fu campione d’incassi). Comunque sia, il gioco Ninja Theory è saturo di ambientazioni spettacolari, personaggi incredibilmente riusciti e momenti di pura meraviglia.
Uno dei motivi per cui i personaggi sono così stupendi, non può che essere la superba direzione del doppiaggio. Gran parte di chi ci legge avrà giocato il titolo in italiano, e probabilmente il doppiaggio non è malvagio, come non lo è stato quello tedesco, che ho potuto apprezzare con l’opzione di rivedere le scene già viste negli extra sbloccati. Ma l’eccellenza del doppiaggio originale, con Andy Serkis che recita la parte di re Bohan, non è confrontabile con nulla di tutto ciò, ed è LA ragione principale per cui Heavenly Sword va goduto categoricamente in inglese (se poi volete i sottotitoli, ben venga, ma non togliete l’audio inglese per nessun motivo al mondo!). Gli altri personaggi, Flying Fox, Roach, Whiptail e la stessa Nariko hanno un doppiaggio stupendo, ma il personaggio di Bohan è quello uscito meglio in assoluto. Fidatevi.

Heavenly Sword

Come già accennato, saranno gli splendidi paesaggi e non la perfezione grafica del gioco a lasciarvi spesso e volentieri a bocca aperta.

In conclusione? E’ un vero peccato che Heavenly Sword si finisca nel giro di due o tre giorni, poichè come esperienza è davvero memorabile e mi ha lasciato affascinato e contento di aver speso i 10€ pronosticati da WiseYuri nel suo articolo su Heavenly Sword. Se avete una PS3, fatevi questo favore, recuperate questa perla nascosta e godetevela integralmente, senza interruzioni, senza farvi distrarre da altri giochi, ma immervendovi invece totalmente nel piccolo universo oriental-fantasy creato da Ninja Theory. Saranno ore di gioco meravigliose. Specialmente quelle con Kai! 😉

Voto Personale: 8/10

Firmato: Edgar Hoover.(A cura di Wise Yuri)

Salve a tutti, stavolta vi parlerò del recente film di Clint “Pelle Di Acacia” Eastwood, una biografia romanzata su J. Edgar Hoover, il discusso uomo che ha praticamente creato l’ F.B.I. negli anni ’20, assieme alla concezione di quella che è la moderna scienza criminale, istituendo un immenso archivio di impronte digitali e introducendo l’approccio scientifico all’investigazione, in un periodo in cui poco ma sicuro non avevano Horatio Caine.

È il primo film di “zio Clint” che vedo dallo stupendo Gran Torino (devo ancora vedere Invictus ed Hereafter), che a quanto ho capito non sono stati molto ben ricevuti, ma c’è da dire che anche Gran Torino non è piaciuto a tutti, Clint Eastwood non dirige film esattamente facili, anzi, e questo J. Edgar non è certamente un eccezione. Voglio dire, per dirne una è un film biografico su un personaggio omosessuale, ed avere tale orientamento sessuale nell’America del 1920 (e coda) era un inferno. (Chissà quante persone che sono andate a vedere il film al cinema sapevano ciò)

Detto ciò, parliamo del film. La premessa è questa: un J. Edgar anziano, con l’aiuto di un redattore, sta scrivendo la sua biografia, la sua storia, concetto che permette continue transizioni (alcune molto, molto ben fatte) tra il “presente” degli anni ’70 (siamo al mandato di Nixon) e la gioventù di Edgar negli anni ’20, e delinea la storia di un uomo bizzarro, il cui unico obiettivo era proteggere la nazione e la gente dai criminali e dalle minacce che opponevano gli Stati Uniti d’America, un uomo complessato in quanto omosessuale in una società che certamente non è pronta e non vuole accoglierlo, che crede nella scienza e nella ricerca, e la cui vita È lavoro, un continuo servizio alla nazione. Sebbene il film presenti i fatti in maniera ovviamente un pò romanzata, è molto fedele alla storia ed agli avvenimenti del tempo. Parlando di libertà artistiche, qui J. Edgar è rappresentato come omosessuale, ma le fonti sono contrastanti, non si sa se queste voci fossero vere o no, ma a quanto pare nella cultura popolare americana J. Edgar era considerato omosessuale, e pare amasse vestirsi con abiti da donna (come il vecchio Edward. D. Wood Jr.), questa ultima cosa rappresentata nel film in maniera meno pesante e diversa da come ci si può aspettare.

Il cast è semplicemente eccellente: DiCaprio, Naomi Watts, Armie Hammer, Jeffrey Donovan…. Come sapranno anche i sassi (è nei poster, nelle locandine, etc.), DiCaprio interpreta J. Edgar, e come gli altri attori, interpreta sia il personaggio giovane sia la sua versione anziana (il make up è superlativo), e diavolo se “Leo” fa un ottimo lavoro a interpretare Mr.Hoover, senza nulla togliere ad Armie Hammer nel ruolo del collaboratore/compagno di Edgar, Clyde Tolson, nè al resto del cast, ma essendo una biografia, sarebbe stato strano se non fosse stata curata fino all’inverosimile l’interpretazione della persona a cui, beh, è dedicata la biografia stessa. Il personaggio è affascinante perché, come ho già fatto notare prima, estremamente complesso. È una persona senza vita sociale, con un enorme senso della giustizia, stufo di vedere la criminalità dilagare (siamo ai tempi dei gangster e delle bande, per fare un nome John Dillinger) anche per colpa di una giustizia ignorante, pigra e lenta, che impone una disciplina rigida e ferrea a sè stesso ed ai suoi uomini per fronteggiare il crimine organizzato. Per proteggere il suo paese e promuovere l’investigazione scientifica diventa l’eroe americano che non è, e col tempo finisce col convincersi di esserlo per davvero. Inoltre era maniacale e voleva sapere tutto, scrivendo interi dossier segreti sui molti presidenti a cui assistette durante la sua lunga carriera, ed era ostile (per non dire razzista) a movimenti come quello di Marthin Luther King.

DiCaprio nei panni di J. Edgar, "versione vecchia". Ottimo make up, devo dire.

Che altro dire? Sebbene sia un film drammatico fantastico e pieno di emozioni, sarebbe potuto durare un pò di meno, (2 ore e mezzo non sono poche, e questo non è un film leggerino, ma neanche mattone) ma per il resto non ho altre lamentele particolari. Non è per tutti, ma se avete visto ed apprezzato anche solo Gran Torino, merita la visione. Per i semplici curiosi è comunque una pellicola da vedere, un “filmone”, oserei dire, un filmone che però non piacerà a tutti, vista la sua particolarità.

In chiusura, vi voglio raccontare una cosa del film che mi ha fatto ridere, in quanto mi è sembrata ridicola, vista poi la cura riposta negli scenari, nei costumi e nel ricreare l’america degli anni ’20: ad un certo punto Edgar va a investigare su un caso irrisolto che coinvolge un bambino rapito, e va in giro a fare domande per creare l’identikit del rapitore; chiedendo informazioni ad un benzinaio sulla targa della macchina guidata dal sospetto, questo non solo si ricorda la persona, ma fornisce pure un foglietto con il numero di targa scritto sopra.

Ora, scusatemi, ma nel 1926 (circa) quale cavolo di benzinaio si scriveva la targa delle tonnellate di macchine a cui faceva il pieno? C’erano le ricevute negli anni ’20 !? E poi, diamine, sto benzinaio dalla memoria d’elefante il foglio l’aveva pure a portata di mano, che culo. XD E detto ciò, passiamo ad un altro articolo.

Stato quì, fatto quò.

(A cura di Wise Yuri)

È tempo di punta-e-clicca, presumo. Il titolo in esame oggi è il titolo indie Ben There, Dan That!, sviluppato dai britannici Zombie Cow Studios.

Il titolo, oltre ad indicare quel tipo di ragionamento che fa ogni giocatore di punta-e-clicca quando si blocca e non riesce a proseguire, il classico “sono stato dappertutto, dovrei avere tutti gli oggetti che mi servono, o ho fatto qualcosa di sbagliato?”, vi dice già i nomi dei protagonisti, Ben e Dan, appunto, un paio di amici inseparabili che vivono nel regno unito.

Già dal titolo si intuisce come il gioco non abbia nessuna remora a prendersi in giro e satirizzare i clichè del genere, ma questo umorismo auto-ironico e paradossale è portato ad un livello ancora più alto rispetto ai titoli Telltale (in particolare penso ai loro Sam & Max), in quanto Ben e Dan sono i classici nerd, appassionati di sci-fi, di videogames punta-e-clicca, e cazzate varie, e oltre a fare continue citazioni (soprattutto ai classici Lucasarts, come Day Of The Tentacle, Full Throttle, Monkey Island) non trovano affatto strano che debbano usare questa logica da videogioco anche per risolvere problemi come la TV che non prende, anzi, spesso se ne vantano, dicendo roba tipo “Non te la prendere, ho molta più esperienza io nel combinare una cosa con un’altra cosa, c’è poco da fare”. È ancora meglio di quanto fatto dalla Telltale a questo riguardo, un mix fantastico di auto-ironia, citazioni a-go-go, comicità non-sense e paradossale, humour nero, ed a spruzzi volgare (ma esilarante comunque), il tutto condito da un tocco british.

La premessa del titolo è che Ben e Dan, dopo aver costruito un’antenna artigianale per evitare la “catastrofe” di non vedere Magnum P.I., si ritrovano in un’astronave aliena, e dovranno capire come cavolo uscire da sto casino, utilizzando le loro abilità nei punta-e-clicca, e le loro tasche giganti in cui tenere miriadi di oggetti. Il titolo è molto divertente, ma soffre di alcuni problemi. Considerando che è stato fatto con un tool apparentemente “strasemplice”, non penso si possa considerare la grafica, sghemba e spartana (sembra qualcosa che esce fuori dal libro dei disegni di un bambino delle elementari), uno dei sopraccitati problemi, ma c’è da dire che non è certamente attrattiva, anche per chi se ne cura il giusto dell’aspetto tecnico di un gioco. La cosa buona è che dopo un pò non ci fate neanche più caso, siete troppo impegnati a sganasciarvi dalle risate. 🙂

Le citazioni abbondano. Petardo nel culo a parte.

I veri talloni di achille del titolo sono due: i controlli e la longevità.

Parlando dei controlli, non è il sistema di controllo in sè il problema, con il classico inventario, e con la possibilità di scegliere con il clic destro del mouse l’azione (parlare, interagire, usare Ben, camminare) eseguibile col clic sinistro, come in Sam & Max: Hit The Road. Il problema è che il puntatore è fin troppo schizzinoso, e se ci sono più oggetti con cui interagire vicini l’un l’altro, spesso finite per esaminare quello che non volevate, e non è facile capire bene, soprattutto all’inizio, perchè cavolo sentite ancora quel commento di Ben o Dan anche se il puntatore sembra sopra l’oggetto. Il “trucco”, per così dire, è posizionare il puntatore leggermente verso il basso e verso destra rispetto a dove si trova l’oggetto. Nulla di atroce, ma molto più fastidioso di quello che dovrebbe essere. Mi sono poi accorto che funziona così perchè c’è una freccia sull’indicatore, per l’appunto rivolta verso sinistra e verso l’alto (detto così sembra più complicato di quello che è, immaginate di vedere le 10 indicate su un orologio analogico). Col senno di poi mi verrebbe da pensare “come ho fatto a non pensarci prima ?”, ma… anche no.

L’altro difetto è la longevità, in quanto i puzzle sono ben congegnati e tutto, ma non sono nulla di particolarmente tosto o memorabile, e la fine arriva dopo 3/4 ore, il tempo necessario per finire un episodio di una serie Telltale (le quali hanno generalmente 4 o 5 episodi). Però, visto l’humour fantastico e il fatto che sia questo gioco che il seguito, Time Gentlemen, Please!, siano venduti in bundle a 4 euro su Steam (e se attende qualche offerta, anche di meno), ne vale la pena. è un buon buon punta-e-clicca, ma non così eccezionale come la critica lo dipinge, “solo” molto bene fatto. 🙂

Spider-Man Collection 33
(A Cura di Celebandùne Gwathelen)

Spider-Man Collection 33

E ancora una volta ci ritroviamo a parlare del nostro tesiragnatele preferito. Quante ne combinerà questa volta? Come farà pace con Gwen dopo la sua avventura a sei braccia? Come riuscirà a finire, tra tutti i posti del pianeta, nella Terra Selvaggia? Scopriamolo in questi albi!

  • The Power to Purge! da Marvel Team Up 3del 7/72: Collocato teoricamente subito dopo la vicenda con Morbius dello scorso numero, Marvel Team Up 3 narra di come un ragazzo di colore salva Morbius dalle acque del fiume Harlem, e in seguito viene attaccato dallo stesso Morbius, affamato e deciso a recuperare le forze. Frattanto, alla base dei Fantastici Quattro, si presenta una donna che presto si rivelerà la ragazza del Premio Nobel Michael Morbius, che narra come il suo ragazzo si sia trasformato in Vampiro. Johnny Storm si ricorda di un simile avvenimento narratogli da Spidey, e vola per la città per cercarlo. Altrove, vediamo che Morbius ha trasformato il suo salvatore in un nuovo vampiro, che non ha molto di buono in mente. Così, mentre Spidey e la Torcia umana si presentano in aula del professore Jorgenson, un esperto del lavoro di Michael. I giovani cercano di capire cosa succede, quando si ode un urlo dal Campus, e presto si scopre che è Morbius che ha ucciso un barbone dopo aver fallito di resistere alla sua sete. I due cercano di immobilizzare il vampiro, ma gli studenti del campus pensano che due supereroi se la stiano prendendo con uno studente e si mettono dalla parte del vampiro. Quando anche Jacob Bolt, fratello dell’appena trasformato Jeff Bolt, si immischia nella lotta, Morbius cerca di succhiare sangue anche a lui. E’ in quel momento che Jeff si avventa su Morbius, che però lo scaglia lontano, facendogli sbattere il cranio contro delle pietre e uccidendolo inavvertitamente. Fuggendo, Morbius rivela agli studenti del campus la sua identità di vampiro, e i ragazzi si rendono conto della cavolata appena fatta. Johnny e Spidey rimangono sulla scena ad osservare Jacob in lutto sul corpo senza vita del fratello.
  • Walk the Savage Land! da Amazing Spider-Man 103del 12/71: Storia collocata anch’essa poco dopo gli avvenimenti con Morbius, assistiamo ad una riunione del Daily Bugle in cui Jonah avvisa la gente delle pessime vendite dell’ultimo periodo a causa della crescente diffusione della TV, che meglio di qualsiasi giornale riesce a diffondere le notizie in tempo reale (e questo negli anni ’70!). E’ durante questa riunione che Jameson vede in TV l’intervista a un certo Mr. Calkin, che racconta di aver visto un enorme mostro nella Terra Selvaggia, che ha distrutto tutto l’accampamento del suo gruppo di esploratori. Jameson dice che fare un servizio straordinario su questa creatura potrebbe far risalire le vendite, e vuol che Parker sia dei loro su questa spedizione essendo il loro miglior fotografo, nonchè sotto contratto. Pete sperava di passare un pò di tempo con la sua morosa, adesso che finalmente è finito l’incubo a sei braccia, ma questo non può che rovinare i suoi piani. Disperato di far di nuovo soffrire Gwen, Pete la trascina con sè al Bugle per dire qualcosa a Jameson che non scopriremo mai. Appena i due innamorato infatti giungono in redazione, il caporedattore afferma che portarsi Gwen sarebbe una cosa stupenda, anche per avere un parere femminile su tutta la vicenda. E con il sì di Gwen, il gruppo parte alla volta dell’Antartide, sotto i cui ghiacci si dovrebbe trovare la florida giungla della Terra Selvaggia (perchè poi?). Comunque vada, la spedizione, con foto di Gwen in costume e diversi momenti di esplorazione, viene interrotta quando un gigantesco essere di nome Gog, in perfetto stile King Kong, scopre Jamson, Parker e Calkin e rapisce Gwen per portarla via nella giungla. Pete cerca di seguirli, ma viene buttato giù da un dirupo e creduto morto da Jameson e Calkin. Scopriamo invece che Pete sopravvive e che Gog porta Gwen da nessun altri che Kraven il Cacciatore, che si è auto nominato Re della Terra Selvaggia. E’ proprio in quel momento che Jameson incontra Ka-Zar e gli narra dei recenti avvenimenti, al che il vero Signore delle Terre Selvagge va in cerca di Gwen. Altrove, Pete cerca di inseguire Gog, ma dopo una breve lotta con un gigantesco serpente, incappa in delle Sabbie mobili, da cui non riesce a uscire..
  • The Beauty and the Brute da Amazing Spider-Man 104 del 1/72: Dopo un breve riassunto, vediamo come è proprio Ka-Zar a salvare Pete dalle sabbie mobili in cui è intrappolato, e i due decidono di cercare Gwen insieme. Così, da un lato Spidey cerca di distrarre Gog, e dall’altro Ka-Zar affronta Kraven, che nel frattempo ha spiegato a Gwen i motivi per cui lui vuole regnare sulle Terre Selvagge. Il motivo non è altro che una vendetta personale contro Ka-Zar, che era riuscito a sconfiggerlo due volte in passato, e ora con l’aiuto di Gog, un alieno ritrovato su un’astronava precipitata qui e affondata nelle paludi della Terra Selvaggia, ha finalmente avuto l’occasione giusta per vendicarsi. La lotta tra Kraven e Ka-Zar volge al peggio, quando all’improvviso Zabu salva la situazione che permette a Ka-Zar di buttare Kraven giù da una scarpata, da cui non sappiamo che fine fa. Intanto Spidey trascina Gog verso le stesse sabbie mobili in cui lui stesso stava affondando, e lo lascia affondare lì. Ka-Zar riporta Gwen a Jameson, e Pete decide di fare il suo ingresso in scena fingendo di essere su degli alberi che hanno attutito la caduta, ma lo hanno fatto svenire per ora. Il gruppo, riunito, decide di abbandonare le Terre Selvagge dopo questa disavventura.
  • Captain America: Back from the Dead?! da Young Men 24 del 12/53: Storia che, ancora una volta, non c’entra nulla con Spidey ma rinarra una storia di Captain America e del falso Teschio Rosso incontrato da Pete in cerca dei suoi genitori in uno degli Annual a lui dedicati. In questa storia vediamo come il Teschio Rosso, convinto della morte di Steve Rogers, cerca di assaltare l’edificio delle Nazioni Unite. Rogers e il suo assistente Bucky indossano i loro costumi per sconfiggere Teschio Rosso e salvare la giornata.
Amazing Spider-Man 103

Copertina Originale di Amazing Spider-Man 103, con Spidey, Gwen, Ka-Zar, Zabu e Gog!

Numero discreto, che in appendice contiene anche diversi schizzi di John Romita, scartati per alcuni numeri intorno alla 70ina di Amazing Spider-Man, che ci dimostrano ancora una volta l’indubbia capacità del disegnatore americano. Max Brighele deve essere davvero un accanito fan di Romita, per volerlo riproporre così spesso su SMC! Sono d’accordo sulla bravura di John Senior, ma secondo me si sta un pò esagerando.

Comunque sia, per quanto la storia stessa di questi numeri non sia nulla di eccezionale, e Kraven diventa, apparizione dopo apparizione, un super-criminale sempre più ridicolo e infantile, il modo in cui questi episodi sono narrati dal bravissimo Roy Thomas ha quasi qualcosa di moderno, e mi ricorda molto da vicino il modo in cui, fino a qualche anno fa, venivano raccontati i più recenti albi di Spider-Man. Fino ad ora, infatti, quando le pagine di Spidey avevano didascalie, venivano scritte da Stan Lee e soci da un punto di vista di un narratore onniscente, che trasporta con la mano il lettore da una scena all’altra, sapendo già cosa vi accade. In questo numero, o forse da questo numero in poi, le didascalie vengono scritte da un narratore che commenta e vive la vicenda con noi, senza sapere però già cosa accade nella prossima pagina o vignetta. Personalmente, apprezzo questo stile di story-telling molto più di quello usato fino ad ora, e spero vivamente che rimarrà in questo modo d’ora in poi.

Per il resto, nulla da dire, la storia è discreta, in particolare quella iniziale con Morbius non è nulla di chè, ma vengono ripresi e riportati in primo piano alcuni personaggi o elementi che da diverse storie venivano un pò bistrattati, come Jameson e il Daily Bugle, e anche la storia con Gwen pare di nuovo andare un pò meglio. Povero Peter. Quante ne vedrà ancora…

Voto Personale: 7,5/10

E con questo per oggi abbiamo concluso. Settimana prossima faremo una pausa da Spider-Man Collection per dedicarci ad un fumetto che è un classico della fumettistica Europea, creato da due autori francesi tra i più famosi al mondo. Vediamo se indovinate a cosa sto accennando! 😉
Per il resto, spero che il nuovo logo sia di vostro gradimento, lasciateci qualche commento (negativo o positivo che sia) e ci si rivede tra sette giorni! =)

3 Risposte to “The Weakly Hobbyt #50”

  1. Dunther Says:

    -Heavenly Sword
    Hai già sentito la mia al riguardo nell’articolo scritto da Wise 😀 .

    -Firmato: Edgar Hoover.
    Mai sentito sto film prima, interessante.

    -Stato quì, fatto quò.
    Innanzitutto mi fa piacere che tu ci abbia giocato, io non ho ancora trovato il tempo.
    La longevità bassa era risaputa, ma per un prezzo così basso non lo considererei un difetto (tra l’altro, c’erano anche in un Indie Gala, se ricordi).
    La critica lo dipinge come una buona avventura, e mi sembra di capire che ci siamo con questa definizione.
    Piuttosto, nessun commento sulla Special Edition?

    • Wise Yuri Says:

      a pensarci bene, ho giocato direttamente la special edition, non so cosa cambia dalla versione originale, indi non ho potuto fare il confronto.

      • Dunther Says:

        FEATURES:
        >> New swishy graphical enhancements throughout! Ben There, Dan That! is now exponentially more gorgeous and sexy to look at.
        >> A stunning jazzy Sam and Max: Hit the Road homage-y soundtrack! Music that will caress your ears and grate infuriatingly as you fail to solve a puzzle.
        >> More sound effects!
        >> Some better signposting for the puzzles people didn’t get, or the objects they couldn’t see!
        > The more-readable font from Time Gentlemen, Please!, enhancing brand synergy across the series.
        >> Fixes some boring Windows 7 issue a few people were having.

        Chissà com’era prima…


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