Estate, tempo di esami, lavori estivi sottopagati, vacanze al fulmicotone, ed altri clichè. E come tutti gli anni, per motivi ed impegni personali dello staff, tra pochi numeri il Weakly Hobbyt andrà nuovamente in “letargo estivo” per ritornare al poetico (o meno) cadere delle foglie. Oggi abbiamo un’altro appuntamento della rassegna “Anime Al Cinema” (personalmente spero l’ultimo di quest’anno, più che altro per l’impegno economico), uno con il duo di Galli più forti di sempre, la recensione dell’originale Soul Reaver, e un’occhiata al flash game The Visit. Come sempre, buona lettura!
Contratti Magici & Nichilismo: The Movie
(A cura di Wise Yuri)
Vi avevo già parlato di questa serie in un’articolo ormai vecchio, e la ritirai fuori quando parlai di Akira (qualche settimana fa), e con la proiezione unica del 26 giugno nelle sale italiane dell’adattamento cinematografico (secondo appuntamento di questa progetto Anime Al Cinema della Nexo Digital), eccomi a riparlare di Puella Magi Madoka Magica.
Questa è la prima parte di un progetto che comprende tre film, con i primi due che ripercorrono ed adattano le vicende della serie TV (questa Parte 1 copre dall’episodio 1 all’episodio 8), mentre il terzo continuerà la storia con materiale nuovo. Avrei voluto parlarvi in maniera più approfondita della serie con una recensione dell’edizioni Blu-Ray, ma le giornate continuano ad essere solo di 24 ore, ed il tempo scarseggia sempre, quindi la tratteremo più avanti.
Detto ciò, prima di parlare di Puella Magi Magica Madoka – Il Film (Parte 1: L’Inizio Della Storia, se volete il sottotitolo completo), sempre animato dallo studio Shaft e con l’ideatore della serie Gen Urobuchi, permettetemi di riportare la premessa, ed i motivi per cui questa serie è meritevole.
Madoka e Sayaka sono normalissime ragazzine delle medie, ma un giorno vengono in contatto con Kyube, una specie di gatto parlante, e grazie all’ intervento di una maga, lo salvano. Kyube le ringrazia e le spiega che, stipulando un contratto con lui, potrebbero diventare anche loro maghe, e combattere le streghe, le quali causano omicidi, suicidi ed altri avvenimenti orribili. In cambio, lui esaudirà qualsiasi desiderio, che sia possibile o no poco importa, ma il prezzo da pagare per questo desiderio è più alto di quanto si creda….
Sì, lo so, ragazze magiche, creature carinopucciose, è uno di quelle cose per bambine od otaku fatti e finiti, ma questa serie è un esempio di come non bisogna mai giudicare un libro dalla copertina, e devo ammettere, se l’avessi scoperta per caso, e non mi fosse stata consigliata, difficilmente l’avrei vista, e mi sarei perso qualcosa di davvero originale e degno di nota. Decisamente deviante lo stile di disegno e le varie illustrazioni che girano sul web, perchè Madoka Magica è dannatamente oscuro, nichilistico, cattivo e brutale (specialmente se considerata l’apparenza), con tematiche come la crescita, l’egoismo, il sacrificio, che sono affrontate senza melensità di sorta, ed anche se nella serie TV c’è pochissimo sangue, la violenza (specialmente quella psicologica) è incredibile, ancor più accentuata dal fatto che le protagoniste sono p0co più che bambine, e vengono poste di fronte a situazioni orribili. Meravigliosa poi lo stile grafico creato dalla Shaft per questa serie, dal tono surreale, oscuro ed onirico, che utilizza anche ritagli di immagini e simboli realistici per inquietare, e ben caratterizzati i personaggi e gli scenari.
N.B. Nessuno spoiler e quindi niente SPOILER ALERT, potete leggere tranquillamente. 🙂
Sinapsi fatta, cosa ne penso della prima parte di questa trasposizione da serie TV a trilogia cinematografica? Beh, posso dire che in realtà l’idea di trasformare una serie TV di 12 episodi (20 minuti l’uno, tolte opening ed ending) in una trilogia cinematografica non mi sembrava molto allettante, nel senso, solo questa prima parte dura 2 ore e passa, mentre le altre due dovrebbero essere 1 ora e mezzo ciascuna. Ma divago.
Come adattamento dei primi 8 episodi, Madoka Magica Parte 1 è molto fedele, e nessuna scena importante è stata tagliata, e finisce su un cliffhanger che chi ha già visto la serie poteva prevedere, ma comunque decisamente azzeccato come punto in cui far finire questa prima parte. D’altro canto però si può dire che è fin troppo fedele, nel senso che la Shaft ha semplice preso la versione tv (o forse la versione DVD/Blu Ray, ma non avendola ancora toccata non posso dire niente a questo riguardo), ha tagliuzzato le parti meno importanti, e ha montato il tutto insieme (con risultato finale un film di 2 ore e qualcosa, lungo ma decisamente scorrevole), in maniera neanche troppo omogenea – si nota che questa era una serie tv.
Parliamoci chiaro, non pretendevo che rifacessero tutte le tavole da capo, ma insomma, avrei gradito un maggior impegno (magari limando alcuni elementi o inserendoli meglio), invece della soluzione più a buon mercato possibile, ed il fatto che non siano impegnati neanche troppo ad adattare tutto al formato filmico, si nota come il tutto sia un “collage” di una serie creata per il formato della serie TV. Per carità, l’animazione rimane ancora bellissima e spettacolare, specialmente nelle bizzarre dimensioni/tane delle Streghe, ed anche lo stile di disegno un pò grezzo (che mi ricorda in questo aspetto quello del manga di Hunter X Hunter) dei personaggi ha il suo fascino, ma la Shaft non ha certamente dovuto fare sta fatica con la versione filmica (comunque, condivido quello che a quanto pare è un loro fetish, ovvero quello della testa inclinata a 90 e più °, evviva per le spine dorsali da cartone animato XD).
Doppiaggio. Sì, questo adattamento è completamente doppiato in italiano (non so se è lo stesso doppiaggio della versione DVD/Blu Ray della Dynit, ma presumo di sì), e non è malvagio, anzi, alcune doppiatrici sono molto azzeccate, ma la voce di Madoka ed un’altro paio di personaggi mi stura le orecchie tutte le volte, e non ne vado pazzo. Non dico che non si possa fare un doppiaggio italiano valido se non migliore di quello giapponese, solo che personalmente non credo sia questo il caso, mi resta difficile prendere il tutto troppo sul serio, forse è l’essere abituati troppo al connubio di doppiaggio originale e sottotitoli, ma non è la stessa cosa doppiato, almeno in questo caso. L’adattamento dei testi è buono, con alcune scelte di parole non proprio perfette o adattissime, ma decisamente buono, non aiuta il doppiaggio non eccellente, ma sarò sincero, a prescindere dal resto in questo ambito è stato fatto decisamente un’ottimo lavoro.
Ultima domanda: adattamento a parte, come reggono storia, personaggi ed eventi ad una seconda visione? Decisamente bene, il primo terzo (che è praticamente la parte “scolastico/comica”) è leggermente peggio per via del doppiaggio, ma il resto è decisamente forte, solido ed interessante, non c’è l’impatto meraviglioso della prima visione, ma rimane tutto di ottima qualità, nella sua decostruzione del genere, e la lenta discesa con picchi di follia, nichilismo e violenza, sia fisica che psicologica. Leggermente deludente che dopo un’inizio un pò lentino il tutto ingrani ad un ritmo spettacolare, in un crescendo di eventi, colpi di scena e rivelazioni interessanti, per poi fermarsi sul più bello, ma in fondo questa prima parte doveva arrivare all’episodio 8 (e non fino al 12° ed ultimo), indi è comprensibile. Non lo consiglierei ad un pubblico piccolo, e forse neanche adolescente, forse è per bastardi malati come me e basta (anche se non è così cattivo come lo molti lo descrivono, non è certamente per tutti). XD
Nel complesso, trovo un pò superflua questa idea di prendere la serie tv originale, e farne una versione “compressa” divisa su tre film (soprattutto per la scelta di fare la prima parte su 8 episodi, mentre la seconda su i rimanenti 4, anche se credo aggiungeranno qualcosa per poi collegarsi alla parte finale che dovrebbe essere totalmente nuova), se volevano fare un seguito della serie sotto forma di film…. non potevano farlo e basta? sta serie è pure un successo commerciale (il che pensandoci mi permette di rispondere alla mie stesse domande), si poteva evitare questo trilogia forzata di adattamento e materiale nuovo, ma ripeto, come adattamento dei primi 8 episodi è molto buono, nel senso che non vi perdete nulla di importante, c’è tutto, ma chi ha già visto la serie TV non troverà nulla di nuovo da meritare veramente la visione pure di questo, vista anche l’economica (per la Shaft) scelta di non toccare (o quasi) i disegni e le tavole originali, e di riusare tutto.
Se volete seguire la serie TV…. guardate direttamente la versione TV, questa Parte 1 è buona come “riassunto”, ma non abbastanza da consigliarlo come alternativa alla visione della serie TV stessa. Sono comunque curioso di vedere cosa faranno per la Parte 2 e Parte 3 (visto che gran parte della serie è stata raccontata nella prima), non so se andrò a vedere al cinema pure quelle (se le porteranno e se potrò andare, comunque), ma rimango curioso. Non una trasposizione orribile (anzi), ma allo stesso tempo che poteva benissimo non esistere, specialmente per i fan, visto che è la stessa identica cosa che avete già visto a casa…. ma sul grande schermo.
E qui si conclude anche la mia avventura con questo prima campagna “Anime Al Cinema” della Nexo Digital, perchè le altre due offerte (Evangelion 3.0 e Wolf Children) non mi interessano molto, se non punto.
The Visit
(A Cura di Celebandùne Gwathelen)
Ho scoperto questo gioco la scorsa settimana e nonostante giochini in flash tendano a non piacermi in generale, ho trovato questo abbastanza ben fatto da meritare una piccola menzione su questo blog.
Disponibile qui, The Visit è fondamentalmente un platform con un twist. Che tipo di cambio di gameplay non ve lo svelerò, ma secondo me quello che accade nel gioco vi farà ripensare a ogni singolo nemico che avete mai fatto fuori in un Mario, Donkey Kong o Sonic senza che ce ne sia stata davvero ragione. La possibilità poi, di vedere diversi finali della vicenda, rende questo giochino secondo me altamente rigiocabile.

Lo scenario iniziale di The Visit sembra quello di un normale Platform.
Il brutto è che The Visit è davvero estremamente corto, tecnicamente direi che ci sono in totale uno o due livelli, di cui il secondo anche completamente evitabile. Vengono inoltre richiesti al giocatore salti di una certa precisone, che con le sole frecce della tastiera non sono ben eseguibili.
Per il resto però l’aspetto grafico (eccetto i diversi screen di fine gioco) sono godibili e la musichetta tutto sommato niente male.

Scopo del gioco è arrivare dalla vostra casa a quella della vostra fidanzata…
Non ho altro da dire a riguardo a essere sincero, andate sul sito e provatelo, secondo me i ragazzi dell’Univeristà di Stoccard hanno confezionato un piccolo giochino abbastanza divertente e un pizzico profondo. Magari ne parliamo in più dettaglio nei commenti, se ne avete voglia! =)
Nessun voto Personale questa volta, semplicemente un parere personale: giocatelo, tanto è corto! =)
Legacy of Kain: Soul Reaver
(A cura di Alteridan)
Quello di cui vi parlerò è un gioco che ha fatto la storia del genere action/adventure grazie ad un gameplay su molti fronti innovativo e grazie anche ad una trama dettagliata e una narrazione magistrale. Come avrete potuto intuire il gioco in questione è Soul Reaver, secondo titolo di cinque della saga Legacy of Kain e primo con protagonista Raziel.
Le ali della dannazione eterna
Raziel era il primo luogotenente del re vampiro Kain, conquistatore e dominatore della terra di Nosgoth. Raziel fu il primo vampiro ad accedere allo stadio successivo della naturale evoluzione della specie, e questa sua involontaria colpa gli costò caro: al cospetto di Kain, Raziel sfoggiò un paio di ali. Infuriato, Kain strappò le ali al suo sottoposto e lo condannò alla dannazione eterna gettandolo nell’Abisso.

Raziel torna sul luogo da dove è stato gettato nell’Abisso.
Qui Raziel viene lentamente consumato fino a quando il Dio Anziano, il custode dell’Equilibrio, lo fa cadere sul fondo dell’Abisso e lo risveglia. Pieno di odio nei confronti di Kain, Raziel viene persuaso dal Dio Anziano ad uccidere Kain poiché la sua vita è un ostacolo al ciclo senza fine delle anime, le quali restano intrappolate tra il regno spettrale e quello materiale.
Una vita in bilico
Ed è proprio tra questi due mondi che si svolge l’avventura di Raziel: il protagonista, nella sua nuova forma donatagli da innumerevoli anni trascorsi nell’Abisso, ha la capacità di passare tra regno materiale e spettrale a seconda delle necessità. Questo è importante principalmente per due motivo: il primo riguarda la risoluzione di enigmi ambientali, la maggior parte di essi saranno risolvibili solo attraverso l’interazione di oggetti tra i due mondi; il secondo riguarda la vita di Raziel, a causa della sua natura e del blocco del ciclo di morte e rinascita, Raziel non può morire e se l’indicatore di salute dovesse azzerarsi questi si risveglierebbe sul fondo dell’Abisso.

Per ristorare la salute Raziel deve cibarsi di anime.
L’immortalità e il poter attraversare i due mondi non sono gli unici poteri a disposizione di Raziel, l’ex luogotenente di Kain possiede un’agilità e una forza sovrumana ed è in grado di scalare pareti, spostare oggetti molto pesanti, planare con ciò che resta delle sue ali e schivare facilmente gli attacchi dei nemici; inoltre nel corso dell’avventura Raziel entrerà in possesso di nuovi poteri e abilità che lo renderanno ancora più temibile.
La decadente terra di Nosgoth
Il mondo di gioco del titolo firmato Crystal Dynamics è pieno di segreti ed oggetti da collezionare, inoltre è completamente open world e liberamente esplorabile (a patto di avere le giuste abilità). Questo rende Soul Reaver una specie di metroidvania ma la presenza di alcuni elementi caratteristici, come ad esempio l’essere molto più incentrato sui combattimenti e sulle sezioni platform piuttosto che nella ricerca di potenziamenti (o più semplicemente l’essere un gioco 3D), hanno fatto sì che in molti lo reputino il capostipite di un nuovo sottogenere (di cui farebbero parte gli altri titoli della serie Legacy of Kain o il più recente Darksiders II).

Il fuoco è letale per i vampiri, ma non per Raziel.
Per quanto riguarda il level design, in Soul Reaver troviamo ambienti più o meno ampi pieni di piattaforme intervallati da corridoi di collegamento tra zone spesso anche molto stretti. In linea di massima Soul Reaver non brilla in quanto a dettagli delle ambientazioni o interattività degli ambienti (a parte qualche oggetto ambientale da usare come arma impropria) ma bisogna considerare che siamo pur sempre al cospetto di un titolo dello scorso millennio (1999 per la precisione) e per il livello tecnologico dell’epoca Soul Reaver era un titolo estremamente innovativo.
Sapore di passato
Soul Reaver però purtroppo risente del peso del tempo, non tanto per essere invecchiato male dal punto di vista grafico e del gameplay, quanto per un’opera di ottimizzazione altalenante. Mi spiego meglio: la versione in vendita nei principali store digitali per pc (GOG e Steam) è stata aggiustata in modo tale che possa funzionare sui moderni sistemi operativi ma l’opera di riammodernamento si è fermata qui. Purtroppo è impossibile giocarlo con un pad poiché nativamente il gioco non sembra riconoscerne nessuno, neanche il pad più utilizzato (quello della 360), ma anche utilizzando programmi esterni, come ad esempio Xpadder, utilizzare un pad è impossibile e sarà necessario giocarlo esclusivamente con la tastiera, come ai vecchi tempi.

Durante i combattimenti bisognerà spesso ricorrere ad armi improvvisate o elementi dello scenario.
Se si ha la pazienza di sorvolare su questo importante difetto però, Soul Reaver può ancora offrire decine di ore di divertimento grazie soprattutto ad una trama originale piena di ottimi dialoghi a tema filosofico (culminati poi in Soul Reaver 2 nel celebre discorso del lancio della moneta), e grazie ad un gameplay che ha fatto scuola e da cui purtroppo l’industria videoludica pare essersi allontanata da molti anni.
Voto personale: 8,5/10
Asterix e lo Scudo degli Arverni
(A Cura di Celebandùne Gwathelen)
Pronti per un numero epocale di Asterix? Lo spero bene! =)
Pubblicato per la prima volta nel 1968 (come passa il tempo!), quest’albo presenta un nuovo tipo di sfida per il duo gallico sempre pronto a ostacolare la gloria di Cesare.
Tutto inizia nella notte in cui Cesare sconfisse i Galli. Vercingetorige, capo di tutte le tribù, fu costretto a deporre le sue armi ai (sui!) piedi di Cesare, tra questo il suo scudo. All’insaputa di Cesare, però, lo scudo venne preso da un soldato romano, che lo volle come souvenir della battaglia in cui aveva rischiato la vita. La sua fuga con lo scudo però è breve; attratto da un gioco di dadi, lo scudo passa di mano, una, due, tre volte finchè il vero proprietario non si perde nella notte dei tempi.
Altrove, nell’Aremorica, Abraracourcix, capo del villaggio, ha dolori al fegato per i troppi banchetti che festeggia sempre con la suo tribù vittoriosa. I dolori sono così gravi che basta un lieve tocca nella zona per farlo saltare di dolore. Panoramix gli raccomanda le cure termali di Aquae Calidae (l’odierna Vichy) per fargli passare ogni male, e dopo una certa “tortura di convinzione”, Abraracourcix prepara le sue cose e decide di andarci, accompagno ovviamente da Asterix ed Obelix.

L’incipit della vicenda vede Asterix, Obelix e Panoramix studiare in maniere poco ortodosse il mal di fegato del capo Abraracourcix.
Sulla via per Vichy, però, il capo gallico ignora ogni cura dietetica e ci da di nuovo dentro con carni, formaggi e vino, al punto che giunge a Vichy praticamente trasportato da Asterix ed Obelix in barella e venendogli poi negata ogni ulteriore tipo di sciccheria gastronomica, con una cura a base di bagni caldi, docce fredde e minestra. Asterix ed Obelix, invece, mangiano come sempre di gusto, e la cosa preoccupa il druido capo delle terme al punto che dopo un pò è costretto a mandarli via perchè facevano innervosire i pazienti.
Abraracourcix li manda verso la terra degli Arverni, non lontana da lì, a godersi le bellezze del luogo. Inutile dire che il duo fa presto “amicizia” con una pattuglia di romani che stendono, che accompagnava il tribuno e inviato speciale di Cesare, Tullius Fronzolus. Mentre Asterix ed Obelix fanno conoscenza con un oste di Gergovia, tale Alambix, Fronzolus torna a Roma e riferire a Cesare l’insulto subito. Questo decide di terminare le insorgenze con una sfilata trionfale sullo Scudo di Vercingetorige, e lo fa cercare nella sua tesoreria. Quando non lo trovano, il dittatore si arrabbia incredibilmente, e ordina a Fronzolus di tornare nel paese degli Arverni per cercare lo scudo e portarglielo.

Nuovi sistemi di comunicazione rivoluzionano questa storia… XD
Quando Asterix ed Obelix scoprono questa cosa tramite la peggiore spia romana, decidono di rovinare l’ingresso trionfale a Cesare e cercare lo scudo a loro volta. Così iniziano a mettersi sulle tracce sull’ultimo di cui si ha certezza abbia avuto lo scudo, un talke Lucius Pertussis. Questo, dopo diverse avventure nella sua ditta di ruote, rivela di averlo perso al gioco con un certo Marcus Cocoritus. Quando, dopo diverse peripezie, trovano Cocoritus, scoprono che anche lui ha perso lo scudo, dandolo ad un certo Centurione Pallongonfius, rimasto nella legione romana. Il duo invade quindi la Guarnigione di Gergovia e scopre da Pallongonfius che per un’anfora di vino ha dato lo scudo ad un oste del luogo. Quell’oste è proprio Alambix, che però confessa di aver dato lo scudo ad uno straniero, un guerriero gallico che non era del luogo. Non ricorda il suo nome, ricorda solo il suo aspetto. Poco dopo entra nella locanda Abraracourcix, incredibilmente dimagrito dopo la sua lunga cura, e Alambix esplode di gioia. Era proprio lui il guerriero a cui ha dato lo scudo. “Non è ingrassato neanche un pò!” esclama felice. Asterix non riesce a credere che Abraracourcix era tutto il tempo il proprietario dello scudo di Vercingetorige, e poco dopo prepara GErgovia affinchè si preparino per la sfilata del loro capo. In quel momento arriva in incognito Cesare a Gergovia, che deve tristemente asistere al trionfo di Asterix, Obelix e Abraracourcix ancora una volta alle sue spese.

Ecco la marcia trionfale per Gergovia di Abraracourcix dopo la sua cura dimagrante!
Se ne va dal luogo, degradando Fronzolus e promuovendo Pallongonfius, a patto che non faccia mai più sentire nulla di malvagio da Gergovia. Asterix ed Obelix tornano quindi in Aremorica, dove si festeggia alla grande (e dove Abraracourcix riprende in fretta i chili persi).
L’idea di fondo dell’albo e stupenda, e le ricerchi di Asterix sono interessanti e rese bene, con quel tanto di mistero su che fine possa aver fatto il tanto decantato Scudo di Vercingetorige. I personaggi della storia, per quanto non approfonditi molti, sono interessanti e anche Abraracourcix diventa un personaggio meno anonimo, al punto che scopriamo che era un Guerriero all’epoca della sconfitta di Alesia e che sapeva fin dall’inizio tutto sullo scudo del suo capo. Genialata.
Si nota inoltre come le vicende di Asterix ed Obelix siano meglio accompagnate da una trama a scopo investigativo, dove la loro forza sovrumana non dia loro più vantaggi del normale, che non storie in cui devono salvare una nazione o un personaggio. Tutto l’albo è per questo estremamente godibile e molto bello da leggere.
Piccole chicche, poi, come l’accento addolcito degli arverni, la continua negazione che Alesia sia mai esistita o battute su un legionaro romano di nome Gaiogibo (incredibilmente pigro) rendono poi la storia ulteriormente divertente.
Una storia a tutto tondo, insomma, e probabilmente il migliore albo di Asterix che ho letto ad oggi.
Voto Personale: 9/10
Un caldo saluto a settimana prossima (o prima)!
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