Il sole splende alto in questa domenica di aprile, e nonostante mezzo staff malato, il Checkpoint Cafè non si ferma per qualche tonnellata di bacilli, ed infatti eccoci qui con un numero a base di propaganda militare mascherata male, classici strategici per PC, anime di fantascienza, anime romantici, mitologia greca, kraken, e divinità assortite.
Aggiungo una piccola nota relativa a Clash of The Titans: il film in realtà è un remake di un vecchio film fantasy del 1981, sempre chiamato Clash Of The Titans (Scontro Fra Titani, ma per evitare di confonderlo del tutto con il remake, hanno rinominato la versione del 1981 “Scontro DI Titani”), famoso per gli effetti speciali in stop motion di Ray Harryhausen, maestro di questa antica ma ancora oggi affascinante arte (è semplicemente impressionante l’effetto e la difficoltà della stop motion, magari sembrerà “vecchia” agli spettatori moderni, ma guardate la sua Medusa e ditemi che è facile animare ogni singolo serpente della capigliatura senza computer), e per il suo cast, tra cui abbiamo Laurence Olivier, Ursula Andress e Burgess Meredith (aka Mickey dei Rocky, per dire un ruolo). Il kraken è sì della mitologia norrena e non c’entra nulla con la mitologia greca, ma è nel remake perché era già presente nell’originale, anche se molto diverso da quello che ci si possa aspettare. La versione del 1981 l’ho trovata molto piacevole ed interessante, il remake non l’ho mai visto (anche perché non ne sentivo la necessità), e forse ho fatto bene, considerando che il regista ha curato “filmoni” come L’Incredibile Hulk, di cui mi ricordo solo i ridicoli “hulk-cani”, e l’opinione di Celebandune sullo stesso remake. Ho detto fin troppo, buona lettura!
Age of Empires II – The Age of Kings
(A cura di Celebandùne Gwathelen)
Comprato nel lontano 1999, insieme al mio primissimo computer personale, Age of Empires II è una pietra miliare nello sviluppo di giochi di strategia in tempo reale.
Dopo che gli Ensemble Studios nel 1997 ci avevano regalato quella perla di Age of Empires (di cui vi ho parlato nel remoto Weakly Hobbyt #10), e ci avevano continuato a viziare con buoni contenuti nell’espansione Rise of Rome dell’anno successivo (di cui vi ho parlato nel meno remoto Weakly Hobbyt #51), il mondo intero aveva puntato gli occhi su questa serie di giochi strategici che stava davvero andando nella direzione giusta. Giunge il tardo 1999, ed ecco apparire sul mercato Age of Empires II – The Age of Kings, che porta la serie Ensemble Studios dall’età della pietra e del bronzo, dalle storie di greci e romani alle romanzate ed eroiche imprese medievali! Come dice il sottotitolo, AoE II ci trasporta nell’era dei re e degli eroi, di imperatori e figure legendarie.
Come lo scorso Age of Empires, siamo di fronte ad un gioco di strategia basato su eventi storici accaduti all’incirca dalla caduta dell’impero romani d’occidente, fino alle crociate (e poco oltre). A differenza di Age of Empires, però, in cui veniva chiesto al giocatore di portare alla gloria una determinata civiltà (l’Egitto, la Grecia, la Babilonia o gli Yamato), qui, in modo non troppo dissimile da quanto accadeva in Rise of Rome (ma fatto meglio) seguiremo le vicende dei personaggi che hanno trasformato il medioevo in una delle epoche più interessanti della storia umana. Nonostante il gioco presenti, infatti, ben tredici nuove fazioni (Bretoni, Bizantini, Celti, Goti, Teutoni, Franchi, Mongoli, Cinesi, Giapponesi, Persiani, Turchi, Saraceni e Vichinghi), sono “solo” cinque i personaggi storici che seguiremo (e per giunta attivi tutti all’incirca nell’area mediterranea). Nel seguito vi descriverò brevemente le cinque campagne.
- William Wallace: i primi sei Scenari sono dedicati all’eroe scozzese William Wallace, e di come lui e una manciata di contadini, siano riusciti a impaurire le legioni inglesi di Edoardo I detto Longshanks, dai primi umili inizi fino alla devastante battaglia di Falkirk. Questa campagna è fondamentalmente un lungo tutorial, come quella degli Egiziani nel prequel, e come essa, è già artefice di alcuni dei miei migliori ricordi legati ad Age of Kings. Per quanto banali, gli scenari sono creativi ed entusiasmanti, e sarà facile simpatizzare per il genio militare scozzese nella sua battaglia d’indipendenza.
- Giovanna d’Arco: numerata numero due tra le cinque campagne, Giovanna d’Arco (le cui gesta vengono in realtà narrate da Guy de Josselyn) vi darà un nuovo pretesto per combattere gli inglesi, questa volta diverso tempo dopo, dal punto di vista dei francesi. Questi sei scenari fanno già molto più sul serio, e per quanto non ho trovato nessuno dei singoli spunti di lotta particolarmente interessanti, la sfida si alza decisamente dai momenti introduttivi di William Wallace. Comanderemo altri eroi (oltre Giovanna) e avremo il compito costante di tenere la Pulzella d’Orleans viva fino a fine scenario. Quando, dopo il quinto scenario, Giovanna muore per le ragioni storiche che l’hanno portata all’orrenda morte da parte dell’inquisizione, prenderemo il controllo di Guy de Josselyn, sarà davvero il tutto per tutto, in uno scenario che però non ha molti momenti meritevoli di rimembranza.
Le strutture defensive, come queste mura e cancello, sono fondamentali per difendere le vostre città.
- Saladino: sarà coi Saraceni che combatterete i prossimi sei Scenari, in particolare ripercorrendo le gesta di Saladino, che da signore degli arabi arrivò a riconquistare Gerusalemme dai crociati e sconfiggere (o per lo meno dichiarare una tregua tra gli stati cristiani e musulmani) anche Riccardo Cuor di Leone. La storia, di nuovo, viene raccontata non da Saladino stesso, ma da un ex-crociato, catturato dai soldati del Salah ad-Din, a cui viene dato il compito di scrivere delle gesta del re saraceno. Una campagna non affatto malvagia, secondo me tra le migliori di Age of Kings.
- Genghis Kahn: quarta campagna e, secondo me, la più atroce e meno interessante. Per quanto, infatti, il regno di Genghis Kahn sia il più grande di tutta la storia dell’umintà, con un ammasso di terre che spaziavano dal mar giallo cinese fino al mar baltico e al mar nero, le sue conquiste sono molto difficili da replicare e diventano a tratti noiose. Comanderete le legioni mongole dagli umili inizi in mongolia, in cui dovrete riunire tutti i clan sotto un’unica insegna, fino alla sconfitta del Regno Cinese, l’invasione degli spazi Russi, la sconfitta del Regno Persiano, l’attacco ai Teutoni, fino alla Pax Mongolica raggiunta con gli Ungheresi nell’ultimo scenario. Lo scenario contro i Cinesi è di gran lunga il più difficile di tutti, secondo me. Campagna che non mi è piaciuta molto, tutto sommato.
- Federico Barbarossa: secondo me, la campagna più interessante del gioco. Seguiremo Federico Barbarossa mentre diviene Sacro Romano Imperatore di popoli germanici, in uno scenario che secondo me è il più bello di tutto il gioco, per poi vederlo fare continuamente su e giù tra nord italia con la sua lega lombarda e la ribellante germania. Infine lo seguirete alla volta di Costantinopoli (sua meta di metà viaggio verso la terra santa, dove voleva aggiungersi alle crociate) e poi, dopo la sua sventurata morte in un fiume, farete in modo di portare il suo cadavere vicino la Cattedrale di Gerusalemme.

Come sempre si inizia con poca roba a inizio partita: due abitanti del villaggio (maschi o femmine) e il centro città. Il resto sta al giocatore...
Nonostante seguirete molti personaggi storici all’interno delle campagne, davvero controllare ne potrete solo due (William Wallace e Giovanna d’Arco), anche se Genghis Kahn farà un’apparizione nel primo scenario della sua campagna. Ma ciò non è un male, anzi, spesso con questi personaggi presenti, vi verrà chiesto di tenerli in vita, cosa non sempre facile visto che l’Intelligenza Artificiale delle unità di gioco di default è impostata su “aggressiva”, cosa che li porterà sempre ad attaccare unità in vista.
Una volta esplorata la modalità single player, vediamo il gioco stesso com’è. Come nel primo episodio della serie, in questo sarete alla guida di una civilizzazione, con la quale dovrete esplorare la cartina romboidale su cui vi trovate, estrarre risorse come cibo, legna, pietra e oro da campi, foreste, cave e miniere, evolveri fino ad arrivare all’epoca più avanzata possibile (in questo gioco le epoche sono: Alto Medioevo, Età Feudale, Età dei Castelli, Età Imperiale) e infine sterminare con le proprie unità, quelle altrui.
Le unità stesse hanno ricevuto un incredibile bilanciamento (cosa davvero da lodare; ritengo infatti che Age of Empires II sia da considerarsi tra i giochi meglio bilanciati di sempre), e sono più varie e intriganti che in precedenza. Dovendo adattare le unità al periodo, ci sono unità di fanteria (divisa in spadaccini e picchieri forti contro cavalli), unità da tiro (arcieri, giavellottieri, arcieri a cavallo) e unità a cavallo (leggere e corazzate). Oltre a queste, ci sono anche le unità d’assedio, richieste per sfondare facilmente mura e castelli, unità navali (da navi da pesca, da commercio a galeoni e trireme di fuoco) e unità speciali, come i contadini (necessari, come nel primo, per raccogliere risorse) e carri da commercio. Nel primo Age of Empires, i cavalli non erano molto forti (eccetto i Catafratti o Elefanti) e si vinceva spesso portando in campo un mix di catapulte, preti e opliti (in assenza delle due über-unità citate prima). Qui, la cavalleria è fondamentale, e solo con un forte esercito di picchieri, si poteva sperare di difendersi da attacci a cavallo. Gli arcieri continuano ad essere l’arma naturale contro unità appiedate, ed i cavalli, ancora, quella migliore contro unità da tiro.

I Castelli saranno fondamentali per le vostre vittorie. Non solo sono fortezze difficili da espugnare, ma è lì che costruirete i trabucchi, una delle armi più letali del gioco.
Novità di Age of Kings è il fatto che ogni fazione ha (almeno) un’unità speciale che solo questa può produrre, totalmente vietata alle altre fazioni. Così, per esempio, i Bretoni hanno accesso agli Archi Lunghi, i Persiani agli Elefanti da Guerra, i Giapponesi ai Samurai e i Bizantini ai Cavalieri Catafratti. I Vichinghi sono l’unica eccezione a questa regola, avendo sia i temibili Berserker, che le Longboat classiche di questo popolo nordico. Avere o meno una forte unità speciale, cambia radicalmente anche la strategia con cui affrontare gli scenari con un determinato popolo. In Age of Empires, e ancora di più in Rise of Rome, questa differenziazione era già presente, ma in Age of Kings raggiunge il suo apice, con un albero tecnologico (quindi edifici, unità e tecnologie) a disposizione incredibilmente vasto e incredibilmente differenziato.
Le opzioni per il multiplayer (locale in lan o su internet) sono anch’esse vaste, e le partite possono essere giocate in molti e diversi modi, dalla classica lotta tutti contro tutti (o a squadre) per chi sopravvive fino all’ultima, a una vittoria a punti, con meraviglia o una caccia al re, in cui una fazione perde nel momento in cui ne viene ucciso il regnante (accuratamente ospitato in un castello). I castelli stessi sono edifici incredibilmente forti e corazzati, capaci da soli di rendere il vostro “villaggio” più sicuro, e l’aggiunta di mura con portoni apribili e serrabili a volontà, dona al gioco un feel medievale ancora più accentuato. Anche il limite della popolazione, aumentato da 50 a 200 unità, rende la partite multiplayer più interessanti e longeve.
Per quanto riguarda l’aspetto grafico, il team di Ensemble Studios si è rimboccato le maniche, ed ha prodotto quelle che definisco a buon diritto tra le migliori grafiche 2D per un gioco di strategia. I prati sono di un bel verde saturo, le acque cristalline e profonde, le unità incredibilmente dettagliate e gli edifici pieni di piccoli tocchi di classe. Solo l’animazione del fuoco (che gli edifici prendono una volta pesantemente danneggiati) mi sembra pigramente trasportato da AoE a AoK con transizione 1:1, ma per il resto siamo di fronte ad un gioco graficamente godibile tutt’oggi, nel 2012.
Anche le musiche hanno fatto passi in avanti, e sono orecchiabili e con un profondo tocco medievale, che ve ne far sicuramente innamorare. Su Youtube ci sono molti spezzioni musicali, e sono sicuro che presto o tardi farò un lungo articolo sulle migliori colonne sonore di videogame, quindi per oggi (anche perchè è tardi) non mi dilungherò troppo sulle melodie. Che, va aggiunto, non sono l’unica cosa che le vostre orecchie ameranno di ascolatare in questo gioco. Difatti, le introduzioni agli scenari, che nel primo gioco e la sua espansione erano ancora scritte (con lunghi testi sul background storico degli scenari stessi), qui vengono narrate in un doppiaggio che (almeno nella versione tedesca del gioco) è davvero spettacolarmente ben riuscito. Non ho mai provato la versione italiana (o inglese), magari ne possiamo parlare nei commenti se qualcuno ci ha giocato (e li ha ascoltati).
Cos’altro dire? Credo che ormai si sia intuito che ritengo Age of Empires II – The Age of Kings uno dei migliori RTS mai creati, e probabilmente il migliore che non abbia nel nome la parola “Total War” a cui io abbia giocato. Anche oggi, nel 2012, è un titolo apprezzabile che non pare invecchiato di una virgola. Giocatevelo, divertitevi!
Voto Personale: 9/10
Ergo Proxy
(A cura di Fall)
Giunta oramai al sesto episodio di questa serie animata -opera di Dai Sato (Cowboy Bebop, Wolf’s Rain e Ghost in the Shell i suoi maggiori lavori)- mi sento pronta alla condivisione. Ergo Proxy ha un aura futuristica e misteriosa che mi ha attirato fin dall’inizio. La serie si svolge a Romdo, una città nata e costruita (a forma di cupola) dopo un disastro ecologico che tempo fa inquinò totalmente l’aria. Romdo è governata da un Reggente e da alcuni consiglieri che appaiono come statue dell’antichità, i cui nomi riconducono a filosofi delle varie epoche. La città è caratterizzata soprattutto dal suo elevato livello tecnologico: abitanti e robot, chiamati Autoreiv, vivono insieme e collaborano in ogni aspetto della società. Romdo e i suoi cittadini, così controllati sia a livello mentale che nelle azioni di tutti i giorni, vengono scossi da un fantomatico virus, il “Cogito”, che colpendo gli androidi li induce a prendere consapevolezza di se stessi e di provare sentimenti umani. Quasi nessun robot riesce a sopravvivere, qualcuno impazzisce altri scappano fuori dalla città. Fatto ancora più interessante: una creatura non ancora identificata uccide senza pietà alcuni abitanti. La nipote del Reggente, Re-L Mayer viene chiamata ad investigare sugli omicidi e ben presto si troverà faccia a faccia con questa creatura.
Un ignota figura sembra essere collegata sia agli omicidi del “mostro” che agli androidi infetti dal Cogito: è Vincent Law, un ragazzo moscovita che sta cercando di diventare concittadino e di essere accettato dalla società.
Re-L cerca di avvicinare Vincet Law in tutti i modi per ottenere delle informazioni e giungere finalmente alla verità. Dall’altra parte, il capo del Dipartimento di Sicurezza, Raul Creed, cerca in tutti i modi di insabbiare gli accaduti relativi al mostro e di incastrare Law come artefice degli omicidi.
L’agente Re-L si spinge troppo in là durante le indagini quindi verrà allontanata e sarà costretta ad indagare per conto suo aggirando il controllo del Reggente. Scoprirà ben presto che la creatura si chiama Proxy ed è scappata da un laboratorio segreto di ricerca in cui stavano studiando le sue cellule immortali.
Re-L e Vincent sono i due protagonisti, completamente opposti a livello caratteriale. Re-L è fredda e molto instintiva, tratta le persone con distacco e poca sensibilità. Vincent è impacciato, nei suoi occhi si leggono disagio e paura costante. L’anime è ricco di momenti di introspezione e di riflessione. Se non avete pazienza e magari vi piace ottenere le cose subito (in questo caso la verità cardine legata al Proxy) questa serie non fa per voi 😀 Per adesso io sono ancora all’inizio ma sicuramente continuerò a seguirlo, in fondo ogni puntata dura 25 minuti. Diversamente dalle altre serie che ho seguito è il più curato a livello grafico (si alternano momenti di animazione tradizionale che computerizzata), sembra quasi un film. Le citazioni e gli omaggi a film/libri ecc arricchiscono ancor di più il valore della serie. Di scene intense e toccanti ci sono e sono dirette davvero bene. Lo stile di disegno è elegante e deciso, si scontra piacevolmente con l’atmosfera onirica che aleggia nell’anime.
Vi lascio con la sigla d’aperura, Kiri del gruppo giapponese Monoral. Cheers ^^
Call Of Duty: The Movie
(A cura di Wise Yuri)
No, non hanno fatto un film basato su uno dei tremila Call Of Duty usciti negli ultimi anni, ma se lo avessero fatto, probabilmente sarebbe stato identico a Act Of Valor, film uscito recentemente nelle sale, di cui vi voglio parlare molto brevemente, perché ritengo che il mio tempo sia prezioso come il vostro, e questa pellicola non me ne merita molto.
Act Of Valour è un film di guerra che vede un gruppo di Navy Seals impegnati nel recupero di un agente della CIA rapito nelle Filippine. La missione ha successo, ma la missione non è finita e i soldati dovranno affrontare una situazione molto peggiore, e prevenire che una nuova minaccia terroristica terrorizzi i cari vecchi U.S.A…..
Onestamente, non vi consiglio proprio questo film. Perchè è un film ridicolo? Non proprio, perché è generico, molto generico troppo generico, sembra che qualcuno avesse scritto la trama per un videogioco di guerra, l’idea del videogioco non fosse andata in porto, e avesse deciso di utilizzarla comunque facendone un film. La sensazione è rafforzata da scene in cui vediamo il punto di vista in prima persona di un soldato, sembra una scena di intermezzo di uno sparatutto in prima persona a caso, non mi sarei sorpreso più di tanto se avessi visto apparire indicatori di munizioni e salute. Ma poi penso ad Uwe Boll, che ha fatto il film di House Of The Dead (ed altri osceni trasposizioni cinematografiche di videogames), e chiedo un pochino scusa ad Act Of Valor per il paragone. XD A questo riguardo, avessi saputo che il film era stato sponsorizzato dalla Electronic Arts (EA), non mi sarei sorpreso più di tanto, piuttosto non sarei manco andato a vederlo.
Paragoni con Uwe Boll (che lo possano fulminare) a parte, la sensazione di vedere a tratti scene di intermezzo di un Medal Of Honor, Call Of Duty od un Battlefield a caso rimane. La regia in generale è ok, le scene d’azione sono ben fatte (ad eccezione di alcune molto confusionarie, stile realistico sto par di granate), ma è la trama e l’intreccio sono estremamente prevedibili (fin da subito è facile capire come andranno le cose), ed è praticamente una gigantesca propaganda per l’esercito americano travestita da film, una cosa davvero imbarazzante. Ho parlato fin troppo di questo film, passo e chiudo consigliandovi, se andate al cinema, di vedervi qualcos’altro e di evitare come la peste questo…. spot pro-esercito americano. Una delle poche volte al cinema in cui me ne sarei davvero voluto andare via e chiedere il rimborso del biglietto.
Clash of the Titans
(A cura di Celebandùne Gwathelen)
Visto che un mio amico greco ha insistito in maniera pesante di andare a vederci Wrath of the Titans in questi giorni, mi sono procurato il prequel (uscito nel 2010) per riuscire a seguire meglio il film quando poi lo vedremo.
Clash of the Titans è un film fantasy basato sul mito di Perseo della grecia antica. Nel senso che, il protagonista del film è Perseo, ed esistono figure come Zeus (interpretato da Liam “Qui Gon Jin” Neeson), Poseidone e Ade. Le similitudini con la mitologia greca si fermano all’incirca qui, ovvero ai personaggi. La storia stessa del film, poi, divaga tra emulazioni dei Pirati dei Caraibi e viaggi à la Signore degli Anelli.
Perseo è figlio di Zeus e la Regina Danae, che Zeus aveva messo in cinta dopo che il re Acrisius (marito di Danae) aveva irato gli dei, distruggendo il loro tempio. Il giovane viene trovato nel mare, insieme alla madre morta, da Spyros (Pete Postlethwaite, RIP), un umile pescatore, e trattato come un figlio (senza però nascondergli di averlo semplicemente trovato in mare). Il ragazzo cresce come un pescatore, fino al giorno in cui il re Cepheus di Argos fa distruggere una statua di Zeus vicino la costa. Questo manda in ira Ade, che, mandato lì su ordine di Zeus, stanco di non venire più adorato dai suoi figli, uccide i soldati e per qualche strano motivo decide anche di affondare la nave su cui viaggiavano Spyros, sua moglie, sua figlia e il figlio adottivo Perseo. Il ragazzo cerca di salvare loro la vita, ma è tutto inutile. Distrutto, viene preso prigioniero dagli uomini di Argos e portato a palazzo, dove vede il lusso in cui si vive a palazzo e nota con quale disprezzo il re parla degli dei. Quando la sua regina Cassiopeia paragona la propria figlia Andromeda in bellezza ad Aphrodite, Ades torna a manifestarsi e dopo aver ucciso molti soldati, fa invecchiare la regina e da ai cittadini un ultimatum. O sacrificheranno Andromeda al suo (?) Kraken (?) entro il giorno dell’eclisse, o la città verrà rasa al suolo. Cepheus nota che l’unico a cui Ade non poteva sottrarre la vita era Perseo, a cui prega di aiutarlo. Il ragazzo si rifiuta, dichiarandosi estraneo alla vicenda.

Ecco il nostro ribelle Perseo che volta le spalle al padre...
E’ in quel momento che compare Io, una donna che dice di aver osservato per tutta la vita Perseo, e che sostiene di essere afflitta da una maledizione che non la fa mai invecchiare. Lei dice che Zeus è suo padre, e gli narra la vicenda di Acrisius e della sua nascita. Perseo quindi, decidendo di voler vendicare la morte della sua famiglia per mano di Ade, parte per cercare un modo per uccidere il Kraken. Per fare questo prima si reca dalle Parche per trovare una strategia con cui affrontare la bestia marina, e a consiglio ottenuto, si reca nell’oltretomba, in cui affronterà Medusa per tagliarle la testa e col cui sguardo pietrificare il Kraken. Durante il viaggio incontrerà sia Acrisius, trasformato da Zeus in un mostro, che molti altri pericoli, e gran parte dei suoi compagni moriranno in battaglia in un modo o nell’altro, inclusa Io, accisa da Acrisius stesso.
Alle strette e col Kraken già alle porte di Argos, Perseo volando su un Pegaso torna alla città e sconfigge sia il mostro di Ade, che il dio dell’oltretomba stesso, che relega di nuovo nel suo regno. Zeus resuscita Io per lui, e lo lascia vivere la sua vita. Fino al prossimo film, per lo meno.
Come ho già detto in apertura, il film è uno schifo dal punto di vista della storia e della trama che lo regge. Perseo sembra più un soldato americano rivoltoso, che un greco. E’ irrispettoso degli dei, ma al contempo decide di non voler fermarli nella distruzione della grecia, onora il proprio padre e inizialmente rifiuta Zeus, ma alla fine sviluppa un rapporto pacifico col vero padre.

Ade e lo sfigurato re Acrisius tramano contro Zeus e il suo figlio Perseo
Ciò che lo circonda è allo stesso modo un mix tra miti greci antichi e trash fantasy americano. Il Kraken, ovviamente, non ha nulla a che fare con la mitologia greca (proviene difatti da quella nordica), e il fatto che sia figlio di Ade e non Poseidone è in qualche modo disturbing. Io stessa non c’entra niente con la propria figura mitologia, ed è nel film solo per dare un pretesto amoroso al nostro solitario protagonista.
Dei comprimari ce n’è qualcuno che si salva, ma nulla di davvero convincente, tutti compagni generici, stereotipati e piatti. E gli attori non cercano davvero di rendere i propri personaggi più credibili. Stesso Zeus, interpretato dal bravo Liam Neeson, riesce a risultare un personaggio annoiato e solo vagamente disturbato dagli avvenimenti del film. L’unico che secondo me si salva è Ade, interpretato da Ralph “Voldemort” Fiennes, antagonista generico, ma piuttosto convincente nel suo modus agendi.
Aggiungete a questo una colonna sonora per niente memorabile, effetti speciali buoni mischiati però a una regia traballante (nelle scene d’azione non si capisce assolutamente NIENTE) e una sceneggiatura derivativa e piena di clichè che potevano essere TUTTI evitati. Ecco il mix perfetto di una totale schifezza di film fantasy. Complimenti al regista, Louis Leterrier.
Per fortuna il sequel non è così brutto. Ne parliamo settimana prossima.
Voto Personale: 4/10
Please Teacher – 10
But
(A Cura di Celebandùne Gwathelen)
Okay, puntata complicata.
Come annunciato a fine della scorsa puntata, Kei decide di incontrare Koishi, e le dice che la persona che amava lo aveva lasciato o rifiutato. Quindi vorrebbe riconsiderare il loro rapporto. Koishi ovviamente è felice di questo, e inizia a proporre di essere più che amici, anche se non ancora una coppia. Kei dice questo a Morino, che ovviamente è contenta di vedere la sua amica felice.
Mizuho intanto viene invitata dallo zio di Kei, Minoru, e sua moglie, e spiega loro la situazione, che anche Ichigo ha la stessa malattia di Kei, e quindi Kei ha deciso di frenare il loro rapporto per far felice lei. Konoha (zia di Kei), però non è d’accordo con la situazione, e dice a Mizuho che in momenti come questi, una donna non deve solo amare il proprio marito e capirlo, ma ha diritto a un pò di egoismo e alla realizzazione dei propri desideri. Intanto la vita continua, e il gruppo di amici torna ad essere quello di una volta, con Hyosuke con Kaede, Kei e Koishi quasi insieme e Matagu e Ichigo gli unici single, con tanto di dichiarazione di Ichigo verso Matagu: “Non ci provare!”.
Koishi però nota che Kei non è proprio con lei coi pensieri, ed una sera lo segue mentre va da Ichigo a trovarla per chiederle se era tutto okay. E’ lì che ascolta la loro conversazione, e capisce che Kei sta con lei solo per far felice Ichigo. La ragazza scappa via in lacrime, ma Kei vuole aggiustare le cose e con Ichigo la segue fino alla scuola. Lì Kei prova a dirle che cercava di conscere meglio Koishi tramite Ichigo, e la giovane gli chiede un bacio come dimostrazione del fatto che vuole davvero stare con lei. In quel momento però arriva lì Mizuho, e quando si rende conto che Kei stava per baciare Koishi, lei si mette a piangere e corre via a sua volta. Kei decide di seguirla, costi quel che costi, mentre Ichigo si avvicina alla sua amica, e le spiega la situazione (inclusa la faccenda delle malattie). Koishi le dice che non voleva un finto amore, e che preferiva piangere con Ichigo, piuttosto che venire presa in giro dal ragazzo che le piaceva, e dalla sua amica.
Kei intanto corre dietro Kizuho, che si teletrasporta verso la spiaggia su cui hanno passato la loro mezza giornata di luna di miele, e Kei la raggiunge grazie a Marie. I due si inseguono sulla spiaggia, e tornano a dichiarare il proprio amore l’uno verso l’altro, arrabbiati e frustrati e contenti al contempo, con tanto di nuovi ricordi di Kei che risalgono in superficie. Infine i due si baciano. Mizuho propone di andare via dalla terra, insieme, ma Kei si sente ancora unito a Ichigo nel loro destino, e probabilmente preso da questo dilemma, cade in uno standstill da cui Mizuho non riesce a farlo rinsavire.

Dopo il bacio, Kei cade in standstill. Mizuho inizialmente non realizza, nè in seguito riuscirà a farlo tornare cosciente.
Puntata che aggiusta un pò ciò che c’era di sbagliato nella precedente, e fa dire ancora una volta a Kei e Mizuho che il loro amore deve prevalere, costi quel che costi. Stupido che se lo ridicono con così tanta convinzione dopo ciò che è successo nella nona puntata, ma almeno gli sviluppi di adesso hanno fatto capire a Koishi che Kei non è interessato davvero a lei, che anzi teneva più a Ichigo che a lei, e che è arrivato a mentirle pur di farla stare bene. Koishi stessa ha capito che non ne vale la pena stare bene per una bugia o un patto tra amici, e Ichigo dice a Koishi che secondo lei, la persona a cui Kei tiene, è proprio Mizuho. Finalmente qualcuno ci è arrivato. Vediamo cosa succede con Kei nel suo standstill.
Voto Personale: 7/10
Su romantiche storie d’amore tra aliene maggiorate e ragazzi quindicenni che quindicenni non sono si conclude anche questo numero del Weakly Hobbyt, alla prossima! 🙂
15 aprile 2012 alle 20:19
Ho letto del film del 1981 a cui Clash of the Titans si è ispirato, e avevo mezzo intuito che si trattasse di un remake.
Detto ciò, un remake spesso è fatto per migliorare ciò che c’era prima. Se dici che l’originale è interessante, siamo invece agli antipodi di un remake fatto bene (e, guarda caso, in perfetta linea con le aspettative medie che ho di Hollywood ultimamente =[ ), e la cosa del Kraken è giustificata solo leggermente di più.
Più che altro, ho ora voglia di vedermi Clash of the Titans (1981). Chissà se Fall me lo riesce a recuperare! ^_^
20 aprile 2012 alle 18:59
cacchio sono peggio di una spacciatrice.. vedrò cosa si può fare!
20 aprile 2012 alle 23:27
-Ergo Proxy
Gran bell’anime, anche se per qualche ragione non mi è rimasto troppo impresso; ricordo solo che mi piacque parecchio.
21 aprile 2012 alle 21:39
Allora continuo la visione se il ricordo è bello!
21 aprile 2012 alle 22:50
Bhe a me questo tipo di roba piace particolarmente 😀 è il mio genere…