Benvenuti alla nuova rubrica del Checkpoint Cafè, per recensioni rapide e cremose, se volete saperne di più date un’occhiata alla nuova pagina EXPRESSO. Detto ciò, buona lettura!

Siete pronti per vedere un’altro film di fantascienza di serie B pretenzioso, con belle visuali, idee interessanti e poco altro?
Allora siete pronti per Lucy, che ha una premessa interessante e tocca il tema altrettanto interessante della neuroscienza, e chiede “cosa succederebbe a sbloccare il 100 % del potenziale contenuto nel cervello umano?” La risposta a tutto questo è un altro film di fantascienza che purtroppo sa di già visto e già fatto, con tantissimo build up per un finale stupido ed onestamente risibile. I personaggi sono poco più di macchiette e Lucy stessa – che è al centro del film – non è chissacosa, trasformandosi da stupidotta studentessa ad una specie di superumano da fare invidia anche a Tetsuo, una cyber-divinità priva di emozioni che controlla spazio e tempo con lo swipe da smarthphone.
La premessa vede Lucy incastrata per errore in un giro di contrabbando di una nuova droga sintetica. Quando uno scagnozzo la colpisce nello stomaco, la busta di droga si apre e le finisce in circolo, permettendole di sbloccare sempre di più il suo potenziale cerebrale, passando da super-riflessi alla psicocinesi, etc. Non c’è molto altro a livello di trama, onestamente è quasi tutta nel trailer.
Non è un brutto film, è girato discretamente ed è molto scorrevole, con un ritmo tutt’altro che lento, ma è un’altra di quelle pellicole che si crogiolano nel proprio stile, con dialoghi che non si fanno troppo problemi a buttarsi sul pretenzioso o martellarvi il solito concetto più volte, anche quando non necessario, si è visto molto di peggio a riguardo ma non cambia il “narcisismo” del film per sé stesso. Nel complesso, è ok, godibile, ma un’altra mediocre (e poco più) pellicola action/scifi di serie B che cerca di vendersi come complessa e profonda quando davvero è molto sempliciotta.
