IT’S TIME – Sì, come gli anni scorsi, questo è l’ultimo numero del Weakly Hobbyt, che se ne va in “pennica estiva” fino a settembre. E come gli anni scorsi, se ne va in letargo solo il Weakly, non l’intero blog, quindi ci sarà qualcosa da leggere anche per il resto di luglio ed anche agosto, sì, mentre magari voi siete a godervi una rosicata settimana di vacanze… o no. Ad ogni modo, per salutarvi e dirvi buone vacanze abbiamo ben5 articoli, ovvero la recensione dettagliata di Assassin’s Creed III, quella di Hitman: Absolution curata da Alteridan, e quella del vecchio Mario Bros. da parte di Cele, e in ambito cinematografico, quelle di Now You See Me – I Maghi del Crimine e di Notte Da Leoni 2. Anche a questo giro…. buona lettura! 😀
Penne, Piombo e Catrame
(A cura di Wise Yuri)
Assassin’s Creed III, uno dei titoli più anticipati, discussi, parlati e – parliamoci chiaro – deludenti del 2012. Non credo di avere moltissimo da aggiungere a quanto detto da chiunque, ma in quanto fan (e se non sono un “fan”, diciamo ho una sorta di debole per la saga) della serie, voglio dire la mia su quello che Ubisoft e la stampa avevano caricato come l’Assassin’s Creed definitivo, quello che avrebbe fatto compiere alla serie un passo avanti, cercando di distanziarmi il più possibile dal mio status di fan, ed analizzando Assassin’s Creed III per quello che è, oltre l’hype ed il fumo, pezzo per pezzo. Preparatevi perchè vado molto nel dettaglio.
L’eredità degli Assassini
Da dove partire se non dalla storia, ed in parte dalla posizione che AC III doveva prendere nel “grande disegno”?
La storia è convulsa, tirata via, ed anche i personaggi soffrono di quello che è il difetto principale dell’intera saga: un ciclo di sviluppo brevissimo. Tutto è tirato via, e sebbene siano messi un pò meglio rispetto ad AC: Revelations (in cui si vedeva chiaramente come tutta la storia fosse stata progettata in fretta e furia, e con un Ezio quasi totalmente disinteressato a quella che dovrebbe essere la sua missione, più coinvolto nell’inseguire gonnelle che nella sua causa) per l’intreccio, rimane il fatto che tutto è un guazzabuglio. Si nota l’intenzione di sviluppare alcuni punti e personaggi, ma ripeto, è tutto tirato sù in fretta e furia, ed è ancora peggio quando come protagonista principale abbiamo un bambino di tre anni che si lamenta di continuo, e l’idea che il destino dell’umanità sia nelle mani di tale Desmond Miles è ridicolo.
Anche se non sono particolarmente sviluppati, un qualsiasi personaggio secondario (tipo il padre di Desmond) sarebbe stata comunque una scelta migliore come protagonista, ma amen. Il finale…. non lo rivelerò, tanto cosa c’è da spoilerare, a questo punto? Ma comunque è un finale osceno, ridicolo e stupido, soprattutto per come il tutto verta sulla scelta finale tra due opzioni, e manco vi facciano scegliere. Ok, forse non era plausibile aspettarsi un finale da applausi, ma era davvero così difficile finire questa lunga storia iniziata nell’originale Assassin’s Creed con qualcosa di meno frustrante, irritante, assurdo? Sapete, un finale concludente e/o soddisfacente? Invece no, il solito finale che non “finisce” niente ed anzi, vi fa chiedere come diavolo continueranno la storia da quello che sembra un vicolo cieco.

Desmond Miles: neanche a fargli prendere una ciucca da record gli dai una personalità che va oltre il “lamentoso bimbominchia”.
La situazione a questo riguardo è leggermente migliore se si parla della storia di Connor e Haytam (con un colpo di scena iniziale che davvero non mi aspettavo, sebbene molti dicessero che era prevedibile, e non vedo perchè), ma non è nulla di che: il setting è interessante, vero, ma i personaggi sono anch’essi tirati via, Connor è già meglio di Desmond, e si capisce come volessero svilupparne il personaggio, ma alla fine della fiera è solo una versione indiano americana, taciturna e burbera dell””uomo di colore incazzato”.
Anche il rapporto Assassini – Templari, sebbene la Ubisoft provi a convincere del contrario, è un banalissimo “Puffi -Gargamella”, i Templari sono i salvatori della democrazia, della libertà, i Templari oligarchi violenti, sadici, che si fanno la doccia nel sangue degli oppositori, mangiano bambini a colazione, etc. Potrei fare un’eccezione per Haytam Kenway, ma non la farò perché nonostante sia molto più interessante come personaggio rispetto…. ad un buon 90% del cast, non è una caratterizzazione spettacolare o meritevole. Ridicolo poi come la trama cerchi di infilare Connor come personaggio indispensabile per le battaglie e gli eventi chiave della Rivoluzione Americana. Ma d’altro canto se giocate ad Assassin’s Creed…. non lo fate per una fedeltà storica assoluta, e se avete giocato i precedenti titoli ormai non vi aspettate molto (se nulla) dalle trama dei titoli della serie. Il finale della storia di Connor perlomeno è ok.
Rivoluzione A Salve
Ok, la storia è deludente, sconclusionata, etc., ma volendo ci si può passare sopra a questo difetto se il gameplay è molto curato e soddisfacente. Purtroppo neanche questo è il caso, perchè Assassin’s Creed III prova a cambiare, modificare ed arricchire la formula, ma il risultato è un guazzabuglio che muove il gameplay della serie un passo o due in avanti, ma allo stesso si esibisce in un continuo moonwalking (o gamberaggio, se preferite questo orribile neologismo che mi sono inventato ora), peggiorando quanto di buono fatto fino ad allora, ed anche quello di poco buono che necessitava maggior cura ed una risistemata. Ed andremo nel dettaglio, perchè c’è davvero tanto di cui parlare.
Single Player
– To Be or Not To Be (Free Roaming)
Assassin’s Creed III cerca di rinnovare la formula passando dal “soft free roaming”, come piace chiamarlo a me (ovvero un titolo con una discreta/buona enfasi sulle missioni secondarie e sull’esplorazione, ma i cui eventi e missioni sono dettati dalla storia, ed il focus rimane sulle missioni principali), al sandbox/free roaming vero e proprio. Non è una scelta sbagliata od insensata, perchè in fondo gli Assassin’s Creed precedenti erano free roaming “castrati”. Il problema è che la scelta di adottare il free roaming totale fa più male che bene. Che intendo?
Intendo che per essere un free roaming, AC III continua a mantenere quel feeling lineare della serie, specialmente nelle città abitate, che non sono divertenti come prima da esplorare, correre sui tetti – un’attività classica e sempre divertente per la serie – poi è scoraggiato (soprattutto all’inizio), anche dalla conformazione delle città stesse, che non si prestano molto alla corsa acrobatica (anche per via del periodo storico). Una volta usciti dalle città ed arrivati nella Frontiera, la sensazione di libertà aumenta, considerata anche l’enorme estensione della zona stessa, e diverse sottomissioni si rendono disponibili. La classica corsa acrobatica ovviamente rimane, modificata con alcune azioni specifiche per scalare e correre sugli alberi, ma è poco sfruttata e quasi inutile quando non siete nella frontiera, per la stessa conformazione delle città che non incentiva o premia molto la corsa acrobatica. La struttura molto rigida delle missioni poi non aiuta.
Il problema è che, sebbene vi venga offerto molto contenuto, la maggior parte di esso è roba inutile, superflua, e più una fatica che un divertimento. Partiamo delle missioni principali: se siete come me, vorrete prima giocare le missioni legate alla storia, fare qualcosa di extra nel viaggio tra una missione e l’altra, e poi dedicarvi alle missioni secondarie. Beh, preparatevi alle missioni principali più noiose, ingessate e brutte viste nella serie dal primo Assassin’s Creed (anche se ammetto di apprezzare come abbino provato a reinserire in maniera più ragionata elementi dell’originale come l’ascoltare conversazioni di nascosto), con tantissimo focus su missioni che vi vedono seguire/scortare un tizio mentre questo parla e parla, missioni in cui venite tenuti per mano così tanto che vi viene da domandarvi se valeva la pena di crearle, missioni tutorial che continuano ad essere presenti anche a gioco inoltrato, missioni troppo facili, missioni che sono praticamente filmati in-game, e missioni decenti/buone rovinate in toto od in parte dal sistema di obiettivi secondari. Soffermiamoci un attimo su questo.
-MISSION COMPLETE?
Da Assassin’s Creed: Brotherhood in poi, le missioni della serie prevedono un obiettivo principale ed uno secondario opzionale per ottenere la cosiddetta “sincronizzazione totale” del ricordo/missione, ovvero un tentativo di illudervi che il gioco offra di più di quanto mostrato. Sebbene nei precedenti titoli questo obiettivo secondario spesso sia fattibile ed offra una maggior sfida a chi se la “vuole cercare”, qui non si corre manco il rischio che sia una cosa sopportabile, visto che ora ogni missione tende ad avere due o tre obiettivi secondari, i quali spesso potevano essere inseriti direttamente in quello principale, e che un buon 85 % delle volte allungano il tutto senza darvi un minimo di soddisfazione.
Un esempio di obiettivi secondari che dovevano essere principali (ed inseriti come tali per rendere ancora più facile superare le missioni) è durante l’infiltrazione in un forte, in cui il protagonista parla di come i cannoni potrebbero essere un problema più avanti: avrebbe senso farvi sabotare i cannoni come obiettivo principale, ma sarebbe troppo logico, quindi no. Poi lasciamo perdere il sotto-obiettivo della stessa missione che vi spinge a fare quello che dovreste fare, cioè nascondervi e muoversi senza farvi scoprire tra sterpaglie e nascondigli, e poi vi richiede di uscire correndo in bella vista DALL’ENTRATA PRINCIPALE SORVEGLIATA. Sigh. O ancora, quando vi ritrovate a fuggire da una battaglia e Connor parla di come impedirà che i lealisti uccidano i coloni… solo che non è necessario che lo facciate, pure questo è un’obiettivo secondario. 😀 Il che in un certo senso è meglio, tanto verso metà gioco vorrete solamente arrivare alla fine per dire delusi “finito anche questo”.
Ci sono anche alcune sezioni in cui controllate Desmond, ma per la maggior parte sono noiose, inutili e spesso pure frustranti, non sapete mai esattamente cosa potete fare o no (anche visto non avete un HUD di sorta quando giocate come Desmond, il che andrebbe bene se in alcuni punti non fosse mai chiaro cosa fare di preciso).

Per la cronaca, non succede niente di quello che si vedeva nel trailer di lancio, con soldati che cadevano a destra e manca e Connor nel mezzo di tutto il casino.
Torniamo al discorso di prima, cioè, come gran parte delle attività offerte in AC III siano inutili, superflue, e senza un’apparente senso nel compierle. Ecco, anche nei precedenti AC c’erano diverse subquest dozzinali ma carine da fare tra una cosa e l’altra, ci si passava sopra. Solo che qui è stato deciso di spandere queste sottomissioni disutili in diverse categorie, ovvero “salva il cittadino”, “proteggi i contadini dall’attacco dei soldati”, “picchia due tizi”, e non è neanche chiaro cosa succede quando avete compiuto questa trafila di sotto-sotto-missioni, di pratica trasformando 10 sottomissioni di un precedente gioco in 30 sottomissioni più piccole, corte ed ancora più inutili. Di quelle che ritornano dai precedenti titoli, le missioni di liberazione dei forti (e volendo quelle di assassinio) sono tra le poche a non essere peggiorate, e rimangono molto divertenti. Poi ci sono vari collezionabili, tra scrigni da scassinare (con una meccanica di scassinamento bruttina, tra l’altro), pagine di almanacchi da raccogliere prima che volino via, piume e gingilli per Gamba Di Legno (l’unica raccolta di collezionabili che vi impegna e vi ripaga con qualcosa di meritevole, cioè missioni navali, ne parleremo più avanti).
Va da sè dire che è inutile questa ramificazione, questo rendere apparentemente più complesso il tutto, in quanto serve semplicemente a farvi perdere ancora più tempo con missioni inutili. Per esempio, ancora non ho capito come reclutare altri Assassini nella Confraternita, faceva così schifo il semplice, dozzinale, ma efficace e pratico “salvare cittadino che diventa un membro della Confraternita”? A quanto pare sì. Parlando del sistema di gestione della Confraternita, è lo stesso già visto in Brotherhood e Revelations, solo che adesso è accessibile in ogni momento ed oltre all’assassinio i vostri adepti possono scatenare rivolte e presumo altro, ma non ho mai trovato un motivo per usare queste abilità, quindi non ho approfondito.
Anche per quanto riguarda la navigazione nel mondo di gioco ci sono alcuni problemi: spesso selezionando l’indicatore della missione principale sulla mappa vedrete scritto “viaggio rapido”, ma non vi porta vicino all’indicatore di inizio missione, e spesso manco nella zona giusta. Inoltre sì, avete un cavallo che potete richiamare da voi in ogni istante, ma l’ho trovato poco utile in quanto spesso si incastra su superfici anche leggermente più rialzate del resto del terreno, bloccandosi ogni due per tre contro qualcosa che non dovrebbe risultare un ostacolo. Un evviva per l’oscena compenetrazione tra elementi dello scenario ed i personaggi (a volte quando provate ad assassinare in volo un nemico fallirete per lo stesso motivo, il gioco decide all’improvviso che non lo potete fare).
Oh, parlando di grafica e bugs, saprete benissimo come al lancio il titolo fosse quasi ingiocabile dai tantissimi bug presenti, sia grafici che di gioco (come sono felice di non averlo pagato 60 euro al lancio), e anche dopo diverse patch a sistemare il disastro, continuano ad essere presenti diversi bug, sia di compenetrazione (a volte il vostro personaggio si blocca in un’animazione, o fa una cosa invece di un’altro, come cercare di scalare per sbaglio un muro che NON volevate scalare) sia di codice, con un pathfinding bruttino, occasionali crash e freeze (ho sentito parlare anche di qualcuno a cui il gioco ha crashato e pure corrotto il salvataggio contemporaneamente), e pattern dei nemici che a volte scazzano. Oltre al fatto che a volte il vostro personaggio non si mimetizza nelle zone di boscaglia ed erba(che servono appunto per quello, per mimetizzarsi), probabilmente perchè il gioco non riconosce la situazione e vi lascia come salami a nascondervi stando dritti in bella vista. Bugs a parte, la grafica lascia a desiderare per un titolo di tardo 2012, i modelli poligonali dei personaggi sono belli, e lo stesso si può dire per gran parte dello scenario e delle ambientazioni, ma un continuo ed abbastanza pietoso pop-up di elementi che appaiano sullo sfondo mentre avanzate.
-Vita di caccia, lavoro e commercio
La gestione di attività ed edifici dei precedenti titoli è stata rimossa e sostituita con un complesso sistema di commercio e crafting, che per esempio richiede di avere diversi specialisti nel trattare una certa materia (ad esempio il legno, le pelli di animale), il materiale (comprato da chi lo possiede od ottenuto cacciando) ed i progetti adeguati per produrre un certo tipo di bene, o che vi offre la possibilità di ordinare e vendere materiali via corrieri. L’idea è indubbiamente interessante, e dove volevano arrivare i ragazzi di Ubisoft Montreal con queste idee è ammirevole, ma come quasi tutto in AC III, una volta entrati nella pratica delle cose, l’utilità di questo complesso sistema è quasi nulla. La maggiore parte della roba che potete creare serve solo per essere rivenduta, ed anche facendolo, a che pro? Anche solo facendo le missioni principali vi ritrovate con molto denaro e quasi zero motivi per usarlo. Sì, potete anche forgiare armi più potenti e capaci, ma non se ne vede il senso, in quanto potete tranquillamente finire il gioco con le armi base.
La caccia, una nuova meccanica che a dir la verità è riuscita, ma non in toto. è indubbiamente divertente cacciare varie specie di animali, ed avete diversi modi per farlo, tra archi, trappole, esche, corde da lancio con arpioni (e la nuova capacità di mimetizzarsi/nascondersi nelle sterpaglie, erbe e similia che ho accennato sopra) con un complesso sistema: per esempio uccidere un procione con la lama celata od una trappola a scatto vi fornisce materiali diversi in tipo e qualità. peccato che gli scontri con predatori come lupi o bestioni come orsi ed alci siano gestiti via QTE – che spreco – e che i materiali ricavati dalla caccia e dallo scuoiamento servano a poco (stesso discorso del sistema di commercio, tanto ci fate poco se non nulla all’atto pratico). Comunque rimane una delle poche attività divertenti da fare. L’altra novità del sistema di gioco consiste nelle battaglie navali e nella navigazione a bordo di un vascello, ed è innegabilmente la parte migliore del gioco, che mostra idee, realizzazione curata, ed è semplicemente una meccanica di gioco divertente, immediata e profonda, a prescindere che siate fan di navi & pirati o meno, magari il resto del gioco fosse altrettanto curato.
-Il Cervello ed il Braccio
Se c’era un difetto che è rimasto tale dall’inizio della serie, è decisamente la pessima IA dei nemici, che mostrava il suo peggio in quello che è un’altro elemento imperfetto di AC, cioè il sistema di combattimento. Quest’ultimo o si ama o si odia, ma è indubbiamente difettoso ed imperfetto quando fornisci diverse opzioni e mosse per la lotta all’arma bianca, e poi basta saper parare e contrattaccare per decimare orde di nemici che aspettano il loro turno di farci uccidere con facilità mentre gli ammazzate i loro migliori amici davanti agli occhi. Per rimediare in parte alla cosa, in AC 2 la Ubisoft ha fatto sì che diversi tipi di unità avanzate reagissero meglio e fossero in grado di bloccare, contrattaccare ed anche rompere la vostra guardia, ed è già un miglioramento (che purtroppo non è durato a lungo, siccome la IA non è più stata toccata da allora), nonostante il più delle volte basti comunque continuare ad attaccare con l’attacco base, e avrete la meglio.
Ecco, Assassin’s Creed 3 compie un parziale restauro della meccanica di combattimento, e paradossalmente, cercando di sistemare e migliorare il tutto, lo peggiora. Ora due tasti saranno sempre adibiti alle armi che avete in mano (potete cambiare il tutto dall’inventario a finestra, anch’esso parzialmente rivisto), cioè l’arma da taglio (tomahawk, spada, lama celata, etc.) e l’arma a lungo raggio (pistole, arco e frecce), mentre rimane identico il sistema di contrattacchi e spazzate, e le basi del sistema stesso, se per quello (anche se non c’è più la distinzione Alto/Basso profilo). La novità consiste nel fatto che ora è possibile contrattaccare e bloccare attacchi di più nemici contemporaneamente, e usare un nemico come scudo umano quando gruppi armati vi sparano addosso (oltre al fatto che l’energia si rigenera automaticamente col tempo), ed è vero che l’IA è stata migliorata un pò, con nemici più attivi e con certe unità capaci di darvi fastidio ed impedirvi di fare esattamente come volete, riduco lo spamming degli attacchi.
Il problema è che manca la guardia, ed alcune mosse che avrebbe avuto senso tenere, come il tirare sabbia negli occhi per accecare i nemici, e la prima mancanza purtroppo è una pesante (dovete contrattaccare per parare, in pratica), congiunta al fatto che i nemici sono più attivi, rende le battaglie sempre un pò ridicole e spettacolari (il vostro personaggio è sempre fin troppo potente ed equipaggiato nei confronti dei nemici), ma meno divertenti che in passato. E sebbene l’IA dei nemici in combattimento sia leggermente meglio, nelle sezioni stealth rimangono i soliti imbecilli, e sebbene abbiate diversi modi silenziosi di sbarazzarvene (come il nuovo gancio con corda), spesso manco è necessario ricorrere a questi, visto che basta scappare un poco e dopo aver indagato tre secondi le guardie decidono che è meglio tornare alla ronda, tanto che glie ne frega di quel tizio vestito da Assassino che hanno visto correr via.
Multiplayer
Introdotto per la prima volta in Assassin’s Creed Brotherhood e da allora presente in ogni episodio della serie principale, il multiplayer di Assassin’s Creed, sebbene superfluo per una serie di titoli che ha come focus l’esperienza single player, è stata una gradita aggiunta al pacchetto, vista la particolare meccanica di caccia, assassinio e fuga che onestamente non ho mai visto in altri titoli. Devo dire che non sono andato mai oltre una partitina a quello di Brotherhood ed i tutorial di Revelations – non sono un online gamer, per così dire -, perchè appunto quello che interessa principalmente a gran parte dell’utenza di AC è il single player. Ma siccome ho letto di come in AC III il multiplayer abbia raggiunto un livello qualitativo molto alto, e davvero degno di attenzione, ho deciso di dare un’occhiata e vedere se il multigiocatore può in parte redimere il mediocre e noioso single player.
E già dagli estensivi e praticamente perfetti tutorial si capisce dov’è andato tutto il focus e l’impegno degli sviluppatori in AC III, il che è un pò irritante. Sul serio, la cura riposta in questa modalità è tantissima, i tutorial spiegano benissimo le regole di base (come fare punti, come trovare la preda, come scappare da un inseguitore, etc.) ed il sistema di gioco stesso è profondo, con tantissime variabili e metodi, set di abilità per la mimetizzazione, l’offesa, etc. Presente come prevedibile un profilo ed un sistema di progressione, con molto contenuto da sbloccare, tra personaggi, abilità, e diverse modalità di gioco, che variano da semplici contratti di assassinio a difese del territorio e caccia ai nemici in gruppi corposi.
Non l’ho giocato moltissimo (indi non andrò nel dettaglio delle varie modalità), e non posso dire che è perfetto, ma posso dire che è decisamente più meritevole del vostro tempo della parte single player del gioco, chiaro che i giocatori più esperti vi distruggeranno subito, ma vale la pena giocare e migliorare con l’esperienza. Ho fatto alcune partite e ho provato semplicemente il Deathmatch Semplice (fatte principalmente le partite veloci, e sembra questa la modalità preferita, e capisco perchè, ha una certa profondità e premia diversi approcci), ma già mi sono divertito di più in una decina di partite online che nell’intera campagna single player. Non mi dispiacerebbe se Ubisoft provasse l’approccio al multigiocatore di Metro: Last Light, cioè il multigiocatore venduto a parte per chi lo vuole (magari con un prezzo di listino inferiore per questo motivo), penso che la Ubisoft troverebbe non pochi acquirenti anche così, e magari vedremo delle campagne single player meno arraffonate e più curate/creative/divertenti. O sennò fare come fatto dalla Rockstar con GTA IV e Red Dead Redemption, cioè con DLC anche in versione disco che non richiedono il titolo “madre” per essere giocati, solo per il multigiocatore di AC. Forse mi illudo, ma non la vedo così impossibile come idea.
L’unico neo è rappresentato dalle microtransazioni, altra piaga di questa generazione videoludica, ma a dir la verità qui sono più un fastidio che altro, e non siete mica costretti a pagare nuovamente, a meno che non siate quel tipo di giocatore che vuole arrivare al livello 30 subito, senza manco giocare. 🙂
Commento Finale:
Assassin’s Creed III prova a cambiare ed espandere la formula della serie con una struttura di gioco free-roaming noiosa, sgangherata, derivativa, che cerca di offrire un’enorme quantità di contenuto, ma purtroppo gran parte delle attività e missioni sono noiose, rigide, derivative, inutili, realizzate male, o rese estremamente facili, con risultato un mondo di gioco in cui non c’è quasi nulla che valga la pena fare, visto anche che raramente venite premiati in maniera adeguata dei vostri sforzi (se venite premiati o ricompensati). Anche le missioni principali (solitamente il focus dei titoli della serie) sono una continua delusione e noia.
Le divertenti e molto curate sezioni di battaglia navale (e parzialmente il nuovo sistema di caccia) non possono redimere un titolo così mediocre, noioso, con una storia convulsa ed un comparto tecnico ancora afflitto da molti bugs, un titolo che cerca di offrire così’ tanto e in realtà dà così poco, tirando via quasi tutto quella che fa, e questo è Assassin’s Creed III, nient’altro che la somma delle sue parti, con dei barlumi di divertimento ed impegno che si intravedono a malapena nel mare della noia e dell’inutile. Apprezzo il tentativo e il setting (un pò rischioso per questa serie), e se ci fosse l’impegno messo in Far Cry 3, forse ora avremo il titolo tripla A che la Ubisoft voleva, qualcosa capace di competere con Red Dead Redemption. Ma non si può avere un capolavoro con tempi di sviluppo così brevi e striminziti, con zero focus su cosa si vuole ottenere di preciso, con un polpettone di idee di cui poche funzionano: così si ottiene una schifezza, e questo è Assassin’s Creed 3.
L’unico motivo valido per consigliare Assassin’s Creed 3 è la componente multigiocatore, che molti spesso considerano un’appendice, ma in questo caso è l’unica parte del prodotto a dimostrare un’enorme cura ed impegno, con un sistema di gioco profondo ed unico, diverse modalità e un sistema di progressione ben fatto, insomma, tanto contenuto di qualità, il contrario della modalità per giocatore singolo.
Nel complesso, un paio di passi in avanti, ma tanti troppi indietro per la serie di Assassin’s Creed, una vacca d’oro munta come non mai dalla Ubisoft, che poteva dare molto di più, invece di titoli sempre più tirati via e fatti con le terga pur di sfruttare il brand ad ogni costo, come Assassin’s Creed III, con il quale la Ubisoft forse credeva di poter competere con Red Dead Redemption.
Parlerò ancora di Assassin’s Creed con un’articolo sulla saga in generale, e tratterò i giochi “principali”, quindi niente spin-off per portatili (almeno non subito, ci penserò) ma per ora… è tutto! 🙂
Mario Bros.
(A Cura di Celebandùne Gwathelen)
Scrivervi quest’oggi, 14 Luglio del 2013, di Mario Bros. è forse “un pò” tardi, considerato che il gioco uscì esattamente 30 anni fa nelle Sale Giochi Nipponiche. Ma facciamo per un attimo finta che la mia recensione arriva in tempo e di Mario Bros. sentite parlare per la prima volta in assoluto. Cosa potrei dirvi?
Beh, indubbiamente vi direi che giocare Mario Bros. in multiplayer è parecchio divertente, mentre il gioco in singolo, per quanto ben fatto, dopo poco tende a ripetersi. Vi direi subito che Jumpman ha subito un cambio di design ma soprattutto un cambio di nome e background. Ora si chiama Mario e scopriamo che il suo vero lavoro è fare l’idraulico nelle fogne “infestate” di New York City. E non è neppure solo, ma viene accompagnato dal fratello, di nome Luigi, molto simile a lui, si direbbe quasi che sono gemelli che si riconoscono l’un l’altro per il colore dei loro vestiti: Blue e Rosso Mario, Bianco e Verde Luigi.
Niente Gorilla e niente Fidanzate da salvare a questo giro: siamo, come già detto sopra, nelle fogne di New York e dobbiamo liberarle da una marea di animaletti che hanno avuto la sfortunata idea di decidere di abitarle. Anche il metodo della disinfestazione è peculiare. Basta, difatti, riuscire a capovolgere i nemici e poi letteralmente “calciarli” via (in acqua?). Il capovolgimento però richiede l’azione del salto, che però, ricordiamoci, Jumpman, ovverio Mario, padroneggia alla perfezione. Anzi, da Donkey Kong è addirittura migliorato, visto che adesso anche se cade da molto in alto, non muore, come invece accadeva in maniera molto o poco realistica, dipendeva dalle volte, nel suo gioco di debutto.

I livelli condividono tutto lo stesso layout di base, e cioè questo!
Il layout dei livelli e il modo in cui questo/questi funzionano è fondamentale per le meccaniche di gioco. Siamo di fronti a diversi layer di tubi e piattaforme. Ce ne sono due in alto, con un buco tra di esse, una sotto queste due che copre bene o male il buco, due ancora più in basso di nuovo ai lati e infine c’è il “pavimento” delle fogne, che è continuo. I bordi del livello sono aperto e permettono al nostro Mario o Luigi di andare verso destra e comparire a sinistra, e viceversa. Pattern di movimenti usato dal giocatore e anche dai nemici. Le piattaforme sono tutte “molli”; questo vuol dire che se ci si salta contro da sotto, la piattaforma si piega temporaneamente verso l’alto. Se un nemico è in quel punto della piattaforma che si piega, viene “colpito”.
I livelli sono tutti uguali tra di loro, anche se ogni cinque di queste “fasi” ci sta un livello bonus. In questo non dovrete sconfiggere nemici ma raccogliere monete che sono dissemita per le fogne. Raccoglierle tutte equivale a guadagnare una vita, ma solo nel caso in cui non ne abbiate già tre. Le monete compaiono anche nei livelli regolari, ma forniscono solo punti ulteriori.
I nemici da eliminare sono di sole tre categorie. Ci sono tartarughe, granchi e mosche.
Le tartarughe sono i nemici di base; come tutti escono da due grossi tubi che sono posizionati in alto e camminano verso sinistra o destra senza interruzioni finendo inevitabilmente alla fine in uno dei due grossi tubi che ci sono in basso. Se entrano in uno di quei tubi, tornano in alto dallo stesso lato. Se nel loro cammino incontrano qualcosa, o un altro nemico o una monetina, cambiano direzione. Se vengono colpiti dal basso da Mario o Luigi si ribaltano e possono venire eliminati.
I Granchi sono nemici avanzati e secondo me i più pericolosi; non basta un solo colpo a ribaltarli, ma ce ne vogliono ben due. Se li colpite una sola volta, si arrabbiano, mostrano i denti e camminano in maniera leggermente più veloce. Solo colpendoli di nuovo “nei denti”, si ribaltano e diventano vulnerabili.
Le Mosche, come le Tartarughe, devono venire colpite una sola volta per essere ribaltate, ma sono comunque più fastidiose delle creature col guscio. Questo perchè le mosche ovviamente “volano” e quindi si muovono per il livello a saltelli. Possono essere colpite solo quando si posano su una piattaforma e non quando sono in volo, e quindi sono più fastidiose in generale.

Luigi fa il suo debutto nella modalità multiplayer del gioco.
Ciascuno di questi nemici, se ribaltato e non colpito in tempo per venire definitivamente eliminato, si rialza e riprende a camminare cambiando colore ed andando leggermente più veloce di prima. I nemici, per di più, sono in un numero predefinito per ogni livello. Se si uccide il penultimo di questi, l’ultimo pure cambia colore e diventa ancora più veloce che non se fosse stato ribaltato e non colpito. In questo modo l’ultimo nemico è spesso il più difficile da far fuori. Ovviamente basta un solo tocco di uno di loro a mandare Mario o Luigi all’aria e farvi perdere una vita. A vite finite, il gioco termina, e dovrete cominciare dal primo livello.
Ci sono altre tre categorie di nemici; fuochi verdi, fuochi rossi e ghiaccioli. Questi non devono venire eliminati per terminare un livello, e sono fondamentalmente solo ulteriori fastidi. I fuochi verdi nascono su un livello di piattaforme in cui vi trovate al momento e vanno velocemente da destra verso sinistra o da sinistra verso destra una volta per poi sparire. I fuochi rossi nascono fondamentalmente sul livello più alto e poi fanno diversi giri per il livello a dipendenza di dove rimbalzano.
I ghiaccioli escono dai tubi e girano per il livello come se fossero normali nemici; dopo un certo periodo di tempo, però, si fermano e ghiacciano l’intera piattaforma su cui si trovano. Questo rende quella piattaforma estremamente scivolosa e quindi non aiuta Mario nel suo compito del salto preciso sotto al nemico.
I livelli, tra di loro, sono fondamentalmente uguali. Le piattaforme non cambiano mai posizionamento (al massimo colore o materiale, “molla” o ghiaccio per di più) ed anche i nemici entrano ed escono dallo stesso stage sempre dagli stessi tubi. Quello che cambia da una fase all’altra è la quantità e diversità dei nemici. Null’altro. In quanto tale, il gioco non può essere mai veramente terminato, anche se dopo pochi minuti si ha già visto tutto quello che c’era da vedere. Niente Donkey Kong nemico finale, niente ricompensa per aver superato 30 fasi e passa di nemici delle tubature.
Questo rende Mario Bros. un gioco teoricamente infinito, ma praticamente molto corto. La voglia di giocare termina dopo poco e c’è solo moderato incentivo a proseguire. La cosa è diversa in multiplayer, ovviamente, dove semplicemente collaborare e al contempo competere con un altro giocatore rende il tutto così tanto più divertente.

Tartarughe, fiamme, monete…di robe da fare ce ne sono in ogni singolo livello..
Tornando ai nostri tempi, posso dire che purtroppo nè le musiche di sottofondo nè le poche canzoni che accompagnano il gioco hanno retto bene al passare di questi trent’anni. Stessa cosa posso dire della veste grafica, che secondo me non regge neanche con quella di Donkey Kong. Forse per la più netta stereotipizzazione dei personaggi (l’eroe, il cattivo Gorilla, la ragazza in difficoltà), forse per poca ispirazione, Mario Bros. per me è stato un gioco nettamente inferiore a Donkey Kong in (quasi) ogni suo aspetto. Longevità, di gran lunga inferiore, veste grafica meno ispirata, sonoro meno memorabile e giocabilità inferiore per il semplice fatto che i salti di Mario di Donkey Kong richiedevano minore precisione di questi, ed essendo rimasto invariato il metodo di salto, ci si sente meno precisi in questo gioco che in Donkey Kong.
L’unico fattore in cui Mario Bros., ovviamente, vince, è nel fatto che lo si può giocare con un secondo giocatore, “semplice banalità” che lo rende la vera alternativa a ogni gioco 8-bit se si è in due.
Devo ammettere un’altra cosa: ho giocato Mario Bros. per la prima volta su GameBoy Advance in multiplayer sfruttando la versione inclusa in Super Mario Advance. Ho passato notti intere in uno chalet in montagna in cui non c’era televisore con un mio compagno di basket a giocare questo gioiellino. Solo poche settimane fa mi sono deciso a giocare l’originale per NES. E questo, purtroppo, impallidisce davvero in confronto alla versione moderna e riaggiornata del gioco.
Ovviamente Mario Bros. rimane un classico e consiglio a chiunque di provarlo (soprattutto per la sua brevità). Ma non vi aspettate molto. Il gioco è invecchiato male e trent’anni di evoluzione videoludica gravano sulle sue spalle come se avessimo condensato la massa di Alpha Centauri in un sasso.
Alla prossima!
Voto Personale: 6/10
Hitman Absolution
(A cura di Alteridan)
Quando un videogiocatore pensa ad un assassino il primo volto che gli viene in mente è quello pelato, torvo e spietato dell’Agente 47: l’uomo senza nome, solo un codice a barre sulla nuca per riconoscerlo, vestito in giacca nera, camicia bianca e la classica cravatta rosso sangue.
Sei anni dopo l’ultima avventura del celebre assassino, IO Interactive rispolvera le Silverballer dell’agente 47 e ci regala Hitman Absolution, seguito diretto di Blood Money.
L’ultimo incarico
Come detto, Absolution inizia poco dopo la fine delle vicende di Blood Money seppur le due trame non siano collegate: sarà quindi possibile giocare tranquillamente Absolution anche senza aver giocato nessun altro titolo della serie (perdendosi però alcuni riferimenti a personaggi ed eventi passati).
La prima missione di 47 sarà quella di eliminare un altro agente dell’Agenzia che ha deciso di disertare, rendendo pubbliche informazioni vitali per l’Agenzia e rubando qualcosa di estremamente importante per la compagnia di assassini. Il bersaglio è Diana Burnwood, fidata guida di 47 e suo contatto e referente all’interno dell’Agenzia.

Gran parte dell’avventura avrà luogo di notte nella città di Chicago.
47 dovrà quindi infiltrarsi all’interno della tenuta di Diana per ucciderla. All’interno della villa però, dopo aver ucciso il suo bersaglio, verrà a conoscenza del motivo della diserzione di Diana e, contravvenendo agli ordini dell’Agenzia, deciderà di non riportare indietro il prezioso oggetto custodito dall’ex agente. 47, ormai anch’egli un disertore, si ritroverà implicato in una cospirazione interna all’Agenzia e intraprenderà un cammino che lo porterà all’assoluzione dei suoi peccati.
Questione d’istinto
Durante la missione nella tenuta Burnwood ci verranno insegnate tutte le meccaniche che stanno alla base del gameplay di Hitman Absolution. Già da questa prima missione si capisce che il gioco è profondamente cambiato, lasciando però immutati alcuni capisaldi della serie.
Absolution è sicuramente l’Hitman più facile ed accessibile, grazie soprattutto all’introduzione della modalità Istinto. In questa modalità 47 potrà vedere le persone attraverso i muri (ad una distanza molto ridotta) e verranno evidenziati alcuni punti di interesse con cui 47 può interagire. Va detto che, fatta esclusione per il livello di difficoltà più basso, l’istinto non è infinito e quindi bisognerà utilizzarlo con parsimonia: la barra si ricarica solo dopo aver effettuato determinate azioni come ad esempio l’aver indossato un travestimento o aver completato uno degli obiettivi della missione.

Un prete con la pistola non è molto credibile.
Un altra novità è l’aggiunta di un sistema di punteggio: giocando in maniera silenziosa, riducendo al minimo le vittime non necessarie, e comportandosi come un vero assassino verremo premiati con un punteggio elevato; di contro, se si gioca andando in giro ad armi spianate il gioco ci punirà con un punteggio molto basso, spesso con valori sotto zero. Il punteggio però è un’arma a doppio taglio: se da un lato spinge il giocatore ad utilizzare un approccio stealth, dall’altro lato limita la creatività di approccio dato che i punteggi più elevati si raggiungono solo giocando i livelli così come deciso dagli sviluppatori.
Come detto, i capisaldi della serie sono rimasti immutati: chiunque prediliga un approccio stealth troverà in Absolution un ottimo livello di sfida (soprattutto ai livelli di difficoltà più elevati), il gioco inoltre non mette mai fretta al giocatore il quale ha sempre la possibilità di fermarsi un attimo e pianificare al meglio le mosse, a patto ovviamente che le circostanze lo permettano (se il nostro travestimento è stato scoperto e ci stanno dando la caccia è un po’ difficile fermarsi a riflettere).
Un obiettivo, molte strade
Un altro aspetto del gioco che è rimasto invariato rispetto ai titoli precedenti è la libertà di approccio alle situazioni. Al giocatore viene dato un obiettivo e poi sta a lui trovare la via che più gli si addice per raggiungere il bersaglio ed eliminarlo, questo è possibile anche grazie ad un ottimo level design che raggiunge il suo apice soprattutto nei livelli all’aperto. Manca forse un po’ di interattività ambientale in più ma nel complesso si può dire che i ragazzi di IO Interactive hanno svolto un lavoro egregio.

Nascondere i corpi è essenziale per mantenere la copertura.
Dal punto di vista prettamente tecnico ci troviamo di fronte ad un’opera di buon livello, graficamente il Glacier 2 (l’engine sviluppato appositamente da IO Interactive per questo titolo) offre un buon colpo d’occhio generale. Non sarà un capolavoro grafico ma il risultato d’insieme è ottimo, anche considerando il numero di personaggi a schermo che si raggiunge in alcuni livelli (i quali non causano alcun rallentamento) e l’ampiezza di determinati livelli (soprattutto quelli ambientati nella cittadina fittizia di Hope).
Assoluzione
Hitman Absolution non è il miglior Hitman mai creato, questo va messo in chiaro, ma è sicuramente un ottimo esponente della serie. Il suo essere più accessibile e la presenza di alcune semplificazioni potrebbero far storcere il naso ai puristi del genere stealth e ai fan più affezionati dell’Agente 47, tuttavia la possibilità di disattivare ogni forma di aiuto e la presenza di ben cinque livelli di difficoltà rende questo titolo apprezzabile da qualsiasi tipo di giocatore.

A volte anche una siringa può andare bene.
Inoltre Absolution è un titolo estremamente rigiocabile: la presenza di una serie di sfide per ogni livello (non completabili in una singola run) e l’introduzione per la prima volta nella serie di una modalità multiplayer aumentano in maniera esponenziale la già elevata (se confrontata con i titoli moderni) longevità del gioco.
In conclusione un piccolo appunto negativo sulla trama: troppo lineare e prevedibile, ma comunque si lascia giocare.
Voto personale: 8/10
Put Your Hands Where My Eyes Can See
(A cura di Wise Yuri)
(In teoria questa doveva essere la recensione di Pacific Rim, la quale arriverà comunque, anche se con un pò di ritardo).
Oggi a sorpresa NON recensisco Pacific Rim, ma l’altrettanto recente mistery action/thriller Now You See Me (con il titolo italiano che vi dice su cosa sia il film, nel caso siate andati a vederlo senza sapere di cosa parla), diretto da Louis Leterrier (già dietro a “capolavori” come il remake di Clash Of The Titans e Transporter, ma anche di altri film migliori come il reboot del 2008 dell’Incredibile Hulk e Danny The Dog).
La premessa è questa: L’FBI e l’Interpol stanno giocando a Zenigata e Lupin III con un gruppo di super-illusionisti che stanno rapinando varie banche del mondo…. durante i loro spettacoli. L’agente dell’FBI Dylan Rhodes (Mark Ruffalo) e quello dell’Interpol Alma Dray (Mélanie Laurent) vengono scelti per condurre le indagini ed inseguire questo gruppo di illusionisti che si fanno chiamare I Quattro Cavalieri, i quali però svicolano sempre e riescono nei loro colpi, alla faccia di Ruff-ehm, Rhodes.
Il cast è buono, ovviamente c’è Morgan “10 minuti a film, 10 milioni a volta” Freeman (che però questa volta è molto più presente nella pellicola, rispetto ai suoi recenti ruoli da “big boss” che lo vedono in 5-10 minuti di un film, e poi via, come in Oblivion), e sono rimasto sorpreso dal signor Mark Ruffalo (il “nuovo Bruce Banner di Avengers), perfetto per questi ruoli da persona stanca e burbera (nel senso che sa recitare anche questi parti, non è Kevin Costner, per modo di dire), ma personalmente ho trovato meraviglioso Woody Harrelson, che ha quella che definirei una “gran faccia da culo”, nel senso che è esilarante, sarcastico, pungente, con un modo di parlare educato ma sempre subdolo ed un faccione sorridente da scemo, assurdo non abbia mai visto prima (almeno per quanto mi ricordo) questo attore, ogni secondo che è a schermo è un piacere. 😀
Quasi dimenticavo, c’è anche Michael Caine (noto come il maggiordomo Alfred nella recente trilogia di Batman di Christopher Nolan), nei panni di un ricco possidente senza scrupoli, fa un pò strano vederlo in un ruolo come questo dopo averlo ormai presente come il maggiordomo di Batman, ma dà una buona recitazione anche lui, e fa piacere vedere che la sua carriera non è stata colpita dal typecasting (cioè l’identificare un attore con un personaggio che ha interpretato, e ingaggiarlo sempre per ruoli identici, esempio William Shatner o Leslie Nilsen).
Il resto… è ok, tenete a mente che è un film molto sopra le righe (nel senso che la magia vera non c’è, ma scene d’azione assurde ed e sopra ogni logica sì), la premessa carina (anche se sa di già visto, il film mi sembra davvero una versione live action di Lupin III unita ad uno show sui trucchi di magia ed illusionismo come Dynamo), ma l’intreccio parecchio prevedibile. Inoltre la sceneggiatura presenta un certo numero di buchi e sottotrame che non vanno da nessuna parte, abbastanza facili da notare anche alla prima visione, e le scene d’azione passano spesso dal buono/ottimo al dozzinale. I personaggi sono passabili, simpatici ed apprezzabili, ma senza infamia e senza lode.
il regista cerca, in maniera appropriata, di distrarre lo spettatore e nascondere il trucco in piena vista – di nascondere l’albero nella foresta- come gli illusionisti dello stesso film, ma l’esecuzione non è abbastanza curata da riuscire a tenervi veramente sulle spine, od a confondervi, a lasciarvi il dubbio su come si svolgeranno i nodi, di come il mistero verrà risolto (visto anche come alcune cosa vi vengono rivelate anche troppo facilmente, quando potevano rimanere un’incertezza o venir spiegati dopo). Quindi come thriller non è sto granchè, ma come action con un tocco di mistero non è malvagio, i trucchi di magia sono interessanti, ed ad aiutare il film c’è un buon senso dell’humour, ed un colpo di scena finale che riesce nell’intento (e di per sè non è affatto male). Il finale di per sè è ok, con la solita scena finale “continua… forse… nel sequel”. Il quale probabilmente è già in lavorazione, e perlomeno potrebbe effettivamente tappare i buchi della sceneggiatura, ma di quest’ultima cosa dubito.
Commento Finale:
Sebbene sghembo, con una trama più cartoonesca del dovuto, sottotrame che spesso non vanno da nessuna parte, ed un’esecuzione per la maggior parte prevedibile, Now You See Me ha una premessa interessante (sebbene tutt’altro che originale), un finale tutto sommato non male, un ottimo cast e delle buone recitazioni, ed è divertente e godibile anche se non siete fan di show come Dynamo o dei trucchi di magia ed illusionismo in generale. Non è un buon film, finisce decisamente in quella categoria “vedi una volta e non rivedi più”, ma si merita la sufficienza, e scorre senza problemi. Nulla di speciale che verrà ricordato negli anni a venire, ma per passare una serata al cinema va più che bene, e fa quello che dovrebbe, intrattiene. Nulla di più, ma anche nulla di meno. 🙂
The Hangover Part 2
(A Cura di Celebandùne Gwathelen)
Settimana scorsa abbiamo parlato del primo film in questa che ormai è divenuta una trilogia. Casualmente ho avuto un pochino di tempo libero in questi giorni e ho recuperato il secondo film della serie. So che ve ne ha già parlato WiseYuri nel Weakly Hobbyt #21, ma la mia opinione, anche se non molto diversa, ve la vorrei dire comunque. Soprattutto in quanto WiseYuri all’epoca non aveva visto il primo, e io invece come si relaziona al primo ve lo dirò. 😉

Il quartetto di amici prima della partenza per Bangkok…per ora, tutto va bene!
Le premesse sono simili a quelle del primo film, anche se questa volta a sposarsi è Stu. E lo fa in Thailandia, con la figlia di un padre molto tradizionalista, assolutamente entusiasta del figlio Teddy, sedicenne genialoide, musicista, già universitario, ma assolutamente disinteressato e disimpressionato da Stu.
Le cose per Stu non iniziano di certo bene, quindi, e peggiorano quando Doug e Tracy lo costringono ad invitare anche Alan al suo matrimonio, nonostante la cavolata con il “roofie” della scorsa volta. Stu è riluttante, ma Doug e Phil lo mettono alle strette, e con Alan a bordo, il viaggio per la Thailandia comincia.
Durante il viaggio, Alan inizia a prendere in forte antipatia Teddy, cosa che non manca di esplicare in ogni occasione possibile. Sembra che però vada tutto per il meglio, fino a quando due giorni prima del matrimonio, Phil e Doug invitano Teddy, Stu ed Alan a fare una grigliata in spiaggia, con tanto di marshmellow e qualche birra. Stu sta incredibilmente attento a ogni cosa, ma il giorno dopo si rivela che tutto era inutile. Il trio (Alan, Stu, Phil) si sveglia di nuovo da qualche parte senza avere la più pallida idea di cosa sia successo la notte prima. Teddy manca all’appello, ne trovano solo il dito. Stu ha un tatuaggio sul viso simile a quello di Mike Tyson. Nel loro appartamento, da qualche parte a Bangkok, ci sta l’amico di Alan e antagonista dello scorso film Leslie Chow. In più si ritrovano con una scimmia nell’appartamento e anche Doug manca all’appello. Chow sembra essere l’unico con in grado di dire loro cosa sia successo la notte prima, ma dopo farsi una striscia di coca, lo sventurato muore e così al trio non resta che cercare di capire da soli che fino abbiano fatto Doug e soprattutto Teddy e come risolvere la situazione nelle meno di 48 ore che mancano al matrimonio…
Come ho fatto anche la scorsa volta, non vi svelo il mistero di cosa è successo a Doug e Teddy in questo film, e vi lascio la trama solo come incipit per incuriosirvi e dirvi di vedere il film. Anche se…

I tre cercano l’illuminazione in un tempio di monaci buddhisti! Solo Alan la raggiunge!
…beh, diciamo che questa volta, forse perchè non c’è davvero nulla di nuovo nella formula della sbronza, e anzi, ci sono fin troppe idee prese pari pari dal primo film, The Hangover mi ha fatto ridere molto meno del primo film. Al punto che a metà film ho interrotto per riprendere faccende personali e solo dopo una buona mezz’ora ho continuato la visione del film.
Fatto sta che gli episodi divertenti e fuori di testa sono molti meno che nel primo. Niente Tigre nel bagno, niente neonato nella stanza, ovviamente, ma neanche qualcosa di paragonabile. Si, c’è una scimmia che si rivelerà importante per una parte del film, ma non è la stessa cosa, e visto che ormai i personaggi sono più o meno conosciuti, anche le reazioni di Stu sono solo ridicole a metà, e le schizzofrenie di Alan non mi hanno impressionato più di tanto.

Per evitare di venire incriminati della morte di Leslie Chow, il trio nasconde il corpo morto in un congelatore…
Non che il film sia malvagio, per carità. Le risatine ci stanno, ma ci sta molta più azione in questa seconda pellicola, con tanto operazione poliziesca nel mentre che tra le altre cose porta anche a una sparatoria e fuga su un auto tunata tra le strade di Bangkok. Che secondo me in un film del genere non dovrebbero proprio esserci. O non in quella modalità.
Poi, si, come già disse WiseYuri nella sua recensione, le battutine sessuali non sono più di tanto divertenti, e ricalcano anche qui in maniera fin troppo fedele ciò che è accaduto nel primo film.

Le foto di fine film riveleranno non solo come il dito di Teddy è finito lì, ma anche come il giovane genio lo abbia perso!
Detto ciò, le performance dei tre protagonisti principali (Ed Helms nei panni di Stu, Bradley Cooper in quelli di Phil, e Zach Galifianakis che interpreta Alan), più quella di Ken Jeong nei panni di Leslie Chow, sono ottime e da sole riescono a tenere viva l’attenzione dello spettatore verso la trama. Trama che tutto sommato fila liscia e funziona per buona parte del film. Anche su regia e sceneggiatura ho poco da dire, e le vedute di Bangkok sono di certo spettacolari, così come il modo in cui vengono girate le scene. La colonna sonora non mi ha particolarmente colpito, ma non è neanche scadente.
Sintesi? Film non male e che merita una visione, ma che di certo non raggiunge la gloria del primo Hangover!
Voto Personale: 7,5/10
Ed è tutto per il Weakly anche questa estate, per quanto riguarda questa rubrica ci rivediamo a settembre, il blog ad ogni modo goes on, speriamo che continuiate a seguirci anche nella calura più estrema! Buone vacanze (se riuscite a farle o meno)! 😀
22 giugno 2016 alle 15:50
[…] era una domanda trabocchetto. Non perchè il primo fosse orribile (qui la recensione, se volete), ma se c’erano entusiasti a fare manifestazioni per le strade domandando un […]