Scusate il ritardo, colpa del Celey che viaggia! 😉
Arrow – Season Two
(A cura di Alteridan)
Attenzione: questo articolo contiene spoiler sulla prima stagione della serie.
Durante la scorsa stagione televisiva Arrow è stata un po’ la serie tv rivelazione: nessuno si sarebbe aspettato una qualità così alta da un network televisivo, The CW, abituato a sfornare teen drama di dubbio valore. Eppure con un cast di attori semi sconosciuti e con abilità recitative non molto alte i produttori sono riusciti a creare un’ottima trasposizione di uno dei personaggi dei fumetti DC più importanti ma poco conosciuto, soprattutto qui in Italia.
Se nella prima stagione (ne ho parlato qualche tempo fa in maniera più approfondita) abbiamo assistito alla genesi dell’eroe armato di arco e frecce, da miliardario viziato a giustiziere mascherato, in questa seconda stagione vedremo un Oliver Queen più maturo a causa degli eventi narrati nel finale di stagione della serie passata. In quell’occasione Oliver riuscì a sventare solo parzialmente il folle piano di Malcolm Merlyn, ossia distruggere l’intero quartiere del Glades tramite dei congegnoi che creano onde sismiche. Oliver fermò Malcolm ma non riuscì a disinnescare uno dei congegni condannando una parte della città alla distruzione, durante il sisma perirono centinaia di innocenti, tra cui il suo miglior amico Tommy.

Questa immagine farà la felicità di tutti i fumettofili, guardate la serie per scoprire cosa raffigura.
Proprio la morte di Tommy cambierà profondamente Oliver e il suo modo di agire. Per onorare la figura dell’amico, morto per salvare Laurel Lance dal crollo del centro di assistenza legale dove la ragazza lavorava, Oliver deciderà di smettere di essere un assassino a sangue freddo e dedicarsi al 100% alla protezione degli abitanti di Starling City. Tuttavia una nuova minaccia farà la sua comparsa in città: un misterioso uomo con una maschera demoniaca inizierà a rapire ed uccidere le sue vittime con un’iniezione di una sostanza sconosciuta.
La narrazione si avvarrà ancora dei flashback sull’isola, in queste circostanze verrà portata avanti una storia parallela apparentemente scollegata dalle vicende ambientate ai giorni nostri ma che molto presto si riveleranno legate a filo doppio.
Anche questa seconda stagione riserverà agli spettatori una buona dose di azione con scene dirette in maniera più che ottima, non mancheranno nemmeno le apparizioni di altri personaggi dei fumetti tra nuove e vecchie conoscenze, in particolare vedremo il ritorno di Deadshot, l’introduzione di un nuovo importante alleato della Freccia, Black Canary, e vedremo anche l’introduzione di un altro personaggio della DC, Barry Allen (a.k.a. Flash).

Barry Allen, ancora senza poteri, aiuterà Oliver nella risoluzione di un caso molto complesso.
La seconda stagione di Arrow continua ad essere uno dei migliori serial supereroistici mai creati, nonostante i difetti della prima stagione siano rimasti praticamente invariati (gli attori sono quelli e dobbiamo abituarci). Tuttavia in questa nuova stagione migliorerà la già ottima sceneggiatura abbandonando la struttura à la case of the week vista nella stagione precedente e concentrandosi totalmente sulla narrazione orizzontale, inoltre la seconda stagione verrà probabilmente ricordata come quella con i finali di episodio più illegali di sempre: praticamente ogni episodio termina con un cliffhanger, e quando pensate di aver visto tutto ecco che arriverà il finale dell’episodio successivo che vi farà immediatamente cambiare idea, fino all’eccezionale finale di stagione.

Black Canary si rivelerà un’aggiunta fondamentale per il team Arrow.
Questa seconda stagione continua ad essere una serie televisiva che ogni appassionato di fumetti dovrebbe vedere, con una qualità superiore rispetto all’ottima prima stagione e con una quantità (e qualità) di personaggi mai vista. Inoltre la seconda stagione getta le fondamenta per un altro serial creato dagli stessi produttori e sceneggiatori di Arrow, dedicato questa al velocissimo Barry Allen: The CW ha infatti confermato la messa in produzione di The Flash, e probabilmente vedremo spesso dei crossover tra i due eroi (già nell’episodio pilota di The Flash comparirà Oliver Queen).
Concludo questo articolo allo stesso modo dell’articolo dedicato alla prima stagione: guardate Arrow perché merita veramente moltissimo.
Asterix e la galera di Obelix
(A cura di Celebandùne GWathelen)
Non so davvero come introdurre questo albo. Un pretesto narrativo? Un opera che “nasconde” al suo interno la voglia dell’autore di ringiovanire e tornare ai suoi giorni di gloria, fallendo nell’impresa? Che Uderzo avesse uno stile di disegno unico lo sapevamo, al più tardi, ai tempi del magistrale “Asterix e Cleopatra”, e il suo apice venne raggiunto in albi come “Asterix e lo Scudo degli Arverni” e “Asterix e i Belgi”. Qui…Uderzo tenta ancora una volta di narrare una storia. Ed ecco la storia…
A Roma, Giulio Cesare scopre che degli schiavi ribelli, comandati da un certo Spartakis hanno rubato la sua galera imperiale. Quando lo viene a sapere manda l’ammiraglio della flotta romana a recuperare la galera, cosa non facile però in quanto uno degli schiavi a bordo, nipote di Beltorax (vedi Asterix e i Britanni), fa dirigere la galera verso l’aremorica, sperando nell’aiuto degli abitanti del villaggio di Asterix.
In questo, nel frattempo, si è consumata una tragedia. Obelix, stufo del non poter mai ricevere la pozione magica, sfrutta il fatto che Panoramix, durante una scaramuccia coi romani, non presta attenzione ad uno dei suoi paioli pieni di succo magico. Così, mentre il villaggio le da di santa ragione ai romani, Obelix si beve tutto il contenuto del paiolo….e questo lo trasforma in una statua di granito. Inutile dire che il villaggio intero, ma soprattutto Asterix è scosso da questa inaspettata tragedia. Ogni sforzo di Panoramix, Falbala o Beniamina di rianimarlo sembra vano.

Ecco la galera imperiale con gli schiavi a bordo, tra i quali anche Spartakis
Nel frattempo giungono al villaggio i gladiatori, che chiedono ovviamente ai galli di portare a terra ferma la galera di Cesare, cosa che viene eseguita a forze (aumentate) unite. Cesare, inutile dirlo, manda le sue legioni contro il villaggio. E’ allora che all’improvviso Obelix si “degranitizza”…ma la trasformazione ha degli effetti collaterali non ininfluenti: il forte guerriero è tornato bambino!
Non fidandosi di dargli nuove pozioni in così poco tempo, Panoramix decide di attendere per ora cosa accada. Purtroppo, Obelix non riesce a stare fermo con le truppe romane fuori dal villaggio, e si avventura nella foresta, seguito da Idefix. Lì, Obelix (privo dei suoi sovrumani poteri) viene rapito dai romani e deportato sulla galera dell’ammiraglio. Appena Asterix lo scopre, lui e Panoramix inseguono la galera dell’ammiraglio grazie agli schiavi ribelli e la galera imperiale. Grazie ad una botte fresca di pozione magica preparata dal druido per il viaggio, Asterix e soci recuperano presto i romani, e riprendono Obelix. Panoramix, a quel punto, se le gioca tutte, e dirige la galera verso le isole Azzorre, ovvero quella che lui ritiene essere quello che è rimasto di Atlantide.

Neanche i baci di Falbala riescono a far tornare in vita Obelix
Giunti sul posto, Asterix non crede ai propri occhi; bambini, fauni e mucche volanti sono ovunque sull’isola. Presto Panoramix incontra anche il saggio di Atlantide, che confessa però loro che una pozione per l’invecchiamento non l’ha ancora inventata, interessandosi per lo più alle pozioni per far ringiovanire persone. Purtroppo, quindi, non può aiutarli. Spartakis ed i suoi legionari, invece, rimangono sull’isola e vengono, su richiesta, trasformati in bambini.
Sulla via del ritorno, Asterix nota che la loro pozione magica è andata perduta, e alcuni romani, ancora sulle tracce della galera imperiale, li hanno infine raggiunti. Asterix viene steso, la sua borraccia di pozione cade in mare, Panoramix cerca di recuperarla e Obelix viene trattenuto. Quando i romani minacciano di buttare Asterix dalla barca, Obelix all’improvviso cresce e torna in possesso della sua forza sovrumana, rendendo vano il tentativo dei romani di catturarli. Il gruppo torna a casa e festeggia e bachetta felice, mentre la galera di cesare viene distrutta dalle stesse truppe romane dopo che il trio gallico l’abbandona.

Il gruppo di schiavi e Asterix e soci arrivano ad Atlantide, popolata da bambini su delfini golosi...
La trama consiste di due vicende apparentemente scollegate che cercano di dare un pochino di sostanza ad idee che più che altro sembrano un pretesto per visitare un’altra reliquia dell’antichità, ovvero Atlantide. Per nessuno scopo, poi, visto che la visita si rivela totalmente inutile. Anche il titolo è strano…la galera di Obelix? In realtà la galera è di Cesare! Obelix si fa un viaggio o due a bordo della stessa, ma comunque il titolo è “misleading”. Il ritorno di Obelix alla sua forma adulta è un totale Deus Ex Machina e sarebbe potuto essere fatto in mille modi migliori. Non ci sono spiegazioni, non c’è causalità, Obelix diventa adulto di nuovo all’improviso quando Asterix è in pericolo e…e basta. Non viene neanche spiegato da niente da Panoramix. Si poteva fare davvero mille volte meglio. Così invece la trama sa di banale e incompleto. Nessun personaggio secondario è davvero degno di nota, nè l’ammiraglio della flotta romana (infine trasformato in granito per overdose di pozione magica a sua volta, per qualche motivo altrettanto strano), nè Spartakis, ovvio riverimento a Spartaco di Kirk Douglas. I disegni sono belli, come sempre, ma senza una trama decente da sfondo ai disegni, c’è poco per cui essere felici. Peccato; Uderzo sembra proprio non essere all’altezza nella narrazione del suo amico defunto.
Voto Personale: 6/10
Brothers: A Tale of Two Sons
(A cura di Alteridan)
Versione giocata: PS3
La categoria dei non-giochi nell’ultimo periodo ha avuto senz’altro un boom, complice il successo mediatico di titoli come To the Moon o Gone Home. Il titolo di cui vi andrò a parlare fa parte di una particolare sottocategoria dei non-giochi, Brothers: A Tale of Two Sons è uno di quei non-giochi camuffati piuttosto maldestramente in giochi, un titolo in cui al giocatore viene apparentemente dato il controllo sull’azione ma dopo un’analisi un po’ più attenta ci si rende conto che in realtà l’interazione con il medium è quasi inesistente.

Il comparto grafico è molto curato e offre dei paesaggi molto suggestivi.
Il titolo sviluppato dalla software house svedese Starbreeze Studios (The Chronicles of Riddick, The Darkness, Syndicate) narra le vicende di due fratelli, Naiee e Naia, impegnati in un viaggio per recuperare l’acqua dell’Albero della Vita in modo da curare il loro padre malato. Con il suo lineare intreccio narrativo e con il suo essere ambientato in un mondo dalle tinte chiaroscure, Brothers si presenta fin da subito come una sorta di fiaba dalle tinte fosche in pieno stile grimmiano.
Durante il viaggio i due fratelli dovranno far fronte ad avversità di vario tipo: se all’inizio il massimo dei problemi sarà superare un cane a guardia di una fattoria, ben presto la situazione precipiterà e i due si ritroveranno a scappare da una foresta infestata o ad attraversare un campo di battaglia dove due armate di giganti si sono scontrate.

Una tranquilla gita in campagna? La pace del villaggio durerà poco.
La particolarità di questo titolo è il suo sistema di controllo: il gioco ci mette nella posizione di controllare contemporaneamente entrambi i fratelli, ad ognuno è destinato un lato del controller con le levette usate per farli muovere ed i trigger impostati come tasti azione. All’inizio il tutto è spiazzante e purtroppo andando avanti la situazione non migliora: la telecamera si muove spesso cambiando in automatico il punto di vista dell’inquadratura, ne consegue che bisogna aggiustare spesso il movimento dei ragazzi, come se non bastasse il più delle volte i controlli rispondono in maniera imprecisa rendendo l’avventura piuttosto frustrante.

La quiete della foresta non lascia presagire nulla di buono.
All’inizio di questo articolo ho detto che Brothers è un non-gioco travestito da gioco, questo perché l’interattività con gli ambienti è limitata ai soli elementi dei pochi enigmi sparsi lungo il tragitto che separa i fratelli dalla meta, enigmi di una semplicità disarmante la cui unica difficoltà risiede nel sistema di controllo dei protagonisti. Come se non bastasse il tragitto altro non è che un corridoio neanche tanto lungo (l’avventura si conclude in massimo due ore) con alcune piccolissime deviazioni che rivelano piccoli segreti nascosti in maniera goffa.
Brothers: A Tale of Two Sons è un titolo la cui unica innovazione è rappresentata da un sistema di controllo senza dubbio particolare ma realizzato male e implementato peggio. La trama prende molti elementi delle fiabe dei fratelli Grimm riservando alcuni momenti interessanti e a volte toccanti ma che purtroppo non riesce a salvare un’opera mal concepita. Brothers va preso come un’esperienza molto più simile ad un film che ad un videogioco, con l’unica differenza che per visionare un film non serve torcersi i pollici sulle levette di un controller e al cinema non chiedono certo 15 euro per il biglietto.
Voto personale: 5,5/10
O-Culus
(A cura di Wise Yuri)
Un’eccezione quella d’oggi, visto che recensisco un film horror fuori dal Grind Café. E lo faccio per il bene della rubrica, perché preferisco dare risalto a roba come Zombi 4 rispetto a questo film. E perché vi meritate di condividere con me un po’ di dolore, giusto un po’.
Diretto da Mike Flanagan, Oculus racconta la storia di una famiglia e di uno specchio malvagio che entra nella loro vita e la rovina… Anni dopo, il fratello esce da un istituto di sanità mentale e si ricongiunge con la sorella, che crede nel fatto che la tragedia accadutagli non sia casuale, ma messa in atto realmente da questo sibillino specchio capace di possedere ed influenzare le persone, e la sorella vuole affrontarlo. Od almeno, questa é la premessa e quello che siete inizialmente portati a pensare…
E non lo dico per non andare in territorio spoiler, ma perché questo é un film di guano, ma una diversa varietà di guano: non la tipica cazzata slasher, ma quella che pensa di essere artistica o risultare complicata, ma che é solo un confusionario ammasso di cose, il tipico “agitare le chiavi in faccia”, che a conti fatti é di una banalità estrema e non ha un cazzo di senso.
Il tipo di merda in cui venite portati a pensare una cosa per buona metà del film, e venite confusi con un montaggio che parte con l’idea di tenervi incerti su cosa e vero e cosa non lo è, ma esagera e caga talmente fuori dal vaso con eccessivi ed asfissianti paralleli tra presente e passato che nulla ha più un briciolo di senso o logica interna. Ed il finale é prevedibile e stupido, lasciando lo spettatore con due possibili finali, entrambi ugualmente stupidi od ovvi, che comunque rendono quasi inutile un buon 60 % del film, ed in ogni caso sono finali che suonano come un “fottiti” rivolto contro lo spettatore.
Una cosa é tenere in forse lo spettatore, non dargli mai ovvie certezze e tenerlo incuriosito su cosa accadrà, una cosa é questo borioso e confusionario (per nessun fine oltre a quello di confondere lo spettatore e non dare mai una soddisfacente risoluzione di nulla). Ma d’altronde è anche il tipo di film in cui gli attori si “tirano addosso” lo script e la premessa e vi dite “Sai cosa, questo è stupido”, ed i dialoghi sono spesso bruttini e risibili, fanno sghignazzare, ma non è una commedia, questa. Potete ricercare un significato scavando, ma oltre la banalissima tematica dello specchio che riflette le nostre paure, non c’è nulla.
Ho qualcosa di positivo da dire sul film, dopo tre paragrafi in cui mi esibisco in un lancio di feci come un provetto babbuino? Sì. I valori di produzione sono sicuramente più alti di quelli recensiti in 3 numeri di grind cafè, messi assieme, c’è una buona scenografia ed il doppiaggio italiano è competente. Il cast è una mixed bag: i due protagonisti fratello e sorella sono interpretati da due attori giovani ma cani (attenzione allo sbatti-ciglia selvaggio di lei che non si ricorda le battute), ma gli altri attori adulti sono buoni e gli attori bambini che interpretano i fratelli nel flashback in cui sono bambini sono molto bravi, ampiamente meglio degli attori protagonisti giovani. Ed alcune scene sono horror nel vero senso della parola, peccato che poco influiscano globalmente, e siano ampiamente superate in numero da altre subdole quanto uno speciale di Halloween di Scooby-Doo.
Commento Finale
Oculus é un horror borioso, noioso e pure confusionario solo per il gusto di irritarvi e nascondere dietro un dito la sua incredibile banalità, il tipo di film che non vi da mai una risposta certa ma non per il vostro bene, per tenervi incerti sull’esito e creare mistero, ma per agitarvi le chiavi in faccia, ogni tanto tirandovi un coppino e facendovi girare su voi stessi, nel tentativo di stordire lo spettatore e nascondere il vero sé stesso. A ciò aggiungete uno script dozzinale ed un po’ risibile ed attori che sono una mixed bag, un finale “fottiti” che fa venir voglia di prendere a cazzotti il regista, e film stupido per film stupido, avrei preferito che fosse uno slasher dozzinale in cui un ciccione con una maschera da Nixon andava in giro ad ammazzare adolescenti con una motosega. Almeno mi sarei divertito un pò, invece di rivolere i miei 3 euro indietro.
Ci vediamo tra meno di una settimana!
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