Libero dalle catene dell’umano vivere (leggesi: tolto di torno un fastidioso esame universitario e quindi con più tempo da dedicare ad alcune rubriche), il sottoscritto vi da un breve benvenuto al nuovo numero del Weakly Hobbyt, e si defila subito. Sapete come funziona, non perdete tempo qui, ci leggiamo sotto! 😉
Wanna Splice?
(A cura di Wise Yuri)
Versione Recensita: Steam
Disponibile anche per: iOS, Android, PC
Giocatori: 1
Genere: Puzzle Game
Avete voglia di giocare a fare il dio ma temete l’arrivo di Bill Murray e Rick Moranis, o di una folla di terricoli con torce e forconi? Nessun problema, i ragazzi di Cipher Prime (creatori di Intake, Fractal: Make Blooms Not War, Auditorium e Pulse) hanno pensato al vostro desiderio di giocare con la vita stessa con Splice, un puzzle game per il quale non siete legalmente perseguibili.
Come alcuni potrebbero aver già intuito dal titolo,in Splice il vostro obiettivo è congiungere filamenti di dna in modo da fargli mutare in forme genetiche con un senso, muovendoli nelle sezioni apposite e creando la forma necessaria. Ma ovviamente il dna non funziona come una fila di pietre in Bejeweled, e ci sono delle regole per fare il novello genetista (se è il termine giusto): dovete completare ogni forma entro un certo numero di mosse (potete continuare a provare, ma anche se riuscite a far “incastrare” tutto, non è valido se avete finito il numero di mosse permesso), potete muovere al massimo un gruppo di 3 filamenti adiacenti, c’è un filamento base che deve rimanere sempre e comunque connesso con gli altri, ed ogni spostamento di uno o più filamento fa muovere e cambiare posizione agli altri. Ovviamente, come pressapoco ogni puzzle game di questo tipo, sono più facili da giocare che da spiegare senza fare il manuale di istruzioni, invece del recensore.
I controlli sono semplicissimi, con il mouse muovete il cursore sui filamenti e gli spostate in maniera drag and drop, con “s” (che ho riprogrammato sul click sinistro del mouse per comodità) gli “incastrate” e con il click destro modificate l’aureola di appositi filamenti (che sbocciano in due filamenti diversi o fanno altro).
La prima sequenza/capitolo è relativamente facile, ma già della seconda la difficoltà sale ed i puzzle iniziano a diventare più complessi, con filamenti singoli che “sbocciano” creandone due, ed altri variabili vengono via inserite, come potete immaginare. Non ci sono quasi punte istruzioni, ma è facile ed intuitivo capire cosa un filamento speciale crea quando viene fatto “sbocciare”.
É uno di questi puzzle game artistico/sperimentali, con una grafica minimale – qui il tono e lo stile è quello di un laboratorio, da piastrina, asettico e “scientifico” – ed è onestamente un buon puzzle game, oltre all’idea originale e quel tono artistico/minimale da gioco indie, c’è una buona e costante creatività dietro, i puzzle sono complessi ma non impossibili con alcune prove e ragionamenti, anche se alcuni vi faranno dannare e richiederanno molti tentativi. Un po’ di frustrazione e trial and error, ma di tipo sano, non artificiale. Anche se a volte un pò troppo trial and error, va ammesso, ma quando ce la fate non è per caso, è perchè ci avete ragionato sopra.
Parlando di contenuto, il gioco non offre modalità extra o nulla del genere, è molto spartano e diretto, al punto, ma non si può dire neanche che sia cortissimo per un titolo in digital download, visto che ha 70 schemi in totale (Sebbene vediate i crediti dopo aver completato la sequenza 7, ce ne sono altre quattro che fanno da epilogo), e per i completisti ci sono obiettivi, che oltre a quelli legati alla semplice progressione includono il creare filamenti angelici quando possibile, che significa creare una forma con meno mosse del previsto. Per vedere i crediti ci vogliono circa 5 ore, ma appunto, c’è ancora un discreto numero di schemi da giocare.
Considerato poi che l’ho preso in uno dei tanti bundle, non ho assolutamente motivo di lamentarmi sul rapporto contenuto/qualità= prezzo. Ed il prezzo di listino su Steam (10 euro) è buono, ma ovviamente potete aspettare che sia reinserito in qualche bundle (il che vedo difficile) o venga scontato.
Commento Finale
Splice è davvero un buon puzzle game sperimentale (in più di un senso), con uno stile minimale, diretto, indie, asettico, artistico ma sorretto da un ottimo gameplay ed una solida meccanica di gioco che sebbene a volte richieda parecchi tentativi, non è solo trial and error, e richiederà che vi mettiate a pensare su cosa state facendo, visto che il livello di difficoltà sale abbastanza rapidamente, e le forme da creare con il dna diventano sempre più complesse, con varianti e cellule particolari che tengono il tutto vario per i ben 70 livelli offerti dal titolo, che non pecca quindi di longevità per un titolo indie. Quindi che aspettate, aspiranti scienziati pazzi? Questo DNA non si ricombinerà certamente da solo. ;-D
Redshirt
(A cura di Alteridan)
Deep Space Nine fu la prima, e per ora unica, serie di Star Trek ambientata non su una nave in viaggio per la Via Lattea ma su una stazione spaziale: l’esplorazione della galassia, che pure un minimo era presente, cedeva il posto agli equilibri politico diplomatici e alle relazioni interpersonali tra ufficiali e visitatori della stazione orbitante nei pressi di Bajor.
“Welcome, new arrival!”
Redshirt è un titolo particolare: un simulatore di social network ambientato sulla stazione spaziale Megalodon-9. Prima di iniziare a giocare ci verrà chiesto di creare un personaggio scegliendo razza, sesso e aspetto fisico, una volta arrivati sulla stazione scopriremo che tutti gli abitanti della stazione hanno un account sul fantomatico social network “Spacebook”: la struttura del social network è molto simile al ben più famoso Facebook, è possibile mandare richieste di amicizia, postare stati, mandare messaggi agli amici, taggarli e organizzare eventi.

La parte interattiva del gioco si sviluppa prevalentemente in questa schermata.
La struttura di gioco è molto simile a quella di The Sims: il nostro personaggio ha aspettative da soddisfare, indicatori di felicità e salute da tenere sotto controllo e ovviamente un lavoro che funga da fonte di reddito. Appena arrivati sulla stazione ci verrà affidato un lavoro di basso rango, una sorta di spazzino spaziale, che ci fornirà un reddito base per soddisfare le prime necessità. Come nel ben più famoso simulatore Maxis, il nostro personaggio acquisirà competenze e potrà col tempo fare richiesta per altri lavori migliori.
Zuckerberg spaziali
L’intero gioco è completamente incentrato su Spacebook, tanto che ogni azione del nostro alter ego deve essere pianificata tramite il sistema di gestione degli eventi incorporato nel social network. Ogni giorno ci verranno forniti dei punti da impiegare per effettuare azioni sul social network, ogni azione ha un relativo costo in punti indicative del tempo necessario per portarle a termine: se quindi le attività base come taggare un amico o mandare un messaggio privato costano un solo punto, attività più complesse come organizzare un party o andare a vedere un film del XXI secolo necessitano di più tempo e di conseguenza costano più punti. I punti sono ovviamente limitati e saranno disponibili in misura minore nelle giornate lavorative mentre in giornate festive, quali ad esempio i weekend, il tempo libero a nostra disposizione sarà maggiore e di conseguenza avremo a disposizione più punti da investire in attività su Spacebook.

Occasionalmente verremo inviati in missione all’esterno della stazione: morirà molta gente.
L’interfaccia di gioco è molto semplice ed intuitiva, Spacebook è stato creato sulla falsa riga della creazione di Mark Zuckerberg quindi risulta di immediata comprensione. Tuttavia proprio a causa della struttura di gioco e della sua interfaccia saremo costretti ad avere su schermo sempre la stessa schermata raffigurante il social network, inframezzata da una seconda schermata che riassume gli eventi della giornata.
Disastro imminente
Ma alla fine lo scopo del gioco qual è? Dopo qualche giorno di permanenza sulla stazione spaziale una sensitiva ci informerà di un imminente disastro che accadrà su Megalodon-9, lo scopo del gioco sarà quindi riuscire a fuggire dalla stazione prima che tale disastro si avveri. Il gioco può essere completato in diversi modi: accumulando abbastanza denaro da poter comprare un biglietto di sola andata per una destinazione lontana da Megalodon-9, oppure facendo amicizia con un ambasciatore e facendoci dare un passaggio per uno dei suoi innumerevoli viaggi, diventando il primo ufficiale della stazione spaziale, e così via, il tutto entro 150 giorni.

Ogni attività viene rappresentata da una schermata riassuntiva.
Durante questi 150 giorni dovremo tessere amicizie, fare carriera sulla stazione spaziale, accumulare denaro e perché no, anche intrattenere relazioni amorose con altri abitanti della stazione. Il tutto tenendo sotto controllo l’equilibrio psico-fisico del nostro alter ego.
“Yellow alert!”
Redshirt sarebbe stato un ottimo gioco se non fosse per alcuni difetti, primo fra tutti una ripetitività di fondo delle meccaniche su cui si basa il gioco: immaginate di passare tutti i giorni almeno sei o sette ore su Facebook postando stati di dubbia utilità e tempestando di like i vostri amici solo per tentare di aumentare il vostro ascendente nei loro confronti, ecco questo è in breve Redshirt. Come se non bastasse, le attività utili per lo scopo del gioco da far svolgere al nostro personaggio sono relativamente poche e quindi ogni giorno sulla stazione farete svolgere quelle stesse attività al vostro alter ego (e ai suoi amici).

Invitare persone agli eventi è essenziale per costruire un rapporto duraturo di amicizia.
Di buon livello invece l’ironia citazionistica di cui è impregnato il gioco intero: i riferimenti alla saga di Star Trek si sprecano e questo non può che aggiungere valore al titolo in questione. Non basta però per elevarlo dalla sufficienza e per controbilanciare alcuni aspetti negativi del gioco, come ad esempio i modelli dei personaggi che sembrano essere stati disegnati da un bambino dell’asilo o una difficoltà fin troppo bassa.
In conclusione, Redshirt è un esperimento riuscito a metà: l’idea di creare un social sim interamente incentrato su uno pseudo-Facebook è interessante, così come l’idea di ambientare il gioco su una stazione spaziale che scimmiotta Deep Space Nine; la realizzazione di contro è approssimativa e il gioco così com’è stato sviluppato rischia di annoiare molto presto gli aspiranti Benjamin Sisko.
Voto personale: 6/10
Atomic Heavy Machine Slug
(A cura di Wise Yuri)
Versione Recensita: Xbox Live Arcade
Disponibile anche per: PC, Steam, PSN
Sviluppatore: Popcap
Giocatori: 1 offline (2-4 online)
Volevate un altra recensione di uno dei primi titoli Popcap meno noti? No? Perfetto, eccovi la recensione di Heavy Weapon, reclute, mammolette e generali Hartmann.
Da i primordi di Xbox Live Arcade oggi ripeschiamo niente popò di meno che Heavy Weapon della Popcap, che tiene decisamente fede al proprio titolo. In un immaginaria seconda guerra mondiale in cui le forze degli Alleati si confrontano con una superpotenza di stampo russo/comunista detta (a sorpresa) La Forza Rossa, che sta avanzando senza ostacoli nella sua conquista di territori e paesi. Ma rimane un ultimo baluardo di difesa e di contrattacco, il Carro Armato Atomico, pronto a risollevare le sorti del conflitto a forza di proiettili, razzi e scienza nucleare anni ’50, in cui puoi buttare liquame atomico addosso a qualcosa e lo fai diventare o gigante o superpotente.
Mi piace lo stile dell’intro, inchioda bene il tono da b-movie che da l’impronta a tutto il titolo. Il gioco è un twin stick shooter che ha un che di Metal Slug (più che altro nel tono da guerra cartoon), ma non è un titolo alla Smash TV/Robotron 2084 (ed innumerevoli cloni), in cui vi muovete su mappe 2D viste dell’alto con la levetta sinistra e sparate muovendo la levetta destra. I controlli sono appunto questi (la definizione appunto di twin stick shooter), ma il tutto è coniugato in un formato sidescroller, ovvero il vostro carro armato avanza in contemporanea con lo scrolling verso destra dello schermo (anche se non lo controllate è “trascinato” dallo scrolling automatico dello schermo), ma potete muovervi a destra e sinistra in ogni momento come in normale sidescroller, sparando indipendentemente con la levetta analogica destra.
A questo giro hanno scelto di fare una campagna principale corta, 19 missioni, campagna corta ma buona (specialmente in confronto a quello stillicidio di quella del primo Zuma), e parecchia tosta: i primi 5 livelli sono facili-medi, ma già dalla 6°a missione la difficoltà sale, con un sacco di nemici e proiettili a schermo, il quale è continuamente pieno od attraversato da aerei che lanciano bombe di vario tipo, ed i livelli stessi diventano un po’ più lunghi ed impegnativi, con il culmine nella boss battle (spesso con alcuni boss assurdi, tipo uno zeppelin a forma di faccia di Lenin) di fine livello. C’è un po’ di riciclo (si nota che il budget non era moltissimo), ma il gioco si mantiene comunque divertente, perchè anche se ricicla i boss, ogni ri-incontro è tosto ed ogni livello offre quasi sempre delle diverse combinazioni di nemici, il che significa molto in un titolo come questo, e riesce per ciò sempre a tenervi sull’attenti. Nonostante le limitazioni di budget, rimane ed è un twin stick shooter ibridato con un sidescroller, ed uno divertente e con un buon livello di sfida, specialmente nelle missioni finali.
Oltre alla campagna avete un boss rush, una modalità sopravvivenza, ed la possibilità di giocatore in cooperativa online la modalità missione o la modalità sopravvivenza con altri 3 giocatori (solo online, purtroppo), con il solito contorno di obiettivi e classifiche.
Potete potenziare il vostro carro armato dopo ogni missione con armi aggiuntive come razzi a ricerca, raggio laser, saette, scudi, etc. , oltre ai normali power-up che potete raccogliere sul campo, attenzione però a non colpire l’elicottero dei power-up, meno lo colpite, migliore è il bonus che ottenete a fine livello (e migliori i bonus che vi dà, di solito). Notabili sono l’Ordigno Nucleare (cioè la smart bomb, che ripulisce tutto lo schermo dai nemici e dai loro proiettili), ed il Megalaser, del quale però dovrete raccogliere prima 4 pezzi, prima di poterlo usare per polverizzare a livello cellulare i vostri nemici, a meno che non prendiate al volo un pezzo che vi fornisce quasi istantaneamente il megalaser, che tra l’altro elimina anche i proiettili viola (non distruggibili come le normali bombe e razzi lanciate dai nemici).
L’unico vero difetto è che un po’ corto e come Feeding Frenzy, si nota che è uno dei primi titoli Popcap, specialmente nel lato tecnico/artistico, con cutscene animate molto amatoriali e livelli con una decina di sfondi statici rivisati spesso durante la campagna (o meglio, non tanto, vista la durata della campagna), con ogni tanto qualcosa che si muove (come un uomo delle nevi che si agita) o qualcosa che sta fermo sullo sfondo mentre questo avanza verso destra. Idem per il comparto sonoro, essenziale ma con dei buoni effetti sonori, e ci sono un paio di tracce, ma sono quasi oscurate dalla cacofonia di effetti sonori nei livelli più concitati. Quindi, sì, non è il titolo più eccitante visivamente o stilisticamente, molto low budget, ma ci si può passare sopra.
Consiglio di evitare la versione PC, in quanto ha meno contenuto, ed i controlli non sono il massimo. Prendetelo su X-Box 360 o PS3, piuttosto.
Commento Finale
Heavy Weapon è un twin stick shooter/sidescroller molto divertente, che prende un vecchio genere e lo ripropone in maniera moderna senza modificare ciò rende divertente questo tipo di giochi, cioè una grande semplicità ed un alto livello di sfida – è un titolo impegnativo ma non impossibile o masochistico – ma soffre innegabilmente delle sue origini low budget e di flash game e di una certa ripetività di fondo (però implicabile in parte al poco budget), anche se il contenuto non è moltissimo – motivo per cui vi consiglio di prenderlo a sconto – c’è decisamente motivo di rigiocarci, soprattutto se amate sfidare la vostra abilità e resistenza, e se avete un account per giocare online con fino a quattro amici. Una release Popcap di cui molti non potrebbero essere a conoscenza, ed è un peccato, perchè se amate il genere, questo merita un’occhiata, un’acquisto (scontato anche di poco) o perlomeno una prova della versione demo. Non è un titolo cerebrale, ma non è necessario il cervello per godersi titoli del genere, che sono oltre ogni dubbio davvero divertenti. E visto quanto è migliorato Zuma con un seguito, dai Popcap, tira fuori un Heavy Weapon 2, tanto di modi di resuscitare lo stereotipo dell’armata comunista se ne trovano. 😉
Asterix Conquista l’America
(A Cura di Celebandùne Gwathelen)
Mi sono lamentato la scorsa settimana del titolo spoileroso dell’albo in questione, ma il nome di questa avventura è probabilmente ancore peggiore, di nuovo per scelta dei traduttori, che invece di lasciare, per una volta, il titolo originale, si son detti di cambiare anche questo, avendo il film originale il nome dell’albo com’era stato tradotto in italiano. Fu così che quest’avventura finì per chiamarsi “Asterix conquista l’America”. Certo. Un bel niente conquista. Se il titolo è già così, come fa il film a essere migliore?

Se questa fosse stata la realtà, il piano di Cesare avrebbe forse anche avuto effetto!
Sono indubbiamente partito col piede sbagliato con questo lungometraggio a fumetti di cui parliamo oggi in seguito alla recensione di La Grande Traversée, di cui segue le vicende da vicino. Ma il film non farà molto per perdonarsi e scusarsi migliorando.
Le differenze con il fumetto sono non troppe e per lo più inutili.
Cesare, del tutto assente nella storia precedente, compare qui come artefice di un piano che prevede il rapimento di Panoramix per privare i Galli della loro pozione magica. Non solo Cesare vuole rapire, però, il druido, ma anche portarlo in barca fino alla fine del mondo e catapultarlo oltre il bordo. Dopotutto, dice Cesare, la terra è piatta.

Quanti usi per le catapulte in questo film…
Così manda il suo consigliere personale Lucullus in Gallia a rapire il druido e con una galea spedirlo oltre il bordo della moneta-terra. A questo si intrecciano le vicende dell’albo normale, in cui a Panoramix finisce il pesce fresco, che Asterix ed Obelix si offrono di pescare. E’ in quei momenti che Lucullus rapisce il druido e con la sua galea si dirige verso ovest. Asterix ed Obelix vengono praticamente istigati dall’antipaticissimo senatore a seguirli e così fanno, ma una tempesta fa perdere loro le tracce e quando grazie ad un delfino ritrovano Lucullus, questo ha ormai catapultato Panoramix oltre le montagne che si vedono lontane all’orizzonte occidentale.
Non affatto disperati, Asterix ed Obelix si avventurano in queste terre e sorpresi esplorano lande insospettate. Come anche nell’albo, vengono divisi. Asterix, catturato dai pellirossa, incontra Panoramix, catturato a sua volta, mentre Obelix incontra la figlia del capo indiano, in quest’albo una ragazza sexy e procace. Avversario di Asterix, Obelix e Panoraix è lo sciamano del villaggio per una semplice rivalità “di magia”, per la quale lo sciamano vuole rubare a Panoramix i trucchi della pozione magica. Per fare ciò, lo sciamano stordisce col fumo Asterix e Obelix (che addirittura soffrirà di amnesia), e rapisce ancora una volta Panoramix (un rapimento nel rapimento, praticamente). Il duo gallico però lo ritrova, decidendo quindi di ripartire per l’Aremorica con una canoa. L’addio tra Obelix e la figlia del capo è comico-drammatico, all’inizio i due sembrano non volersi separare, poi lei gli da una sua piuma in lacrime, lui sembra totalmente rintontito e infine se ne và salutando come se niente fosse. Nell’inquadratura successiva, la piuma è già di nuovo scomparsa.

Povera figlia del capo…non solo è stata resa innecessariamente sex-bomb prima e violenta poi, ma viene comunque abbandonata da Obelix senza vero motivo…
Tornati al villaggio, questo è stato invaso e raso al suolo dalle truppe di Cesare. Asterix teme il peggio per i suoi compaesani, ma il bardo Assourancetourix, rimasto nel villaggio, dice loro che i compagni sono prigionieri presso gli accampamenti romani vicini. Panoramix quindi, col pesce pescato sulla via del ritorno, prepara una nuova pozione con la quale Asterix e Obelix liberano i loro compagni, che ovviamente fanno piazza pulita dei romani. Cesare, però, fugge in una barile, mentre Lucullus viene mangiato dal puma dell’imperatore romano stesso.
A fine avventura, l’america è ormai dimenticata, e tutti festeggiano col solito grande stile (e un balletto indiano) la vittoria sui romani.

E’ questo sciamano lo sventurato antagonista in America del trio dall’aremorica
Il film è noioso. Pieno di elementi inutili e scene riciclate.
In particolare l’inizio del film presenta una quantità di ricicli da “Asterix e la grande guerra” spaventosi, con animazioni e disegni di scene intere prese identiche. I disegni stessi da quest’ultimo film non sono praticamente migliorati, pur essendo il film più vecchio di cinque anni (1994). In generale sanno di vecchio e peccano di poca pulizia tutti i disegni del film, eccetto alcune poche scene quando Asterix ed Obelix sono in America.
Tolti i disegni, però, e qualche rara scena animata al PC di poco effetto (almeno al giorno d’oggi), le più grandi lacune della pellicola sono proprio in reparto storia e “pacing”. Quest’ultimo è incredibilmente lento, e prima che il film parta passeranno almeno 30 minuti di continui cambi di scena e scene inutili in parte a Roma e in parte in Aremorica. Quando mi riferisco a scene inutili parlo di momenti come “una talpa viene inseguita da un gatto, inchiodata contro la pentola di Panoramix, dalla quale per caso cade una goccia di pozione magica dritta nella gola della talpa, che in seguito picchia il gatto”. O ancora “Idefix viene rapito con Panoramix, buttato in mare da Lucullus per farlo mangiare dagli squali, dai quali però il cagnolino viene salvato senza motivo da un delfino, che quindi lo riporta da Asterix ed Obelix ed in seguito permette loro di riacciuffare la galea di Lucullus”.

Il trio torna in Aremorica con una canoa indiana. Fosse questa la scena peggiore del film…
Ci stanno tanti troppi momenti del genere nel film, che non avanzano la trama, che non sono divertenti, che tendiano soltanto e rendono il film davvero stupido.
Senza dilungarmi troppo: peggior lungometraggio a fumetti di Asterix che ho visto. Si, anche peggio del già pessimo Asterix e i Vichinghi. Almeno quello aveva ottimi disegni.
Voto Personale: 3/10
Un atomico ‘rivederci a settimana prossima, soldati!
Rispondi