Salve internauti, per stavolta non cercheremo di stimolarvi appetiti con paragoni culinari, ma vi colpiremo alle budella con un numero colmo di supereroi e mostri di vario genere, andando a scoprire perle del “brutto cinematografico” oltre a recenti reboot di uomini ragno ed il consueto appuntamento con Please! Twins. Parlando di supereroi, probabilmente avrete sentito della tragedia avvenuta in america ad una prima di The Dark Knight Rises (seguito de Il Cavaliere Oscuro e facente parte della trilogia iniziata con Batman Begins), in cui un folle vestito come uno dei cattivi del film ha sparato ed ucciso 20 persone presenti in sala. Sembra che la tragedia e il relativo status di film maledetto non siano elementi distintivi de Il Cavaliere Oscuro, ma siano stati tristemente “ereditati” anche da questo seguito. Con uno sventolante dito medio allo sciacallaggio mediatico e la speranza che cose del genere accadano il meno possibile, vi lascio alla lettura del penultimo Weakly estivo, enjoy. 🙂
The Amazing Spider-Man
(A Cura di Celebandùne Gwathelen)
Sembra proprio che io non riesca a stare per più di due settimane senza parlare dell’Uomo Ragno! 😉
Parlarvi di questo film non è una cosa facile, perchè essendo un reboot partito a poco più di un decennio esatto dall’inizio della prima saga, i paragoni con lo Spider-Man originale si sprecheranno. Dello Spider-Man originale, tuttavia, ancora non vi ho parlato da nessuna parte in questo blog, e quindi dovrò tirarlo fuori molteplici volte. Vediamo cosa ne esce.
Amazing Spider-Man narra, di nuovo, le origini di Spider-Man. Questa volta si parte da molto prima dell’età adolescente mostrata all’inizio di Spider-Man, e assistiamo al giovanissimo Peter Parker mentre gioca a nascondino coi suoi genitori Richard e Mary Parker. Il ragazzino non li trova, e nota invece che lo studio è stato violato. Presto chiama il padre, che spaventato controlla diversi documenti, e poi con la moglie si reca da suo fratello Ben e la sua moglie May Reilly. Lì lascia Peter, chiedendogli di stare per un pò coi suoi zii, rassicurandogli che andrà tutto bene, e poi andandosene chiedendogli di fare il bravo. Un incidente aereo e diversi anni più tardi, Peter è un ragazzo che vive ancora dagli zii, va a scuola, cerca di cavarsela nelle sue materie essendo anche un ragazzo col cervello niente male ha il rispetto dei prof, nonostante vada in giro in skateboard per la scuola. Di tanto in tanto subisce gli scherzi e le botte dal bullo Flash Thompson, ma tutto sommato la sua vita non è niente male.

Garfield interpreta bene un Peter Parker scritturato un pò male
Quando deve aiutare a svuotare la cantina con lo zio Ben per colpa di un refrigeratore rotto che perde acqua, Peter scopra una vecchia valigia del padre. Al suo interno scopre una cartella di lavoro ancora intatta, in cui finalmente viene a sapere qualcosa di ciò che il padre faceva da vivo: ricercatore per la Oscorp, insieme ad un collega di nome Curtis Connors. Nella cartella ci sono anche formule matematiche/chimiche di cui per ora ignora il significato. Zio Ben gli viene a parlare del suo passato di quel poco che ne sa, ma Pete nonostante gli dica che è stato un ottimo padre, è un pò risentito del fatto che viene a sapere di alcune cose solo ora. Fa ricerche sul conto di Connors, e scopre che lavora ancora alla Oscorp, e cerca di entrarci con un offerta di tutorato alla quale si intrufola. A fare da guida al tutorato è la sua compagna di classe e cotta Gwen Stacy, che introduce al gruppetto di potenziali studenti Curtis Connors, sul quale Peter fa subito una buona impressione rispondendo ad una domanda sul suo lavoro. Poi, Peter si allontana dal gruppo seguendo un tipo losco e va a finire in una zona protetta da password della Oscorp, che lui cracka facilmente. Così si intrufola in una stanza in cui viene studiato un nuovo tipo di corda basata sulla tela dei ragni. Accidentalmente ne tocca una di queste tele causando una specie di allarme nel sistema e diversi ragni che stavano tessendo tele, cadono e vanno a finire su di lui. Peter se li scrolla di dosso e cerca di tornare dal gruppetto, ma Gwen si incazza che rischia di fargli passare dei guai e gli chiede di andarsene. Durante quella conversazione, un ragno caduto su di lui rimasto impigliato nei suoi vestiti, lo morde sulla nuca.
Da lì, potete immaginare come vanno le cose. Pete inizia a sviluppare poteri di ragno di cui all’inizio neanche lui si rende conto, ma che presto usa senza farsi troppi problemi delle conseguenze. Tra queste, si vendica di Flash Thompson per i suoi atti di bullismo, e rompe il canestro della palestra della Midtown High Science School che frequenta. Zio Ben per questo viene richiamato dal Preside della scuola ed è costretto a cambiare turni con un suo collega a lavoro. Ben chiede per questo a Pete di andare a prendere la zia alla fine del lavoro, e Peter dice di si. Tuttavia Peter va a trovare Connors a casa, presentandosi come figlio di Richard Parker, e lo aiuta a sintetizzare, grazie alla formula del padre, un siero in grado di far crescere a un topo di laboratorio un arto mancante. Connors, che ha perso un braccio, finalmente vedere realizzarsi un sogno grazie all’intervento di Parker, ma questo sogno gli viene distrutto dal dottor Rajit Ratha che gli dice che Norman Osborn sta morendo ed ha bisogno di questo siero il prima possibile per sopravvivere. Per questo obbliga Connors a fare test su umani subito. Connors è contrario all’idea, ma Ratha vedendo il dottore rifiutare lo licenzia e gli dice che testerà il siero in un ospizio bollandolo come “vaccino contro un influenza”.
Peter, intanto, per i suoi esperimenti alla Oscorp, torna tardi a casa e si dimentica di prendere la zia, fatto per il quale Pete viene ripreso dallo zio. Arrabbiato se ne va di casa in città a prendere un pò d’aria e qualcosa da bere, e zio Ben dopo un pò di discussioni con May lo segue. Mentre Pete vuole comprare qualcosa, che il venditore non gli vuole vendere per due centesimi, il ragazzo se ne va scontento, e quando poco dopo un ladro deruba quello stesso venditore, Pete non alza un dito per aiutare il commesso. Questo cerca di correre dietro al ladro e di farsi aiutare dai passanti notturni lì vicini, ma zio Ben è l’unico che prova a fermare il ladro. Questo però lo spara e riesce a fuggire ugualmente. Pete va a soccorrere il ladro, ma è tardi. Da quel momento in poi, dopo il lutto, Pete inizia a seguire e malmenare ladri con le caratteristiche fisiche dell’assassino dello zio, e si fa un nome come vigilantes in città. Dopo una lotta finita non benissimo, in cui un ladro gli urla “ho visto il tuo volto!”, Pete decide di farsi una maschera e un costume (con tanto di lanciaragnatele!) in modo da non venire riconosciuto.

Peter nel suo nuovo costume da bob da Uomo Ragno!
Così facendo, porta in gattabuiale altri criminali ma quello in cui riesce di più è di attirare l’attenzione di George Stacy, capo della polizia di New York e padre di Gwen Stacy, che annovera presto Spidey tra i ricercati della città. Tra Gwen e Pete al momento le cose stanno avendo un timido inizio, e ad una cena con Gwen e family a cui è invitato, Pete ha un diverbio con il capitano Stacy su Spider-Man, che risulta in una specie di “insulto” verso il capo della polizia. Quella stessa sera, Pete rivela a Gwen di essere Spidey, e i due si baciano.

Pete e Gwen (Emma Stone) mentre fissano il loro primo appuntamento
Nel frattempo altrove, disperato di vedere il suo sogno infranto, Curt Connors si inietta la formula di cura progettata con Parker, e vuole raggiungere Ratha mentre va all’ospizio. Sul tragitto, però, si trasforma in Lizard e catapulta a destra e manca le macchine dal punte fino a trovare quella di Ratha. Spidey arriva lì e salva la situazione temporaneamente, ma la cosa non finisce lì. Prendendo tutti i suoi possedimenti da Oscorp, Connors crea un nuovo laboratorio nella canalizzazione di New York. A un certo punto attacca anche la scuola di Peter, e così il giovane segue il suo ex-mentore e lo rintraccia nelle fogne, capendo che ciò che Connors in realtà vuole fare è sfruttare un congegno Oscorp che trasformi tutti gli abitanti di New York in umani-anfibi antropomorfi per migliorare la specie. Nel frattempo, George Stacy spreca le sue risorse cercando di catturare Spidey, cosa che gli va male fino a quando Connors non ferisce Spidey e questo aiuta gli uomini di Stacy. Il capitano lo smaschera e nonostante la resistenza, Pete non riesce a nascondere la sua identità. Stacy a quel punto capisce che Pete è dalla sua parte, e con lui affronta Lizard. Costui intanto ha scalato la torre Oscorp, dove Peter aveva mandato Gwen a creare un antidoto per il siero di Lizard che i due avevano preparato. La ragazza finisce l’antidoto, e lo da a George Stacy quando arriva sulla torre. Stacy e Spidey insieme combattono Lizard e riescono a scambiare il siero di lizard nell’apparecchio diffusore, ma nella lotta Lizard trafigge George Stacy con i suoi artigli. Il congegno diffusore spara in aria l’antidoto e ogni persona già contagiata dal siero torna umana, incluso lo stesso Connors. Stacy muore davanti gli occhi di Peter, e gli chiede di non vedersi più con Gwen, cosa che Pete fa contro il suo volere. Connors invece viene imprigionato in una cella, dove ottiene una misteriosa visita, che fa allusioni alla “verità sui genitori di Peter” e sul futuro del ragazzo.

Questi graditissimi aggegi fanno un grande debutto cinematografico
Film difficile da riassumere, l’avrete notato. Tutto sommato, non l’ho trovato proprio malvagio e, anzi, come film risulta molto godibile, pieno di momenti d’azione stupendi, di scene spassose e romantico-divertenti.
La cosa che proprio non mi ha convinto, è che questo fosse un film su Spider-Man. Andy Garfield è bravissimo come attore, ma si ha come l’impressione che lo scripter si fosse un pò dimenticato come il fumetto, anche un Ultimate Spider-Man, presenta Peter Parker come un genietto, nerd e socialmente svantaggiato. Si, c’è una scena in cui Flash Thompson picchia Pete, e c’è una scena in cui lui parla a Gwen in maniera totalmente impacciata, ma per il resto è un ragazzo che va a scuola con lo skateboard, che riesce a stupire Connors per davvero solo con una formula memorizzata dagli appunti del padre, e che per il resto non viene mostrato particolarmente a disagio tra la folla. Certo, ripetere le scene assurde ed esagerate di Spider-Man del 2002 sarebbe stato noioso, ma c’erano mille modi di fare un Parker originale ma fedele all’originale, e diversi li riesco a immaginare migliori di questo. Gwen Stacy stessa è un altro personaggio riuscito a metà: nel fumetto all’inizio è altezzosa e acidula, per niente impacciata e molto sicura di se stessa all’apparenza. Nel film, l’acidulità si perde dopo poco, la vediamo impacciata a parlare con Pete e spesso è semplicemente “la ragazza dell’eroe” nel film. Non di certo un personaggio molto di spessore. Personaggi molto riusciti invece sono lo zio Ben, davvero uno zio fantastico, zia May, che non è la solita zietta apprensiva, ma una donna un pò più moderna (anche se forse la zia della prima trilogia, ad ora, mi è piaciuta di più), Richard Parker, nei pochi attimi a inizio film in cui lo si vede, ma soprattutto Curtis Connors, socio di Richard e Lizard, che ha svolto un lavoro di recitazione e di rappresentazione del personaggio niente male. Peccato che alla fine la sua identità segreta venga scoperta e non si hanno le basi per sviluppare un rapporto Lizard-Spidey/Connors-Spidey come c’è nel fumetto.
Un gradito debutto cinematografico lo fanno gli spara ragnatele, totalmente assenti nel primo film, e in generale si ha molto più l’impressione che Spidey sia un eroe “fatto in casa”, nonostante la tuta da bob e tagli del costume che si risanano da soli.

Ecco il Dottor Curtis Connors: non fatelo arrabbiare!
Le scene d’azione sono niente male, e la regia ha cercato di percorrere nuove strade facendo vivere allo spettatore le movenze aeree di Spidey in prima persona, come a copiare il videogioco Mirror’s Edge. Non c’è lo stesso effeto “novità figa” che c’era con Spider-Man del 2002, ma almeno ci hanno provato. Il film non è esenta da Deus Ex Machina, come una scena in cui per velocizzare l’arrivo di Spidey ferito alla Oscorp Tower, all’improvviso New York è piena di gru che sono giusto su quella strada, ma considerando la generale bontà del film, su questo è possibile chiudere un occhio. Colonna sonora non proprio memorabile di contro, e un generale senso di deja-vu non fanno del bene ad una pallicola che per convicere l’audience di avere qualcosa di nuovo ce l’ha messa davvero tutta.
Sono curioso di vedere il secondo film, e se qualcuno nei commenti vuole parlare della scena post-credits, siete i benvenuti, previ spoiler.
Voto Personale: 7,5/10
Ed Wood’s Time, Again
(A cura di Wise Yuri)
Ciao a tutti! L’estate scorsa (neanche a farlo apposta, quasi un’anno fa) recensii il meraviglioso film di Burton, Ed Wood, nel numero 30 del settimanale. Non sono qui per ri-recensirlo, e sono soddisfatto di quanto scritto allora, l’unica cosa su cui devo correggermi è che non è un film per tutti, ma principalmente per chi conosce Ed Wood ed i suoi film, per chi ha presenta la figura e la storia di Lugosi, per gli appassionati dei B-movies e dei film “so bad it’s good”, in sintesi per chi sa i retroscena dietro alle vere pellicole, ed è capace quindi di cogliere la parodia ed il tributo alle opere di Wood. Per chi non è a conoscenza dei vari background, questo è uno strano film di Tim Burton che molta gente non capisce.
Oggi parliamo non del film di Ed Wood ritenuto universalmente come “il peggior film di sempre”, Plan 9, ma del monster movie, ricetta “a-là- Ed Wood Jr.”. Parliamo di Bride Of The Monster, ma non andrò nel dettaglio perchè finirei per dover descrivere il film ed un sacco di cose (relative a Ed Wood ed i suoi film) che renderebbero questo articolo lunghissimo, conto di trattare il film nel dettaglio, ma più avanti, quando avrò davvero tempo. ç_ç
Cos’è Bride of The Monster? è un capolavoro di totale incompetenza cinematografica, un pilastro del so bad it’s good, il monster movie di livello più basso realizzabile, che dimostra come si possa fare un film di livello talmente basso che a forza di scendere ci si ritrova ad altezze inesplorate, un’opera che a forza di mancare clamorosamente l’obiettivo prefissatosi, almeno nell’intrattenere e stupire lo spettatore ci riesce (non per i motivi giusti, ma ci riesce). La cosa davvero sorprendente dei film di Ed Wood è che non erano parodie o commedie, ma erano davvero il meglio che Ed Wood sapesse fare, e quando ti impegni, ci metti l’anima e riesci a fare film come questi, allora sei un maestro insuperato del trash. Questo non fa eccezione, ed è un film assurdo, a dir poco sghembo, con chili e chili di stock footage (il cosiddetto materiale di repertorio, filmati provenienti da varie fonti, come l’esplosione di una bomba atomica, pezzi di documentari sulla vita animale, pezzi di altri film, e qualsiasi filmato o pezzo di esso usato in altri contesti e riusato da registi di basso livello per risparmiare sul budget) usato qui e là e collegato alla “come viene” con il film, anche quando l’illuminazione è diversa.
Esempio è un personaggio che, incappato di notte in una sottospecie di micropalude, spara ad un filmato di un coccodrillo che avanza (o perlomeno, questo è l’effetto che voleva ottenere mr. Wood) verso di lui, in piena luce, si nota fin troppo anche in bianco e nero, ed è un contrasto troppo vistoso. Praticamente c’è uno che spara con una scacciacani ad un’altro film. XD
Sebbene un sacco di scene e cose accadano davvero a caso, la trama è molto semplice, banale e clichè, quella di un classico monster movie anni ’50: il dottor Eric Vornoff (interpretato da Bela Lugosi) è uno scienziato pazzo che abita in una palude, e cerca di creare una razza di superuomini atomici con l’aiuto di Lobo (interpretato dal wrestler Tor Johnson, che grazie al cielo qui non parla), il suo gigantesco e muto assistente, e con una piovra che tiene nel lago (sarebbe nella palude, ma dovrebbe esserci un lago… lasciamo perdere, stiamo parlando di Ed Wood, in fondo XD). Il problema è che molte cose succedono davvero a caso, altrimenti a livello di trama ed intreccio è facile facile da capire.
I personaggi di supporto sono noiosi (ad eccezione del poliziotto che dice di continuo “Sissignore” ed il capo del dipartimento di polizia, che per chissà quale ragione si porta sulla spalla un pappagallino, e non è vestito da pirata, prima che lo chiediate), ed al centro del film abbiamo, non a sorpresa, Bela Lugosi, ed il wrestler Tor Johnson, ingaggiato da Wood per la mole e i modi da bruto (era davvero un lottatore, quindi in un certo senso la scelta di “Eddie” aveva un che di geniale). Lugosi è ormai davvero vecchio (infatti morirà quasi dopo l’uscita del film) e provato dalla sua dipendenza dalla morfina, oltre che da una carriera sempre più discendente, che lo ho portato a niente di meno dinnanzi ad Ed “Re del trash” Wood, ma è ancora lui, con la sua voce esotica, con quell’esagerato accento ungherese, con quello stile sopra le righe, e recita con la maggior dignità possibile anche in questo film. Peccato che il fattore vecchiaia lo spinga a dover scandire fin troppo le frasi, con risultati esilaranti (alimentati poi dall’accento di Lugosi) e il copione che Wood ha scritto per lui a volte proprio non abbia senso, ma si vede l’affetto di Ed verso Lugosi, il suo idolo. Tor invece è esilarante perchè è ridicolo, con lo sguardo non molto intelligente, con la bocca sempre semi aperta, e poi urla come un idiota. XD Il prototipo dell’assistente/gobbo dello scienziato pazzo, stupido, impedito e goffo.
Le varie “ciliegine sulla torta” sono le tantissime papere, come quando il muro di cartone del laboratorio si muove mentre la porta viene chiusa, o quando un poliziotto scivola e rotola sull’erba, ed Ed Wood era talmente rapido e talmente povero che la prima era sempre buona, anche quando succedevano cose del genere. Sul serio, quello che vedete è il primo take, Wood non ha mai girato una scena due volte, il che dice moltissimo. XD Altro momento strano è quello della matita magica: una segretaria ed il capo della polizia stanno parlando, e quando la segretaria viene inquadrata da dietro, ha un lapis tra i capelli, ma quando viene inquadrata da davanti, il lapis sparisce. Bizzarro. Altra “chicca” è la piovra di gomma, che manco si muove, e gli attori si devono dimenare per far sembrare che il mostro gli assalga. XD

Lugosi intento a rifare un suo gesto bizzarro con le mani, già fatto in White Zombie, di cui Wood era sicuramente un fan. Prima o poi parlerò anche di questo film, visto che continuo a citarlo per un motivo o l’altro.
Potrei continuare per paragrafi e paragrafi, ma come ho già detto, sarà per un’altra volta, e non vorrei alienare con tonnellate di trivia e considerazioni chi non è particolarmente interessato al film. A coronare il tutto c’è una pochezza di set incredibile (i personaggi fanno continui giri nei soliti tre/quattro posti), recitazione generale pessima, ed un finale incredibile, roba “da vedere per credere”. In conclusione, un cult classic del trash, indispensabile per tutti gli amanti dei B movies e dei film “talmente brutti che diventano belli”. E va applaudita perlomeno la passione del signor Wood, ed il fatto che è effettivamente riuscito a far uscire sto film, il che non è poco, visto i mezzi ed i soldi a sua disposizione. L’apprezzerete molto, molto di più se però prima vedete Ed Wood di Burton. (una cosa buffa è che film fatti così erano ridicoli anche per gli anni ’50, l’era dei b-movie con mostri di origine atomica, ma sarebbero stati un successo negli anni ’30, forse Wood è nato nel periodo sbagliato)
Il film (non a sorpresa) non era mai uscito dai confini americani, ma recentemente è stato pubblicato anche in italia, nella collana “Drive In Cult” (nella quale sono inclusi altri film di Wood), sottotitolato in italiano (i sottotitoli hanno un pò di errori, ma in questo caso aumentano il fattore divertimento e sono perfettamente in linea con il film). Io l’ho preso per 3 euro nuovo su amazon, un prezzo quasi da affare per avere il DVD di uno dei peggiori film di sempre (che comunque è di dominio pubblico, quindi potete scaricarlo legalmente). 🙂
Per darvi un’idea del film, vi lascio con il trailer incluso come extra nel DVD, ed una volta tanto, è un trailer veritiero (ancora una volta, non per i motivi giusti, ma effettivamente offre quello che promette 🙂 )
Please, Twins! – 10
I Want to Run again
(A Cura di Celebandùne Gwathelen)
In questa puntata, come previsto, scopriamo un pò di background di Miina.
A quanto pare Yuka, la ragazza che praticava jogging di fine scorsa puntata, era la sua amica e rivale alle scuole medie. Le due facevano atletica leggera insieme, inizialmente Miina lo faceva solo per conoscere altra gente, e poi divenne una passione.
Essendo anche molto brava, la scuola le donò un fondo straordinario per proseguire gli studi lì, e la madre di Yuka, una ex-atleta lei stessa, la ospitò a casa per diversi anni. Anni in cui Miina vinse premi su premi e spezzò anche diversi record, fino a quando non ebbe un incidente con la bici, in cui venne investita da una macchina un giorno di pioggia. La ragazza si ruppe il ginocchio e non recuperò mai totalmente la forma. Con questo, anche il suo fondo degli studi evaporò e si sentiva di nuovo sola come quando era in orfanotrofio.
E’ allora che prese la decisione di scappare dalla casa di Yuka, e l’unico appiglio che aveva era la vecchia foto di lei (forse) e un bimbo in piscina davanti una casa.
Questa la storia in breve, ovviamente prima di riuscire a raccontarla a Maiku e Karen, Miina ha bisogno di ascoltare i consigli di Mizuho, in cui lei le dice che anche per lei ci sono stati momenti di tristezza e felicità, e la cosa migliore in questi casi, era semplicemente quelli di raccontarli. Raccontare questi sentimenti a colui o coloro che sentiva potessero capire o voler ascoltare i suoi sentimenti.
Quando Miina prende coraggio, porta i due vicino al campo di atletica, narra la sua storia, in cui dice ai due che ha sempre cercato un posto di appartenenza e di non averlo mai trovato. Maiku le dice che è una stupida, che un luogo a cui appartiene lo ha trovato, ed è con loro due. Miina è felice di questa risposta, e scende in pista a correre un giro con Yuka. Le due fanno pace per la fuga di casa di Miina e tutto pare di nuovo sistemato.

Karen prova a far parlare Miina in bagno, ma senza riuscirci.
Il giorno dopo, Miina e Karen sono davanti casa, e l’una si dirige verso il campo sportivo, mentre la seconda rimane indietro e osserva un attimo la casa, con la fotografia in mano. E’ in quel momento che si rende conto che la casa non è ritratta dalla stessa prospettiva che la posizione in cui sta permette. Così decide di trovare l’angolazione da cui la fotografia è stata scattata, e si meraviglia che tra la piscina in cui è ritratta la ragazza e Maiku e la casa ci sia una strada. Quando trova la posizione, il particolare le salta di nuovo a mente, e si chiede come mai qualcuno volesse mettere la piscina così lontano dalla propria casa, con una strada in mezzo. E’ allora che si volta.
E con orrore, scopre che lì c’è una vecchia casa in rovina.
Puntata con una conclusione EPICA! Ogni volta che non ci sono i soliti clichè anime in mezzo, le puntate si fanno interessanti. Il passato di Miina non era così malvagio come me lo aspettavo, e la cosa si risolve in maniera un pò troppo drammatica (ma, è un anime, che mi aspetto?), ma alla fine è bene ciò che finisce bene.
Quello che mi ha totalmente sconvolto (it blew my mind!) sono state le scoperte finali. Karen ha assolutamente ragione a voler scoprire da dove era stata presa la fotografia (avrebbero dovuto pensarci mesi fa!!), e a meravigliarsi che ci fa una strada tra la piscina e la casa, e la scoperta di una seconda casa (da cui è molto più probabile la foto sia stata scattata) cambia totalmente le carte in tavola.
Stupenda, stupenda, non vedo l’ora di vedere come continua…
…quasi quasi oggi ve ne recensisco due di puntate!! 😉
Voto Personale: 8,5/10
Fifa – Road to the World Cup ’98
(A cura di Celebandùne Gwathelen)
Preso dall’hype di questi appena passati Europei 2012, mi sono detto che magari non era una cattiva idea affiancarli con un gioco di calcio. Di solito, io a giochi di sport non gioco per niente, e se ci gioco, di solito sono simulazioni di basket o corsaioli. Il calcio è uno sport che di solito non mi sfiora affatto, e le uniche competizioni che seguo con una certa costanza sono gli Europei o i Mondiali. Così, vecchio Nintendo 64 alla mano, mi sono preso la briga di riprendere in mano questa vecchia gloria e ho “schiaffato” dentro la cartuccia di questo gioco ormai vecchio di 14 anni.
Fifa ’98, come viene chiamato dai più, è uno dei primi giochi della lunga serie che probabilmente andrà avanti con le sue iterazioni annue fino alla fine del mercato dei videogiochi. All’epoca, però, era un gioco nuovo di una serie fresca. Aveva bisogno di affermarsi, e probabilmente per questo gli sviluppatori si misero d’impegno per sfornare un ottimo prodotto.
Le modalità principali di Fifa ’98 infatti sono due: il Campionato di Calcio, e il Road to the World Cup. Le due vengono però affiancate da roba secondaria non stupida, come allenamento, menù di personalizzazioni e amichevoli libere. In particolare il menù di personalizzazione, quando giocai Fifa ’98 la prima volta, mi rubò decine e decine di ore, con la possibilità di creare giocatori nuovi e personalizzati e intere squadre che poi vedrete affrontare le grandi rivali di quel tempo. Questa volta, la voglia di passarci le giornate intere davanti, non era proprio tanta, e quindi mi sono concentrato sul finire due cose: un campionato, e una Road to the World Cup.

La grafica dell’epoca non è invecchiata benissimo. Sullo schermo anche il radar del campo in alto a destra.
Non credo di dovervi descrivere cosa voglia dire giocarsi un campionato, un pò più interessante è il Road to the World Cup. In questa modalità, anzichè selezionare un club e giocarvi una stagione calcistica nazionale con quello, andrete di nazionale e con questa dovrete prima qualificarvi per i mondiali del 1998 tenutisi in Francia, e poi potrete addirittura parteciparvi e magari tentare di vincerli. A dipendenza della Nazione, dovrete quindi fare gironi di qualificazione seguiti o meno da play-off, se doveste prendere, per pura sfida o sfizio, una nazionale dell’oceania o asia.
Il gameplay di Fifa ’98 è estremamente invecchiato, anche se ammetto che non sono un regolare appassionato di giochi di calcio e potrei non sapere come stanno messi giochi di questo tipo quest’oggi. Io in ogni caso il gameplay di Fifa ’98 l’ho trovato vecchio.
Lo schema di comandi si divide in due sezioni: giocatore con la palla o senza. In entrambi i casi potrete sprintare con un pulsante C (non li ricordo precisi ora, perdonatemi), mentre con Start metterete il gioco in pausa per andare al menù in cui potreste, volendo, cambiare formazione, strategia, marcatura, tiratori e ovviamente fare sostituzioni. Se avete il pallone, con A passate il pallone, con B tirate in porta, e con un diverso pulsante C farete cross o passaggi lunghi e alti. E’ anche possibile, coi dorsali e altri pulsanti C, fare giochetti col pallone e/o scartare giocatori con un cambio di passo.
Lontani dal pallone, con A cambiate il giocatore attivo in quel momento, con B farete un tackle e con uno dei pulsanti C dedicati al cross, farete un intervento in scivolata. Durante i tiri liberi, con i dorsali (R, Z) darete l’effetto al pallone. I rigori sono gestiti in maniera totalmente diversa, indicherete una posizione con lo stick e tirate con B; a dipendenza della potenza del tiro e dell’angolazione dello stick, farete un tiro più o meno piazzato e centrato.
Fin qui, l’invecchiamento non si nota. Dove si nota sono le animazioni dei personaggi; sterili, ripetitive e limitanti. Il vostro portiere, ad esempio, una volta acchiappato il pallone sarà rigido e farà solo movimenti in diagonale o in orizzontale/verticale, non ha un vero movimento a 360°. Molte volte, prima di poter controllare un giocatore che sta ricevendo il pallone, dovrete aspettare che l’animazione termini per controllarlo. Questo è grave se si riceve la palla vicino al bordo campo o sulla linea di porta, in quanto finchè l’animazione è terminata la palla potrebbe essere ormai fuori dal campo o addirittura nella vostra porta. Una cosa similmente scocciante succede sulle rimesse, durante le quali praticamente perderete di continuo il possesso palla, poichè prima che il giocatore riceva il pallone e si prepari ad avviarsi verso il gol o passare la palla, l’avversario gli ha già rubato la sfera tre volte. Insomma, le animazioni sono poco flessibili e la cosa ogni volta vi farà pensare a quanto la realtà sia diversa da ciò che state giocando. La stessa rigidità di animazione ce l’hanno ovviamente anche i giocatori guidati dalla CPU, ma c’è un buon motivo per cui pensare che a loro la cosa capiterà molto meno spesso.

Grazie a delle patch, la versione PC ha ricevuto aggiornamenti delle rose fino a qualche anno fa. Qui uno screen di una partita a calcio a 5 indoor.
L’intelligenza artificiale del gioco possiede tre gradienti di difficoltà; Principante, Amatoriale, Campione. Nella prima, i giocatori avversari guidati dall’intelligenza artificiale, sono reattivi al minimo, e sarà possibile vincere 30 a 0 o più con qualsiasi squadra contro la squadra più forte del gioco. Verrete attaccati dai difensori solo quando ormai prossimi all’area, e rubare la palla al nemico sarà come cogliere delle margherite in un prato fiorito.
A livello Amatoriale, dovrete iniziare ad impegnarvi un pò di più, ma se avete chiari i controlli di gioco, con tackle, cross, passaggi e avete trovato una buona strategia per arrivare in porta, non avrete problemi a battere la CPU anche in queste sfide con diversi gol di vantaggio. L’occasionale gol avversario può capitare, ma è una rarità.
A livello Campione, la sfida è al massimo per quel che riguarda ciò che Fifa ’98 ha da offrirvi. E purtroppo anche qui, non è tantissima. La CPU certamente inizia a giocarsela meglio, passare palloni in maniera anche troppo rapida, vincerà quasi ogni contrasto in aria e per lo più sarete costretti a fare uso dell’intervento in scivolata per recuperare il pallone. Il gioco in generale si farà più falloso, poichè il semplice tackle con B non sarà più in grado di fermare un’avanzata di una squadra forte. Usciranno finalmente cartellini, infortuni e sarete costretti ad una più attenta disposizione in campo dei vostri giocatori.
Tuttavia, questo impatto iniziale di super-potenza dell’IA passerà presto, e in poco tempo riuscirete di nuovo a trovare una strategia in grado di farvi fare almeno un paio, se non più, gol a partita. Per di più, l’IA a questo livello ha la strana abitudine di iniziare a tirare in porta da metà campo una volta che è sotto di qualche gol, cosa che la renderà più inoffensiva di prima, e a fine partita, realisticamente, spingerà tutti i suoi giocatori in avanti, difendendo a spalle scoperte, e spesso farete più gol negli ultimi 15 minuti di gioco che per il resto della partita.
Risultato di questi tre livelli di IA sarà che presto le partite diveranno le une uguali alle altre, cambierà solo la maglietta dei due club o delle due nazionali che si sfidano. La quantità di squadre nazionali (una per ogni NAZIONE del mondo, inclusa roba come San Marino e nazioni sperdute nell’Oceania, cosa che dubito si sia ripetuta nei seguenti Fifa!) non aiuta, se presto ogni partita sarà vinta, con la stessa strategia, in un continuo monotono e ripetitivo come pochi altri. La possibilità di fare amichevoli anche in stadi indoor, giocando quindi calcetto a cinque con le grandi squadre (anche questa feature, mai più presente in un Fifa), vi divertirà forse per due tre partite, poi anche lì subentrerà la noia.

Gli stadi, per l’epoca, erano abbastanza dettagliati, ma non troppo differenziati.
Questa noia di certo non verrà debellata dal reparto tecnico del gioco. Con giocatori più o meno tutti uguali, tra i quali cambia un pò il colore della pelle, la lunghezza dei capelli e il numero e colore della maglietta, l’unica certezza che si sta giocando con vecchie glorie del calcio passato come Roberto Baggio, Paolo Maldini, Zinedine Zidane o Andreas Köpke, saranno i nomi che escono in basso nello schermo per ricordarvelo. Gli stadi sono diversificati un pò, ma il campo sempre verde è (eccetto nelle partite indoor, ovviamente) e gli stadi pieni sono riempiti sempre allo stesso modo di una folla bidimensionale, sterile e non coinvolgente. A questo si aggiunge un commento audio non eccezionale nè nella sua versione inglese, nè in quella tedesca (non so se esiste una versione italiana, almeno per N64), di cui non saprei dire quale è peggiore o quale più ripetitiva, o se questi due premi andrebbero anche alla stessa coppia di commentatori.
Conclusioni finali? Se fossimo nel 1997/1998, vi direi che Fifa ’98 è un buon gioco, pieno di contenuti, ricco e graficamente curato. Ma se fossimo in quel epoca, questo blog non esisterebbe! XD Oggi ciò che vi posso dire è che Fifa ’98 è un ottimo punto di partenza per capire da dove parte la fama di una delle serie calcistiche col maggiore successo di sempre del mercato. In Fifa ’98 ci sono ancora la genuinità, la ricchezza di contenuti e la sensazione di simulazione calcistica accurata ma non maniacale che tutt’oggi associo a quella serie. Il gioco non è più longevo oggi come allora, ma la montagna di contenuti c’è e alla fine diverse ore di divertimento ci possono uscire.
Voto Personale: 7,5/10
Please, Twins! – 11
I Want to Tell you I love you
(A Cura di Celebandùne Gwathelen)
Come previsto, in questa puntata le cose iniziano a finalizzarsi. Karen passa molto tempo nella casa in rovine persa, e sfoglia un libricino che trova lì. Nel frattempo si comporta in maniera distante e distratta con Miina e Maiku, al punto che i due se ne accorgono dopo poco e cercano di farla parlare. Nè l’una nè l’altro ci riescono però, e una sera Karen esce tardi la sera per osservare il lago Kizaki e prendere una decisione.
Decide di dissolvere l’alleanza d’amore, e chiede a Maiku di incontrarla per un appuntamento. I due passano una bella giornata in città e Karen sembra davvero felice di ogni singolo momento.
A fine giornata, Karen, felicissima, chiede a Maiku com’è stata la giornata con lei. Lui dice che era “normale”, bella come la volta in cui sono usciti tutti assieme con Miina (anche se senza i momenti d’imbarazzo). Karen dice che per lei non era come l’altra volta, e poi si confessa a Maiku.
Dice di amarlo e di amarlo tanto. Quando Maiku cerca di rispondere, lei gli dice che amarlo tanto è normale per lei, poichè lei è la sua gemella, e quindi non potrà che amarlo con tutto il cuore per tutta la vita, anche se non sarà mai nulla più di amore fraterno. Karen sembra/è più triste che felice di questa cosa, anche perchè ha paura che distruggerà gli equilibri creatisi, ma Maiku l’abbraccia e le dice che tutto andrà bene. La sorella gli lascia il diario della madre (il libricino di cui vi ho parlato prima), e se ne va a casa. L’idea è che lei dica la realtà dei fatti a Miina, poichè così diceva l’alleanza d’amore, e poi torni Maiku, a cui prega di essere gentile con Miina.

Inizialmente Karen non è molto felice della scoperta appena fatta, e passa con Maiku alcuni momenti di tristezza quando gli apre il cuore.
Il piano viene messo in atto, ma dopo che Karen ha detto a Miina la verità, che lei è la sorella e Miina è “l’estranea”, che quindi ha il diritto di amarlo davvero, e prima che Maiku arriva a casa, Miina ha fatto i suoi bagagli e ha lasciato casa.
La puntata termina con Maiku che insegue Miina, ancora una volta con l’intenzione di andarsene di casa.
Puntata niente male mentre ci avviciniamo alla fine. Come avevo predetto, Karen si è rivelata la sorella di Maiku e Miina “l’altra”. Sono molto curioso di come finirà l’anime e se la casa in rovina o il diario della madre di Karen e Maiku tornerà a far parlare di sè. Per il resto, davvero bei disegni in questa puntata e…son curioso di vedere come finirà! =) Ma per oggi basta, se ne parla settimana prossima!
Voto Personale: 7,5/10
Ci si rilegge nel prossimo numero, dopo il quale andremo in vacanza anche noi. 😉
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