The Weakly Hobbyt #169

The Weakly Hobbyt #169

Un sacco di articoli e recensioni fresche in questo numero, dopo quella di Super Smash Bros. For 3DS, questa settimana abbiamo il ritorno della strega più esibizionista del mondo videoludico con Bayonetta 2, la nuova interpretazione Universal del celeberrimo vampiro Dracula Untold, e l’ opera sci-fi di Christopher Nolan appena uscita nei cinema nostrani, il noto Interstellar, oltre al 2D shooter Luftraisers. Buona lettura di uno dei nostri numeri più “freschi di frigo” di sempre, e preparatevi a togliere le decorazioni di Halloween con quelle di Yuletide, ovviamente. ;D

So Sexy Witch 2

(A cura di Wise Yuri)

bayonetta 2

Per prima cosa, mi scuso se la recensione arriva in ritardo, incolpate in parte Amazon, ma in ogni caso ecco a voi la recensione dell’attesissimo Bayonetta 2, uno dei titoli che mi ha fatto comprare un Wii U, ed una delle uscite più attese in assoluto della stagione.

Per la cronaca, questa è la recensione della versione base di Bayonetta 2, non del bundle che comprende la versione Wii U anche del primo Bayonetta o della limited, e se come me possiedete la versione 360 o PS3 dell’originale Bayonetta non c’è un vero motivo di recuperare anche questa versione, almeno da quanto sono riuscito a capire/vedere ha solo un comparto grafico leggermente rivisto, oltre ai costumi Nintendo e l’opzione per i controlli touch/assistiti di Bayonetta 2, ma ha senso visto che il bundle è per chi non ha giocato (o potuto giocare) la versione originale.

Come storia, Bayonetta 2 continua la storia del primo e vede Jeanne e Bayonetta continuare con la solita routine di angelicidio quando Jeanne salva in extremis Bayonetta da un attacco, il che però fa uscire la sua anima che viene subito portata all’inferno. Con alcune informazioni ottenute dal losco e sfortunato Enzo, Bayonetta cerca un modo per entrare letteralmente all’Inferno e recuperare l’anima di Jeanne prima che sia troppo tardi per ricongiungerla al corpo. La trama è piacevole e ci sono alcune new entry a livello di personaggi e maggiori informazioni sul mondo di gioco ed i retroscena delle vicende (anche del primo Bayonetta) ma come l’originale, il tono è assolutamente folle e sopra le righe, per darvi un’idea uno dei filmati iniziali del gioco vede un demone vestito da babbo natale viaggiare in macchina con un tizio italo-americano che parla in stile Joe Pesci, mentre Bayonetta stessa cambia la traiettoria di un jet a piena velocità con un calcio. È tutto quello che dovete sapere, davvero. XD

A livello di gameplay Bayonetta 2 non cambia di per sé molte carte in tavola, ed onestamente non vedo motivo di applicare la regola del “se non è rotto non cambiarlo” quando il tuo gioco ha che quello che è pressapoco il miglior combat system che ho mai visto per questo tipo di gioco, con una fluidità, ritmo e possibilità di attaccare in qualsiasi situazione, il tutto in maniera estremamente stilosa, che non è propriamente “originale” in quanto “pesantemente ispirato” da quello di Devil May Cry stess, con la stessa combinazione di armi da taglio e fuoco (anche se Bayonetta usa i ritardi d’input per le combo molto più spesso), ma “dopato” parecchio e reso ancora più stiloso e frenetico, senza perdere l’aspetto tecnico. Una particolarità della serie che ovviamente ritorna qui è la possibilità di equipaggiare sia le braccia sia le gambe con armi da fuoco e da taglio, e potete usare le pistole anche durante l’esecuzione di una combo, per esempio colpendo il nemico con il tasto del calcio e tenendolo premuto sparandogli con la pistola/arma da fuoco equipaggiata al tacco di Bayonetta, e sperimentare varianti equipaggiando solo armi da fuoco o solo da taglio a braccia e gambe, ma in quest’ultimo caso dovete prima comprare una versione extra dell’arma  nel negozio.

bayonetta 2 alraune

Ovviamente ritorna l’essenziale Sabbat Temporale, ovvero schivando un colpo all’ultimo secondo attivate un breve periodo in cui i nemici sono “congelati” ed indifesi, il che può sembrare un abilità “troppo utile” capace di rompere l’equilibrio di gioco, ma non è questo il caso, visto che i nemici sanno il fatto loro anche a Normale e superati i capitoli iniziali capirete che è quasi essenziale vista l’IA nemica che più procedete nel gioco migliora, ed ovviamente il fiore all’occhiello sono le toste e iper-frenetiche boss battle, i ragazzi di Platinum Games non deludono per niente al riguardo.

Nonostante questo, avrei gradito ancora di più se il Sabbat Temporale fosse stato reso un pochino più difficile da eseguire, capisco che serve anche per non rendere le battaglie totalmente incontrollabili in quanto senza sarebbe difficile capire di preciso cosa succede in situazioni concitate , specialmente nelle boss battle in cui il ritmo di gioco è alto ed i nemici attaccano in maniera estremamente rapida, ma specialmente in queste spesso vi trovare a dovere usare questa abilità di continuo per solo danneggiare il boss, e ripetere la cosa in quanto altrimenti il boss vi stronca.

Ma onestamente sono lamentele minori, in quanto anche così questo è discutibilmente uno dei migliori sistemi di combattimento mai visti in titoli del genere, riesce pure a dare un senso ai QTE in quanto premere più volte un pulsante quando appare il prompt aumenta il bonus in denaro ottenuto, dando un motivo per martellare quel pulsante, ed a parte per finire un nemico, non ci sono QTE o cose facilitatorie, e tornando a parlare del Sabbat Temporale per un attimo, dovete imparare a schivare i colpi osservando i nemici e schivare di conseguenza, non ci sono slowdown automatici o punti interrogativi a dirvi che potete schivarlo, se prendete un colpo è solo colpa vostra, i controlli sono perfettamente responsivi e fluidi, e spammare la schivata non aiuta davvero, specialmente nei livelli avanzati.

Sebbene ai fan più sfegatati del genere possa non bastare la difficoltà Normale, per un buon 90 % dei giocatori basterà ed avanzerà di parecchio, visto poi che rispetto ad altri titoli del genere, qui (come in pressapoco tutti i titoli di Platinum Games) Normale è davvero un setting di difficoltà equilibrato, con una crescente e ben calibrata curva di difficoltà che non vi iper-facilita tutto ma non è neanche iper-masochistico. Ed avendo l’opzione per cambiare la difficoltà quando volete non ci sono lamentele. Anche se la scelta migliore per giocare titoli del genere rimane un controller normale onestamente il semplice gamepad fa un’ottimo lavoro, non avete davvero bisogno di usare il Wii U Pro Controller (che è ovviamente supportato) ne ve ne verrà giocando. C’è anche un opzione per giocare usando Wiimote e il Classic Controller per Wii, ma non l’ho provata. Parlando di controlli, una novità è lo schema di controllo touch per il Gamepad, che come immaginabile ipersemplifica il tutto, anche troppo in quanto automatizza troppo, ma non mi aspettavo qualcosa di diverso, il mio consiglio è disattivare l’opzione subito, od ignorarla del tutto.

Bayonetta 2 aumenta il numero di armi a disposizione, introducendone di nuove e permettendovi di giocare come meglio preferite sperimentando le varie combinazioni di armi vostre, in congiunzione a quelle usabili che potete ottenere dai nemici sconfitti con l’Attacco Torturante (una finisher che costa magia), e con l’estrema varietà di nemici continuamente messivi di fronte, è un piacere vedere cosa potete strappargli ed usare per fare un bel tritato di angelo o demone.

Bayonetta 2 up up and up

Alcuni nemici potete pure usargli, tipo l’angelo a forma di lama volante ed il centauro con martello che potete cavalcare quando appare l’opzione per aiutarvi a combattere altri nemici, o punire certi nemici grandi una volta storditi. A questo proposito, oltre ad un’ottima varietà di unità angeliche (con molte nuove entrate), in questo seguito combatterete anche contro molti demoni, che hanno un superbo design sul bio-meccanico, un perfetto contrasto a quello statuario degli angeli. Il boss finale molti dicono che poteva essere meglio…. ed è vero, poteva essere meglio, ma è comunque buono/ottimo, ed in generale i boss sono tosti, soddisfacenti e vi offrono una bella sfida, il punto alto è senza dubbio la lotta contro il Saggio di Lumen.

La maggiore novità a livello di gameplay sono le sezioni subacquee ed i combattimenti aerei, oltre a sezioni su veicoli e simili mezzi che offrono sempre qualcosa di nuovo ad ogni livello, e sono inserite molto bene, mantenendo il ritmo sempre alto ed aiutando la varietà, allontanando la sensazione di monotonia e ripetitività che è insita in questo genere di videogames, ed è una buona varietà, non varietà per il gusto di averla ma senza cura nelle sezioni alternative.

Tecnicamente non ho molto da dire che non possiate aspettarvi, ovvero che il gioco offre un’ottimo comparto grafico (come vi potreste aspettare da una release di tardo 2014 su Wii U), con un design dei personaggi e nemici folle e superbo, una colonna sonora accattivante e stilosa stavolta più tendente al jazz ma con molte tracce epico/apocalittiche, l’eccelso doppiaggio inglese con il solito cast del primo Bayonetta (e l’opzione per il doppiaggio giapponese con il cast già sentito nel film Bayonetta: Bloody Fate) e cosa importante, il tutto gira a 60 fps perfetti, nessun “singhiozzo” del motore di gioco, perfetto e fluido (anche se giocando sul gamepad a volte il segnale “schizza” per uno due secondi massimo, ma solo sul gamepad).

A livello di longevità, la modalità Storia dura 8 ore, che possono sembrare un passo indietro dalle 12 del primo, ma non temete, perchè ancora più del primo, sono 8 ore per finire il gioco e basta senza stare dietro al discreto numero di collezionabili e sezioni nascoste che potete mancare non esplorando tutto nei livelli, con un maggior numero di sfide extra (le Missioni Segrete di Devil May Cry in pratica) sparse in quantità nei livelli, ed una volta finito il capitolo conclusivo, ci sono 5 capitoli in stile arena tosti in cui dovete superare molti nemici in una piccola arena e potete curarvi solo con l’oggetto curativo che ottenete completando un’ondata, tutto senza poter morire. C’è un sacco di roba per cui tornare a giocare, tipo armi extra che richiedono maggiore esplorazione dei livelli in quanto dovete trovare pezzi di vinili, completarne uno e portarlo al negozio per sbloccare un’arma (un peccato che se non lo sapete eviterete od ignorete alcune battaglie opzionali e stanze-sfida che possono darvi gli LP).

Il solo fatto che questa immagine è presa dall'intro dovrebbe darvi idea di come il gioco non abbia nessuna intenzione di prendersi veramente sul serio, e meno male. XD

Il solo fatto che questa immagine è presa dall’intro dovrebbe darvi idea di come il gioco non abbia nessuna intenzione di prendersi veramente sul serio, e meno male. XD

Senza parlare dei molti accessori che se equipaggiati modificano il vostro modo di combattere, ed a questo riguardo è impossibile non parlare di una delle cose più pubblicizzate di Bayonetta 2, ovvero si costumi a tema Nintendo, che oltre ad un cambiamento cosmetico (le aureole diventano rupie e monete a seconda del costume ed effetti sonori conosciuti vengono usati) hanno utilità pratica e modificano il gameplay, per esempio con il costume di Samus potete caricare il colpo d’arma fuoco con il Braccio Cannone e lo scatto vi trasforma in una morfosfera, e mentre siete in questa forma potete saltare lasciando bombe morfosfera ad ogni salto, ed il costume di Link addirittura vi permette di parare i colpi nemici muovendo con il giusto tempismo l’analogico nella direzione dell’attacco nemico (in maniera non dissimile da Metal Gear Rising: Revengeance).

Il gioco utilizza anche Miiverse ma in maniera semplice, ovvero come in altri titoli potete pubblicare uno screenshot con allegato testo o disegno, e prendendo i corvi che vedete nella modalità storia sbloccate dei timbri esclusivi per Miiverse.

Oltre alla campagna principale, Bayonetta 2 offre una modalità cooperativa online per due giocatori denominata Doppia Apoteosi, che è un leggermente bizzarro mix di cooperativa e competitiva, in quanto sì combattete assieme contro nemici e potete salvare l’altro giocatore da uno stato critico (e dovete visto che perdere una singola lotta vi farà ricominciare il match da capo), ma allo stesso tempo è una gara a chi fa più punti. La struttura è molto semplice, in quanto voi ed un altro giocatore scegliete una carta da quelle ottenute giocando in modalità storia, ogni carta corrisponde ad un certo tipo di nemico tra angeli e demoni da sconfiggere in un arena, e per completare un match dovete vincere 6 round/carte. Per aggiungere un po’ di pepe al tutto, se volete potete scommettere aumentando il moltiplicatore delle aureole vinte a fine di ogni round, e più aumentate il moltiplicatore, più difficile sarà la battaglia, se volete un bel gruzzolo dovete guadagnarvelo. In questa modalità potete giocare anche con altri personaggi come Jeanne e Rodin, ma prima dovete sbloccarli.

Potrebbe essere migliorata, per esempio sarebbe comodo poter fare match con soli 3 round invece di 6 od inserendo nemici extra che non vedete in modalità storia, ma non penso che vada dismissa come molti fanno, è una gradita aggiunta ed apprezzo quando i beat ‘em up moderni provano ad offrire un multigiocatore sensato, visto che ormai sono esperienze single player e la co-op sembra una cosa del passato. Cosa gradita è che potete giocare anche con la CPU (cosa che sarà utile più avanti quando questa modalità probabilmente non avrà il discreto numero di persone che ha ora a giocarci) mentre aspettate che qualcuno si colleghi per giocare, in stile lobby da picchiaduro,e potete anche chiedere richieste di amicizia agli altri giocatori.

Commento Finale

bayonetta 2 cast

Bayonetta 2 non rivoluziona il genere o cerca di cambiare molto dal precedessore, ma diavolo se pure questo è un’eccelso beat ‘em up (tra i migliori se non il migliore del genere) ed un ottimo sequel che rifinisce il già spettacolare, immediato ed estremamente fluido combat system del precedente, aggiungendo pure una maggiore varietà con sezioni aeree, subacquee ed altro, il tutto ad un ritmo davvero al fulmicotone e con una varietà superba di nemici e boss tosti, il tutto contornato da una gradevola storia anch’essa folle, sopra le righe, e fiera di essere tale.

Nonostante la campagna principale sia meno lunga di quella del primo Bayonetta, di sicuro non mancano extra, ancor più di prima ci sono armi da sbloccare per seminare ancora più distruzione con stile, stanze-sfida che testeranno la vostra abilità, collezionabili ad incitare l’esplorazione dei livelli, accessori e costumi speciali Nintendo che non offrono solo cambiamenti estetici ma modificano il gameplay offrendo ulteriori opzioni di personalizzazione, oltre alla gradevole modalità cooperativa-competitiva online.

L’unica pecca è che poteva essere un capolavoro davvero (considerato il team dietro poteva davvero essere ancora meglio, sono personalmente un po’ deluso ma è una delle migliori delusioni videoludiche del 2014, per così dire 😀 ), ma anche così è eccelso ed un must buy per gli appassionati dei giochi d’azione, ed uno dei pochi che anche chi non ama il genere dovrebbe provare.

Voto Finale: 9 su 10.

 

Dracula Rising: Revengeance

(A cura di Wise Yuri)

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É stagione di mostri e quindi è anche tempo di film horror basati su personaggi immortali, e non si scappa dai vampiri, specialmente da Dracula. Non nell’industria hollywoodiana, almeno, ed in quanto caso la Universal ci offre una nuovo film sul vampiro più famoso al mondo, diretto da Gary Shore, ma lo fa in maniera diversa da quanto potreste aspettarvi.

ATTENZIONE: SPOILERS MEDIO-BASSI.

Invece di un adattamento più o meno fedele del romanzo di Bram Stoker, Dracula Untold (noto prima come Dracula Year Zero) ha un taglio molto diverso, in quanto ha come centro della vicenda Vlad III, meglio noto come l’Impalatore, la figura storica che fu ispirazione per il romanzo originale di Stoker, ovviamente non con la pretesa di fare una biopic fedele. 🙂

Vlad è qui un principe transilvano con un oscuro passato che ha seppellito per governare la sua gente in un regno di pace, ma presto il re turco gli impone di donargli 1000 giovani per addestrargli come soldati fin da tenera età e rinforzare le fila dell’esercito, e tra questi c’è anche suo figlio. Vlad invece di assecondare la richiesta e fare un sacrificio enorme per proteggere il suo popolo, decide di non piegarsi ai turchi e di proteggere il suo popolo e famiglia. Per fare ciò si trova costretto a chiedere l’aiuto di un vampiro e diventare un mostro a sua volta, ed infine diventare il Dracula noto a tutti.

Ed apprezzo la scelta di tentare qualcosa di un po’ diverso, di unire il Dracula entrato ormai nella cultura popolare grazie al romanzo di Stoker alla figura storica della vera persona che ha ispirato il vampiro con la V maiuscola (o la D, per i pignoli), e de facto Dracula Untold è più un melodramma horror, più sul personaggio di Vlad in conflitto tra il suo dovere di principe e la sua famiglia, ed onestamente il set-up e le motivazioni ci sono. La prima parte (fino alla metà del secondo atto, circa) è buona, ma il film incomincia a “deteriorarsi” paradossalmente quando l’elemento horror-fantasy si fa più preminente, pressapoco quando Dracula (non è uno spoiler perchè qualunque sinapsi e trailer faceva intendere o vedere che sarebbe successo) stringe il patto con un vampiro maledetto ad abitare per l’eternità una caverna, bevendo il suo sangue e con una regola, ovvero che se entro 3 giorni non avrà assalito umani – resistendo ai suoi impulsi – il suo vampirismo cesserà ed avrà salvato il suo popolo, oltre alla sua anima.

Problema è che il Dracula/Vlad qui dipinto è pressapoco un antico membro degli Avengers, ed a tratti vi sembra che qualcuno abbia messo in un pentolone un film horror, un melodramma ed un superhero movie, perchè quando Dracula usa le abilità tipiche dei vampiri (vista e sensi espansi, velocità incredibile e la possibilità di trasformarsi in uno stormo di pipistrelli) lo fa come un supereroe Marvel. A parte questo notabile e comunque non dismissibile walzer tra toni diversi, il film soffre anche dalla presenza di momenti davvero stupidi, come la marcia turca contro il monastero in cui Vlad si è rifugiato, più che altro il modo in cui la marcia avviene (non vi dico tutto perchè è stupido), o gli ovvi momenti drammatici che ci devono essere per contratto anche quando sono stupidi o superflui, come quando scoprono che Vlad è diventato un mostro ed all’improvviso cercando di ammazzarlo incitati da un prete, questo DOPO che la voce che Vlad sia diventato un mostro è già ampiamente girata e molti soldati lo hanno visto trucidare 1000 uomini da solo sul campo di battaglia sotto il castello in cui abitano….quindi non è che questa ecatombe spettacolare fosse stata compiuta in un altro paese, ma proprio sotto i loro occhi, dovevano aspettare il prete per capire che Vlad forse ha subito un power-up?

Il vampiro originale, che purtroppo non è un personaggio molto interessante quanto poteva.

Il vampiro maestro, che purtroppo non è un personaggio molto interessante quanto poteva.

Ed altri momenti in cui gli attori sembrano divertiti dai dialoghi e dalla situazione un po’ ridicola in cui si trovano (anche quando non dovrebbero), o in cui esagerano ed alcuni momenti drammatici diventano ridicoli e risibili, come il figlio di Vlad che si esibisce in “NOOOOH!1” dozzinali che vi permettono quasi di vedergli le tonsille, o personaggi come l’auto-proclamatosi servo di Dracula che appare dal nulla per donare a Vlad il suo sangue, che esiste (immagino) perchè nel romanzo di Stoker c’era Rentfield, appunto il servo di Dracula assoggettato al suo volere, ma in questo contesto è forzato e serve solo come deus ex machina/macguffin verso la fine. Sommate a questo scene d’azione davvero fumettose (e Dracula che controlla i pipistrelli e da forme allo stormo che mi dà vibrazioni anime-sche) e spettacolari, oltre al limite di 3 giorni, ed è difficile negare che questo film sia un po’ sopra le righe – le sue stesse righe a volte – e si perda un po’ strada.

Ma nonostante tutto, ad equilibrare le parti risibili od un po’ ridicole del tutto ci sono momenti melodrammatici che funzionano e vi trasmettono bene le emozioni di Vlad costretto a vivere come un mostro tra le sue genti per proteggerle, ed a resistere alla tentazione di saziare la sua sete di sangue, e le scene d’azione in generale sono soddisfacenti e spettacolari, intrattengono eccome anche se non hanno molto “senso”, ed in generale ci sono altrettanti momenti in cui il film funziona e non funziona benissimo.

Stavo per dire che alcune cose non tornano, ma ripensandoci i grossi buchi che ci potevano essere, i classici plot point messi lì e poi non seguiti, alla fine si risolvono tutti, e tutte le domande legittime che si potevano fare hanno una risposta, sono quasi sorpreso. Non molto da dire sul lato tecnico, il film si segue molto bene e non ha grossi problemi di ritmo ( “pacing” per gli anglofoni) troppo lento o troppo lento, solo da fare un appunto al montaggio “ipercinetico” visto nella battaglia tra Vlad e 1000 soldati, con tagli “turbo” che rendono un pochino difficile capire cosa sta succendendo, ma è una piccolezza.

Se il finale vi confonde o vi sembra ridicolo, c’è un motivo: la Universal ha annunciato che questo sarà il primo dei reboot delle serie classiche (reboot di cui si parla da un po’, il primo doveva essere quella de La Mummia, quella del 1931, non quella con Fraiser), e che hanno intenzione di fare un universo condiviso e praticamente copiare quanto fatto dalla Marvel con tanti film che portano poi ad un cross-over, il che non è novità visto che la monster mash era popolarissima negli anni ’40.

Questo però l’ho scoperto dopo, visto che c’era un clip dopo i crediti (ricorda qualcosa) che doveva far intendere qualcosa del genere, e non sono rimasto in sala abbastanza a lungo.

C’è da vedere però se questo sequel bait andrà da qualche parte, questo primo exploit è tutt’altro che eccelso, e sembra più un polpettone fatto basandosi su ricerche di marketing, del tipo “ai ragazzi oggigiorno piacciono i film sui supereroi, date a Dracula la possibilità di usare il bankai, diventare grosso e verde o qualcosa del genere”.

Commento Finale

I'M BATMAN.

I’M BATMAN.

Dracula Untold nel senso “ci siamo inventati una storia basandoci vagamente sulla figura di Vlad Tepes”, il che onestamente è una scelta sensata (oltre ad essere il romanzo stesso vagamente ispirato alla suddetta figura storica), in generale tutti gli adattamenti filmici del romanzo di Stoker presentano un discreto numero di differenze rispetto alla fonte, ma fa piacere vedere che in questo caso è stato fatto qualcosa di diverso. Qui il focus è sul personaggio di Vlad Tepes, un principe transilvano con un orribile ed oscuro passato ma che ora gode e vuole la pace per il suo popolo, una pace interdetta da una richiesta di 1000 giovani in tributo all’esercito del re turco, che Vlad rifiuta per amore della sua famiglia e popolo, ma per difenderlo dai turchi è costretto a diventare il mostro noto come Dracula.

La premessa non è male, ma il problema è che a conti fatti abbiamo un polpettone di melodramma, horror e superhero movie, con un cambio di tono e stile notabile tra un dramma storico ed un action horror in cui Dracula spazza via da solo migliaia di soldati, e con un finale sequel bait che dovrebbe aprire la strada ad altri reboot dei mostri Universal legati tra loro in maniera identica a quanto fatto dalla Marvel, probabilmente per poi rispolverare il monster mash anni ’40 (il che potrebbe non essere una cosa poi davvero brutta…).

Nel complesso è guardabile, ok, non del tutto superfluo in quanto per ogni cosa stupida o un po’ troppo sopra le righe ci sono momenti drammatici riusciti e scene d’azione soddisfacenti e spettacolari, con buoni valori di produzione e buoni/ottimi effetti speciali il più delle volte, ma nulla di speciale davvero, sarebbe stato decente (e qualcosa di più) se lo script fosse stato meno colmo di clichè od il cast migliore, un peccato. Può valere la visione se non altro per curiosità su questa interpretazione di Dracula e questo mix di generi, ma non vi incito a correre al cinema a vederlo. Un eventuale seguito potrebbe migliorare questa formula, ma questo è tutto da vedere, come sempre.

Voto Finale: 5,5 su 10

Interstellar

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(A cura di CapRichard)

 Interstellar. Il film che i fan di 2001: Odissea nello spazio volevano che fosse un nuovo 2001 e che i fan di Nolan volevano che fosse un nuovo 2001. Purtroppo non è andata così ed onestamente, non abbiamo bisogno di un 2001, anche se ci sono vari richiami al capolavoro di Kubrick sparsi nella pellicola, sia visivamente che tematicamente.

Io adoro la science fiction. Adoro film su viaggi spaziali pseudo realistici, dove l’uomo deve confrontarsi con la vastità e pericolosità del cosmo. Interstellar prende questi due temi, li rende parte centrale del film e poi arriva a decadere andando verso il finale. Ma andiamo con ordine.

La storia è ambientata in un futuro della Terra, dove un fungo misterioso sta distruggendo ogni pianta che usiamo per sfamarci e l’intera popolazione mondiale è ridotta a numeri infimi e sono diventati tutti agricoltori, nella speranza di produrre più cibo possibile. A questo si aggiungono tempeste di sabbia costanti e ricorrenti ovunque. Il protagonista, Cooper, è un ingegnere e pilota della NASA che ha dovuto abbandonare il suo lavoro quando il mondo è regredito ad una società agricola. L’inizio del film è speso ad esplorare la sua vita quotidiana, costretto a fare un lavoro che non gli piace, a crescere due figli da vedovo, in un mondo oramai che non può più sostenere la vita umana.

In questa prima parte è evidente come l’apatia tecnologica e l’incapacità dell’uomo di guardare al cielo, verso nuovi orizzonti è quello che ci sta davvero uccidendo. Ma non tutto è perduto e Cooper riesce ad entrare in contatto con i resti della NASA che sta organizzando una spedizione attraverso un Whormhole, un buco nel tessuto spaziotempo, alla ricerca di nuovi mondi abitabili dove ricominciare.

La rigidezza scientifica con la quale è realizzata tutta la parte di esplorazione spaziale è qualcosa che raramente si vede in un film. Tutti i fenomeni spaziali che i protagonisti incontrano sono modellati in modo accurato da un simulatore fisico, invece di essere semplicemente fatti per stupire il pubblico. Questo fa si che ogni vista è forse poco spettacolare, ma non meno terrificante. Buona parte del film gira intorno ad un grandissimo buco nero e straordinariamente, questo è forse uno dei pochi film che arriva a parlare degli effetti della relatività nei viaggi spaziali ed i suoi effetti, con il passaggio del tempo che varia in base alla distanza dalla singolarità. La solennità, il sapiente uso del silenzio nel vuoto spaziale e l’ottima regia rendono il viaggio una goduria per gli occhi. Inoltre è pieno di chicche per gli appassionati del genere, come una scena dove i protagonisti devono ruotare a 67 giri al minuto, stessa velocità di rotazione della capsula Genesi 8 nel 1966.

Puro colpo di genio sono i compagni robotici dei protagonisti, con personalità azzeccate e forma originale ed innovativa.

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I problemi che ha questo film sono principalmente 3: la lentezza, l’accostamento di tematiche tradizionalmente opposte e le linee narrative inutili.

Con una durata di 169 minuti, si ha la sensazione che molte linee narrative sono messe lì giusto per, quasi per obbligo di aderire a dei cliché o per allungare il brodo. Senza andare in territorio spoiler, ci saranno almeno un paio di momenti che sono superflui alla narrativa generale, con risoluzioni veloci e scontate e velate di stupidità. Perché sono state inserite nel film? Queste scene inutili si trovano perlopiù nel 2° e 3° atto del film ed effettivamente non aiutano il finale a prendere la velocità necessaria. L’altro problema, che è strettamente personale, è legato alle tematiche trattate. Il film parte, continua e finisce con un’impostazione altamente scientifica, con tanto di spiegazioni sparse, che aiutano a rendere tutto ciò che si vede su schermo plausibile. Purtroppo nel finale si arriva ad una conclusione dove grandezze tipicamente metafisiche e psicologiche vengono accostate a grandezze scientifiche e considerate pilastri della formazione dell’universo. Se l’idea può sembrare romantica sotto certi punti di vista, personalmente ho trovato che stona tantissimo con il resto dell’intelaiatura del film, anche se cercano di razionalizzarla abbastanza bene. Un altro problema non voluto derivante dalla lentezza del film è che lo spettatore ha troppo tempo per pensare al film in corso d’opera e questo causa una telegrafata del “plot twist” al centro della risoluzione fin dall’inizio della pellicola.

Forse queste magasce legate all’aspetto metafisico e psicologico delle persone sono un’indicazione del cambio di regista per il progetto. Originariamente pensato per Spielberg, che sarebbe stato in grado di gestire queste fasi emotive in modo totalmente diverso, si è passati a Nolan successivamente e la sua mente analitica da robot forse non è la cosa più adatta a gestire questi lati più umani del film.

Insomma, alla fine ci troviamo di fronte ad un film con molto potenziale, visivamente impressionante, con una visione scientifica forte e positiva, con le musiche di Zimmer sempre belle potenti anche se in alcune situazioni possono arrivare a stonare, diluito troppo nel tempo e che va a finire in un finale troppo buonista e scontato, che va a cozzare con quanto il film cerca di costruire fino a quel punto. Avrei preferito un po’ più di cattiveria ed un finale più “realista”.

Rimane comunque una pellicola della quale consiglio la visione al cinema, perché la vastità dei suoi scenari semplicemente non può rendere a casa su Blue Ray.

Luftrausers

(A cura di Alteridan)

Versione giocata: PlayStation Vita

Lo ammetto, per me Luftrausers è stato una sorta di inganno. L’ho approcciato non conoscendo nulla del gioco, non avendo letto recensioni varie, e senza aver visto video di gameplay, giusto qualche screenshot di sfuggita su Steam.

Quando è andato a finire tra i giochi dell’abbonamento PlayStation Plus, l’ho approcciato come uno shoot’em up classico, e invece la realtà è che sbagliavo, e anche di molto.

Luftrausers butta subito il giocatore nel bel mezzo di un conflitto imprecisato, facendogli impersonare un Rauser, un aviatore militare incaricato di eliminare, ovviamente da solo, tutte le forze nemiche. Non c’è un tutorial. Non viene spiegato nulla oltre ai comandi di base: la levetta analogica sinistra (o le frecce direzionali) fanno ruotare l’aereo, L o R danno potenza al motore, X serve per sparare. Il resto dobbiamo capirlo da soli.

Va da sé che le prime volte si morirà facilmente, sopraffatti dalle schiaccianti forze nemiche, ma una volta presa la mano e capito che pilotare il velivolo è più facile di quanto sembri, allora inizia il gioco vero e proprio. E se ne capisce anche l’anima.

Le battleship sono molto coriacee e necessiteranno una discreta abilità per essere affondate.

Il cuore pulsante di Luftrausers è quello di uno shooter bidimensionale vecchio stile, ma, invece di mettere il giocatore di fronte a una serie di livelli sequenziali, prende in prestito gli elementi principali di un endless runner a caso. Già perché il livello sarà sempre lo stesso (con qualche variazione sullo spawn dei nemici), a cambiare saranno le missioni che ci verranno affidate alla base: incarichi che all’inizio saranno molto semplici, come eliminare una nave nemica, o raggiungere una soglia minima di punteggio, per poi salire rapidamente in difficoltà. Completando le missioni verranno sbloccati nuovi componenti dell’aeroplano, divisi in tre categorie: armi, fusoliera, e motore.

Il velivolo può essere modificato liberamente, e le combinazioni sono veramente innumerevoli, andando a cambiare drasticamente il funzionamento dell’aeroplano, e di conseguenza lo stile di gioco richiesto per governare al meglio le diverse componenti: una fusoliera capace di assorbire tutti i danni causati dallo scontro con i nemici obbliga a uno stile di gioco più aggressivo, mentre un motore in grado di funzionare anche sott’acqua garantisce un vantaggio tattico non indifferente. La cosa bella è che non esiste una combinazione migliore delle altre: ogni parte dell’aereo ha dei punti di forza e delle debolezze, e sta al giocatore valutare quale si adatta meglio al proprio stile di gioco.

Il menu di personalizzazione del velivolo mostra anche i progressi per lo sblocco di nuove componenti.

A questo punto vi starete chiedendo quale sia lo scopo di Luftrausers. Semplicemente accumulare quanti più punti durante ogni playthrough. Le partite sono mediamente molto brevi, parliamo di un paio di minuti ciascuna, dipende da quanto siete bravi a schivare i proiettili (e nelle fasi avanzate Luftrausers non ha nulla da invidiare a shooter del genere “bullet hell”).

Non mancano naturalmente modalità di gioco alternative, o la possibilità di sbloccare palette cromatiche aggiuntive per variare da quel seppia base che accompagnerà il giocatore sin dalla prima partita. Una parola di riguardo merita l’azzeccatissima colonna sonora: una serie di marce militari elettroniche, con sonorità che ricordano l’epoca a 8bit, che riescono a immergere il giocatore nell’atmosfera di un conflitto bellico.

Alcune palette cromatiche aumentano anche il livello di sfida.

In conclusione, Luftrausers è un gioco che può trarre in inganno all’inizio, ma una volta comprese le dinamiche di gioco si scopre che è molto più profondo di quanto possa sembrare all’inizio. La struttura di gioco si presta particolarmente a partite “mordi e fuggi”, riuscendo a occupare i tempi morti che inevitabilmente si accumulano nel corso di una giornata. Per questo motivo è un titolo che si adatta alla perfezione al gioco su console portatile: Luftrausers è immediato, è divertente, è profondo, e garantisce una rigiocabilità estremamente elevata.

Voto personale: 8/10

Sperando di ritrovarvi al bancone, vi ringraziamo e vi rimandiamo a settimana prossima per il prossimo numero, ancora prima per altre recensioni ed articoli. 😀

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