OH HAI WEAKLY HOBBYT! Yes, ancora The Room! Ma non preoccupatevi, non è questo il focus di questo numero, anche perchè come sempre, il focus non c’è. Ma potete stare sicuri che dopo questa piccola bilogia, non mi sentirete parlare per un pò (e se qualche forza maggiore lo vorrà, mai più) della creatura di Tommy Wiseau. Indi non abbiate paura, e buona lettura, tra galli, scrittori del mistero, ed altro!
Alan Wake
(A cura di Alteridan)
Se dovessi scegliere un merito di Remedy Entertainment direi senz’altro che questa software house sa creare storie appassionanti e mondi di gioco particolarmente dettagliati. Non fa eccezione Alan Wake, action/adventure creato dalla software finlandese e inizialmente pubblicato in esclusiva per Xbox 360 ma approdato ultimamente anche su PC.
Welcome to Bright Falls
Alan Wake è un famoso scrittore creatore di una serie di romanzi gialli di successo planetario che però da diversi anni soffre del blocco dello scrittore. Alice, la moglie di Alan, organizza una vacanza nella pacifica Bright Falls dove ad insaputa del marito ha organizzato delle sedute con il dottor Hartman, uno psicologo specializzato nel curare artisti in difficoltà.
La vacanza prende una brutta piega nel momento in cui Alice scompare in circostanze misteriose, Alan si accorge quindi che Bright Falls non è la pacifica cittadina che sembrava essere: durante la notte la città e le limitrofe foreste si animano di oscure presenze lasciando presagire che un grande male dimora a Bright Falls.

Il gioco si svolge per la maggior parte del tempo in notturna ma non mancheranno fasi un po’ più tranquille alla luce del sole.
A questo punto i parallelismi con il celebre serial televisivo Twin Peaks si sprecano: Sam Lake e compagni si sono fortemente ispirati al telefilm statunitense creando un ecosistema ludico che richiama in più parti l’opera di David Lynch, a partire dalla città di Bright Falls fino ad arrivare ad alcuni personaggi centrali nella trama del gioco.
Find the Lady Of The Light
Il gioco in sé è qualcosa che non ci si aspetterebbe dalla stessa software house che ha creato capolavori come i primi due Max Payne. Alan Wake si presenta come un’avventura in terza persona con fasi shooter: il protagonista del gioco dovrà investigare sulla scomparsa della moglie e sui misteri di Bright Falls, manca però proprio tutta la parte investigativa. In sostanza controllando lo scrittore dovremo andare dal punto A al punto B del livello risolvendo banalissimi enigmi ambientali ed eliminando i “taken”, le ombre oscure che danno la caccia ad Alan, a colpi di torcia elettrica e proiettili.

I taken vanno prima indeboliti con la luce e poi potranno essere feriti con le (poche) armi da fuoco a disposizione di Alan.
Tutto questo basterebbe se solo fosse stato realizzato in maniera ottimale ma non è così: i livelli sono troppo stretti e lineari mentre le prevedibilissime imboscate dei taken avvengono in spazi relativamente aperti, manca inoltre una certa varietà nei nemici che si differenziano solo nella quantità di luce e proiettili necessari ad abbatterli. Il tutto condito dalla legnosità delle animazioni del protagonista e da una calibrazione dei comandi decisamente migliorabile.
Pagine al vento
Il punto di forza di Alan Wake resta comunque l’intreccio narrativo, purtroppo minato da un gameplay non all’altezza né della trama né della opere a cui ci ha abituato Remedy. Il plot si presenta ben scritto e piuttosto originale nonostante i costanti rimandi a Twin Peaks e a varie opere di Stephen Kings. Inoltre la struttura episodica del gioco, con tanto di riassunti delle puntate precedenti, ben si presta al taglio televisivo dato all’opera.
Particolarmente riuscito anche il comparto sonoro, affidato parzialmente ai Poets of the Fall (che nel gioco sono presenti con il nome fittizio Old Gods of Asgard). Non si può dire altrettanto del comparto grafico: texture in bassissima risoluzione e modelli poligonali poco dettagliati sono all’ordine del giorno, al contrario gli effetti di luce e l’illuminazione sono stati ben realizzati tenendo presente il ruolo centrale che avrebbero poi ricoperto nel gameplay.

Gli effetti di luce sono sicuramente l’elemento più riuscito del comparto tecnico.
Siamo quindi di fronte ad un prodotto dalla qualità altalenante: la trama e l’atmosfera generale sono ad un livello molto elevato, di contro però il gioco vero e proprio è basato sulla ripetizione delle stesse azioni tra un intermezzo cinematico e l’altro, risultando alla lunga noioso. Consigliato solo ai fan dei thriller psicologici e delle ambientazioni à la Twin Peaks.
Voto personale: 6,5/10
The Room: The Videogame
(A cura di Wise Yuri)
Esattamente, come il film stesso (non me lo sono inventato io da ubriaco), esiste anche un videogame di The Room. Giusto per tornare subito in argomento, dopo la recensione del film nel precedente Weakly, perchè non avete visto abbastanza la faccia da “alieno travestito da essere umano” del signor Wiseau.
E non me ne dovrei sorprendere, se esiste il videogame di Manos (di cui ho già parlato tra l’altro), anche se in quel caso era un videogame vero e proprio, cioè pensato come tale, non come un tributo spontaneo ed ovviamente gratis.
Ad ogni modo, parliamo di un flash game su Newsgrounds in tributo al film (giocabile a questo indirizzo), che è praticamente The Room in forma di un avventura punta-e-clicca molto semplice e diretta, che ripercorre tutto il film in maniera molto fedele (ovviamente punzecchiando e ridicolizzando il film ad ogni occasione che ha) ed anzi espande un pizzico quanto visto nel film, tirando qualche citazione qua e là, e solo per alcuni dialoghi o commenti random creati dagli sviluppatori, questo giochino è già meglio del film in sè. Anche se sì, sarebbe bastato nulla per far meglio di The Room. XD
Presentato con una grafica stile 16 bit (con un design che in alcune sezioni fa molto Scott Pilgrim) con le facce digitalizzate degli attori nei dialoghi scritti che appaiono a schermo e sprite dei personaggi, il tema del film in versione 16 bit come sottofondo, che si ripete fino alla nausea (ma fortunatamente potete mutarlo), ed usa risata digitalizzata di Wiseau (oltre ad alcuni clip ed altri effetti sonori) presi direttamente dal film.
A livello di gameplay non c’è davvero molto da dire, è un punta e clicca molto semplice e lineare, vi muovete cliccando il posto in cui volete andare (vecchio stile, insomma), andate dove vi viene chiesto dal gioco (e vi viene ricordato di continuo l’obiettivo attuale, anche perchè ad usare la logica normalmente sareste persi nel mondo improbabile di The Room), usate un oggetto, interagite con personaggi ed oggetti, il tutto con il solo clic sinistro del mouse, il massimo che vi viene richiesto è di combinare od usare un oggetto con un’altro, il tutto intervallato da mini-giochi come il tiro della palla da football (random come lo era nel film stesso), una corsa, ed un paio di battaglie a turni stile vecchio Final Fantasy/Pokèmon. Sul serio non sto scherzando. Ed il tutto dura pressapoco quanto il film stesso, un’ora e quaranta minuti circa.
Ad essere onesti, è un eccellente tributo sotto forma di piccolo punta e clicca da giocare online, è un esilarante parodia/tributo ad un film che non si dimentica di certo, ha un finale divertente ed inaspettato, sarebbe inutile giudicarlo come un normale punta e clicca, perchè non vuole essere Monkey Island, vuole solo proporre un’assurdo tributo al film di Tommy Wiseau in forma di videogame, e ci riesce perfettamente, dimostrando una cura per i dettagli ed una fedeltà al materiale originale quasi maniacale, si sono sicuramente divertiti a fare questo giochino in flash.
Commento Finale
Una lettera d’amore ad uno dei film più brutti ed indimenticabili della storia (e questo voleva essere The Room, un film con un messaggio semplice e trasognato sull’amore, ma è un messaggio contenuto in qualcosa di definibile come Via Col Vento…. diretto da Beavis & Butthead), questo tributo a The Room in forma di punta-e-clicca è un gioco in flash che riesce perfettamente nel suo scopo, ovvero offrire una versione interattiva del film di Wiseau, che ricrea fedelmente il tutto con una veste grafica retrò, dialoghi esilaranti (anche quelli non riportati pari pari dal film stesso), prendendosi continuamente ma scherzosamente gioco di tutto, attori, dialoghi, situazioni, ed inserendo qualche assurda citazione lì e là, ed onestamente è già un prodotto migliore del film stesso. Se avete visto il film, questo piccolo flash game vale il tempo che richiede, perchè è quasi divertente quanto The Room stesso, ma almeno questo lo è intenzionalmente. XD
10,000,000
(A cura di Alteridan)
Dieci milioni? E che vorrà mai significare un titolo del genere? Dieci milioni è il prezzo della libertà dell’omino protagonista del gioco sviluppato da EightyEightGames, ma è anche il prezzo della vostra schiavitù. Già perché 10,000,000 è un piccolo gioco che crea tanta dipendenza.
10,000,000 è uno dei tanti titoli approdati prima su smartphone e poi convertiti per il mercato PC e commercializzati sulla piattaforma di digital delivery Steam. 10,000,000 è però anche uno dei tanti, forse troppi, puzzle game in cui bisogna allineare tre o più gemme/tasselli dello stesso tipo per accumulare sempre più punti. Cosa rende 10,000,000 diverso da tutti gli altri miliardi di cloni di Bejeweled? La risposta è piuttosto semplice: il suo essere anche un dungeon crawler.

Non potremo spostare i singoli tasselli: ogni accoppiamento va fatto spostando le righe o le colonne per intero.
Il protagonista senza nome del gioco per non si sa quale motivo si ritroverà rinchiuso in una prigione piena di mostri, l’unico modo per scappare è raggiungere un high score di dieci milioni. Per fare ciò dovremo andare alla scoperta del dungeon, uccidere mostri, raccogliere oro, aprire casse, accumulare esperienza, migliorare il nostro equipaggiamento, il tutto semplicemente allineando gemme: creando file di tre o più spade il nostro alter ego sferrerà attacchi fisici, con le bacchette gli attacchi saranno magici, allineando le chiavi apriremo porte e casse del tesoro, e così via, il tutto sotto la pressione del tempo che scorre inesorabile.
La formula di gioco è così frenetica da creare dipendenza, inoltre il suo essere una sorta di incremental game pone un discreto livello di sfida al giocatore mentre la componente rpg, seppur estremamente semplificata, permette di effettuare diverse scelte strategiche e di influenzare in modo più o meno rilevante il gioco. Indubbiamente vi è un certo livello di casualità, com’è normale che sia in un puzzle game di questo tipo, ma questa è in parte mitigata dalla possibilità di scegliere il proprio approccio al gioco.

Le risorse raccolte potranno essere utilizzate per riparare alcune sezioni del dungeon e potenziare l’equipaggiamento.
Ad aggiungere varietà al gioco ci pensano anche i vari obiettivi secondari che una volta completati ci ricompensano con una grande quantità di esperienza e risorse, purtroppo però la stessa varietà non la troviamo nei nemici: pochi e differenziati solo dalla quantità di danno che infliggono e dal numero di punti vita.
I difetti non riguardano solo i nemici, purtroppo siamo di fronte ad un porting non proprio ottimale: la prima cosa che salta subito all’occhio è la totale mancanza di qualsivoglia opzione per regolare la risoluzione, è solo possibile decidere se giocarlo in finestra o a schermo intero; una volta che si inizia a giocare, poi, ci si accorge subito che i comandi tramite mouse non sempre funzionano come dovrebbero, probabilmente perché il gioco è stato pensato per essere giocato tramite un touchscreen. Ma il difetto probabilmente più importante è il prezzo: per quale motivo il prezzo su App Store e Google Play Store è rispettivamente di 89 e 99 centesimi mentre su Steam lo stesso identico gioco costa quasi cinque euro (€4,99 per l’esattezza)? Stiamo parlando di un incremento inspiegabile del 500% quando non è stata aggiunta nessuna nuova modalità e non ci sono migliorie tecniche che giustifichino l’enorme divario anzi, la versione PC è inferiore rispetto a quelle per smartphone a causa del sistema di controllo poco funzionale.

Più ci avvicineremo ai dieci milioni, più alto sarà il nostro rango e più difficili diventeranno le nostre scorribande nel dungeon.
In conclusione, 10,000,000 è un puzzle game barra roguelike che causa molta dipendenza. L’equilibrio tra le due componenti e la loro realizzazione è tale da tenere incollati allo schermo con il suo fascino da “un’altra partita e poi smetto”, e invece passa un’altra mezz’ora buona. Il consiglio però è quello di recuperare la versione per smartphone/tablet o, se non avete la possibilità di giocarlo su questi dispositivi, di aspettare uno sconto consistente per la versione PC, poiché la differenza abissale di prezzo tra le due versioni non è per niente giustificabile.
Voto personale: 7/10
Asterix e il regalo di Cesare
(A cura di Celebandùne Gwathelen)
Dopo il viaggio in Corsica, la “nuova” avventura del duo gallico si svolge principalmente nel villaggio aremoricano che i due chiamano casa. E’ un’avventura particolare, con una trama che si differenzia molto dalle altre. Vediamo perchè.
Quando un legionaro Romano, di nome Romeomontecchius, termina la sua ventennale carriera di soldato, passate con neanche un giorno sobrio, insultando l’imperatore romano, Cesare ha i suoi modi di “premiare” questa sua uscita con stile. In questo caso, gli regala un fazzoletto di terra. In Aremorica. Inutile dovervi precisare quale villaggio si trovi al suo interno.

Cesare sa come ricompensare i suoi soldati
I guoi però non sono per Romeomontecchius, ma per il povero Orthopedix, oste gallico, che accetta di vendere altro vino al soldato in cambio del suo fazzoletto di terra in Gallia. Quando arriva alla sua meta, viene spaventato a morte dai tentativi di Obelix di insegnare ad Idefix di riportare Menhir lanciati. Ortopedix e famiglia tentano di imporsi facendo chiamare Abraracourcix e mostrandogli l’attestato del regalo di Cesare, con tanto di firma, ma è inutile dire che Asterix e l’intero villaggio non può che ridere. Abraracourcix invita Ortopedix ad andarsene, ma quando sente come la moglie Angina sgrida il frodato, il capo villaggio prova simpatia per il nuovo giunto (ricordando come sua moglie sgrida sempre lui) e gli concede di vivere nella casa vicino il Ordinalfabetix, deserta per la puzza di pesce.

La reazione ai nuovi arrivati sono davvero divertenti.
Quando però Beniamina incontra Angina, le due iniziano un litigo che porterò Ortopedix a candiarsi come nuovo capo del villaggio. In breve i nuovi giunti creano un grosso sconquasso nel villaggio, portando per davvero a una serie di comizi elettorali e tentativi di convincimento a votare per Ortopedix, sfruttando lo charme di Angina e il fascino della viglia Zazà. Nel mezzo della lotta elettorale, però, ricompare Romeomontecchius che rivuole il suo villaggio. Asterix, sconfiggendolo con la spada, lo scaccia (e fa innamorare Zazà di lui). Romeomontecchius però si reca dal vicino accampamento romano di Laudanum, dove chiama rinforzi che poco dopo iniziano a costruire macchine da guerra per attaccare il villaggio gallico. Asterix scopre il piano, ma viene ignorato dalla folla che al centro del villaggio sta discutendo su se votare Ortopedix o Abraracourcix come nuovo capo villaggio. Solo il primo lancio di pietre il villaggio realizza come ogni loro debolezza viene sfruttata dai romani.
Ricompattati, quindi, il villaggio attacco le torri d’assedio e catapulte romane e causa un’ennesima sconfitta militare romana. Stufo del casino creato, Ortopedix sbatte in testa a Romeomontecchius l’attestato del regola di Cesare e si impone su Angina per tornare a Lutetia. Il villaggio festeggia, Beniamina e Angina si rappacificano e tutto è bene quel che finisce bene.

Zazà non rende facilie il rapporto tra Asterix e Obelix
Albo che si attesta sulla media degli albi di Asterix. Non è male, ma sicuramente non bello e coinvolgente come la recente avventura su Corsica del duo gallico. L’idea del villaggio politicamente poco impegnato è quasi attuale alla situazione italiana/europea in generale, anche se ovviamente l’idea di Majestix e Ortopedix stessi disinteressati della lotta al potere (comandati invece dalle loro mogli) non è proprio realistica oggi giorno.
Ci sono diverse sotto trame nell’albo, come Obelix che ovviamente ha un debole per Zazà e si “arrabbia” con Asterix quando scopre che lei ha solo occhi per il suo amico, ma come sempre i due a fine albo fanno pace. Bella anche la sotto trama in cui Metusalix tenta di candidarsi a sua volta come capo villaggio, ma viene ignorato da tutti.

Ortopedix e Angina provano a far valere i loro diritti, ma viene riso loro in faccia. Giustamente.
Fanno anche alcune apparizioni interessanti Ordinalfabetix, il pescivendolo del villaggio, e Automatix, il fabbro, ma nulla di troppo singolare, giusto un paio di battute extra rispetto alle loro solite azzuffate.
Belli, come sempre, i disegni e bella anche la suddivisione di alcune tavole (in particolare durante le scene di battaglia) e l’avanzamento della storia. Un albo che raccomando, come raccomando la gran parte delle storie di Goscinny e Uderzo. =)
Voto Personale: 8/10
E come sempre, siete i nostri client-lettori preferiti (bye doggie!)! 😀
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