Per i fortunati sopravvissuti alla calura, benvenuti! Sebbene (come vi ha già accennato Celebandune) gli impegni personali ci stiano (come è normale che sia) sminuzzando finemente il tempo libero a disposizione (leggesi anche: lasciandocene poco), il settimanale continuerà ad accompagnarvi nelle domeniche estive anche per tutto luglio, quindi sedetevi pure e buona lettura!
Man in Black 3
(A Cura di Celebandùne Gwathelen)
Film ormai “vecchio” di diverse settimane, al punto che rischiavo quasi di perdermelo, ho avuto infine un attimino di tempo per andare al cinema a vedermi la terza incarnazione della serie degli uomini in nero.
Non perdiamoci in inutili chiacchiere, veniamo al sodo. SPOILERS!
K e J sono come al solito occupati nei tipici lavoretti da Men in Black, sparaflashare persone e combattere alieni, quando assistiamo alla fuga dal carcere Lunamax (giustamente costruito sulla Luna) di Boris la Bestia, alieno che da 40 anni sta nel carcere, dove è stato portato da K in persona. I due si scontrano dopo poco e se la cavano per un pelo, sfuggendo entrambi alla morte per miracolo. Agent J vuole ovviamente proporsi di aiutare K con la faccenda di Boris, ma K sembra particolarmente distante e burbero a tal riguardo, anche più del solito, cosa che porta J ad iniziare a investigare da solo. Di recente però è morto anche il vecchio capo del MIB, Agente Z, sostituito dalla nuova/vecchia Agente O, che quando nota che J indaga su Boris senza il permesso di K, fa il possible per impedirglielo. J si chiede come mai tanto mistero, e insiste ulteriormente sulla faccenda finchè gli viene detto che certe cose è meglio non indagarle se potrebbe non piacere la risposta.
La cosa è strana, per di più quella stessa sera K lo chiama particolarmente in vena di parlare, ma ora è J l’offeso e gli chiude il telefono in faccia. Poco dopo, K sparisce magicamente, e quando il giorno dopo J va a lavoro, nessuno sembra ricordarsi di lui. Lui continua a chiedere di K, ma solo Agente O in tutto l’istituto pare ricordarsi di K, un agente morto sul campo 40 anni prima. In breve, i due riescono a ricostruire il fatto che qualcuno, probabilmente Boris, ha fatto un viaggio nel tempo per sbarazzarsi di K da giovane. La cosa ha conseguenze catastrofiche, poichè K avrebbe dovuto installare uno scudo planetario intorno alla terra; niente K, niente scudo, e la terra è a rischio di invasione da parte della razza di Boris nel 2012. Ovviamente tocca ora a J seguire Boris nel passato per evitare che tutto ciò accada.

Boris la Bestia fugge dal Carcere Lunamax nel quale è stato tenuto prigioniero per oltre 40 anni!
Con non pochi casini, J riesce a recuperare un aggegio per viaggiare nel tempo e torna indietro nel 1969, anno in cui, secondo la storia, K e Boris si sono incontrati fatalmente. J vuole rintracciare Boris senza incorrere in K, ma la cosa si rivela impossibile, e così presto i due non solo si incontrano, ma iniziano anche a collaborare pur di riuscire a fermare gli eventi che porteranno alla cattura di Boris o alla morte di K. L’idea di J è difatti quella di uccidere Boris invece che farlo prigionerio, e i due collaborano per New York City fino ad arrivare a Cape Canaveral ed assistere al lancio lunare, pur di fermare il pericoloso alieno.
La faccenda non si rivela facile, ma grazie all’aiuto del padre di J (all’epoca diventato papà da pochi anni) i due riescono ad infiltrare il sito di lancio e non solo installare sul razzo il congegno che attiverà lo scudo planetario fondamentale per la difesa della terra, ma anche a fermare i due Boris che si frappongono ai due. La lotta però fa dura, e alla fine il Boris del 1969 riesce ad uccidere il padre di J a faccenda quasi finita, ma K “questa volta” non ha ripensamenti ed uccide il Boris del 1969, invece che imprigionarlo, mentre il Boris del 2012 viene sciolto dal fuoco del razzo Apollo in partenza, dopo essere stato scagliato giù dalla piattaforma da J. Purtroppo, però, J assiste alla scena della morte del padre, e finalmente capisce il gigantesco senso di risentimento che in K provocavano quel comportamento burbero e silenzioso.
Con la morte di Boris, il congegno di viaggio del tempo si riattiva e riporta J nel 2012, futuro/presente in cui K è di nuovo in vita e forse un tantino meno burbero del solito.

J prova ad estorcere a K qualche parola su questo Boris il Boglodita, ma il suo socio è muto come un pesce. Il paragone è azzeccato, se avete visto o vedrete il film, capirete la sottile ironia…
Men in Black 3 riesci a intrattenere e tenere alto il nome della saga in un mondo, quello cinematografico, in cui spesso le terze parti di trilogie sono delusioni o semplici cash-in.
Men in Black 3, a 14 anni dalla creazione del primo episodio e con un Tommy Lee Jones ormai ultra sessantenne, cerca di rendersi fresco e al contempo non tradire la continuity della saga con un epsiodio intero dedicato a viaggi nel tempo, di preciso nel passato.
Quando un film prova a parlare di viaggi nel tempo e di “modificare” la linea temporale, raramente riesce a soddisfarmi, in quanto ci tengo alla consistenza del tutto e non accetto mancate spiegazioni da parte di film che, in due ore, difficilmente riescono a rendere tutto davvero consistente.
Men in Black 3 utilizza un approccio che non condivido ma che ha fondamentalmente senso all’interno della sua narrativa, con la creazione, tramite i viaggi nel passato prima di Boris e poi di J, di ben tre linee temporali distinte e separate, che però a un certo punto del film si incrociano, per far si che J si renda conto della differenza tra realtà vecchia e realtà alterata, senza la quale il resto della pellicola non avrebbe avuto senso.
Tutto questo per dire che lo script non è esente da difetti, e che alla fine non tutto viene spiegato e allo spettatore viene chiesto un minimo di riflessione personale su come potrebbero essere andate le cose nelle tre linee temporali (di cui una viene davvero curata poco), ma diverte, ed è questo ciò che conta. Il film è stato scritturato con in mente il solito stile metà serio e metà totalmente comico per cui la saga è ormai famosa, con un Will Smith in ottima forma (e non ricordo un ruolo migliore di J per Will Smith al momento) e con un Tommy Lee Jones visibilmente invecchiato, ma non per questo meno in syncronia col personaggio che in passato.
Il vero nuovo protagonista del film però è il giovane Agente K, interpretato da John Brolin, attore che mi era sembrato di conoscere già, ma poi ho scoperto di non aver visto nessuno dei suoi altri film. Probabilmente soffre del sintomo di “faccia conosciuta”. Comunque sia, il ragazzo intepreta bene il suo ruolo, dando all’Agente K un carattere decisamente diverso da come lo abbiamo visto fino ad ora in Men in Black, ma la cosa è motivata a livello di trama e si riesce abbastanza a capire alla fine del film.

J e la versione nel 1969 di K ripetono la loro scena al bar. A sto giro K ovviamente è molto più giovane e voglioso di chiacchierare che nel futuro. Presto J scoprirà perchè..
Altro personaggio decisamente riuscito è Griffin, di cui nella recensione non ho parlato, ma che ha un ruolo cruciale nella messa in posizione dello scudo planetario intorno alla terra. Intepretato da Michael Stuhlbarg, costui è un alieno che vive in uno spazio 5-dimensionale ed è costantemente alle prese di un mondo in cui ogni futuro possibile si svolge davanti ai suoi occhi. Per gran parte delle sue prime scene sembra solo uno stupido svitato, ma presto ci si rende conto di quanto la sua vita debba essere terribilmente confusa, con le diverse e molteplici possibilità continuamente in vista, senza sapere in quale ci si trovi attualmente. Inoltre il tipo è orfano di pianeta, in quanto questo è stato distrutto dalla razza di Boris pochi anni prima, e sente un naturale bisogno di aiutare K e J a non rimanere orfani di pianeta a loro volta.
Parlando di Boris stesso, ritengo che non è un antagonista particolarmente riuscito e presenti la solita sindrome da ego spropositato tipica di già tropi antagonisti tra film e arti narrative varie. Ha un look che richiama quello di un rocker anni ’70, e nella sua incarnazione del 1969 fa in giro con una Harley Davidson pesantemente modificata, ma non riesce a convincere come carattere. Per quanto sia estremamente letale, quindi, risulta un personaggio poco profondo e semplicemente cattivo perchè serviva un alieno cattivo vendicativo e voglioso di conquistare la terra.
Personaggi secondari come l’Agente O o l’Agente W, che scopriamo essere nella vita normale Andy Warhol, sono i soliti personaggi di contorno. Tra O e K c’è una sorta di storia d’amore, ma la cosa viene sviluppata davvero poco e non merita due parole.
Le musiche del film e il modo di girare delle scene non è male, ma neanche roba fuori dal mondo, e le prime che mi vengono in mente ora che meritano invece due parole sono quelle in cui J e K stanno in macchina a parlare o piuttosto a tacere. Sono divertenti e rendono bene l’idea della quotidianità di due agenti dell’MIB, ma ce ne sono forse due in tutto il film. Le sequenze d’azione sono divertenti e rese bene, soprattutto una scena di lotta in un ristorante cinese, con alieni e pesci giganti all’arrembaggio del duo in nero, ma molto ripercorre i soliti clichè del genere.

Griffin (al centro) mostra a J e K come lui vede le cose. Vivere diverse realtà e possibilità del futuro contemporaneamente ha i suoi vantaggi e svantaggi…
Ciononostante, il film fondamentalmente non è male, anzi, diverte per tutta la sua durata, e per quanto alla fine molto scene o personaggi saranno telefonatamente prevedibili, non ci si sente mai in vena di farsi ridare i soldi a fine visione. Will Smith, Tommy Lee Jones e Josh Brolin convincono, il film intrattiene e questo è l’importante.
Degno seguito, insomma.
Voto Personale: 7,5/10
Super Cyborg Boy
(A cura di Wise Yuri)
Piattaforma: iOS
Genere: Platform 2D
Giocatori: 1
Super Meat Boy è stato certamente una manna dal cielo per gli appassionati di platform 2D che sentivano la mancanza di uno quei titoloni, di un gioco bastardo, difficilissimo e dalla difficoltà brutale, che richiedesse un affinamento superiore delle abilità del giocatore nei platform game, in cui si muore milioni di volte e ci incazza quanto basta per riprovare quel livello ostico fino a che non ci riuscite. il Team Meat ha certamente confezionato una perla per gli appassionati del genere, rendendo difficile credere che sia stato fatto tutto da un team di sviluppatori indipendenti, composto da solo due persone. 🙂 Le uniche lamentele che ho da fare sul gioco sono di natura tecnica, e riguardano la versione Steam, che avrebbe bisogno di una patch perchè una cosa è che il gioco non mi parte alla prima ma mi parte alla seconda, un’altra è che debba cambiare risoluzione per sopperire ad un bug che impedisce di sconfiggere il boss finale (dovrebbe seguirvi e poi cadere di sotto come Bowser in Super Mario Bros., ma con il bug vi segue in ritardo e ciò vi impedisce di sconfiggerlo, assurdo).
Questo moderno “ritorno al platform 2D difficile e tosto” è stato più che apprezzato, e non sorprende se poi altri ci abbiamo provato a cavalcare questa moda videoludica “back to 8-Bit”. Tra i non troppi nuovi platform 2D, League Of Evil mi ha incuriosito non poco, vista l’estrema somiglianza con il sopraccitato Super Meat Boy, a partire dallo stile grafico retrò. La curiosità è aumentata vedendo che il titolo Ravenous Games è stato ottimamente ricevuto, ottenendo ottimi voti e recensioni che complimentavano gli eccellenti controlli ed il game design classico ma impegnativo.
Così ho provato la versione demo disponibile sull’AppStore, la quale mi ha convinto a comprare il gioco completo. Sebbene siamo lontani (molto lontani) dalla superlativa fattura del titolo Team Meat, sarebbe pura cattiveria dire che League Of Evil non è un ottimo titolo, specialmente nel contesto dei giochi per smarthphone e per il costo contenuto tipico dei giochi dello store Apple, ovvero gli standard 79 centesimi, che è meno di un caffè al bar.
Il pretesto del platformer Ravenous Games è presto detto: gli scienziati malvagi del globo si sono radunati nella titolare Lega Del Male, e l’unico capace di fermarli non siete altri che voi, un supersoldato completo di innesti meccanico-bionici. I controlli sono semplicemente perfetti ed un esempio da seguire, semplici, comodi e reminescenti dell’era NES e Game Boy: sullo schermo non trovate mille icone, ma solo un tasto A ed B e le frecce direzionali sinistra e destra, nulla di più, nulla di meno. É davvero tutto quello che vi serve, e la risposta è perfetta, vi dimenticherete presto che state usando un iQualcosa e non una console portatile tradizionale, da quanto sono comodi e responsivi i controlli. Non ho giocato molti platform sviluppati per smarthphone, ma questo titolo è un esempio lindo e cristallino su come debbano essere mappati (per questo tipo di piattaforme) i controlli per giochi del genere platform.
I controlli sono semplici e retrò, ma fortunatamente le mosse a vostra disposizione sono un pò più di due: quattro. XD No, seriamente, oltre al banale salto (e salto doppio) e attacco per decimare i nemici, potete fare salti a parete e scivolare sui muri, non c’è molto altro da imparare, ma il gioco richiederà che assimiliate e diventiate padroni di queste poche tecniche, perchè vi serviranno tutte per avanzare tra oceani di spine elettrificate, labirinti di mazze rotanti con pattern cattivelli, spunzoni moventi che pattugliano muri, nemici appostati in ogni dove… ci siamo capiti. Classica filosofia dei platform oldschool, in cui solo affinare le proprie abilità permettere di superare sfide sempre più toste.
Il gioco contiene 160 mini-livelli, raccolti in 6 blocchi/mondi (non contando i 7 livelli della versione demo, raccolti nel blocco Missioni Lite), ed ogni livello contiene una valigetta nascosta. L’obiettivo di ogni livello è uccidere lo scienziato malvagio posto alla fine dello stesso, ed ovviamente, minore è il tempo impiegato a finire il livello, migliore è la valutazione in stelle.I livelli sono piccoli e un giocatore smaliziato impiegherà circa 30 secondi a finirlo (di più a ottenere 3 stelle di valutazione e raccogliere la valigetta), ma questa divisione in mini-livelli ha senso visto che è stato progettato per iPhone e similia, quindi il formato “mordi e fuggi con tanta roba” funziona, e vi spinge a dire “ancora qualche livello e poi smetto”. Come da tradizione, anche qui c’è la morte istantanea e insindacabile se colpiti da un nemico, proiettile od ostacolo di sorta. Buona e ben distribuita (ma migliorabile) la varietà di ostacoli e nemici. tecnicamente il titolo è “NES retrò” a tutta birra, con grafica in stile pixel art e musica chiptune carina ed efficace, per contornare il feeling “8-Bit”.
Un’aspetto tecnico svergognamente “8-Bit Retrò” per far contenti i nostalgici, controlli per-fe-tti, un gameplay accessibile per i neofiti ma allo stesso tempo sviluppato per far divertire anche i veterani del platform 2D “duro e puro”, ed una buona rigiocabilità per i perfezionisti, League Of Evil ha tutto quello che potreste volere da un platform 2D “vecchio stile, ma moderno”, e tutti i buoni voti ricevuti da critica e pubblico non sono farlocchi. 🙂
Sebbene non comparabile al titolo a cui tendenzialmente si ispira (Super Meat Boy) nè in difficoltà o game design, League Of Evil fa tanto nel suo piccolo e dimostra che anche su smarthphone si possono fare platform (e titoli) di qualità. C’è anche un seguito, League Of Evil 2, ma questo.. sarà un’altro articolo. 🙂
ultima cosa, League Of Evil 1 (versione completa) sarà gratis per un pò sull’Appstore, quindi se potete approfittatene!
Please, Twins! – 6
Love Alliance
(A Cura di Celebandùne Gwathelen)
Riprendiamo con questa puntata molto filler da dove siamo rimasti la scorsa volta. Sia Karen (per incidente non proprio accidentale) che Miina (di propria volontà) hanno baciato Maiku, e ora sono piene di pensieri su cosa possa succedere nel loro futuro, se dovessero o non dovessero rivelarsi parenti.
Maiku è plagiato dagli stessi pensieri, oltre al fatto di essere stato sospeso dalla scuola, e i tre si evitano il più possibile a casa. La situazione inizia però a diventare pesante, è così che Miina dice a Maiku che il suo bacio della sera incriminata era solo un test per vedere se lui fosse o meno gay. Maiku ci crede (e in parte ci vuole anche credere) e le dice di non fare più robe così, che le cose a casa debbano rimanere chiare e di non dubitare più di lui: non è gay e basta.
Per quel che riguarda Karen, il ragazzo si scusa e le chiede semplicemente di far finta di niente; quello che è successo era un incidente e nulla più. Di non farsi pensieri. Lei lo perdona e dice di aver già dimenticato, ma poi fugge in camera in lacrime.
E’ ovvio che, anche se per Maiku la situazione per ora è risolta (anche se gli è chiaro che non lo sia, anche i suoi sentimenti sono confusi), per le due ragazze il problema rimane. Entrambe vogliono stare con Maiku in quella casa. Se sono parenti, potranno continuare a starci, ma il loro amore dovrà venire frenato. Se invece non sono parenti, dovranno andarsene da lì. E nessuna delle due vuole andarsene.
La sera, durante un bagno, le due confessano l’un l’altra di essere innamorate di Maiku, e di non voler andare via. Così le due formano un’alleanza d’amore. La prima regola, prevede che nessuna faccia nulla con Maiku finchè non sia chiaro chi di loro sia la sorella e chi l’estranea. La seconda, prevede che non appena una delle due capisca di essere la sorella, lo informi subito all’altra. La terza regola è quella di fare spassionatamente il tifo per l’altra nel momento in cui ci si renda conto di essere la sorella. E la quarta prevede di tenere alla larga da Maiku ogni altra ragazza che tenti di abbordarlo.
Così, le due iniziano scuola qualche giorno dopo (a sospensione terminata), con la ferma intenzione di tenere lontano Maiku da Tsubaki, Kousei (perchè, non si sa mai) e chiunque altro ci provi col loro forse-fratello. A Maiku la situazione non può che andar male…

Miina che ripensa al suo bacio con Maiku. Mezza puntata è un susseguirsi di immagini ferme e personaggi che parlano fuori campo per simulare il flusso di pensieri…
Puntata filler. Si poteva risolvere in 5/10 minuti e poi lasciare che qualche altra trama riempia i momento vuoti. L’alleanza d’amore tra le due non può che andare male, e sono sicuro che nelle prossime due tre puntate si susseguiranno i soliti clichè di anime con triangoli amorosi, per poi finire in un’alleanza distrutta, le due ragazze in guerra e Maiku indeciso tra l’una e l’altra.
Proseguiamo…
Voto Personale: 5/10
Spider-Man Collection 43
(A Cura di Celebandùne Gwathelen)
Come se Licantropus dello scorso numero non fosse stato abbastanza, a questo giro la dose di Lupi Mannari viene raddoppiata, con una storia particolare sul figlio di J. Jonah Jameson. In appendice, un altro Marvel Team-Up, il ritorno di Kangaroo e una storia da Tales to Astonish del 61. Vi descrivo brevemente le storie:
- The Mark of the Man-Wolf da Amazing Spider-Man 124del 9/73: Torniamo sulle storie di Amazing finalmente, e assistiamo al ritorno a New York di John Jameson, figlio di Jonah Jameson, che invita il padre a uscire una sera con lui e la sua nuova ragazza. Jameson nota un pò di pallore e affaticamento sul volto del figlio, ma non gli da molta importanza. Altrove, Pete ha ancora difficoltà ad accettare la morte di Gwen, e si sente un pò fuori dal mondo e commiserato da tutti, cosa che lo fa innervosire al punto da trattare male MJ (che lui considera la ragazza di Harry, anche se per MJ la cosa non è così ben definita) e Flash Thompson e andarsene dall’università. Quella stessa sera, leggendo il Daily Bugle, si arrabbia anche con Jameson e i suoi soliti editoriali diffamatori, e decide di dirgliene quattro. Contemporaneamente però notiamo come John Jameson, per qualche motivo, si trasforma in licantropo e va a sua volta da Jameson. Spidey arriva nell’ufficio pochi istanti dopo l’arrivo del licantropo, per fortuna di Jonah ovviamente, che stava per venire sbranato dal figlio. Spidey e l’Uomo Lupo combattono nella stanza finchè quest’ultimo non stordisce temporaneamente Spidey e attacca di nuovo Jameson. Per qualche motivo, però, l’Uomo Lupo non insiste e anzi fugge dall’ufficio. Spidey lo vuole inseguire, ma Jameson si frappone e inizia a urlargli contro. Spidey, confuso, se ne và, mentre Jameson tra se e se capisce che l’Uomo Lupo che lo ha appena attaccato è proprio il figlio John. Poco dopo, Spidey è ancora fuori dall’ufficio di Jameson, l’Uomo Lupo si scaglia di nuovo contro di lui!
- Wolfhunt! da Amazing Spider-Man 125 del 10/73: Si riprende un secondo dopo la fine dello scorso episodio. L’Uomo Lupo attacca Spidey, ma questo lo lancia giù in strada e i due si azzuffano fino all’alba, quando l’Uomo Lupo fugge, ma non senza lasciare un gigantesco graffio sul petto di Peter. A fine nottata anche il giovane infine torna a casa (dove Harry manca ormai da più di una settimana) e si butta a dormire. Altrove, Mary Jane, Flash e Randy Robertson fanno colazione insieme, quando vedono Harry Osborn. MJ si avvicina a Harry per parlargli, ma questo la manda via ricordandole che una volta gli aveva detto che era solo “un tipo con cui divertirsi”. MJ la prende a male e se ne và dal bar in lacrime. Ancora altrove, Jameson va a fare visita al figlio e lo trova in sembianze umane sdraiato sul divano, con ancora la strana tuta gialla addosso che aveva da Uomo Lupo. I due parlano e John narra di come lui abbia trovato una strana pietra in una missione top secret sulla luna, di cui si è appropriato e che ha portato al collo per diverso tempo. Alla prima luna piena con la luna come ciondolo, è avvenuta la sua trasformazione in licantropo, e da allora ogni tentativo di togliersi la pietra di dosso sono falliti, poichè si è incastonata nella sua pelle all’altezza della carotide.
IL pomeriggio dello stesso giorno Spidey si reca dal Bugle per trovare spiegazioni, ma viene accolto dalle forze armate portate lì da Jameson, ed è costretto a squagliarsela. Distrutto e dolorante per la ferita, si reca a casa di MJ per rilassarsi un pò, ma MJ, ancora adirata per il comportamento di qualche giorno fa e di Harry, chiede a Pete di andarsene finchè non sarà meno depresso. Più tardi quella sera, John Jameson si trasforma di nuovo in Uomo Lupo, giusto quando stava per visitarlo la sua ragazza, che inizia ad assalire al punto che questa, spaventata, cerca di fuggire con la macchina. Contemporaneamente, Spidey, pensando al ritorno in città di John Jameson e identificando la tuta gialla dell’Uomo Lupo come tuta da astronauta, fa due più due e si reca in casa Jameson. Lì riesce ad arrivare a mala pena in tempo di salvare la ragazza di John Jameson dal neo-licantropo, ed i due lottano furiosamente finchè Spidey non identifica la strana pietra rossa lunare e gliela strappa dal corpo (gettandola nel vicino fiume). Istantaneamente John si ritrasforma in umano e la situazione pare risolta (nonostante il buco alla giugulare del Colonnello?!?), con tanto di Jonah che vuole quasi ringraziare Spidey, che però rifiuta e se ne và. - Mayhem Is The Men-Fish! da Marvel Team-Up 14del 10/73: Breve storia da Marvel Team-Up. In questa, Spidey incrocia Namor, principe degli atlantidei, e dopo una breve azzuffata tra i due (poichè Spidey pensava Namor fosse ancora rivale dei Fantastici Quattro), in cui Namor chiede ripetutamente a Spidey di lasciarlo in pace, il ragno la fa grossa e scagliando Namor contro un muro, fa fuggire una astronave da un magazzino del porto. Imprecando, Namor racconta a Spidey la sua missione in superficie, cioè vendicare il padre morto per colpa di un individuo chiamato lo Squalo Tigre. Questo ora è fuggito ed è per colpa dell’intromissione di Spidey. Questo, ovviamente, vuole rettificare le cose, e i due si alleano per cercare lo Squalo Tigre nella baia di New York. I due per questo vanno a bordo di una nave che con un ascensore è collegata ad un laboratorio sul fondo dell’oceano, dove credono di trovare lo Squalo Tigre e il suo creatore, Dorcas. I due vengono però drogati ed imprigionati, ma riescono a liberarsi grazie all’unione delle loro forze. Seguendo le tracce dei due supercriminali si scontrano con diverse creature pesci formi e antropomorfizzate prima di incontrare di nuovo i malfattori. Durante la lotta, Spidey eccita delle sostanze infiammabili e il laboratorio inizia ad esplodere intorno a loro. I due fanno a mala pena in tempo a fuggire dalla nave, prima che anche questa esploda. Sembra che lo Squalo Tigre e Dorcas non ce l’abbiano fatta e Spidey dice a Namor che il padre ora è vendicato. Namor non ne pare così certo, nè è convinto di aver fatto la cosa giusta..
Copertina originale di Amazing Spider-Man 126, con Kangaroo nella sua probabilmente ultima apparizione!
- The Kangaroo Bounces Back! da Amazing Spider-Man 126 del 11/73: Mentre Spidey volteggia per la città, viene avvicinato da due tizi della General Motors, che per pubblicità vogliono produrre una Ragno-mobile. Sperando che il progetto gli tolga per un pò dalla testa Gwen Stacy, Spidey accetta e si dirige da Johnny Storm per costruire con lui un prototipo. Altrove, lo scienziato che ha creato Testa di Martello si avvicina a Frank Oliver, anche conosciuto come Kangaroo. Lo scienziato gli propone un patto, e Frank si allontana con lui nel buio. Poco dopo, Pete all’Uni incontra il Professor Warren che prova un’ennesima volta a raccomandargli di seguire le sue lezioni per far si che non perda la sua borsa di studio. Poco dopo incontra anche MJ e Flash, che gli propongono una bibita insieme, ma il giovane è scocciato e se ne torna a casa. Lì trova delle bollette da pagare per l’appartamento che divide con Harry, che è ancora una volta assente da casa. Peter è disperato e non sa come fare, per di più lo chiama anche sua zia May (ancora nella casa del Westchester del Dottor Octopus) che si preoccupa per lui, ma il giovane insiste sul fatto che se la cava da solo. Altrove, Jonas Harrow ha finito le sue modifiche su Kangaroo, e gli chiede di recuperare qualcosa per lui, ma il supercriminale se ne infischia e fugge via, voglioso di combattere l’Uomo Ragno. Questo viene colto alla sprovvista da questo attacco e se le prende, finchè a Kangaroo non duole in maniera incredibile la testa, cosa che obbliga l’australiano ad una rapida ritirata. Così, mentre vediamo in una breve scena Jameson che si arrabbia per le mancate cure mediche fornite a suo figlio (finalmente in ospedale!), al rientro della sua creazione, Jonas Harrow spiega a Kangaroo cosa deve fare per lui per far finire i dolori. Lo scienziato pare volere un isotopo radioattivo dai Laboratori Nucleari sull’Hudson, e quando il biondo riesce a farsi strada nella struttura, l’allarma richiama l’attenzione di Spidey (che stava lavorando con la Torcia alla sua ragno-mobile). Spidey prova in qualche modo a convincere Kangaroo di non fare la sciocchezza di entrare nella camera del reattore senza tuta o alcuna protezione, ma l’aussie non lo ascolta e alla fine viene arso vivo dal calore del reattore. Spidey non può fare più nulla per lui e se ne esce di scena, mentre Jonas Harrow, che aveva osservato la scena da fuori, se ne va deluso e amareggiato.
Epilogo: MJMJ ha seguito Harry salire le scale del suo appartamento e bussa alla porta fino alla stanchezza e alla rabbia pure di riuscire a parlare col suo boy friend. Harry però non apre la porta, e quando MJ se ne và, lo vediamo nell’appartamento con i vestiti di Goblin in mano, pronunciando la frase “Nessuno dovrà mai scoprire che Harry Osborn è Goblin!” - Dream World! da Tales to Astonish 26 del 12/61: Breve storia filler da poche pagine di un uomo che ha molteplici sogni nei sogni e non riesce più a capire se quello che sta vivendo è la realtà o meno. Inception anyone?
Storie solo discrete in questo numero. Dopo l’apparizione di Licantropus dello scorso SMC di certo non si sentiva il bisogno di altre due storie in cui Spidey deve combattere un lupo mannaro, ma pare che alla Marvel le idee vengono tutte di fila e sfruttate come se non ci fosse più un domani.
Così, John Jameson diventa l’Uomo Lupo per una pietra trovata sulla luna che si appende intorno al collo. Certo, un modo un pò originale per diventare un licantropo, ma passi. La storia di per sè non è molto intrigante se non per i rapporti tra Pete ed il mondo attorno a lui, con lui ancora sotto shock per la morte di Gwen Stacy e tutto il resto del mondo molto meno importante o addirittura sfastidiante. L’unica cosa che sembra distrarrlo è il suo alterego ragnesco, col quale cerca di aiutare Jameson nonostante all’inizio del numero la voglia era più di spaventarlo che altro. Flash prova ripetutamente ad avvicinarsi a Pete, ed anche MJ prova a stargli vicino, ma Peter è negativo il più delle volte verso la sua cricca, e le spaccature che si creano dubito saranno di facile risoluzione. Harry, da misterioso diventa un pazzoide che dice di essere Goblin, e sembra fare il primo passo per seguire le orme di suo padre. Questo è l’unico sviluppo interessante della storia di Kangaroo e dell’intero albo. La storia con Namor non è male come disegni e scenografia, ma la storia stupida e banale.
Una parola sui disegni dei primi due racconti: sono di pessima qualità e probabilmente stampati non basandosi sugli albi rimasterizzati della collana Marvel Masterworks, ma sugli originali del ’70. Altro segno che la rivista era non supportata, ormai molto al di là di quelle che erano le possibilità iniziali della Marvel e quindi stava andando verso una inesorabile fine. Un vero peccato.
Voto Personale: 6,5/10
buona domenica a tutti quelli che ci leggono dalle loro postazioni PC, aiutati da ventilatori a potenza massima (ed anche a tutti gli altri ;-)), al prossimo (consueto) appuntamento con il nostro settimanale!
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