E’ una fredda mattinata di fine Febbraio da queste parti, e lo studio per gli esami sembra non essere mai sufficiente per poter stare tranquilli. Ciononostante, la nostra domenica viene dedicata a un pò di intrattenimento. Che si tratti di fare un (amaro) viaggio alle Hawaii, che si tratti di esplorare le tetre e avventurose vie di un certo distretto di Gotham City, di fare un salto in Giappone dalle parti del Lago Kizaki o che il viaggio sia anche nel tempo, a rimembrare serie a cartoni animati degli anni ’60, noi di Checkpoint Cafè siamo qui, sempre disponibili a parlare di film, giochi, cartoni animati o anime. State un pò con noi, non ve ne pentirete! =)
The Descendants
(A Cura di Celebandùne Gwathelen)
Mancavo dal cinema da troppo tempo, da qui la mia idea di andarmi a godere uno dei film più discussi di questa scorsa 69esima edizione dei Golden Globe. Nonostante il vincitore assoluto e netto sia stato The Artist, The Descendants è riuscito a portarsi a casa i premi per il Miglior Drama e Miglior Attore Protagonista della categoria, quindi mi ero preparato a qualcosa di bello.
E bello è stato. SPOILERS!
Il film ha come protagonista George Clooney nel ruolo di Matt King, un avvocato e uno degli ultimi discendenti diretti di una famiglia che ha ereditato miglia e miglia quadrate di territorio nativo sull’isola di Kaua’i. La sua vita non è certo delle migliori; a 23 giorni dall’inizio del film, sua moglie Elizabeth, con la quale non si parlava e dalla quale viveva separato, ha avuto un grave incidente in barca, e giace in coma in ospedale. Matt spera vivamente che la sua situazione migliori, e nel frattempo funge da quello che lui chiama il ruolo del genitore di riserva. Matt è padre di due figlie infatti, la prima, Alex, di 17 anni (interpretata dalla bravissima Shailene Woodley), con problemi di droga e alcolismo alle spalle, la seconda, Scotty, di 10 anni, giovane e forse anche più ribelle di Alex. Contemporanemamente a questa situazione, scopriamo che Matt è costretto dalla legge a vendere o rendere fruttuosi gli acri di terreno da lui ereditati, e poichè teoricamente si tratta di un consorzio familiare, Matt, nonostante l’unico vero intestatario del terreno, ne vuole parlare in maniera democratica coi suoi sette cugini. Al momento il loro partner di accordi favorito è Don Holitzer, un nativo di Hawai’i.
La vita di Matt cambia ancora più radicalmente dopo che i medici gli dicono che la situazione della moglie è irreversibile e che, secondo quanto lasciato scritto negli atti da lei stessa, i medici sono costretti a staccare respiratori artificiali e similia. Matt è costretto ad accettare la morte della moglie anche alla luce del fatto che, così gli rivelerà Alex, Elizabeth aveva una nuova relazione. Dopo un iniziale momento di rabbia, Matt va da amici per scoprire di chi si tratti, e infine dall’amante della moglie stesso. Così scopre che costui, un tale Brian Speer, non solo ha a sua volta una moglie e due figli, ma è anche il cognato di Don Holitzer, a cui andrebbero i territori nativi della famiglia King.

Alex, Matt, Scotty e Sid (amico del cuore di Alex) sulla spiaggia di Kaua'i, in cerca di Brian Speer.
Dopo aver parlato con Speer di persona, semplicemente per dirgli che Elizabeth morirà, e che se lo vorrà, potrà venire in ospedale a darle i suoi ultimi saluti, Matt torna su Hawai’i ad avvisare la famiglia e gli amici della morte della moglie. Inoltre, nonostante i suoi cugini siano contro di lui, deciderà di non firmare l’accordo con Don Holitzer, preferendo prendere in mano la proprietà per farne qualcosa lui, e infine passerà con Elizabeth, Scotty e Alex gli ultimi giorni in ospedale.
FINE SPOILERS
La trama vi potrà sembrare banale, ma forse è proprio in questa “banalità” degli eventi che a chiunque di noi possono capitare, che il film trae forza. Matt è sì ricco e con un ingente capitale da amministrare, ma al contempo potrebbe essere chiunque di noi, un uomo come tanti, con i suoi pregi ed i suoi difetti, con una famiglia in pezzi da rimettere in moto, con un rapporto particolare con le figlie e con i genitori di Elizabeth. La dimensione in cui tutto viene tenuto è molto umana, e il luogo in cui questo viene fatto, lo stato di Hawaii, fa da cornice paradisiaca a un evento che è tutt’altro che simile ad un paradiso in terra.
Il film è fatto estramemente bene; George Clooney recita la sua parte con una bravura eccezionale, che non gli vedevo addosso da anni, e da solo riesce a portare avanti un film che stupisce, appassiona, fa sorridere e fa riflettere. Gli attori co-protagonisti, in primi la figlia di Matt Alexandra, interpretata da Shailene Woodley, sono altrettanto bravi e reggono il passo lungo ed elegante di Clooney, portando allo spettatore un’esperienza credibile e genuina.
La regia è altrettanto impeccabile; le scene sono girate con cura, intelligenza e si fa un ampio uso delle bellezze naturali di Hawaii, senza però renderle irrealmente belle. Siamo si di fronte a belle spiagge, palme e villette in ogni dove, ma quello che ci viene mostrata è la vita reale sulle isole, e non una pubblicità per il turismo.

Matt e Alex con i genitori di Elizabeth. Sid ne ha di nuovo detta una delle sue, e tutti e quattro cercano di fargli capire che a volte è meglio tenere la bocca chiusa...
La colonna sonora che accompagna il tutto è per di più molto azzeccata, con musiche hawaiane che si adeguando sempre all’atmosfera che si vuole rappresentare, e che personalmente non ho mai sentito fuori luogo.
In ultima analisi, non posso che parlare bene di The Descendants (noto in italiano, tra l’altro, come Paradiso Amaro, ancora non capisco la mania italiana di cambiare nome ai film), sicuramente uno dei migliori film che ho visto quest’anno. Fatevi un favore, e andatelo a vedere, questo è un film che secondo me piace al di là delle preferenze di genere che uno ha. Complimenti, e spero davvero che questa notte, che verranno dati gli Oscar, questo film non rimarrà a mano vuote.
Voto Personale: 8,5/10
Take Me Down to Arkham City
(A cura di Wise Yuri)
Non c’è dubbio che Batman: Arkham City sia stata una delle grandi uscite dell’anno scorso, anche solo in quanto seguito di Arkham Asylum, uno dei migliori giochi su licenza, ed anche uno dei titoli veramente imprescindibili di questa generazione di console. Manco a dirlo, è stato recensito a destra e.. a manca, ma siccome non mi sono affatto curato delle recensioni, vi dirò la mia opinione “non-professionale” sul titolo.
Come scrivevo sopra, Batman: Arkham Asylum, oltre ad essere uno dei migliori titoli su licenza (in questo caso sull’universo di Batman), è in generale un titolo, oserei dire, seminale di questa generazione di console, con un mash up pressochè perfetto tra azione, stealth ed esplorazione, con uno dei migliori sistemi di combattimento mai visti, intuitivo e semplice ma complesso, e sorretto da una buona trama, un character design superbo ed una narrazione affascinante. Quindi era inevitabile aspettarsi qualcosa di altrettanto bello, se non meglio, ma anche un seguito meno curato sarebbe stato un titolo d’alta qualità. Arkham City direi che è un sequel alla pari, che con qualche piccolo sforzo in più sarebbe stato ancora migliore del precedente titolo, ma qui stiamo veramente a fare le pulci al lavoro del Rocksteady Studios.
Per la cronaca, la versione giocata è quella per X-Box 360, ma tutte le versioni sono praticamente identiche, le uniche lievi differenze sono a livello grafico, ma sono talmente sottili che non vale davvero la pena parlarne, a meno che non siate di quelli fissati con la grafica, che praticano onanismo per un paio di poligoni o texture in più, od in meno. Giocato a livello di difficoltà Difficile, non ho idea di come sia a livello di difficoltà inferiori.
Dopo che Batman ha sventato i piani di Joker (che si era iniettato pesanti dosi di Titan ed era diventato un mostro gargantuo alla fine del gioco precedente) nel manicomio di Arkham, il direttore della struttura, Quincy Sharp, si prende il merito delle imprese di Batman e lo usa per diventare il sindaco di Gotham City. Una volta eletto, decide di abolire il penitenziario di Blackgate e il manicomio di Arkham, ritenuti ormai inadatti per contenere la feccia criminale, e trasforma la zona della vecchia Gotham in una gigantesca città-prigione, Arkham City, appunto, circondata da altissime mure di cinta. Il controverso progetto cattura l’attenzione di Batman quando scopre che la gestione del manicomio/prigione è stata affidata ad una sua vecchia conoscenza, Hugo Strange…
In questo seguito sono stati introdotti personaggi famosi ma non presenti (anche se citati in vari indovinelli dell’Enigmista) in Asylum, come Due Facce, Il Pinguino, Mr. Freeze, ed altri ancora, oltre a Joker (e quindi anche Harley Quinn), che sta subendo gli effetti nocivi di tutto il Titan somministratosi, e buona parte dei personaggi presenti in Arkham Asylum. Molto gradito il fatto che, anche non conoscendo bene quello o questo personaggio, il gioco vi permette di sbloccare i profili dei vari personaggi, in modo da farvi capire le backstory e che ruolo hanno nella storia. Per chi come me non è un fan hardcore di Batman, e ha come riferimento i film (e non tutti), è una cosa molto utile per seguire la storia senza domandarsi “chi è questo?”. I doppiatori italiani, grazie al cielo, sono gli stessi di Arkham Asylum (che a sua volta sono quelli della serie animata, non parlo per esperienza, quindi potrei sbagliarmi, ma riconosco Riccardo Peroni come voce del Joker, grandissimo), e il doppiaggio in sè è di ottima qualità.
A livello di gameplay Arkham City ricalca fedelmente il precedente titolo, ma sono state apportate delle modifiche che lo distanziano in parte da Asylum. In primis, la struttura di gioco da lineare e prettamente story based passa ad un “soft free roaming” alla Assassin’s Creed, nel senso che sebbene le missioni della storia continuino ad essere il fulcro del gioco (e gran parte dello stesso), sparse per Arkham City ci sono diverse missioni secondarie che possono essere intraprese quando volete, oltre al ritorno dei vari trofei da raccogliere e indovinelli da risolvere, piazzati in ogni angolo della città dall’Enigmista (non quello di Saw, questo). Il sistema di combattimento (denominato FreeFlow) è di base identico a quanto visto prima, ma è stato ulteriormente raffinato, con nuove mosse utili ad affrontare diverse tipologie di nemici, e con la possibilità di utilizzare rapidamente tutti i gadget in battaglia (cosa già presente in Asylum, ma non del tutto sviluppata), migliorando un elemento del gameplay già quasi perfetto. Devo dire che alla difficoltà Difficile il gioco non scherza affatto, anche dei banalissimi sgherri vi possono fare il culo in 2 nanosecondi se non vi impegnate. Nuovi gadget si aggiungono a quelli già visti, aprendo nuove possibilità per l’esplorazione e le sezioni stealth, e stavolta Batman ha maggiore mobilità in aria, potendo planare e buttarsi in picchiata per poi risalire, il che aiuta la navigazione nella vasta città/prigione.
Altra novità sono i personaggi giocabili extra, come Catwoman, Robin e Nightwing (chiunque esso sia, mai sentito prima d’ora). Robin e Nightwing sono DLC utilizzabili nelle mappe sfida, e non sono interessato a comprarli, ma siccome nella mia copia nuova di Arkham City (e presumo sia così per tutte le copie nuove del gioco) c’era un codice per scaricare il DLC di Catwoman (una pratica usata recentemente per contrastare il mercato dell’usato), tanto vale che spenda due parole a riguardo. La gatta come personaggio è leggermente meno forte di batman, ma è più agile, non può ovviamente planare ma può arrampicarsi sui soffitti, la sua “vista da gatta” non è accurata come la modalità detective dell’uomo pipistrello (d’altr0nde Catwoman non ha mica la tecnologia avanzata della tuta di Batman), ma ha armi diverse per difendersi dai nemici e preparare trappole. Le vicende di Catwoman, divise in 4 capitoli, si sovrappongono a quelle della storia principale in modo da spiegare alcune cose della trama, senza però essere indispensabili e “costringervi” a scaricare il DLC per capirci qualcosa. Sono presenti anche dei trofei dell’Enigmista raggiungibili o raccoglibili solo da Catwoman. Gradita aggiunta al gioco principale, ma non credo avrei sganciato molto per il DLC della gatta.
Una volta finito il gioco, è possibile completare le varie missioni secondarie rimaste da fare, risolvere gli indovinelli e le sfide dell’Enigmista, raccogliere i collezionabili rimasti, o fare un “New Game +”, in cui tenete i gadget, i potenziamenti e gli oggetti raccolti nella partita precedente, ma riniziate il gioco da capo, in una versione ancora più difficile ed impegnativa (per esempio, non vedrete le icone che vi aiutano ad effettuare i contrattacchi). Presente anche qui la modalità sfida, che comprende le mappe lotta (in cui dovete solamente sopravvivere alle varie ondate di nemici e fare il miglior punteggio possibile) e mappe predatore (in cui dovete sconfiggere i nemici senza farvi vedere, e completando degli obiettivi speciali per ottenere medaglie), e le campagne, dei set di mappe lotta e predatore. A questo riguardo, la novità vera e propria è data dai modificatori, che forniscono bonus e malus, aumentando la sfida delle varie prove. É possibile giocare anche sfide personalizzate, ma devo dire che in questo caso una modalità multiplayer sarebbe stata ganza, la Rocksteady voleva inserirne una, ma il gioco è meraviglioso anche senza, ed evidentemente hanno preferito non inserire qualcosa di arrabattato giusto per il gusto di metterlo.
Ma tirando le somme, è Arkham City un degno seguito di Arkham Asylum? Eccome se lo è. Non so però se definirlo migliore, ci sono un paio di cose e momenti che mi hanno lasciato un pizzico perplesso, ma qui si va veramente sui gusti personali. Per esempio, stavolta il gameplay è un pò più impostato su i combattimenti e un pò meno sulle sezioni stealth (che sono comunque presenti in abbondanza e molto ben fatte), ma il sistema di combattimento è talmente ben fatto che diventa difficile contare la cosa come “difetto”. Per quanto riguarda l’impostazione “soft sandbox”, personalmente non mi dispiace affatto, ma non potrebbe piacere a tutti, e da l’impressione che sia stata scelta per fare la parte principale del gioco (le missioni della storia) più corta e mettere il resto del contenuto come missioni secondarie, impressione che non posso confermare in quanto non ho notato nessun timer che mi dicesse le ore di gioco. Ad ogni, non è affatto un gioco corto, anche e soprattutto per gli standard odierni.
Seriamente, mi sembra di fare il classico nitpicking, ovvero l’analisi esagerata alla ricerca forzata di particolari difetti, che finisce per attaccarsi a piccolezze. Però alcune boss battle sono obiettivamente sospese su un sottile filo tra il geniale e lo stupido (ma per la maggior parte sono molto ben fatte). A livello tecnico, il titolo è ottimo e più che a passo coi tempi, eccellente direi. La caratterizzazione e la trama sono sugli stessi alti livelli di Asylum, e sebbene ci siano alcuni punti non eccezionali, il fantastico finale ve li farà ampiamente perdonare. Inoltre conferma quello che pensavo su Batman e Joker, ovvero che la loro relazione eroe/cattivo è una delle migliori (se non la migliore) che abbia mai visto: Joker è esilarante ma estremamente crudele, non ha un motivo particolare per compiere le sue malefatte, tranne il semplice e puro divertimento che ne ricava, ed è per questo che non uccide mai Batman, perchè altrimenti non si divertirebbe più; d’altra parte Batman è continuamente costretto a salvare la sua città dai malefici piani di Joker, riesce sempre a sventare i suoi piani, ma il Joker torna sempre dopo ogni sua sconfitta, e Batman non può ucciderlo perché altrimenti diventerebbe quello che combatte, un assassino psicopatico e solo. Sono le cosiddette due facce della medaglia, simili ma allo stesso tempo distanti.
Ad ogni modo, il finale indica ad un terzo gioco di quella che ormai sembra essere, appunto, una trilogia, e viste le moltissime possibilità offerte a livello narrativo dalla natura del finale, c’è da ben sperare per il prossimo Batman della Rocksteady. Ottimo, ottimo seguito, consigliatissimo (come il primo gioco) anche a chi di Batman non frega niente. Ancora una volta, son soldi ben spesi! 🙂
Please Teacher! – 3
This isn’t Right, Teacher
(A Cura di Celebandùne Gwathelen)
Pronti per parlare ancora di Please Teacher? Partiamo!
Nella terza puntata troviamo Mizuho e Kei a firmare il loro matrimonio, e il preside, per evitare ogni tipo di scandalo e perplessità tra studenti, chiede a Kei e Mizuho di tenere la cosa segreta e di non passare momenti intimi all’interno dell’edificio scolastico e vicinanze.
I due accettano, ma quando il nostro giovane protagonista vuole tornare a casa, lo zio Minoru e sua moglie Konoha gli dicono di aver già trasferito tutti i suoi oggetti personali a casa di Mizuho. Per Kei è un pensiero incredibilmente imabarazzante quello di vivere dalla sua insegnante, ma i suoi zii non solo lo hanno già preparato a questo, ma hanno anche vestito Mizuho in un delizioso vestito da sposa, forzando i due a celebrare le nozze per davvero. I due arrivano QUASI a baciarsi, quando da fuori si sente il rumore degli amici di Kei capitanati da Hyosuke (un vivace ragazzo dai capelli tinti di biondo) che lo chiamano per uscire finalmente con loro a giocare (dopo le sue improvvise sparizioni dei giorni scorsi). Ovviamente i ragazzi chiamano invano, ma sospettosi della mancata risposta dei medici negli orari di apertura (vi ricordo che Minoru e Konoha, oltre che essere gli zii di Kei, sono anche dottori e infermiera), vanno a indagare nelle vicinanze. E’ così che scoprono che lì vicino abita anche Mizuho, e sospettosi che Kei possa essere da lei, dopo un pò di indecisioni, decidono di andarla a trovare, capitanati da Koishi, giovane ragazza che sembra avere una cotta per il nostro protagonista. Gli zii di Kei riescono a fare poco per impedire al gruppo di adolescenti di irrompere in casa Mazami/Kusanagi, ma per una serie di fortunate coincidenze, tra queste una fortunosa caduta di Kei dal balcone, con conseguente immediata ricerca di un nascondiglio, il segreto dei due è salvo. A fine visita, Kei si fa vedere dagli amici sul balcone accanto di casa degli zii, dicendo ai compagni di essere andato in giro nei dintorni del lago in cerca dell’UFO.

Minoru e Konoha obbligano Mizuho e Kei a sposarsi. I due non sanno neanche ancora cosa pensare l'uno dell'altra...
I ragazzi se la bevono e la cosa finisce lì, se non chè Kei sviene per la caduta e conseguenti ferite, e Mizuho si fa teletrasportare da Marie (la piccola intelligenza artificiale dell’astronave, ancora difetta per colpa di Kei) nella casa accanto per guarirlo.
Quella sera, Mizuho invita Kei nel suo letto e cerca di rubargli il tanto agognato bacio della celebrazione del matrimonio del primo pomeriggio, ma Marie sclera di nuovo e sul punto del bacio, teletrasporta i due nell’astronave, dove i due non riescono a finire il bacio, ma sembrano voler aggiustare qualcosa, forse la piccola I.A. distrutta.
Non male come terza puntata, ci sono state un paio di scene davvero esileranti che non hanno mancato di farmi sorridere, la voglia di vedere altro continua ad esserci, per quanto il rapporto tra Kei e Mizuho continua a farmi venire un pò i brividi. Non posso negare, però, che la cosa non potrà che essere enorme fonte di momenti comici in futuro.
Voto Personale: 7/10
Spider-Man 1967 (1-5)
(A Cura di Celebandùne Gwathelen)
Sempre dal sito della Marvel, ho iniziato a vedermi anche il vecchio cartone animato di Spider-Man, prodotto nel 1967. A dispetto di quanti possano credere che questo sia il Cartoon con Stella di Fuoco e l’Uomo Ghiaccio, si tratta in realtà di una serie ancora precedente quest’ultima! Com’è? Lo scoprirete con me!
The Power of Doctor Octopus è il primissimo episodio della serie, e narra di come Doc. Ock vuole terrorizzare New York con Onde Elettro-sismiche che obliterano quartiere dopo quartiere della metropoli. A Peter viene chiesto di investigare a riguardo di strane luci nelle montagne e così scopre il rifugio dello scienziato pazzo, ma nei panni di Spidey viene catturato e neanche Betty Brant, che era in cerca di Peter, riesce a fuggire ad Otto Octavius. Infine però Spidey si libera e dopo una bella lotta con Doc Ock, lo cattura e consegna alla polizia. Nella seconda parte, intitolata Sub-Zero for Spidey dei plutoniani invadono la Grande Mela e la ghiacciano coi loro poteri. Spidey cerca di combatterli e proteggere uno scienziato di nome “Doctor Smarter”, ma invano. Gli alieni lo rapiscono e solo dopo essersi scongelato dai loro poteri congelanti Spidey lo riesce a inseguire e ad infiltrarsi nella base segreta dei plutoniani. Qui si scopre che le loro intenzioni non erano affatto malvage, ma che sono precipitati sul pianeta e solo grazie a un congegno di Smarter potevano ripartire per Plutone. A fine giornata, Peter Parker porta a Jameson le sue foto e spiega tutto l’accaduto allo stupefatto editore del Bugle.
Voto Personale: 5/10
Where Crawls the Lizard è il secondo episodio della serie, e rinarra la storia contenuta in Amazing Spider-Man 6 (Spider-Man Collection 2). Lizard attacca civili alle Paludi in Florida con la frase “Oggi conquisterò la palude, domani il mondo!” e Peter vuole investigare a tal riguardo e si fa finanziare il viaggio da Jameson fin lì. Giunto sul luogo investiga fino a scoprire che Lizard ha segnato con un cerchio tutte la paludi del mondo e stava lavorando a un siero, di cui Spidey fa l’antidoto. Lizard lo raggiunge e gli lancia una granata, ma il supereroe sopravvive e rintraccia la lucertola umana. Dopo una breve lotta gli da l’antidoto e nota che la lucertola altri non è che Connors stesso (con due braccia!). La famiglia Connors lo ringrazie e l’Uomo Ragno torna a New York City! Nella seconda parte, chiamata Electro the Human Lightning Bolt, Peter assiste come Uomo Ragno al furto in casa di Jameson da parte di Electro. Nonostante una foto, l’editore non crede alle parole del suo giornalista e incolpa Spidey del furto. Anche la polizia, dopo un secondo colpo di Electro dove trovano sul luogo Spidey, crede che sia lui l’autore dei furti, finchè il supereroe non si mette sulle tracce del supercriminale e in un parco giochi lo fronteggia. Dopo una ridicola lotta, lo imprigiona in una tela speciale anti-elettricità e lo consegna a Jameson con i gioielli rubati.
Voto Personale: 6/10

Spidey saluta i giovani (e meno giovani) spettatori del suo show a cartoni animati.
The Menace of Mysterio è il terzo episodio della serie e anch’esso è tratto pesantemente dall’episodio di Amazing Spider-Man in cui appare per la prima volta Mysterio. In particolare, per chi non ricorda, Mysterio compie delle rapine travestito da Spidey e lo rende ricercato dalla polizia. Pete viene a sapire della rapina il mattino dopo, e cerca di inddagare sulla scena del crimine, ma la polizia lo insegue e circonda, e solo all’ultima Spidey fugge su una Metropolitana sopraelevata.
Mysterio, fatto un accordo monetario con Jameson riguardo la sconfitta di Spidey, sfida il tesiregnatele sul ponte di Brooklyn, dove lo umilia di fronte alla polizia, Jameson e la stampa. Spidey cade dal ponte e viene creduto morto, ma ovviamente non è così e il mattino dopo, mentre Pete e Betty sono nell’ufficio di Jameson, Mysterio compare per redimere i suoi soldi. Pete sfrutta l’occasione per piazzare una sua ragno-spia sul costume di Mysterio e riesce quindi a rintracciarlo in uno studio televisivo non molto distante. Durante la lotta gli fa confessare il crimine commesso e infine lo stende davanti ad una cinepresa di un regista che stava filmando un film del far-west. Mysterio viene dichiarato colpevole di tutte le colpe attribuite a Spider-Man e Jameson si dispera per i suoi errori.
Voto Personale: 5/10
In The Sky is Falling, un’irriconoscibile Avvoltoio cerca di prendere controllo della città grazie ad uno strano congegno che gli permette di comandare a suo piacere gli uccelli della città. In cambio della pace, vuole 2.000.000 $, e ovviamente Jameson pensa subito che Spidey e Avvy siano in combutta. Dopo un paio di lotte disastrose per Spidey, il giovane riesce a mettere uno strano mattoncino in testa al suo nemico alato che corto circuita il suo congegno sonico in grado di comandare gli uccelli, che ora attaccano lui e non più la città. Ancora una volta, Spidey salva la giornata e riporta indietro i 2.000.000 $. Nella seconda parte, Captured by J. Jonah Jameson, viene ripresa l’omonima storia dei fumetti in cui l’inventore Spencer Smythe costruisce un robot in grado di percepire i ragni per catturare Spidey. Nel cartone animato, l’inventore di chiama Henry per qualche motivo, e il robot ha stranamente la forma di un orso che cammina in maniera buffissima, ma l’idea di fondo è la stessa. Jameson, accecato dall’odio per Spidey, ingaggia Smythe e il suo robot per togliersi l’aracnide davanti, e lo insegue per tutta la città, col nostro Pete che si stanca sempre e sempre di più. Dopo una prima cattura, è Betty ad aiutarlo staccando la spina al macchinario di Smythe, ma ripreso una seconda volta dal robot, è lui stesso a salvarsi, aprendo il macchinario e distruggendo i circuiti della creatura meccanica. Jameson viene ridicolizzato di nuovo e manda via Smythe, mentre Pete e Betty se la ridono per il collasso nervoso del loro editore.
Voto Personale: 5/10
Nell’episodio 5, Never Step on a Scorpion, viene rinarrata in maniera estremamente malvagia la storia della creazione dello Scorpione: osserviamo Jameson e Stilwel dare istruzioni allo Scoprione di eliminare Spidey, ma dopo una confrontazione tra i due su un tetto, lo Scorpione colpisce degli impianti elettrici ed impazzisce, e va dal Bugle a far fuori Jameson. Spidey interviene e lo riempie di fluido di ragnatela affinchè la polizia lo possa imprigionare. Una volta giunto in prigione, però, lo Scorpione fugge e cerca di nuovo Jameson al bugle. Spidey interviene ancora e di nuovo cattura lo Scorpione col suo fluido di ragnatela. La polizia cattura nuovamente il supercriminale e Jameson si prende tutto il merito. Nella seconda parte, Sands of Crime, Spidey viene nuovamente incolpato di un crimine che in realtà è stato l’Uomo Sabbia a fare. Questa volta è stato rubato il Diamente di Golia, e presto il criminale, che si firma “S”, che Jameson interpreta per Spider-Man, vuole 1.000.000 $ a Long Beach in cambio del Diamante. Pete investiga e scopre infine chi si cela dietro al furto, ma le cose vanno male e Sabby fugge. Non essendo avvenuto lo scambio, il criminale questa volta richiede 2.000.000$ per il Diamante, e Jameson manda Peter a portare i soldi. Lì, cambiatosi in Spider-Man, combatte il suo rivale e recupera sia i soldi che il Diamante.
Voto Personale: 4/10

Non capite male: Scoprion potrebbe liberarsi da quella tela, ma per motivi di contratto fa finta di non riuscirci...
Da dove iniziare?
La serie del 1967 è un incredibile relitto dell’era giurassica dell’animazione. Per quanto le basi dei disegni siano non male e ispirate direttamente dai fumetti originali di Spidey del 1964, l’animazione è assolutamente da dimenticare. Il cartoon è lento, legnoso e incredibilmente ridicolo dal punto prettamente tecnico.
Ancora peggiori, però, sono le sceneggiature delle storie. Non ci voleva molto a prendere le idee direttamente dai fumetti e fare una trasposizione 1:1 degli stessi in forma animata. Spesso, fin troppo spesso, però la trama del fumetto viene incredibilmente banalizzata (già le trame dei fumetti anni ’60 erano banali di loro, figuriamoci queste!) e i personaggi resi davvero ridicoli. Spider-Man è il personaggio più bistrattato di tutti, credo, con la sua tela capace di fare ogni genere di cose serva all’azione in quel momento. Uno scudo per salvarsi da giganteschi massi in caduta? Check. Turbina per idrovolante per le paludi delle Everglades? Check. Fionda per rispedire indietro la palla di una gru? Check. Davvero da strapparsi gli occhi, almeno per gli amanti puristi dell’Uomo Ragno.
Anche i nemici di Spidey non vengono trattati meglio, stupidi e rincitrulliti oltre ogni misura, incapaci di sfruttare davvero i loro poteri e sempre inermi, per qualche magico motivo, dinanzi alla polizia. Stesso Spidey, una volta, si lascia “accerchiare” dalle forze dell’ordine ed è disperato sulla sua situazione, quando in realtà potrebbe semplicemente fuggire con la sua tela.
Il problema principale della serie è proprio quello: i protagonisti sono per lo più persone normali, che si ricordano dei propri poteri solo nel momento in cui fa comodo alla storia. Si potrebbe tentare di giustificare tutte le puntate fin’ora viste etichettandole per bambini, ma comunque non giustifica la banalizzazione delle storie originali dei fumetti dalle quali sono tratte.
Uniche note positive? Il rapporto tra Peter e Betty è reso in maniera adorabile (vi ricordo che allora era la segretaria del Bugle la fiamma del nostro giovine, Gwen ed MJ erano lontane!), Jameson è proprio Jameson, così come ce lo si immagina dalle prime storie del fumetto (anche se nelle ultime puntate viste, in particolare “Never Step on a Scorpion” e “Captured by J. Jonah Jameson”, diventa un pò troppo antagonista) e la colonna sonora è fenomenale! E’ proprio in questa serie che venne creata la famosa fanfara di Spider-Man, reinterpretata poi da mille cantanti di fama internazionale, dai Ramones a Michael Bublè!
Per il resto, credo che riparleremo di questa serie animata di tanto in tanto, ma la tentazione di continuare a vederla è bassa, stimolata solo dalla voglia di riempire il gap culturale che ho a riguardo.
E con ciò anche per questa mattinata è tutto; passate ancora una felice fine di Febbraio, godetevi questo raro prossimo venturo 29 del mese, seguite gli Oscar e andatevi a vedere The Descendants! =) Ci si rivede a Marzo! =)
6 marzo 2012 alle 03:34
-Take Me Down to Arkham City
Questo Batman (ma ancor di più, il precedente, all’epoca), mi ha fatto sbavare fin da subito. Questo Natale mi è stato regalato il primo episodio in circostanze misteriose, ma non ho ancora avuto modo di giocarci. Cioè, sembra un gioco lungo ed impegnativo, e credo possa aspettare un altro po’ 😛 non mancherò di sfruttare il mio nuovo pad ad ogni modo.
La tua recensione conferma gli ottimi voti che ha ricevuto da un po’ tutti i maggiori siti. Non sapevo che il finale fosse aperto, ottima cosa!
-Spider-Man 1967 (1-5)
Sei un folle a guardarti sta roba! Io ormai non riesco a guardare le immagini senza pensare ai vari meme nati dai fotogrammi di questo cartoon.
Mi spiace, ma è troppo trash persino per me 😀
10 marzo 2012 alle 17:53
Non ne so neanche una di meme su Spider-Man del ’67! Link, link, link!
10 marzo 2012 alle 18:52
Io non ne sono un gran fan, ma cercando proprio a caso… https://www.facebook.com/pages/Spiderman-Meme/188232864556485
15 marzo 2012 alle 20:12
Oddio! °_°