Buongiorno/pomeriggio/sera, lettori del Weakly. Volevo condividere con voi questa perla del nuovo comico di corte, Mario Monti, che offre barzellette molto più elaborate ed un umorismo più sottile rispetto al suo precedessore: “”i giovani devono abituarsi al fatto che non avranno un posto fisso per tutta la vita. Tra l’altro, che monotonia il posto fisso”. Un fine umorista. Ma non perdiamo altro tempo in battute, e passiamo agli articoli di questa settimana, buona lettura! 🙂
Asterix il Gallico
(A Cura di Celebandùne Gwathelen)
Chissà se nel 1959, quando Renè Goscinny e Albert Uderzo disegnarono le prime vignette di Asterix per il giornaletto Pilote, avessero la più pallida idea del successo che avrebbero avuto grazie a questo piccolo ma astuto gallico che avrebbe combattuto, per ventenni a seguire, le truppe romane di Cesare e soci. Quando la storia che scrissero a spezzoni per Pilote venne presa da parte e stampata in un unico volume (Asterix il Gallico, appunto), e le vendite superarono le più rosee aspettative, una nuova leggenda era nata.
Asterix divenne un “supereroe” di successo internazionale e le sue avventure vennero tradutte in tutte le maggiori lingue europee.
Per quelli tra voi che non lo conoscono (SHAME ON YOU!!), le vicende di Asterix avvengono nel 50 a.c., epoca in cui tutta la Gallia (più o meno l’attuale Francia) era stata invasa dalle legioni romane e i grandi capi delle tribù, come Vercingetorige, avevano ricevuto l’obbligo di deporre le armi ai piedi di Giulio Cesare. Ma, come vedremo, non tutte la Gallia era stata invasa; un piccolo villaggio di galli nell’Armorica continuava a resistere all’invasione romana, nonostante l’assedio di quattro accampamenti romani chiamti Aquarium, Babaorum, Laudanum e Petibonum. E’ in questo villaggio che abita Asterix (e il suo migliore amico, Obelix), protagonista indiscusso di questi fumetti.
Nel primo numero, gran parte della vicenda si svolge tra il villaggio dei galli e l’accampamento di Petibonum, in cui il centurione Caius Bonus vuole riuscire a capire come mai i Galli sono così forti da stendere ogni sua pattuglia mandata nei dintorni del villaggio. E’ così che, mentre nel villaggio veniamo introdotti a Panormix, il druido del villaggio nonchè responsabile della pozione magica che rende i nostri guerrieri così forti, a Petibonum il centurione pensa di mandare una spia nel villaggio gallico per venire finalmente a conoscenza del segreto dei suoi avversari. Dopo un crudele giochino, viene scelto il giovane e inesperto Caligula Minus per questo compito, ma il piano va sorprendetemente bene e dopo aver fatto credere ad Asterix ed Obelix di essere un prigioniero romano di nome Caligulaminix, viene portato nel loro villaggio. Lì va in giro per il villaggio, rimanendo totalmente shockato dalla visione di Fabbri che lavorano il metallo con i pugni, Obelix che trasporta Menhir da solo e così via. In qualche modo, quindi, riesce a convincere Asterix e Obelix di rivelargli il loro segreto per poter tornare dalla sua famiglia a Lutetia senza venire di nuovo catturato dai romani, e così il druido viene costretto dai due eroi a preparare la pozione per la spia. Poco dopo, però, l’inganno di Caligula Minus viene scoperto e prima che Asterix o qualsiasi altro gallo riesca a fermarlo, il romano torna a Petibonum per avvisare Caius Bonus della sua scoperta.
Ecco uno scan della primissima pagina di Asterix!
E’ così che il centurione decide di rapire il druido mentre quest’ultimo è in giro per la foresta a raccogliere ingredienti per le sue pozioni. Il piano riesce, ma nonostante diverse torture, Panoramix rimane muto come un pesce. Nel frattempo, nel villaggio, Asterix inizia a preoccuparsi per il mancato ritorno del druido, e si dirige nella foresta per cercarlo. Lì, grazie ad un incontro con un venditore di buoi, viene a sapere del rapimento del druido e nascosto nel suo carro pieno di fieno, si infiltra nel accampamento di Petibonum. Durante la notte, Asterix esce dal suo nascondiglio ed esplora l’accampamento romano. Così viene a sapere del piano di Caius Bonus, che intende diventare lui Imperatore una volta messa mano sulla pozione gallica. Con queste info, il coraggioso gallico cerca Panoramix e sfruttando il timore che i legionari ormai hanno di loro, si addentra nella sua tenda. Lì i due preparano un paio per la fuga, che mettono in atto dal mattino successivo. E’ così che i due prendono per i fondelli i romani per giorni e giorni, premettendo loro la pozione, dandogliene una sbagliata, facendoli uscire pazzi e riuescendo infine a preparare una piccola porzione per se stessi con la quale riescono a fuggire dall’accampamento.
All’improvviso però si trovano circondati da orde e orde di truppe romane, e sarebbero stati finiti se non fosse che Cesare stesso si sia recato nella tenda di Caius Bonus, col quale si arrabbia oltremodo per non essere stato accolto col giusto rispetto. Quando il centurione gli spiega la situazione, Cesare rimane ancora più stupito nell’apprendere che l’intero accampamento sta combattendo contro soli due galli. Il cesare si lascia portare da “questo duo che da solo riesce a tenere testa alle [sue] legioni”. Quando, giunto di fronte ai due, Asterix racconta a Cesare i piani segreti di Caius Bonus, l’imperatore li lascia andare per il serizio che gli hanno fatto, ma promette loro che si rivedranno in un futuro non troppo lontano. Caius Bonus ed i suoi cospiratori, invece, vengono mandati in mongolia a sedare lì le rivolte dei barbari.
Asterix e Panoramix tornano al villaggio, ed è festa grande.
Ormai sto prendendo l’abitudine a recensire dei “Numeri Uno” di fumetti, comics, manga e quant’altro, e anche questa volta guardare oltre all’ovvio invecchiamento che tali albi subiscono, non è facile ma fattibile.
Lo stile di disegno, per esempio, è ancora fresco della nascita dell’eroe (Obelix nella prima tavola ha un’ascia, che poi non avrà mai più!), e molti personaggi sono solo un’ombra di ciò che saranno in futuro (in particolare Assurancetourix), ma la caratterizzazione c’è già tutta: Asterix intelligente e avventuroso, Obelix forte ma dal buon cuore, Panoramix saggio e sagace, e così via. I romani fanno proprio la figura dei fessi in questo albo, ma cosa c’era da aspettarsi in un fumetto disegnato da un duo franco-belga? 😉 Ciononostante, la storia narrata è abbastanza convincente, fa sorridere nei momenti in cui questo era voluto e diverte dall’inizio alla fine. Complimenti ad Uderzo, complimenti a Goscinny, spero che in futuro riuscirò a recensirvi altri albi del duo e per ora, si continua col programma del Weakly! =)
Voto Personale: 8/10
All Hail Uncle Sam!(A cura di Wise Yuri)
Devo ammetterlo, scrivendo questo articolo non ho potuto evitare di pensare alla canzone “Amerika” dei Rammstein. Ma non sono qui per parlarvi di una delle mie canzoni preferite del gruppo tedesco, ma bensì del videogame Just Cause 2, sandbox sviluppato dalla Avalanche Software per Playstation 3, X-Box 360 e PC.
Just Cause 2 non è altro che uno di quei sandbox action (detti anche free roaming) alla GTA, in cui potete scorrazzare per ambientazioni enormi su vari veicoli, facendo missioni, esplorando alla ricerca di collectibles da raccogliere, o semplicemente sparando a tutto quello che si può distruggere, seminando caos e scappando dalle autorità a piedi od a bordo di bolidi. Pur essendo un gioco, che a guardarlo distrattamente, non dareste un centesimo, si è rivelato un titolo molto piacevole, e genuinamente divertente, molto più di quanto possa dire di GTA IV; pur avendo apprezzato la voglia di tornare, con alcune modifiche ed aggiunte, alla struttura di GTA 3, e spazzando via la totale esasperazione dei collectibles di San Andreas, la Rockstar ha tristemente reso la nuova Liberty City più vuota di prima, con esercizi di stile fine a sè stessi (come l’autolavaggio e lo strip club, la cui utilità è veramente vicina allo zero), e portando via del divertimento alla formula base, alla ricerca di un maggior realismo. Non ho nulla contro il ricercare un approccio più realistico in questo genere di videogames, ma non a scapito del divertimento.
Ad ogni modo, mi avete già sentito fare questi discorsi, e alla fin fine farei prima a recensire sto benedetto GTA IV (e rigiocarmi San Andreas), invece di parlarne a spizzichi, ma non è nei miei progetti. Chiudendo sta benedetta parentesi, è ironico come questo gioco poco noto di una software semi-sconosciuta si sia rivelato molto più godibile e divertente di un progettone ipercurato ed ipercostoso della famosa Rockstar.
La prima cosa da far notare nel titolo è come, al contrario di GTA IV (lo so cosa ho scritto un paragrafo fa, ma non c’è titolo più adatto per il paragone) o dei GTA in generale, se ne freghi totalmente della storia, dei personaggi e della narrazione, e si concentri in maniera totale sul gameplay. Sul serio, la trama sembra uscita da un film d’azione anni ’80 di serie Z, come i dialoghi e i personaggi, ed è esilarante perché il tutto è ridicolo e risibile, ma il gioco se ne frega altamente, e va dritto al punto. La premessa è che Rico, un super-agente super tosto americano (protagonista anche del primo Just Cause), è stato inviato sull’immaginaria isola dell’est-asiatico Panau, per rovesciare il regime del dittatore Baby Panay, non più filo-americano, e per cercare il suo ex-boss Tom Sheldon, che si presume sia diventato un nemico dell’america. è un pretesto banale quanto volete, ma più che sufficiente per farvi combinare casino a destra a manca.
Ed il “casino” è al centro dell’economia di gioco, e la meccanica che sorregge il gioco funziona così: ottenendo Kaos, riempirete pian piano delle barre che una volta piene sbloccheranno il corrispettivo contenuto, come una nuova missione della storia, un nuovo oggetto al mercato nero, una nuova conquista della roccaforte, od una nuova missione delle varie fazioni criminali. Big question: come si ottiene Kaos? Distruggendo tutte la roba governativa, indicata dal simbolo di uno scorpione, completando le varie missioni, raccogliendo i diversi tipi di collezionabili, e superando le varie gare a checkpoint via via disponibili. Ma siccome le immagini valgono più di mille parole, ed un video ancora di più, vi lascio ad un filmato di gameplay, registrato dal sottoscritto grazie all’opzione “cattura filmato” presente nella versione PS3 di Just Cause 2. Mi scuso se il video a volte scatta, ed è lungo solo 10 minuti, ma la qualità finale non dipende da me, e purtroppo è possibile catturare solo 10 minuti di gioco in questo modo, comunque molto comodo, visto poi che il sottoscritto non possiede software per la registrazione audio/video da tv o console.
Piccola nota: non vedrete apparirvi la percentuale di completamento quando raccogliete/distruggete qualcosa fin da subito, ma solo una volta terminate le missioni storia e finito il gioco.
Come avrete visto, Rico può portare con se due armi piccole (mitragliette o pistola), due tipi di esplosivi, ed un arma pesante, come un lanciarazzi od un fucile d’assalto. è possibile scambiare un’arma con un altra dello stesso tipo, ed è possibile impugnare due armi piccole allo stesso momento (due pistole, due revolver, due mitragliette, un fucile a canne mozze ed una pistola, come volete voi) rinunciando alle granate o C4. Ma la vera arma, ed oggetto indispensabile sia per i combattimenti che per l’esplorazione, è il vostro fido rampino, un vero e proprio “coltellino svizzero” su cui potete sempre contare, in quanto è utilissimo sia per far precipitare cecchini e farli cadere verso la propria morte, quanto per spostarsi rapidamente tra montagne, foreste e via dicendo. Come potete vedere dal video, con un pò di creatività il rampino vi salverà sempre le chiappe. Volete scappare? “Rampinate” un albero od una superficie, aprite il paracadute e volate via. Finite le munizioni? Fate avvicinare il nemico afferrandolo con il rampino, uccidetelo con l’attacco corpo a corpo (sempre con il rampino), e prendete le sue munizioni e/o armi.
Una cosa che il tool di cattura video del gioco non ha mostrato (non lo registra proprio) è il Mercato Nero: dopo alcune missioni potrete chiamare un elicottero, e farvi consegnare da esso armi e veicoli praticamente ovunque, ma non solo, in quanto vi potete far portare in un qualsiasi posto scoperto sulla mappa. Parlando di mappa, l’isola di Panau è ginormica, con tonnellate di posti da visitare, ma fortunatamente la navigazione è aiutata dalla sopraccitata possibilità di farvi portare in qualsiasi luogo già visitato, le diverse tipologie di mezzi che potete utilizzare per muovervi (auto, moto, quad, aerei, elicotteri, jet, barche) e la possibilità di impostare un segnale GPS sulla mappa. I mezzi sono di parecchi tipi, e la fisica è generalmente molto buona, ad eccezione delle auto che a volte risultano ipersensitive e con una fisica più da telefilm anni ’80, facendovi andare in testacoda anche sull’asfalto, ma in ogni caso il realismo qui non è di casa, indi non aspettatevi Ferrari Challenge.
Croce e delizia del titolo, come in ogni sandbox, sono i collezionabili, che qui sono davvero, davvero tanti, ma fortunatamente la maggior parte ha un utilizzo, come i pezzi di armatura, che ogni tot. pezzi raccolti aumentano la vostra salute, e le parti di armi e veicoli, utilizzabili per potenziare, appunti, armi e veicoli. Ci sono poi oggetti specifici di ognuna delle tre fazioni criminali presenti sull’isola, che danno solo kaos e denaro, ma gli sviluppatori hanno avuto il buon senso di indicarli fin da subito sulla mappa, in modo che sappiate dove cercarli, invece di vagare a caso sperando di imbattervi in “1 valigia di droga su 100”. A venir in vostro aiuto c’è anche un antenna che appare sulla minimappa quando siete vicino ad un collezionabile, più siete vicini ad un oggetto e più segnale “prende”.
Devo dire che non sono un amante di questo genere, ed ero molto, molto scettico su questo titolo, considerando poi quanto poco avevo apprezzato GTA San Andreas (3 città enormi, trilioni di collezionabili, ed un personaggio da tenere pure in peso forma me lo fecero abbandonare dopo poche ore), ma la “prova su strada” mi ha fatto ricredere. Ovviamente non è un capolavoro, meno collezionabili e missioni un pizzico più variegate sarebbero state gradite, ma la formula funziona, è divertente esplorare l’isola, è divertente sparare, buttarsi da un aereo e sfrecciare senza paracadute verso il suolo, è divertente guidare auto, moto e capperi vari, ogni tanto le missioni sorprendono con qualche novità inaspettata, ed è il primo sandbox in cui mi diverto davvero a cazzeggiare.
Avevo sentito dire che il primo Just Cause aveva preso bastonate dalla critica, più che altro per grafica ed un sistema di gioco un pò troppo rozzo, ma non posso fare il confronto, non avendo mai giocato il primo. Non che Just Cause 2, a livello di “trama”, lo richieda, se avessi saltato tutte le cutscene e dialoghi vari non sarebbe cambiato nulla. XD Per quanto riguarda la grafica il titolo si difende molto bene, il sonoro è più che altro un ammasso di “bang, boom, crash, vroom” e vari commenti sia di Rico che dei nemici, e qualche musichetta di sottofondo, ma fa il suo lavoro e ci sono un paio di tracce molto, molto gradevoli. Il doppiaggio è buono, ma poteva essere migliore, e ci sono alcuni momenti esilaranti, come quando incontrate un informatore che parla come un uomo di colore stereotipato, il che è reso ancora più ridicolo da come le truppe militari siano tutte di colore ma parlino in maniera normale. XD
Il titolo non si prende sul serio e non pretende di essere quello che non è, e stringi stringi ci ho passato su una 30ina d’ore prima di finire la storia, e senza fare grandi interruzioni (tipo giocarlo con una certa regolarità per una settimana, poi lasciarlo da parte e riprenderlo dopo uno/due mesi). Non rivoluzionerà nulla, ma è un gioco che fa del “me ne frego” il suo motto, senza però tralasciare il gameplay, proponendo un esperienza videoludica genuinamente divertente anche per chi non stravede per i sandbox action.
Visto il successo postumo ricevuto dal titolo e il fatto che la Avalanche non ha negato la possibilità di un terzo “giusta causa”, non mi sorprenderei affatto se tra qualche mese spuntasse il preorder di Just Cause 3. Onestamente, se lo fanno bene, perchè no? Solo la prossima volta vorrei delle missioni di conquista delle basi più variegate, sì, sono poche ed hanno utilità ai fini di gioco, ma sono davvero tutte uguali.
Detto ciò, se volete dargli una chance, c’è anche da dire che ormai si trova a pochissimo sui siti inglesi, per 13 euro ve lo portate a casa nuovo, non male come prezzo per far prevalere l’america a colpi di bazooka ed esplosioni giganti, come diceva la nonna. 🙂
Age of Empires – Rise of Rome
(A Cura di Celebandùne Gwathelen)
E’ passato parecchio tempo da quando vi ho parlato del primo Age of Empires (nel lontano Weakly Hobbyt 10), e anche se ho finito anche la sua espansione Rise of Rome un bel pò di tempo fa, non ho ancora avuto la possibilità o il tempo di parlarvene.
Rimedieremo oggi, mi sa! =)
Rise of Rome è il primo e unico Expansion pack dell’originale Age of Empires, e come il titolo lascia prevedere, focalizza la sua attenzione sull’ascesa della civiltà e dell’impero romano. Alle quattro campagne originali del gioco (che, ve lo ricordo, vi vedevano alla guida di Egizi, Greci, Babilonesi e Yamato), ne venivano aggiunte ulteriori quattro, tutte più o meno incentrate su Roma e dintorni.
Inoltre, al gioco venivano apportate numerose migliorie, come la possibilità di accodare la produzione di più unità, una migliore intelligenza artificiale e quattro nuove civilità con cui misurarsi (appunto i romani, nonchè palmirensi, macedoni e cartaginesi). Per il resto, le meccaniche di gioco rimangono più o meno invariate: grazie ai cittadini si raccolgono risorse (cibo, legna, pietre, oro) grazie alle quali si addestrano unità militari o ricercano nuove tecnologie, grazie alle quali a loro volta si avrà la supremazia sul nemico che verrà infine o battuto in maniera militare o grazie alla costruzione e al mantenimento di una meraviglia.
Per quanto Rise of Rome introduca tutte queste succose civiltà con cui affrontare le mappe casuali (dopo la campagna, sono queste il vero cuore del gioco e quella modalità in cui io, personalmente, ho gettato più ore della mia vita di tutte!), ci sono anche alcune cose di questa espansione che non mi sono piaciute moltissimo.

Rise of Rome è un pò un more of the same: battaglie via terra e via mare abbondano, e come potete vedere, le unità nuove non mancano!
Partiamo dalle Campagne: per quanto numerose (tante quanto le quattro originali), ho trovato queste molto meno interessanti di quelle presenti nell’originale. Lì abbiamo conosciuto e portato alla gloria prima gli egizi contro cananensi e simili, poi i greci difendendoli dai temibili persiani e spartani, poi gli Yamato portandoli a combattere la potente cina e infine i Babilonesi con la difficilissima presa di Ninive. In queste quattro campagne, ci saranno solo e unicamente i romani al centro dell’attenzione. La prima campagna ci farà vivere l’avvento della civiltà romana dalla nascita di roma alla repubblica, seguiranno le imprese di Cesare contro i pirati e i galli, poi vivremo il periodo della Pax Romana, inclusa la calata degli Unni di Attila. La quarta caampgana, intitolata “I Nemici di Roma”, dopo che mi ero sorbito tre intere campagne giocando solo e unicamente la civiltà romana, mi sembrava essere la tanto attesa ventata d’aria fresca di cui l’espansione aveva bisogno. Eppure, dopo un’iniziale scenario in cui guidiamo Pirro alla conquista dell’Italia settentrionale, veniamo di nuovo gettati nei panni romani intenti a combattere i greci, i persiani e la rivolta capitanata da Spartaco.
Quello che quindi davvero manca alle campagne dell’espansione è la varietà: presto vi annoierete a guidare sempre e solo la stessa civilità, e per quanto alcuni scenari siano parzialmente interessanti, al gioco avrebbe giovato una campagna sulle gesta dei macedoni o cartaginesi.
Sulla longevità del gioco non ho nulla da dire, le quattro nuove civilità aggiungono abbastanza sfida, e le campagne stesse, per quanto contengano molti scenari in meno di quelle originali, sono abbastanza lunghe da giustificarne la giocata, anche a fronte della sopra citata ripetitività e un certo grado di tediosità che ne deriva.
Un’altra cosa che mi ha lasciato perplesso è stata la totale rimozione della colonna sonora originale del gioco, sostituito da una nuova. Avrebbero invece magari potuto aggiungere le canzoni nuove a quelle vecchie, ma vabbè. Il comparto grafico ha invece subito solo migliorie marginali; il bello è che in questo tipo di gioco la grafica non è davvero un “game changer”, e quindi oggi come allora, il gioco può venire goduto appieno indipendentemente dalla macchina che state usando.

Poco sorprendentemente, i romani hanno come meraviglia una costruzione simile al colosseo!
In conclusione? Espansione più che riuscita, nonostante le campagne proposte sono di gran lunga meno interessanti e coinvolgenti delle originali. Per fortuna, con le quattro nuove civilità, cambi di gameplay e migliorie all’intelligenza artificiale nemica, Rise of Rome riesce ad essere un gioco valido anche al giorno d’oggi. Se amate Age of Empires, amerete anche Rise of Rome.
Voto Personale: 8/10
Stato Qui, Fatto Quò: Episodio 2
(A cura di Wise Yuri)
Il numero scorso vi ho parlato di Ben There, Dan That!, punta-e-clicca indie molto british, e già che c’ero ho deciso di prendere a mano anche il seguito, intitolato Time Gentlemen, Please!. Siccome è impossibile parlare del gioco (anche non andando nel dettaglio) senza rivelare la fine del precedente, avverto che dovrò spoilerare, quindi chi non vuole rovinarsi la trama di Ben There, Dan That! smetta di leggere adesso e passi oltre questo paragrafo.
Ripeto:
ATTENZIONE: SPOILER.
Dopo aver scoperto che quelli dietro ai casini nella stazione aliena altri non sono che dei Ben e Dan malvagi provienenti dal futuro, e dopo che queste versioni future-malvagie si vaporizzano in quanto paradossi (non possono esistere due Ben e Dan allo stesso tempo, per quanto ne so di fisica quantistica, o quello che è), tocca ai Ben e dan “presenti” rimediare alla realtà creata dalle loro versioni future, in cui i due amici sono tiranni assoluti del mondo, ma anche in cui la popolazione è quasi tutta morta, in quanto si è solo curata di adorare Ben e Dan. Il duo ragiona e dopo qualche viaggio temporale ipotizza che l’unico modo per fermare loro stessi dal creare sto casino è impedire che vengano inventate le grucce (se avete giocato al primo gioco saprete cosa intendo), ma rendono il tutto ancora più complicato. devo ammettere, mi fa un pò male la testa a leggere quello che ho scritto. @_@
FINE SPOILER
La grafica e il sonoro sono gli stessi di Ben There, Dan That!, idem per i controlli, per cui vi rimando allo scorso numero del Weakly, non c’è davvero altro da aggiungere a riguardo. Potevano però rendere meno schizzinoso il puntatore, ma a questo punto (premesso che abbiate giocato il primo titolo) ci avete fatto la mano. L’unica fastidiosa novità sui controlli è come l’inventario sparisca subito se posizionate il puntatore un pizzico fuori dal riquadro, diavolo com’è sensibile.
I problemi di questo titolo sono altri, e purtroppo sono di quelli fatali per un gioco del genere. Onestamente non è tutto da buttare, e per le prime 4 ore, il gioco è molto divertente e godibile, ma poi il tutto scade in un continuo altalenarsi di puzzle risolvibili con la logica e pensandoci sopra, e vaccate totalmente a caso, soprattutto “vaccate criptiche a caso” che richiederebbero ore di “provo a combinare tutto con tutto finché non trovo un modo di avanzare” senza utilizzare una guida, ed utilizzare un walkthrough in un gioco del genere vuol dire togliersi tutto il divertimento. Sarò onesto, non mi sento affatto colpevole o imbranato per aver utilizzato una guida per finire il titolo, considerando poi che la maggior parte delle cose su cui mi bloccavo richiedevano davvero ore e ore di “combino questo con questo ad libitum finchè non becco la combinazione giusta”. Non che non ce ne fossero di cose a caso anche nei Monkey Island (ricordate la scimmia da utilizzare come chiave inglese di MI 2?), ma qui non si parla di “due vaccate”, magari.
Altro problema è il fin troppo backtracking richiesto, che dipende principalmente dall’ammasso di puzzle fatti a cazzo di cui parlavo una riga fa. L’humour è ancora divertente, ed ancora più cattivo, sporco e dissacrante, ma guarda caso è affossato in parte da puzzle ipercriptici e stupidi che riducono di molto il divertimento e la voglia di avanzare nel gioco. Gli Zombie Cow Studios hanno cercato di fare un punta-e-clicca più lungo e più elaborato, ma la cosa si è ritorta contro di loro, in quanto il titolo precipita terribilmente dopo un’inizio ottimo. Preferibile assai il meno vasto, ma meglio riuscito, predecessore. La cosa esilarante è vedere voti altissimi della critica per questo titolo, quando siamo chiaramente più sui livelli di Escape From Monkey Island, che di Tales Of Monkey Island, e come per i critici i titoli Telltale, al confronto, “paiano formulaici”. Sì certo. è proprio vero che foraggiando i recensori, tutto è possibile.
Un peccato, perché le premesse per un punta-e-clicca vecchio stile e fatto molto, molto bene, c’erano, ma queste si perdono ironicamente nei difetti “mortali” dei vecchi punta-e-clicca a cui il titolo fa continui occhiolini. Il che mi ricorda che devo ancora giocare a Full Throttle…
Alla prossima settimana, stesso bat-blog e stesso bat-giorno!
24 febbraio 2012 alle 19:11
-All Hail Uncle Sam!
Questo “giochino” mi ha incuriosito di recente, visto che Steam lo ha messo a 7€, ed anche se per una roba simile li considero comunque troppi per quanto mi riguarda, mi ha invogliato a scaricare la demo. Purtroppo non è compatibile per XP, quindi l’ho dovuto scartare; ma penso sia divertente, mi piacciono le cose a base di fisica.
10 marzo 2012 alle 17:55
Niente da dire su Age of Empires? °_°
10 marzo 2012 alle 18:58
A parte che non sono un patito di strategici? No…