Un pò lenti ma inesorabili, rieccoci per il terzo appuntamento domenicale del 2013, avvicinandoci pian piano ad un traguardo non male per un blog modesto come il nostro… ma non bruciamo le tappe, buona lettura!
(E se va tutto bene riusciremo a far lavorare un pò di meno Cele, che fa anche troppo 😉 )
“Rosebud….”
(A cura di Wise Yuri)
5 stelle su 5 in ogni recensione, amato da critici e non, considerato universalmente il miglior film di sempre (l’American Film Istitute lo tiene da sempre al 1° posto nella lista dei migliori film della storia del cinema), una delle opere più influenti (se non la più influente) del cinema come arte, finisce sempre nelle Top 10, Top 100 e non, cos’ho da dire, io, su Citizen Kane (noto da noi come Quarto Potere)?
Nulla che non sia già stato detto milioni di volte (ed in maniera migliore) da gente molto più esperta di me sull’argomento cinema, ma non mi basta come giustificazione per non dire la mia su un film, che a prescindere da tutta l’importanza datogli (a ragione), mi ha stregato come pochi altro. Ed inoltre, per quanto sia amato, lodato, apprezzato e conosciuto, ho come l’impressione che se ne debba parlare, e mi sembra un’ingiustizia non farlo, anche solo per introdurre il film alle “nuove leve”, ai filmofili appena formatisi, ed a i curiosi. 🙂
Scritto, diretto, e interpretato da George Orson Welles – colui che con l’adattamento radiofonico de La Guerra dei Mondi, romanzo scritto curiosamente da un’altro Wells (Hugh Beaumond Wells, in breve H. G. Wells), mandò nel panico gli USA, facendo credere davvero a moltissima gente che stesse prendendo luogo un’attacco alieno -, Citizen Kane è la storia di Charles Foster Kane, o meglio del mistero di Charles Foster Kane, potentissimo magnate della stampa che morendo dice una sola, enigmatica parola: Rosabella (o Rosebud per gli anglofili). E questo un gruppo di giornalisti deve scoprire, ricomponendo la eccentrica, splendida ed al contempo triste, vita di Charles Kane, che cosa vuol dire quella parola apparentemente senza senso, enigmatica come la figura dell’uomo stesso, che muore solo nella sua Xanadu, una villa comparabile in grandezza, ricchezza e sfarzo alle piramidi faraoniche, dopo esser stato tutto, ed il contrario di tutto.

La villa di kane, Xanadu (chiamata Canalù nell’edizione italiana), vasta e costruita come un antico castello, colmo di ricchezze, che la rendono una presenza surreale nello scenario.
Il film è a dir poco monumentale, in quanto fu estremamente innovativo per il tempo, sotto praticamente ogni aspetto. In primis, fu fatto da uno studio indipendente, la RKO Studios, una compagnia radio che si dedicò poi al cinema (e negli anni ’30-’40 era una delle maggiori casi cinematografiche), e quindi il cast e la produzione fu tutta fatta senza l’appoggio della “hollywood che conta”. Il che è già qualcosa. 🙂
Cos’altro? La regia, semplicemente nessuno aveva mai girato un film usando tutti queste transizioni ardite, riprese di campo, “giochi” tra primi piani, sfondi, e inquadrature di profondità. L’impatto visivo al tempo era sicuramente incredibile, ed ancora oggi rimane molto efficace. Ma soprattutto, nessuno prima di allora aveva raccontato una storia in maniera non-lineare, e far sì che questa venisse raccontata in maniera soggettiva da più narratori, con lo spettatore che sa quanto ne sanno i personaggi stessi del film. Qual è la verità, la versione giusta dei fatti? Dopo un cinegiornale che riassume la vita di Kane, voi iniziate a scoprire assieme ai personaggi la storia e la vita di Kane nei dettagli, in un crescendo in cui vi ritrovate a pensare a cosa vuol dire, che significato ha tutto questo, e cosa vuol dire “rosabella”? L’intreccio è molto curato, e il continuo passaggio tra il tempo del film ed i vari flashback lo rendono davvero qualcosa che ancora oggi non sfigura, tanto che dopo una ventina di minuti vi scordate che è un film vecchio 70 anni e passa.
Centro pulsante dell’opera è il personaggio di Kane, che vediamo nelle molteplici sfaccettature, destrutturato nei vari tipi di uomo che è stato, colmo di contraddizioni. Kane è un giovane ricco che vuole dare col il suo giornale la verità, un gentiluomo, un megalomane, un sostenitore delle guerra, un potente personaggio con mani dappertutto, un politico amato, un uomo dominato dal suo denaro e dalla sua immagine, un’uomo freddo, un’uomo vuoto, ossessivo, che vuole tutto come desidera lui, un benefattore, una speranza, un arido vecchio a cui interessa solo lo sfarzo e il collezionare, il possedere. Kane è la vittima del sogno americano e delle sue ambiguità, che lo prende e lo svuota, strangolato dalla propria corsa alla ricchezza che alla fine lo svuota di tutto, ed egli si aggrappa all’immagine pubblica, lo specchio riflesso dell’io, al denaro e potere, all'”essere perchè appare”. E qui vi potrei dire un concetto chiave, ma ve lo lascio scoprire da soli! 🙂
Le tematiche vertono sul cosiddetto “quarto potere” (per una volta tanto il titolo italiano è quasi meglio dell’originale e rende perfettamente il tema del film), ovvero il potere dei media, che prende e deforma, conforma ed influenza pensieri e comportamenti, ed il potere del denaro, del business come unica forza motrice del mondo e delle relazioni tra uomini, tutti elementi che distruggono indifferentemente i vari “grandi fratelli” che modificano, revisionano e propongono la realtà, e le loro vittime, in maniera uguale. Senza dimenticare il tema dell’innocenza perduta, ma non voglio dire altro a riguardo, capirete perchè vedendo il film. 🙂 Tematiche attualissime, presentate in un film del 1942, il che è semplicemente profetico e dimostra la profonda intelligenza dell’opera.
Al tempo dell’uscita ci furono parecchie controversie e critiche che ritardano l’uscita del film, in quanto Welles fu accusato di essersi basato sulla figura di un potente magnate della stampa del tempo, William Randolph Hearst, per il personaggio di Charles Kane (cosa in parte vera), e i legali del magnate cercarono di boicottare l’uscita del film, non riuscendoci. Il film fu comunque attaccato dalla critica e stroncato, ma questi sono dettagli, diatribe passate, e tolte queste resta semplicemente il capolavoro senza tempo, come è stato definito da generazioni di critici e semplici amanti del cinema come me.
Ultimi ma non ultimi, il cast ed i dialoghi. Orson Welles, come molto probabilmente saprete, recita nella parte di Charles Kane (ad eccezione della parte con Kane bambino, per ovvi motivi), ma la maggior parte del cast (come riportato alla fine dello stesso film) è composto di attori sconosciuti ed al primo film, che hanno fatto un ottimo lavoro, con performance solide e convincenti, davvero non sembrano attori di primo pelo. Il copione, scritto tutto da Wells (che al tempo aveva solo 26 anni), è semplicemente meraviglioso, con battute memorabili, un fine senso dell’umorismo, dialoghi permeati da una profonda intelligenza, che permettono un’analisi psicologica dei personaggi, in primis Kane. Quasi dimenticavo, è anche uno dei primi film ad utilizzare con senso e cura una colonna sonora, visto che il cinema sonoro era nato negli anni ’30, ed i registi che venivano da un tipo di cinema diverso (ovvero quello muto), non erano ancora familiari ed esperti nell’introdurre una musica di accompagnamento al film, una colonna sonora appunto.
Quello che ho da dire sul film (almeno in buona parte) lo hanno detto già molti prima di me, lo so, ma non ci posso fare niente se sono rimasto stregato dal film, e se anche obiettivamente il film è degno di tutti i meriti e l’importanza attribuitigli. Citizen Kane/Quarto Potere è una pietra miliare del cinema moderno (e forse il vero primo film moderno), che ha ispirato intere generazioni di registi a fare i loro film, e che resiste senza un graffio od una crepa alla continua e impietosa prova del tempo (ed anzi, acquisisce valore come un buon vino), risultando a dir poco profetico ancor oggi, a 71 anni dalla sua uscita.
Potrei lasciarvi con il monito di vederlo ad ogni costo (che è comunque valido, guardatelo e basta, è un dovere se siete amanti del cinema), ma preferisco chiudere l’articolo con una scena tratta da Ed Wood di Tim Burton, in cui Edward Wood Jr. (il re del B-movie trash) incontra Orson Wells (qui interpretato da Vincent D’Onofrio, che molti ricorderanno come “Palla di Lardo” in Full Metal Jacket), entrambi registi indipendenti, ma a parte quello proprio l’uno il contrario dell’altro. XD
Guitar Hero – On Tour – Decades
(A cura Celebandùne GWathelen)
Abbiamo parlato non troppo tempo fa (nel Weakly Hobbyt #89) del primo episodio di Guitar Hero per la console portatile che ha caratterizzato e iniziato lo shift da sistemi di controllo tradizionali a quelli “alternativi”. Non molto dopo l’uscita del primo titolo, infatti neanche 6 mesi dopo di questa, venne rilasciato sul mercato il suo primo seguito: Decades.
Come è facile intuire, Decades a soli sei mesi dall’uscita del primo gioco, non cambia in maniera radicale nè il gameplay nè le modalità del primo gioco della serie (da cui risulta che questa recensione sarà molto corta). Siamo di nuovo di fronte alla possibilità di scegliere un nostro avatar con cui fare il karaoke di canzoni, che questa volta provengono da cinque decadi diverse: gli anni ’70, ’80, ’90, 2000 e canzoni “Moderne” (che poi sempre del 200X erano, visto che il gioco è del Novembre 2008, ma erano, diciamo, le “hit del momento” e vennero incluse per quello).
La selezione di brani non è male, anche se di certo alcune “grandi” se le erano già giocate nel primo Guitar Hero On Tour. Ciononostante troviamo per gli anni ’70 canzoni come Sweet Home Alabama e We Are the Champions, per gli anni ’80 Eye of the Tiger a You Give Love a Bad Name, per gli anni ’90 Are you gonna go my Way e Some Might Say, per gli anni 2000 Can’t Stop e One Step Closer e per le moderne invece abbiamo The Pretender, Ready, Set, Go! e addirittura la nostrana Diventerai una Star.
Per quanto alcuni brani sono davvero belli da suonare, e ci siano altri tre brani bonus da sbloccare giocando e finendo le varie modalità presentate (riproposte pari pari dal prequel, dalla Carriera alle Sfide, fino al Multiplayer in WiFi), la gran parte della selezione è un pò priva di mordente, e la voglia di inserire due modalità con canzoni dal “2000” mi dispiace un pò; diciamo che ci sarebbero state non poche canzoni degli anni ’60 che secondo meritavano l’inclusione.

L’interfaccia grafica è rimasta pressocchè identica al prequel!
Detto ciò, però, il gioco continua a divertire. Certo, per meno tempo del prequel, essendo scemato il fattore novità ed essendo molte canzoni accessibili da subito per venire suonate in tutte le diverse modalità e scale di difficoltà, ma il gioco ha il suo appeal, e di certo giocarselo subito dopo On Tour è stata un’estensione della longevità del brand tra le mie mani non da poco. Cionostante, non credo che valesse il prezzo pieno con cui probabilmente era stato proposto all’epoca. Il contenuto è relativamente poco e il cambio di grafica e stile non merita da solo l’acquisto. Aggiungete a questo una colonna sonora inferiore come qualità dei brani (che in questa versione però sono tutti originali!) a quella del prequel, ed avete un gioco che merita di venire giocato solo se lo trovate davvero al di sotto dei 5€. Non tanto per la mancanza di qualità, quanto per il fattore riciclaggio, davvero pesante e che si impregna in ogni bit di Decades.
Per fortuna, col titolo successivo la Vicarious Vision si è rimboccata le maniche per non avere solo un rapido cash-in! Quindi alla prossima, quando parleremo di Modern Hits!
Voto Personale: 7,5/10
Endless Space
(A cura di Alteridan)
La scena dei videogiochi sviluppati da team indipendenti è cresciuta a dismisura negli ultimi anni. Spesso si tratta di titoli poco più che approssimativi ma sempre più di frequente si riesce a mettere le mani su piccole grandi perle che nulla hanno da invidiare a giochi di software house più blasonate.
È questo il caso di Endless Space, strategico 4X e titolo di debutto dello sviluppatore francese Amplitude Studios.
Spazio Sconfinato
Migliaia di anni fa, la galassia era governata dalla civiltà degli Endless. Intelligenti, creativi, tecnologicamente avanzati, gli Endless colonizzarono buona parte dell’universo conosciuto ma al loro apice del progresso una guerra civile dilaniò la loro società facendoli scomparire. Ora restano soltanto le rovine delle maestose meraviglie Endless e la loro più grande opera: il Dust.

I Sowers, una razza di macchine senzienti creata dagli Endless, mentre colonizzano e terraformano un pianeta.
Il Dust è una polvere dorata formata da nano-macchine in grado di potenziare i corpi di coloro i quali vi entrano in contatto e di donare intelligenza ad oggetti come strade, edifici ed altro ancora. Nell’anno 3000, data in cui il gioco ha inizio, la scoperta del Dust ha scatenato una corsa all’oro galattica, pretesto per dar vita ad un profondo strategico a turni.
La nascita di un impero
Ogni partita inizia con una schermata in cui è possibile personalizzare le varie opzioni della partita: la razza da utilizzare, in tutto dieci; la dimensione della galassia, da minuscola ad enorme; il tipo di galassia, a spirale, a disco oppure ovoidale; il numero di imperi nemici, da uno a otto; oltre ad altre variabili più o meno classiche come la difficoltà, la presenza o meno dei pirati, o la velocità di gioco, il tutto a portata di click. Già dalla prima schermata, quindi, si intuisce la profondità del titolo e al contempo si percepisce la cura dello sviluppatore nel creare un’interfaccia quanto più pulita e user friendly possibile.
Dopo aver avviato la partita, se è la prima in assoluto, ci verrà chiesto se usufruire o meno del pratico tutorial. Questo consiste in diverse schermate non interattive in cui verranno spiegate le regole alla base del gioco e in cui verranno illustrati i vari menu. Ogni partita comincia anche con un breve filmato realizzato in stile fumettistico il cui scopo è far conoscere la razza scelta nel menu precedente.

Ecco come si presenta il nostro impero all’inizio di una nuova partita.
Una volta terminato il filmato introduttivo, verremo catapultati nella galassia generata casualmente e saremo a capo di un piccolissimo impero formato dal solo sistema natale in cui saranno attraccate una nave esploratrice e una nave colonia.
Molti pianeti, un solo sistema
Dai primi turni iniziano a fiorire le differenze e le innovazioni che rendono Endless Space un gioco unico.
La prima e più importante differenza riguarda la gestione dei pianeti: non sarà possibile, infatti, controllare ogni singolo pianeta ma la gestione riguarda l’intero sistema solare; le strutture verranno quindi costruite come miglioramenti del sistema solare e saranno in comune con ogni pianeta del sistema. È comunque possibile scegliere il tipo di sfruttamento per ogni pianeta il quale influenzerà l’ambito di specializzazione di tale pianeta e di conseguenza l’apporto al punteggio FIDS globale di sistema.

La schermata del sistema solare è semplice e funzionale: è possibile tenere tutto sotto controllo.
Ma cos’è il FIDS? Questa sigla è l’acronimo delle quattro parole più importanti del gioco: food, industry, dust, science. Ogni tipologia di pianeta influisce in modo diverso sui punti FIDS: un pianeta lavico ad esempio sarà ottimo per l’industria ma la coltivazione è impossibile pertanto ogni unità di popolazione su quel determinato pianeta apporterà un elevato numero di punti industria ma nessun punto cibo.
Scegliere i sistemi giusti da colonizzare è quindi essenziale dal punto di vista strategico: un sistema con molti pianeti lavici o desertici sarà ottimo come base in cui costruire la propria flotta ma potrebbe crescere troppo lentamente a causa del minore apporto di cibo rispetto ad un pianeta con prevalenza di pianeti terrestri o oceanici.
Fuoco alle Polveri
Un’altra sostanziale differenza rispetto ai 4X più classici riguarda le battaglie spaziali. Alcuni strategici lasciano la possibilità al giocatore di controllare le flotte o le armate in prima persona attraverso battaglie in tempo reale o a turni, altri invece automatizzano il tutto confrontando i punteggi di attacco e difesa delle unità coinvolte negli scontri. In Endless Space si è optato per una via di mezzo.
Quando due flotte nemiche si incontrano nei pressi di un sistema solare il giocatore viene avvertito da una schermata in cui vengono riassunti i valori delle due armate, il giocatore ha quindi la possibilità di scegliere tre carte azione da un pool predefinito, ogni azione ha bonus e/o malus specifici che influenzeranno l’imminente battaglia. Ogni carta è sbloccabile attraverso ricerche specifiche ed influenzerà una delle tre fasi in cui è stata giocata, la fase di combattimento a lungo raggio, a medio raggio o in mischia.

La pratica schermata di selezione delle carte.
In seguito è possibile lasciare che l’ia risolva il combattimento in modo automatico oppure è possibile gestire la battaglia manualmente in tempo reale, così facendo non sarà comunque possibile comandare le singole unità ma si potranno solo modificare le carte da giocare.
Non è tutto Dust ciò che luccica
Endless Space non è un gioco perfetto ma i difetti, che pur ci sono, sono pochi e in linea di massima trascurabili.
In primo luogo le meccaniche di gioco sono molto semplificate; questo non è necessariamente un difetto: per un giocatore che si avvicina per la prima volta al genere non può essere altro che un bene, ma ad un giocatore esperto la semplificazione può sembrare eccessiva.
In secondo luogo le razze sono poco caratterizzate dal punto di vista militare e tecnologico: nessuna razza ha accesso ad armi o navi specifiche e l’albero tecnologico è comune a tutte le razze, fatta eccezione per la posizione di un paio di tecnologie. Al contrario le razze sono varie per quanto riguarda i tratti iniziali, i quali costringono il giocatore a tipi di gioco diversi per ogni civiltà.

Gli Automi: robot senzienti con un forte legame con la natura.
Sono poi presenti altri piccoli difetti come ad esempio la mancanza di un multiplayer locale, il cosiddetto hot seat; la penuria di una mappa galattica veramente enorme, la mappa più grande che il gioco offre include una cinquantina di sistemi, un po’ pochi soprattutto se si è soliti giocare con quattro o più avversari; e una colonna sonora in linea di massima sottotono e a tratti monotona.
Concludendo: Endless Space è un piccolo gioiello, viene costantemente supportato dagli sviluppatori i quali rilasciano periodicamente aggiornamenti e add-on gratuiti, ed è venduto ad un prezzo ridotto grazie alla sola presenza in formato digitale.
Voto personale: 9/10
Asterix e i Goti
Come annunciato settimana prossima, quest’oggi parliamo del terzo albo della serie di Asterix. Questa volta si va in…terra teutonica, la mia patria! =)
Finalmente è giunto il tanto atteso (dal primo numero di Asterix, un altro pò) incontro dei druidi nel bosco dei Carnuti. Il druido Panoramix accetta l’aiuto di Asterix e Obelix nell’accompagnarlo fino al limitare del bosco, che per il resto è vietato per non-druidi. Contemporaneamente, un gruppo di goti passa il confine dell’impero romano per partecipare proprio a questo incontro dei druidi e rapire il più forte di questi (ovvero il vincitore del meeting annuale) per usarlo per i propri scopi. Il concorso inizia non poco dopo, e Panoramix lo vince con poche difficoltà. Quando si allontana dai suoi amici druidi, i Goti lo assaltano e catturano. Asterix e Obelix si preoccupano ovviamente quando non lo vedono uscire, e dopo essere entrati infine nel bosco dei Carnuti e aver parlato con un amico di Panoramix, trovano un elmo gotico, che conferma il loro sospetto del rapimento. I due inseguono quindi i goti, ma nel frattempo tra le truppe romane si scatena il caos, e invece di cercare i goti, iniziano a cercare Asterix e Obelix, lasciano i goti il passaggio libero attraverso i territori romani in gallia.
Stanchi di doversi nascondere, Asterix e Obelix si travestono da legionari, riuscendo a passare inosservati per un pò, finchè non vengono trovati i due legionari a cui hanno tolto i vestiti. Quando loro rivelano che i due “goti” ricercati ora viaggiano sotto spoglie romane, il caos aumenta ulteriormente, e i romani si sospettano l’un l’altro, che permette ora sia ad Asterix e Obelix che ai goti di viaggiare liberamente per la gallia. Ben presto entrambi i gruppi arrivano al confine, e lo oltrepassano. I goti consegnano il druido al loro capo, mentre i nostri due eroi si travestono ora da goti per passare inosservati, e sperare che non venga notato che non parlano la lingua gotica.

Panoramix incontra i suoi colleghi druidi e insieme dimostrano ai romani le loro capacità magiche!
I due, quindi, fingendosi soldati, entrana nell’accampamento gotico, ma vengono trattenuti per lavori in caserma. Nel frattempo al druido viene chiesto, tramite un traduttore, se prepara la pozione magica per i goti. Ovviamente Panoramix rifiuta, ma per non finire nel mirino del capo dei goti, il traduttore gli dice che Panoramix ha acconsentito e farà la pozione alla prossima luna piena. La notte prova a fuggire, e casualmente provano a fuggire anche Asterix e Obelix; tutti e tre vengono beccati e imprigionati. Asterix si è rotto le scatole e vuole fuggire, e si porta il traduttore, che si tradisce parlando gallico e viene quindi costretto a dire loro dove sta e cosa sta succedendo col druido. I tre tornano in città, dove il traduttore chiama rinforzi, che se le prendono di santa ragione, prima che si fanno portare dal loro capo. Lì Panoramix rivela al capo dei goti che parla perfettamente gotico e che non ha mai avuto intenzione di dare loro la pozione magica. Tutti e quattro vengono imprigionati, e mentre preparano la fuga, iniziano un piano per tenere impegnati i goti, che altrimenti sarebbero una minaccia costante per i confini della gallia romana. Così Panoramix decide di dare della pozione magica al traduttore, in modo che lui provi a scalare il trono dei goti. A operazione riuscita, i galli danno della pozione magica al ex-capo dei goti, in modo che combatta il traduttore e attuale capo dei goti. I due fanno a pugni, ma avendo bevuti entrambi della pozione magica, la lotta finisce senza vinctori. Al che ognuno promette all’altro di tornare con un esercito. Facendo questo giochetto anche su alcuni altro goti, incontranti per strada, il trio riesce a creare diverse guerre (chiamate Asterixiane nel fumetto) tra i goti, che li tengono occupati per le decadi a venire. I tre, invece, tornano in gallia, dove, arrivati al loro villaggio, festaggiano le loro vittorie.

Asterix e Obelix assaltano dei legionari romani per deprivarli dei vestiti e passare per le file romane in incognito!
Terzo albo di Astrerix, cosa dire? Anzitutto posso notare con piacere che dopo soli tre albi la qualità dei disegni è migliorata davvero molto. Nel primo i disegni erano più “sterili” e stilizzati, mentre in questo le forme sono più arrotondate ed i tratti di Asterix, Obelix e Panoramix molto migliori. Anche la caratterizzazione delle diverse “tribù”/culture rappresentate prende sempre più piede. I galli sono con baffi e nomi in “ix”, i romani con le loro tute ed i nomi che finiscono in “us” mentre i goti sono forzuti, con pellicce e militaristicamente rigorosi, hanno le scritture in Lucida Blackletter (almeno nella versione tedesca da me letta) ed i nomi finiscono in “ik”. La storia di per sè è molto bella, anche se si concentra molto di nuovo sul trio gallico senza includere nuovi personaggi; siamo sempre sulle tracce di Asterix, Obelix e per lo più anche Panoramix. Non che la terna di personaggi sia antipatica, ma abbiamo un intero villaggio da esplorare e non vedo l’ora di vedere altri personaggi secondari diventare importanti, almeno per la durata di un albo. Le battute presenti nell’albo sono divertenti ed in particolare le scene con il traduttore dei goti sono buffe.
Bell’albo, sicuramente il migliore di quelli letti, ma si può ancora migliorare! =)
Voto Personale: 8,5/10
Arrivederci a tutti (galli o goti), alla prossima!
23 agosto 2014 alle 13:45
[…] sviluppato da Amplitude Games, i creatori di Endless Space (di cui potete leggere la recensione in questo Weakly). Endless Legend condivide con quest’ultimo il lore, ovverosia tutto quell’agglomerato […]