Numero di cinema d’animazione giapponese, di serie cult, di spartani ed ateniesi (e combattimenti cappa e spada in slow motion), di galli e romani, di grandi cieli. Sì, è una di queste intro, il multitasking ed il sonno quasi al limite dell’opzionale, e non saranno certo un paio di parole introduttive a convincervi, ma piuttosto la sostanza, la “carne” degli articoli. Quindi, bavaglio, forchetta e coltello, e buona lettura!
Whisper To My Ghost NIGHT
(A cura di Wise Yuri)
Reduce dalla maratona Ghost In The Shell Night dell’11 marzo, eccomi a dire la mia su Ghost In The Shell 2.0 e Ghost In The Shell 2: Innocence.
Questa é stata un’ottima motivazione per tornare al cinema e supportare l’animazione giapponese meritevole. Ed anche per vedere proprio i rinomati film di Ghost In The Shell, prima avevo visto solo qualche episodio della serie TV Stand Alone Complex e giocato al relativo videogame su licenza per PS2.
Sì, esatto, vi beccherete le opinioni più fresche possibili su una delle serie considerate pietre miliari del cinema d’animazione.
Ed é probabile che abbiate già letto opinioni simili, ma questo é quello che penso dei due film.
Andando per ordine, partiamo da Ghost In The Shell 2.0.
Basato sull’omonimo manga di Masamune Shirow (noto principalmente per questa serie, Dominion: Tank Police ed Appleseed), questa é la versione aggiornata/rivista (uscita nel 2008) dallo stesso regista del film originale del 1995, che modifica solo il mixing audio ed aggiorna le sezioni in computer grafica.
Sebbene assolutamente superfluo e ridondante in quanto un buon 80 % di voi (se non di più) conosce la premessa, per dovere di completezza (e per gente come me che l’ha visto solo ora) eccovi la trama.
In possibile futuro lontano, l’umanità ha introdotto sempre di più la tecnologia nelle proprie vite, e soprattutto nei propri corpi, da semplici impianti sostitutivi di un arto rotto a veri e propri cervelli elettronici, come un’estensione e potenziamento del corpo umano diffuso, ovviamente a seconda delle possibilità economiche e necessità. Neo-Tokyo sta venendo sconvolta da un criminale noto come Il Burattinaio, che sta compiendo atti terroristici, hackerando il cyberbrain di diversi individui e creando memorie fittizie nelle vittime per un ignoto motivo. La Sezione 9 della sicurezza pubblica, specializzata in operazioni segrete e risoluzione di problemi “scomodi”, e la squadra composta da Motoko Kusanagi (protagonista dotata di un corpo quasi totalmente sintetico), Batou e Togusa (più altri) viene assegnata al caso.
Cosa penso del film? Lo adoro, ed é davvero difficile trovargli difetti veramente grandi, anche a mente fredda. Ad alcuni potrà sembrare pretenzioso, un pò snob, ma il punto è che questo film ha ogni motivo e diritto di esserlo.
Ed a prescindere da cosa penso io, é un film meritevole del plauso mondiale ricevuto, un capolavoro dell’animazione (non solo giapponese), un’opus magna del cinema di fantascienza, visionario, artisticamente e tecnicamente superbo, con degli ottimi personaggi, con una storia interessante, un buon pacing, il quale che affronta tematiche da sempre presenti nel cinema di fantascienza, ovvero il rapporto uomo-macchina, e la continua raffinazione delle macchine e delle IA, sempre più simili all’uomo, la possibilità, l’ipotesi che nell’infinito mare di dati, nell’asettico comparto di numeri e direttive il computer acquisisca una sua coscienza, che acquisisca un’anima.
Tematiche e discorsi etico-filosofici non nuovi (come il concetto di identità e sesso), ma d’altronde se stiamo a veder questo bisogna mettere tutto in discussione, che non è una cattiva cosa, ma d’altronde ogni genere si rifà ad opere precedenti, in un modo o nell’altro, quindi per evitare di fare un saggio sulla fantascienza, andiamo avanti.
Le uniche lamentele che mi sento di fare sono due.
Alcune sequenze in computer grafica sono molto datate, e forse di più in questa versione 2.0, perchè sarebbe stato più facile amalgamare con la CGI del 1995, paradossalmente era meglio non aggiornare la computer grafica, perchè così cozza di più (alcuni tagli sono un pò troppo ovvi) con l’animazione tradizionale, che invece è stupenda e meglio si conserva col passare del tempo. Lamentela minore, lo so. E stavo per aggiungere alla lista alcune scene di nudità, ma non so se contano, visto che non è quel tipo di anime, e poi è tutto sintetico. *cough*
La seconda è che avrei amato ancora di più il film se ci fosse stato un pizzico in più di comicità, bastava pochissimo per avere una perfetta alchimia tra discorsi adulti/filosofici e altri di tono più basso/comico. Non che non ci sia un senso dell’umorismo, ma è molto dry, visto che il tono è totalmente serio. Di nuovo, una lamentela minore, ma ad alcuni peserà un pò la mancanza di più marcati momenti comici, o semplicemente più rilassati per non “appesantire” la visione dello spettatore.
Potrei andare avanti, ma il punto è che il film è un capolavoro, non è perfetto, ma nulla lo è veramente, e sarebbe criminale non riconoscere il valore monumentale di questo film, ancor più per un media (l’anime) che più passa il tempo più sembra involversi. Un cult, un must davvero.
Passiamo quindi a Ghost In The Shell 2: Innocence, seguito diretto del film di Mamoru Oshii, e sempre da lui diretto, un opera originale in quanto non si rifà ad altre produzioni della serie Ghost In The Shell (le quali -eccezion fatta per questo film – sono serie a sè stanti godibili senza aver letto/visto nient’altro nel franchise).
Ed onestamente questo seguito…. mi ha lasciato molto interdetto.
É uno schifo totale, un disastro? No.
Ma é comunque bello difettato.
Partiamo dalla premessa, e dalle cose buone del film.
Innocence continua la storia del film del 1995, e segue quel che rimane della Sezione 9, al quale viene fatta investigare su un caso di morti causate da ginoidi (qui robot per uso sessuale con un design di bambola) malfunzionanti che uccidono i propri possessori, ed il misterioso silenzio delle famiglie delle vittime contro la compagnia che manifattura i sexoidi insospettisce a dir poco..
Come il protagonista del primo film era Makoto “Il Maggiore” Kusanagi, Batou è il personaggio principale del film, che cerca di superare la sparizione di Makoto, ed i suoi problemi nel gestire la sua indole violenta, e viene qui più sviluppato, anche grazie a delle scene e battute comiche, o situazioni più normali. Ed il film in generale ha più momenti comici per stemperare le discussione etico/filosofiche dei personaggi, il che era l’unica cosa di cui mi lamentavo nell’originale.
Maggior sviluppo del personaggio protagonista, più momenti leggeri a controbilanciare la “pesante” esposizione ed i discorsi su genoma, sviluppo dell’essere umano, superiorità e perfezione del robotic sull’organico. Tutto sembra esserci per un seguito molto ben riuscito e degno dell’originale, non importante e bello allo stesso modo (sarebbe chiedere molto), ma solido e capace di espandere la storia e sviluppare i personaggi.
… Quindi, dov’è il problema?
Nonostante il primo quarto (quasi tutta la prima parte) del film prometta molto bene, il film collassa su sè stesso, sulla propria enorme ambizione e voglia di integrare al suo interno diversi concetti, fare diverse citazioni ad altre opere di fantascienza (come la citazione iniziale presa dal romanzo L’Eva Futura), creare scenari visionari e spettacolari.
Se il primo film poteva sembrare un pò snob e pretenzioso, beh, preparatevi, perchè in Innocence venite letteralmente bombardati di citazioni, detti confuciani, analogie elaborate, visioni oniriche con riferimenti letterari/mistici, o visuali spettacolari ma che sono così frequenti ed ultimamente superflue, più che altro perchè l’unico motivo che sembrano servire è quello di distrarvi, ed in gran parte è vero. L’intreccio di per sè sarebbe abbastanza semplice, ma invece di fare come nel primo film – cioè usare l’intreccio per sviluppare i personaggi e le tematiche – questo film sembra usare i personaggi e l’intreccio per raccontare le visuali, i concetti e le idee che frullavano nella testa del regista.
Ed è un enorme problema, perchè non c’è nessun equilibrio tra storia e visuali, tra tematiche e sviluppo dei personaggi, tra azione e dissertazione sul concetto di anima. O meglio, sembra esserci, almeno fino a quando non arrivate a poco più di metà, ed il film letteralmente vi martella con queste visioni oniriche ripetute ossessivamente, sono 20 minuti e qualcosa ma sembrano un infinità, perche letteralmente frena lo svolgersi del film, è una cosa da strapparsi i capelli. Ancor più considerando che sembra assurdo prendersi la briga di creare visioni oniriche ripetute con varianti, di esprimere concetti ricercati e poi farli spiegare dai personaggi, cos’è, il regista aveva paura che gli spettatori non sapessero alcune cose mostrate? Allora perchè mostrarle e fino ad allora implicarle o dare per scontato che ci sia gente più o meno letterata e colta a vedere il film? A chi è indirizzato? Che casino. @_@
E la ciliegina sulla torta è il fatto che davvero molte sequenze sono lì per distrarvi, per intontirvi sperando che non notiate i colpi di scena che piovono dal cielo “perchè sì” nel terzo atto, od in generale i diversi buchi nella trama che alla fine restano irrisolti, che magari non noterete subito, ma ad una rapida analisi a mente fredda appaiono chiari come il sole. Il perchè di quella scena, o lo starci sopra a iosa per cercare di martellare un concetto (magari non così difficile da comprendere come pensava il regista), o il “perchè” in generale. Non voglio andare in zona spoiler, anche perchè potrei tranquillamente fare una tesi/analisi su questo film, quindi lasciamo a questo: è un convoluto, bellissimo ma assolutamente convoluto casino, che parte bene ma letteralmente si perde in sè stesso
Anche a livello di animazione è stato fatto un passo indietro, non nel comparto puramente tecnico, ma come per i dialoghi, il film si perde totalmente nella propria visione, per esempio viene mostrato l’enorme carnevale/celebrazione della parte cinese di Neo Tokyo, e sebbene spettacolare, non lo nego, è assolutamente inutile ed è assolutamente inutile ai fini della trama (e questa sequenza si protrae per 5 minuti circa, ), visto quanto poi dura la sequenza nella vecchia città cinese. L’altra cosa è la CG, onnipresente (molto più che nel precedente film) e senza vero motivo, anche nelle sezioni che dovrebbero essere animate tradizionalmente c’è un pò di CG, è estremamente abusata , e quasi fa dimenticare le sezioni animate in maniera normale, che si attestano sulla eccellente qualità del film precedente, e sarebbero anche un pò meglio. Peccato che il più delle volte i personaggi tendano a rimanere fissi su un frame, stavo per preoccuparmi che il film si fosse bloccato in più punti.
Alla fine, per quanto mi secchi davvero dirlo, visto che c’è tanto di bello da apprezzare in questo film, c’è impegno, ci sono tante idee, il tutto diventa un esercizio di pazienza per lo spettatore, un film che punta troppo sulle visuali e sullo stile, martellandovi le gonadi con eccessivo ed irritante uso continuo di citazioni, aforismi, riferimenti colti e frasi criptiche che il più delle volte è assolutamente arbitrario, e cercandovi di confondere, di distrarvi per non farvi notare (oltre alla trama molto canonica) i diversi plot holes che via via si vanno a creare, specialmente nell’assolutamente “e questo da dove viene fuori?” atto finale. Un convoluto casino di bellissime visuali ed idee, di concetti interessanti ma spesso esposti e sviscerati a iosa solo per il gusto di farlo, e di dialoghi troppo criptici e ricercati (di nuovo, per il gusto della citazione colta). Non è il peggior film d’animazione del mondo (magari metà dei film anime fosse così), ovvio, ma al contrario dell’originale, sfoggia innumerevoli tematiche ed idee, troppe per avere un film con un focus vero e proprio, ed è bellissimo stile ed interessanti tematiche, ma in gran parte non sostenuto da altrettanta sostanza o sviluppo vero e proprio delle tematiche introdotte.
Vale la pena vederlo, nonostante tutto? Sì, perchè c’è comunque un bel pò di cose da apprezzare nel film, ma sappiate a cosa andate incontro. Un peccato, perchè il signor Oshii poteva tirare fuori un sequel incredibile. Ma evidentemente troppe troppe idee e poco focus non fanno un buon film.
Nel complesso, ottima maratona, ma non finisce qui, perchè il 2 aprile ci sarà nelle sale la 1°a parte del prequel Ghost In The Shell: Arise, e in ogni caso torneremo presto a tornare di Ghost In The Shell su queste pagine, potete scommetterci il vostro Tachikoma. 😀
L’odissea di Asterix
(A cura di Celebandùne Gwathelen)
Nonostante sia il secondo albo scritto dopo la scomparsa di Renè Goscinny, è questo l’albo che Albert Uderzo dedica al suo amico scomparso, forse perchè si è reso conto da solo che Il Grande Fossato non era all’altezza delle storie precedenti, oppure perchè, chissà, l’idea di quell’albo era già in elaborazione prima della prematura morte di Goscinny.
Quale che sia il motivo, in questo albo si può ritrovare la scritta “Per Renè”, e quello che segue è una storia che mi è sempre piaciuta.

I servizi segreti di Cesare vogliono tentare di risolvere questo caso per lui!
Cesare, non sapendo più che pesci pigliare, si rivolge ai suoi servizi segreti, capeggiati da Caius Sopercertus, per trovare un piano per liberarsi dei galli una volta per tutte. Sopercertus manda in gallia il suo migliore uomo, Zerozerosix (e, per la cronaca, mi rifiuterò di chiamarlo col suo nome italiano, Zerozeroseix, trovando la versione originale migliore e di molto, ma sappiate che nell’albo italiano è quello il suo nome). Costui deve spiarli e carpire la formula della pozione magica per conto dell’imperatore romano, vestito da druido gallico.
Giusto in quei giorni, a Panoramix viene un colpo. Il mercante fenicio Grandimais torna dal Medio Oriente senza olio di pietra (petrolio), secondo Panoramix necessario per fare la pozione magica. Zerozerosix si mischia tra i gallici come collega druidico, e cura Panoramix. Quando il druido gallico rivela la gravità della situazione, Asterix ed Obelix decidono di viaggiare con Grandimais in Oriente per recuperare questo olio di pietra. Zerozerosix si offre di accompagnarli, in quanto Panoramix gli promette di rivelargli il segreto della pozione magica se il duo NON dovesse tornare. La missione della spia romana è ovviamente quella di sabotare il viaggio dei due eroi. Panoramix, però, già immagina le vere spoglie del falso druido, e avverte Asterix di tenerlo d’occhio.
Il viaggio in mare procede tranquillo. E con tranquillo ovviamente intendo dire che sia pirati che attaccano la nave, sia romani mandati a intercettarla da Zerozerosix, prendono sonori ceffoni gallici.

Saul Dané, che ha le fattezze di Renè Goscinny, aiuta Asterix ed Obelix nel deserto palestinense
Grandimais però, bombardato da catapulte e baliste, ha problemi ad approdare nei maggiori scali commerciali palestinensi, e deve quindi far sbarcare Asterix ed Obelix in nero. Dopo aver pernottato a Betlemme, il duo entra a Gerusalemme, dove trovano una guida e rifugio temporaneao. Zerozerosix viene separato qui dai due, dopo un tentativo (fallito) di entrare non scoperti in città. Fallito, in quanto entrano lo stesso, ma tutta la città adesso sa del loro arrivo.
I due, con vestiti del luogo, riescono comunque a raggiungere il deserto, dove dopo diversi attacchi degli Assiri, Medi, Siri e indigeni vari, trovano infine, quasi per caso, il tanto agognato olio di pietra. Con una borraccia piena, i due tornano a Gerusalemme, dove finalmente hanno le prove del tradimento di Zerozerosix, scoperto a cena nella galera imperiale di cesare con nientepopodimenoche Sopercertus. I due vengono fatti prigionieri e la galera naviga verso la gallia.
Quello che Asterix ed Obelix non sanno è che Cesare ha già saputo che il villaggio gallico è rimasto senza pozione magica e lo sta attaccando.
Quasi giunti in gallia, per di più, Zerozerosix riesce nella sua missione e vuota la borraccia di petrolio in mare. Asterix ed Obelix sono disperati, non sapendo come fare a giustificare la loro prima avventura finita male.
Nel deserto, Asterix ed Obelix vengono scambiati per nemici di ogni tipo…
E’ allora che notano come le truppe di Cesare, come sempre, vengono mandate via dal villaggio a suon di ceffoni. Panoramix ha nel frattempo scoperto che la pozione magica funziona anche senza olio di pietra, e anzi ha un sapore ancora migliore. Nonostante Asterix sia un pò irritato dal loro viaggio inutile, il villaggio festeggia comunque felice, mentre Sopercertus e Zerozerosix se la devono vedere nel Circo Massimo contro l’ira di Cesare.
Come già detto in apertura, l’albo è niente male. I disegni mi piacciono molto, come in molti albi dopo i primi, e ci sono riferimenti e caricatura a-go-go. Asterix si trova di fronte ad una delle più remote “scampagnate” di sempre, arrivando addirittura in Terra Santa; scampagnata che per altro non finisce con una classica vittoria, in quanto Asterix fallisce la sua missione di portare petrolio a Panoramix, che però a quel punto già non ne necessitava più.

La gente che si perde nel deserto è una figura allegorica che non manca mai…
Bello e niente male il ruolo di Zerozerosix, che nelle sue fattezze ricorda Sean Connery (ovvio riferimento a 007), e belli tutti i riferimenti ai gadget della migliore spia britannica al mondo.
Inoltre, la guida che aiuta Asterix ed Obelix a entrare e uscire in Gerusalemme è una caricatura di Renè Goscinny, e forse anche per questo è stato questo albo a essergli dedicato. Chissà.
Comunque, bella avventura, bella trama, bel finale, albo da consigliare.
Voto Personale: 8/10
Sparta 2: Electric Boogaloo
(A cura di Wise Yuri)
Cosa posso dire su “300 II” che non possiate aver già intuito guardando il primo film ed il trailer di questo?
É un assoluto delirio di scene d’azione al 75 % in slowmotion che potrebbero venire da un videogame (infatti non capisco perchè non inserire dei QTE nel film, sul serio, non sarebbe stato così sorprendente se avessi visto apparire un “premi X” all’improvviso), iperviolenza da fumetto, e abbondanti dosi di testerone, uomini pettoruti con muscoli che “brillano” per il sudore per lo più ignudi (senza contare Serse, ma purtroppo mi spiace, David di Killer Is Dead lo batte nel reparto “uomo più ignudo vestito d’oro che semplicemente nudo”), affluenti di sangue digitale che schizza copioso ad ogni amputazione, colpo di spada e gola recisa, magari se diretti allo spettatore per l’effetto 3D. L’ho visto in 2D, ed è la solita roba che potete notare è messa lì per essere usata nella versione 3D, solite robette, uno schizzo di sangue od una freccia lanciata contro lo schermo.
Diretto da Noam Murro, ma con Zack Snyder praticamente onnipresente nel progetto, il film è “diretto da Noam Murro” nello stesso modo in cui maestri dello shlock come Corman usavano creditare registi fantocci per i propri film. Od erano così influenti sul set che nonostante l’effettiva regia della persona creditata come tale, l’impronta del produttore si sente tanto non notare grosse differenze registiche.
E se vi é piaciuto il primo, é esattamente quello che volete, un film d’azione assolutamente ridicolo in tutto, dalla narrazione alla ultra violenza di stampo fumettistico, ai dialoghi, agli eventi, ma sarebbe inutile far nota di una qualsiasi scena stupida o incongruenza storica, perché la logica non ha posto in un film con “ateniesi volanti”. Non che sia questo che il precedente film sarebbero molto più corto se qualsiasi personaggio avesse avuto una sembianza di QI (con un briciolo di logica si sarebbe potuto tagliare almeno un 3 quarti d’ora sia da questo che 300).
Perché chiunque ( a meno che come me non siate stati portati a vedere il film dal professore di storia, e sono serio) sa benissimo che tipo di film va a vedere, che sarà stupidissimo, ma memorabile e godibile soprattutto per quanto esagerato é. Un perfetto popcorn movie, per me, un esempio di pane e circensem filmico (ancor più del media in sè), che é difficile da non farsi piacere, anche perché non stanno cercando di vendervi il tutto come un film serio.
Ma parliamo della trama, e del perché non l’hanno chiamato direttamente 300 II (a parte per il fatto che sarebbe stato un titolo ridicolo). E qui notiamo una curiosa scelta narrativa, ovvero le vicende de L’Alba Di Un Impero si svolgono quasi contemporaneamente a quelle del primo film, mostrando la storia del generale Temistocle nel suo tentativo di ottenere più uomini e navi possibili da tutta la Grecia (anche chiedendo a Sparta il loro aiuto) per combattere (nella battaglia di Salamina) la infinitamente superiore in numeri e tecnologie flotta persiana, comandata dalla temibile Artemisia, il maligno, sadico e seduttivo generale persiano. Dico “quasi” perché c’é un corposo flashback su Temistocle, re Dario e Serse (oltre che alcuni su Artemisia) ed anche se la prima parte del film va più o meno in tandem con 300, la seconda prende luogo dopo la battaglia di Termopili ed il finale lascia intendere un seguito, un “confronto finale” con Serse e la Persia intera da parte della Grecia unita.
Quindi, sì, si potrebbe dire che questo “seprel” (o “midquel”, scegliete voi il neologismo più brutto tra i due) ha una trama ed una narrazione meglio costruita ed articolata, il che dipende anche dal scegliere come protagonista un generale, che usa di più il suo cervello ed usa le sue poche risorse per sconvolgere l’armata persiana con tattiche creative, sono quasi sorpreso. Se ciò è per il meglio o per il peggio dipende da voi, perchè non è che influisca così tanto. Gli attori sono ok, fanno quello che devono fare, e ci sono alcuni che riprendono i rispettivi ruoli… e non mi sembra il caso di dilungarmi a questo riguardo, tanto sapete che tipo di recitazioni aspettarvi da 300, cioè esagerate e per lo più al limite del cartoonesco (per essere gentili).
Commento Finale
300: L’Alba di Un Impero è esattamente quello che vi aspettate dalla serie, ed anche se è un pò diverso e manca in parte del tono epico e della “memorabilità” dell’originale, non è male, ma non so perchè la critica ritenga il primo superiore a questo, sempre di film d’azione iperstilizzati, assolutamente sopra ogni tono e logica, con iperviolenza e sangue digitale a palate, come il fumetto (scusatemi, la “graphic novel”) a cui si ispirano. Sono B-movie dal look e tono da comic book, con eroi supermuscolosi a palate (con il solito sottotono omoerotico di decine di uomini nudi al 70 %), e malvage mignottone che tentano di sedurre l’eroe, con un setting storico a pretesto per mostrare principalmente scene spettacolari, campali battaglie e combattimenti all’arma bianca che sanno molto di “videogame”, e vanno presi e goduti per quello che sono. E per me sono pressappoco tutti e due sullo stesso livello qualitativo, per così dire.
Sono esempi del cosiddetto popcorn entertaiment, come si usa dire, sono film molto “usa e getta” ma divertenti da vedere, talmente ridicoli ed ovvi ma difficili da non apprezzare od averli in simpatia perchè sono talmente ridicoli e sopra le righe in tutto. Sono il tipo di film da vedere al cinema con amici e poi recitare gli one liner una volta finita la proiezione. Però viene da chiedersi per quanto ancora potrà funzionare la formula, perchè più continueranno a spremerla con sequel, prima la gente perderà interesse in questo carnevale di ultraviolenza, slow motion, e scene d’azione da fumetto. L’Alba di Un’Impero è ok, se vi è piaciuto il primo, vi piacerà anche il secondo, c’è poco da sbagliare al riguardo. ;-D
300 – Rise of an Empire
(Secondo parere a cura di Celebandùne Gwathelen)
Si, solo un secondo parere e non una doppia recensione, semplicemente perchè non ho poi tanto da dire su questo film che il nostro splatteroso WiseYuri non vi abbia già detto, ma al contempo la mia la volevo dire comunque.
Ho visto 300 diversi anni addietro, e ricordo molto bene che di quel film mi colpì in particolare l’elevata qualità degli effetti speciali. La storia, per un film del genere, era su discreti livelli, e il pathos e l’epos erano quasi tangibili, visto l’impetto visivo che tutto il film mostrava.
Con questo midquel, la storia dell’intera vicenda ha sofferto un pò. Non ho letto il fumetto da cui è stato tratto, ma ho l’idea che lo segua molto da vicino e che quindi il problema principale sia proprio in quello. Inutile dire che Themistocles e Artemisia non erano così nella realtà e che sono tutti e due stati “1-up”-ati per rendere questo film più sessualmente appetibile. E lo dico in tutti i sensi; in certi momenti ho pensato di essere in un film softcore.
Detto questo, come negare che L’aLba di un Impero ha degli effetti speciali semplicemente spettacolari. Massimo rispetto per i miei colleghi artisti che hanno lavorato al progetto; ogni scena è stata curata nel minimo dettaglio e gli occhi hanno semplicemente goduto durante ogni scena del film.
O meglio, lo avrebbero, se non avessi visto il film in 3D. Non so se solo nella mia sala cinematografica o se proprio tutto il film è fatto male, ma l’effetto 3D era sfasato e per buona parte dello screening, effetti 3D che non erano al centro dello schermo erano sfocati e sfasati. Spero vivamente che solo quella proiezione abbia avuto questo problema, sennò qualcuno sta rischiando il suo posto di lavoro.

E’ con un’espressione facciale del genere che Artemisia (Eva Green) viene presentata al pubblico come bellissima. Le risatine nel cinema erano molto udibili.
Alcune altre scene del film, secondo me, potevano essere evitate, contenendo momenti davvero ridicoli. In particolare una scena che si svolge verso la fine del film, mi ha fatto scoprire l’esistenza, nel mondo greco antico, dei cavalli-delfini. Ma avendo già visto “lanciatori di cavalli” in Abraham Lincoln: Vampire Hunter, inizio ad essere imune a “WTF” di questo genere.
In generale, se il film avesse avuto meno “WTF”, forse sarebbe stato un pochino migliore. Ma forse sto anche facendo il mio tipo atto dell'”overthinking”, e do troppo peso a cose che i registi in questo film non hanno miniamente pesato nella bilancia del tutto.
Quindi, si, godetevi il film, ma fate certo che il cervello sia bello che spento prima che questo inizi.
Voto Personale: 7/10
Big Sky Infinity
(A cura di Alteridan)
Versioni giocate: PSVita (principalmente) e PS3.
Big Sky Infinity è un shoot ‘em up molto classico, uno di quelli definiti bullet hell per l’enorme mole di nemici e proiettili a schermo: al comando della nostra navicella spaziale dovremo sparare tutto ciò che ci si parerà di fronte stando bene attenti alle traiettorie dei proiettili e a tutte le insidie che ci attendono nello spazio profondo.
Da queste premesse qualcuno potrebbe già esclamare “Che bello, l’ennesimo twin stick shooter uguale a tutti gli altri che lo hanno preceduto!”. Niente di più falso, se è vero che Big Sky Infinity si poggia sulle basi del genere è altresì vero che riesce a portare con sé una buona dose di innovazione offrendo un’esperienza completamente diversa dai suoi predecessori.

Sembra tutto così tranquillo…
Prima di tutto va detto che il titolo di Boss Baddie ha dei livelli generati in maniera procedurale, questo significa che ogni partita sarà sempre diversa da quella precedente. Scordatevi quindi di memorizzare i livelli, quello che conta in Big Sky Infinity sono solo la vostra abilità con gli analogici e i vostri riflessi. Come se non bastasse gli sviluppatori hanno ben pensato di aggiungere anche degli eventi casuali: da un momento all’altro potreste incappare in un buco nero, oppure l’intero livello potrebbe mutare sconvolgendo le regole del gioco.

…ma la situazione potrebbe degenerare da un momento all’altro.
Altra caratteristica innovativa del gioco è l’aggiunta di una trivella alla navicella spaziale: questa trivella ha il duplice scopo di permettere al velivolo di attraversa interi pianeti e asteroidi, spesso imbottiti di power up, oppure di attivare una speciale modalità vortice che rende la nave quasi invulnerabile e in grado di distruggere qualsiasi nemico entri nel raggio d’azione del ciclone, questa modalità può essere attivata solo quattro volte in ogni partita quindi va usata solo in casi di effettiva necessità. La navicella è potenziabile sia temporaneamente durante una partita, raccogliendo i power up, sia permanentemente all’inizio e alla fine di ogni sessione, per farlo basterà investire i frammenti che ogni nemico distrutto lascerà nello spazio.

Tramite questa schermata è possibile potenziare la navicella.
A corredare il tutto ci sono anche ben dodici modalità single player alternative oltre a quella Classica: a partire da una modalità Arcade, con i soli power up in-game, passando per la Corsa ai boss in cui combatteremo solo le navi nemiche più grandi, fino all’esotica modalità Pacifismo dove non potremo sparare un colpo. La componente multiplayer di Big Sky Infinity ha una doppia incarnazione: le onnipresenti classifiche mondiali dei punteggi e la presenza della modalità Asino, in questa modalità possiamo sfidare altri giocatori scegliendo una parola, a turno si cercherà di battere un punteggio obiettivo, chi ottiene il punteggio più basso riceve una lettera di quella parola e il primo a completare la parola segreta avrà perso.
Big Sky Infinity non è il solito shooter a scorrimento: il suo essere una sorta di endless runner con livelli procedurali lo rende abbastanza innovativo da ritenerlo un esperimento piuttosto riuscito di svecchiare una formula di gioco più che ventennale. Tra i pregi del titolo sviluppato da Boss Baddie bisogna includere anche un impianto grafico fantastico che ben si presta allo schermo della portatile Sony, oltre ad un comparto sonoro costituito in gran parte da tracce elettroniche adatte alla frenesia del gioco.

Quando si sceglie la modalità di gioco avremo sempre sott’occhio le leaderboards mondiali (sì, sono scarso).
Non è però tutto oro quello che luccica: purtroppo i nemici sono relativamente pochi ed anche i boss non sono così originali come ci si aspetterebbe, inoltre spesso la confusione è tale da rendere quasi invisibile la nave spaziale. Da notare anche la presenza durante le partite di una voce fuori campo piuttosto fastidiosa, fortunatamente disattivabile dalla schermata delle opzioni.
Sebbene gli sviluppatori offrano la possibilità di giocare sia su PS3 che su PSVita acquistando una sola copia del gioco, Big Sky Infinity è un ottimo titolo soprattutto per una console portatile: un gioco che offre quel tipo di esperienza mordi e fuggi da portare sempre con sé.
Voto personale: 7,5/10
Spartani o Persiani, uomini o macchine, sempre a tra 7 giorni!
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