Captain Toad: Treasure Tracker, Léon, The Wolf Among Us e Driveclub sono le portate di questo Weakly Hobbyt di metà gennaio, e senza altri indugi, vi lasciamo alla loro lettura finchè sono ancora caldi! Enjoy!
Treasure Tracking, ACTIVATE!
(A cura di Wise Yuri)
Più del semplice fatto che la Nintendo annunciò così di punto in bianco uno spin-off basato su livelli bonus di Super Mario 3D World, mi sorprese il fatto che non fu un titolo previsto solo per la distribuzione digitale, ma annunciato in formato fisico a prezzo pieno.
Anche se nel frattempo il prezzo è stato abbassato dai 60 euro standard a 40 (il che forse è stata correzione più che sensata, spiegherò dopo il perchè), mi stupisce ancora il fatto che la Nintendo l’abbia fatto davvero questo spin-off, e non lo dico come critica, perchè ho adorato i livelli con Capitano Toad in Super Mario 3D World, sul serio, e la prospettiva di avere un intero titolo in quel modo mi piaceva, eccome.
Per chiunque non abbia giocato Super Mario 3D World (in tal caso rimediate subito), i livelli con Capitano Toad in quel gioco erano caratterizzati e distinti dal fatto che Toad non poteva saltare ed era praticamente indifeso, e quindi il tutto era impostato più come un puzzle game, con forte enfasi sul ruotare la visuale dell’intero livello, al fine di vedere tutti gli affranti e piattaforme e capire come usarle per sopperire alla mancanza del salto. Qui essenzialmente le basi rimangono uguali, Capitan Toad non può saltare ed è praticamente alla merce anche del più demente dei Goomba testa a testa, ma ci sono delle aggiunte ed alcuni strumenti per renderlo… meno Toad, praticamente. Oltre a poter prendere un colpo senza morire (come Mario, ed allo stesso modo dovete raccogliere un fungo per tornare normali) poter scattare, Toad può estirpare erbe, alcune delle quali contengono rape da usare come armi da lancio contro i nemici, interagire con meccanismi vari, usare il power-up come il piccone che rende più letale di Mario nell’originale Donkey Kong, una luce per illuminare zone buie e spaventare Boo, ed elementi ripresi da 3D World come la Doppia Ciliegia e l’uso del touch screen e microfono per interagire con alcuni elementi del livello. Oltre ad un carrello da miniera ed un cannone pieni di rape da usare come proiettili, come il “falso” Super Mario Bros 2 insegna.
Per farla corta, il gameplay è quello di un puzzle game 3D, ed avete un buon numero di piccoli livelli da giocare, ognuno con 3 gemme extra da collezionare, ed una volta finito appare una condizione speciale da assecondare od eseguire per completare il livello al 100 %.
Parlando dei livelli in sé, sono molto ben fatti, il level design gioca attorna a questo formato compatto di livelli-pianetini, oltre che all’incapacità di saltare di Capitan Toad (il che limita un po’ le possibilità del level design) ma è di buona fattura e c’è sempre qualcosa di nuovo in ogni livello, quasi sorpreso di trovare questo impegno in uno spin-off che poteva anche non esistere.
La difficoltà è inoltre molto ben calibrata, inizia semplice ma poi cresce gradualmente ed alcuni livelli vedranno anche giocatori esperti morire più volte, ma anche quando diventa difficile non è mai impossibile o frustrante. Sono rimasto sorpreso di aver visto la schermata di game over più volte in un titolo della serie Mario (o spin-off in questo caso), ancor più visto le poche vite datevi di default ed il fatto che è più difficile del previsto accumularne.
A livello tecnico si può liquidare il tutto dicendo che è Super Mario 3D World, davvero si può, non è una problema, per niente, ma ci giurerei che sia lo stesso motore di gioco, lo stile grafico è identico e come in 3D World, è molto ben curato, uno dei migliori esempi su Wii U.
Per il reparto sonoro, c’è davvero poco riciclo, ed un sacco di motivetti nuovi molto accattivanti o tematici, oltre ai classici effetti sonori e jingle che tantissimi associano alla serie Mario.
Ah, la trama, quasi dimenticavo: Capitan Toad e Toadette sono alla ricerca di tesori e quando prendono una stella vi ritrovano contro un pollo gigante con una sorta di maschera circense di nome Wingo che vuole le stelle per sé e si trascina Toadette che si attacca alla stelle. Tutto qua, non che importi davvero. 🙂
Una cosa strana è che è possibile vedere il credit roll al 18° livello, perchè sembra una presa per il culo, della serie “già finito, in 2 ore scarse?”, ma una volta finiti i crediti, scoprite che ci sono più episodi/blocchi di livelli, tipo quasi altri 50 da giocare (oltre ad alcuni piccoli livelli, e recuperare le gemme diventa necessario perchè alcuni livelli (solitamente quelli boss) richiedono un bel po’ di esse, tipo quello finale.
Per finire il tutto e vedere i veri crediti mi ci sono volute 6 ore e qualcosa, ma c’è rigiocabilità eccome, visto che difficilmente avrete preso tutto e completato ogni livello nel finire il gioco, ed oltre ai tre episodi principali, c’è anche una sezione Bonus. Anche se è comunque buono giocato in maniera casuale/scialla (cioè con l’intento di finirlo e basta), è molto più godibile se approcciato con l’intento di prendere tutto, di completarlo al 100 %, consiglio di giocarlo in questo modo, ma (appunto) è solo un consiglio.
E senza dimenticare che se avete un salvataggio di Super Mario 3D World (cosa che l’80 % dell’acquirenti di questo titoli sicuramente ha già), il gioco lo legge e sblocca alcuni livelli di 3D World giocati con il gameplay normale di questo titolo, ed onestamente prima di giocarli pensavo questa cosa avrebbe penalizzato troppo chi non ha Super Mario 3D World, ma non è questo il caso, visto che (come scritto poco sopra) sono solo 5 livelli di 3D World giocati con Capitano Toad e leggermente modificati per venire incontro al suo personaggio, ma non sono particolarmente divertenti, più un piccolo modo di dire “grazie” ai giocatori che hanno comprato il titolo di cui questo gioco è spin-off, ed alla fine è meglio così, perchè dare troppa roba in questo modo avrebbe reso praticamente necessario avere giocato 3D World per godere appieno di questo.
A parte questi livelli, la sezione Bonus è abbastanza fornita, circa 20 livelli che richiedono prima parecchie gemme solo per accedere ai diversi quadri, che di solito offrono rivisitazioni con alcune modifiche di livelli normali, altri che vi mettono con un inseguitore ombra alle vostre calcagna
L’unico rammarico che ho è che si poteva fare ancora di più, sia chiaro, per uno spin-off la cui esistenza è quasi assurda, random, il livello di impegno dimostrato è commendabile, e sebbene la scelta di rilasciarlo come titolo a 40 euro di listino (invece dei soliti 60, il full price) sia stata giusta visto che non c’è tanto contenuto da giustificare il prezzo pieno – è solo per un giocatore, non ci sono funzioni online di qualsiasi tipo, e grazie al Nintendo Direct recente che si sa che per fine marzo uscirà un amiibo di Toad che permetterà di sbloccare una modalità extra in Treasure Tracker– sento che la Nintendo poteva fare anche di meglio, e di più, per esempio i livelli potevano essere più estesi od esserci più tipologie di questi.
E pur gradendo di poter rimpinguare la mia libreria di titoli Wii U, sono sorpreso che non sia stato rilasciato come titolo 3DS, perchè la struttura di gioco e la durata dei livelli si presta a giocate mordi e fuggi. Non mi sorprenderei troppo se poi fosse eventualmente riproposto su 3DS.
In ogni caso è un bel difetto quando il tuo gioco fa solo venir voglia che ce ne sia di più di roba da giocare, perchè onestamente non ho altre vere critiche da fare al titolo, è esattamente quello che la Nintendo prometteva ed era lecito aspettarsi.
Commento Finale
Captain Toad: Treasure Tracker non è una esclusiva killer, il titolo che vi farà comprare un Wii U.
Ma per uno spin-off che sembra esistere quasi per caso, Captain Toad: Treasure Tracker dimostra che anche idee strampalate come prendere dei livelli bonus di un gioco e costruirci un’intero titolo sopra possono funzionare se eseguite con cura ed impegno.
Se vi erano piaciuti i livelli bonus con Capitano Toad in Super Mario 3D World, questo titolo è esattamente quello che vi aspettate, ovvero un buon numero di livelli (circa 90) di puzzle game con meccaniche di base uguali ma espanse con più oggetti e nemici, con un buon level design ed un livello di difficoltà ben calibrato, che inizia facile ma può raggiungere picchi non da poco, il tutto gradualmente e senza mai diventare impossibile.
L’unica lamentela è che si poteva fare di più a livello di meccaniche o di offerta, perchè comunque non c’è n’è abbastanza di contenuto da giustificare una release fisica a prezzo pieno (visto che è solo single player e non ha funzioni online di sorta)… o almeno così direi se il gioco non fosse stato venduto al prezzo budget di 40 euro, scelta sensata alla fine.
Consiglio comunque di giocare prima Super Mario 3D World (anche per i livelli di Capitan Toad) e poi prendere questo (che sarà più facile trovare scontato nel frattempo), ma in ogni caso se vi piacciono i puzzle game ed i titoli della serie Mario, Captain Toad: Treasure Tracker vale i vostri soldi.
E se proprio volete un voto numerico, diciamo tra un 7.5 ed un 8, entrambi su 10.
Leon the Professional
(A cura di Celebandúne Gwathelen)
Visto poco prima delle feste natalizie con la mia ragazza, questo film mi ha particolarmente colpito e già da ora vi dico che ha un posto tra le noination dello Year in Review 2015, semplicemente perchè contorto ma bellissimo! Non conoscevo il film in precedenza, ma quando ho visto che i protagonisti erano attori del calibro di Jean Reno, Gary Oldman e Natalie Portman, ero per lo meno intrigato.
La trama del film è particolare. Leon, interpretato proprio da Jean Reno, è un hitman, o un “cleaner”, come si definisce. A inizio film, ad esempio, vediamo come Leon, che prende lavoro da un mafioso di nome Tony, che tiene anche i suoi soldi, uccide la gang di un mafioso rivale e lo “convince” ad andarsene da New York, Little Italy, dove si svolge la vicenda.

Leon é un responsabile e rispettabile assassino, prima di incontrare Mathilda
Leon vive nello stesso condominio e piano di Mathilda (Natalie Portman), una giovane ragazzina con evidenti problemi familiari ed una vita davvero disastrata. Un giorno Mathilda si offre di comprare del latte per Jean, che vive una vita molto spartana, condividendo la sua stanza solo con una pianta che definisce il suo migliore amico, e grazie a questa “commissione” non assiste al massacro della propria famiglia, operato da agenti della DEA capitanati dal corrotto e tossicodipendente Norman Stansfield (Gary Oldman). Mathilda torna a casa con gli agenti della DEA ancora a casa sua, ma prosegue verso la porta di Leon, che dopo un eterno titubare apre alla giovane ragazzina, salvandola da morte sicura.
Mathilda, superato lo shock e scoperto il lavoro di Leon, decide di volersi vendicare degli atti compiuti da Stansfield, non tanto contro suo padre o sua madre, ma contro il suo fratellino di soli quattro anni ucciso con una mitragliata attraverso la parete.

Mathilda, invece, é una ragazza intelligente con una famiglia disastrata
Leon inizialmente è assolutamente contrario all’idea, e vuole cacciare Mathilda, ma poco a poco si abitua alla presenza della ragazzina, che lo aiuta in molte faccende di casa, e gli insegna anche a leggere e scrivere. Poco a poco Leon insegna a Mathilda come utilizzare armi come un fucile da cecchino, una pistola con silenziatore, fargli da assistente nei suoi incarichi, e così via. Il duo ottiene un discreto successo, e Leon decide anche di presentare Mathilda a Tony, il suo mafioso datore di lavoro.
Un giorno però Mathilda visitando la sua vecchia casa scopre dove sta di ufficio Stansfield e decide di entrare nel departimento di polizia con una consegna; viene però scoperta, e così Leon è costretto a salvarla nel departimento stesso. Stansfield ci mette poco a fare 2 + 2 e contatta Tony, che è costretto a dargli l’indirizzo di Leon per salvaguardare i suoi affari. I due vengono quindi assaltati dalle SWAT di Stansfield, ma Leon riesce a resistere all’attacco, portare al sicuro Mathilda, e fuggire. Poco prima della sua fuga, però, Stamsfield lo scopre e spara nella nuca. Leon però aveva avuto il tempo di aprire una granata nel frattempo, e uccide così anche il poliziotto corrotto.
Mathilda, che non sa più dove andare, decide di andare prima da Tony, che le dice di togliersi l’idea dalla testa di diventare una “cleaner” a sua volta, e la manda in orfanotrofio, dove infine pianta l’unico amico di Leon.

Il duo, Leon e Mathilda, é di quelli davvero memorabili
Il film è senza ombra di dubbio spettacolare. Oltre ad essere ricco di azione e con un cast straordinario, contiene anche un drama personale (quello di Mathilda) molto commovente. E’ anche molto interessante vedere come “l’adozione” di Mathilda porti fondamentali cambi nella vita di Leon, per lo più tutti in positivo. Tra i due, per lo meno da parte della piccola e traumatizzata Mathilda, nasce anche qualcosa che è più di una semplice amicizia, e Mathilda, un pò anche per farsi importante agli occhi di Leon, si definisce in alcune occasioni la sua “amante”. A fine film dichiara di essersi innamorata di Leon, ma l’assassino non replica a questi sentimenti se non fino alla fine, e anche in quel momento non è chiaro se questa replica è veritiera o solo detta per salvare la sua piccola protegèe.

Leon insegna a Mathilda come si fa l’assassino
Comunque sia, il film è una perla che mi era assolutamente sconosciuta prima che la mia ragazza me la citasse. Sono rimasto piacevolissimamente sorpreso e non posso che consigliarlo a chiunque ama dei drami con quel pizzico di thriller e film noir da donargli un gusto leggermente diverso dal film di tutti i giorni. Jeon Renò è un attore fantastico, e anche se il suo inglese non è dei migliori, recita il suo ruolo nel mighliore dei modi. Natalie Portman è bravissima, e con questo ruolo mi ha ricordato molto la sua parte fantastica in V per Vendetta (che presto o tardi vi recensirò su questo blog). Anche Gary Oldman, in un ruolo che non avevo mai visto prima, è protagonista di una performance stupenda tutta da vedersi. Il suo cambio da agente DEA a drogato omicida è meraviglioso.
Andate a vedervi questo film e godetevelo! =)
Voto Personale: 8.5/10
The Wolf Among Us
(a cura di CapRichard)
Piattaforma: PC, Xbox 360, Ps3, Xbox One, Ps4, iOS, Vita, Android (giocata) Data di uscita: ottobre 2013 – luglio 2014
Nell’oramai lontano 2002 nasceva una serie di fumetti molto particolare: Fables. Bill Willingham diede vita ad un mondo contemporaneo popolato da creature delle fiabe e del folklore, che si nascondono agli umani normali. Chiamati Fables, vivevano nei loro reami magici fino a quando l’Avversario lanciò un’invasione che costrinse molti alla fuga nel nostro mondo. Le avventure della serie gravitano intorno agli abitanti di Fabletown, un quartiere di New York che ospita un buon numero di Fables, tra i quali i più famosi di sempre, come Biancaneve o la Bella e la Bestia. I fumetti sono qualcosa di fantastico e consiglio vivamente la loro lettura.
L’opera dei Telltale è ambientata una ventina di anni prima delle storie rappresentate nei fumetti ed è un punto di entrata perfetto nella serie, così come lo è stato per me.
Telltale
Stiamo parlando della Telltale, oramai specializzata in un genere molto preciso di avventure grafiche. Nessun puzzle, esplorazione estremamente ristretta, molto lineari e basate tutte sulle scelte nei dialoghi.
The Wolf Among Us non devia dalla loro formula standard, ma rispetto alle altre avventure aggiunge un paio di chicche.
Sono presenti scene d’azione in quantità un po’ superiore rispetto al passato e ci sono un paio di occasioni nell’arco dei cinque episodi dove il giocatore si troverà di fronte ad una scelta multipla di luoghi da visitare e in base all’ordine di scelta gli eventi cambieranno.
Nulla di trascendentale, ma migliorano l’illusione di scelta tipica di questi giochi. Si, perché nonostante il gioco effettivamente sembra che vi ponga davanti un numero vastissimo di scelte, in realtà poche contano veramente ai fini della trama, che rimane sempre inchiodata su un paio di binari, ma in base a come vi muoverete tra i dialoghi potrete ottenere diverse informazioni e quindi percepirla in modo nettamente diverso rispetto ad un’altra persona.
La solita presenza di un timer durante le scelte di dialogo aiuta a mantenere alto il ritmo e non far cadere il giocatore nell’indecisione pura in grado di buttare in stallo una partita o di rompere il flusso della storia.
The Big Bad Wolf
Avendo un gameplay estremamente scarno, il gioco deve puntare tutto su storia e personaggi. E lo fa benissimo. Ad oggi, è quella che considero la migliore avventura grafica della Telltale.
Il mondo di Fable ha veramente una carica di magia e mistero, proprie delle vecchie favole per bambini, trasportata nel mondo odierno. Ogni personaggio che incontrerete, ogni evento al quale parteciperete, ogni linea di dialogo, sono tutte cariche di tensione, mistero, emozione, senso della scoperta.
Ritrovarsi a comandare il lupo cattivo di così tante storie mentre lotta con il taglialegna di cappuccetto rosso e che cerca di provarci con biancaneve… beh non è una cosa da tutti i giorni.
Bigby, il nomignolo con il quale si fa chiamare il Big Bad Wolf, è lo sceriffo di Fabletown ed il protagonista delle vicende. Dopo un lavoro di routine per rumori molesti ed un po’ di sano pestaggio, la storia del gioco si apre veramente e si dovrà indagare su un omicidio di una Fable. L’indagine prenderà diverse pieghe e si arriverà a pestare i piedi alle varie persone che hanno il potere a Fabletown.
Il problema con questi giochi è che la trama è tutto e purtroppo è alquanto complicato discuterne senza buttare fuori spoiler a manetta. Sappiate che è slegata alle vicende dei fumetti ed è una finestra di entrata in questo bellissimo mondo perfetta. Anche eliminando l’elemento fantastico e magico che aiuta tantissimo con l’atmosfera e la caratterizzazione dei personaggi, la storia si regge in piedi bene da sola ed è molto ben equilibrata, anche se il tono generale è molto serio e duro.
I personaggi sono tutti ben caratterizzati e ben doppiati ed imparerete ad amarli ed odiarli. La presenza di personaggi famosi di favole da bambini aiuta molto a creare un senso di dissonanza tra come il personaggio è caratterizzato nelle sue storie classiche e come invece si comporta nel mondo moderno di Fables e se si è nuovi alla saga vi coglierà di sorpresa di continuo.
I 5 episodi riescono a mantenere un buon ritmo, ognuno che porta con se parecchie rivelazioni, buone scene d’azione e riescono tutti a finire su una buona nota. Vista ora come opera completa, devo dire che non ho trovato momenti di fiacca o note basse, ma mi hanno soddisfatto tutti, facendomi rimanere incollato allo schermo del mio smartphone.
Nel mio lettone
A quanto pare ho trovato la piattaforma ideale per godersi questi giochi : lo smartphone.
In precedenza avevo giocato a The Walking Dead ed altri giochi della Telltale sul PC, ma ora reputo quel modo di giocare classico il modo sbagliato per approcciarli.
Prima di andare a letto, da sdraiati, comodi, armati di cuffie, si prende in mano il proprio smartphone o la Vita e si fa un episodio o meno, dipende dal proprio livello di sonno.
Le interazioni sono minimali e si limitano a pochi swipe e pressioni su schermo, quindi non infastidiscono e risultano intuitivi.
Io ci ho giocato su uno ZTE Nubia Z7 mini che monta uno snapdragon 801 da 1.9Ghz, quindi roba molto recente, ma il gioco gira anche su device più vecchiotti senza troppi problemi. A volte ci sono crash random che costringono a rigiocare dei pezzi, ma varia da dispositivo a dispositivo.
Se su PC e su TV l’impatto grafico non è sempre il massimo mentre avere il tutto condensato in schermi da 5″ full HD, migliora di non poco la resa finale dell’opera. Ho apprezzato molto il taglio artistico di the Wolf Among Us, superiore a quello di The Walking dead, anche se da un punto di vista tecnico sono equivalenti.
Se non avete mai letto un fumetto di Fables prima d’ora, comprate the Wolf Among Us e giocateci. Rimarrete estasiati dal suo mondo e vi fionderete in una fumetteria a raccattare le storie a fumetto. Se invece siete dei veterani della saga, in questo gioco troverete una piacevolissima storia su Bigby e Snow White che mostra uno dei momenti di cambio di potere a Fabletown molto importante per il background.
Un ottimo lavoro.
Voto: 9/10
Driveclub
(A cura di Alteridan)
Si dice che non tutte le ciambelle escono col buco, il ché è particolarmente vero anche e soprattutto per Driveclub. Il titolo firmato Evolution Studios è un gioco per certi versi controverso, difficile da valutare, in primo luogo per il lancio disastroso (ne parlerò in dettaglio più avanti), e in secondo luogo perché è un gioco in costante mutamento.
Corse senza fronzoli
Bando alle ciance, diciamo subito le cose come stanno: Driveclub è un racing game squisitamente profondo, e dannatamente divertente. L’anima del racing game sviluppato dal team inglese è quella dei grandi classici arcade, mostri sacri come l’indimenticabile Project Gotham Racing.
Driveclub utilizza un approccio vecchio stile: scegliamo un evento, scegliamo un auto, e gareggiamo. Niente fronzoli. Niente modalità storia. Niente free roaming. La modalità giocatore singolo è caratterizzata da una serie di gare ambientate nei vari tracciati fittizi sparsi in giro per il mondo. Abbiamo corse a tempo, gare più classiche contro avversari gestiti dall’IA, e competizioni di drifting. Gli eventi hanno naturalmente una difficoltà crescente, e vanno sbloccati utilizzando delle stelle guadagnate negli eventi precedenti completando obiettivi di varia natura, dal totalizzare un certo numero di punti, all’arrivare tra i primi tre. Man mano che si va avanti e si fa salire di livello il proprio alter-ego, ecco che otteniamo nuove auto.

Guidando in maniera pulita si ottengono punti esperienza, utilizzati per salire di livello e sbloccare nuove auto.
Passando al modello di guida, invece, ci troviamo di fronte a un gioco arcade con un pizzico di simulazione. Nulla di elaborato, intendiamoci, ma potete scordarvi di correre come dei pazzi: se cercate qualcosa in stile Need for Speed o Burnout allora semplicemente non è il gioco che fa per voi, basta relativamente poco per andare a finire contro un muretto o fare un testacoda.
E la tanto sbandierata componente social? Qui veniamo a quella che è allo stesso tempo la croce e la delizia di Driveclub. Ogni giocatore ha la possibilità di creare un proprio club, oppure unirsi a uno già esistente. A cosa servono i club? Sostanzialmente il loro scopo è duplice: fare parte di un club garantisce auto esclusive, e partecipare a sfide tra club. Un concetto non molto dissimile da quello delle gilde dei MMO, solamente trasposto in una dimensione estremamente più ridotta: i club possono ospitare un massimo di sei giocatori.
Il buco della ciambella
In apertura accennavo ai problemi di un lancio semplicemente da dimenticare: durante il primo mese di vita, tutta la componente online non funzionava oppure andava a singhiozzo, tanto che gli sviluppatori hanno dovuto rimuovere un’intera modalità di gioco, le sfide tra giocatori e club, poi reintrodotta in seguito. Ora la situazione è decisamente più stabile, ma i problemi non sono stati definitivamente risolti. Intendiamoci, il gioco è completo sul fronte single player, ma il multiplayer presenta ancora alcune criticità: è godibile, ma ogni tanto è possibile imbattersi in disconnessioni improvvise.

Uno degli ultimi aggiornamenti ha introdotto il photo mode, per scattare foto il totale libertà.
I ragazzi di Evolution Studios stanno lavorando per fare quel buco alla ciambella, aggiungendo anche alcune decorazioni di contorno, che in alcuni casi cambiano anche il sapore del dolce. Mi riferisco al meteo dinamico: introdotto in uno degli ultimi aggiornamenti, il meteo è una componente game changer, e non mi riferisco al solo aspetto grafico. Il manto stradale bagnato modifica radicalmente la fisica del modello di guida, guidare sotto una pioggia battente o nel bel mezzo di una bufera di neve significa fare i conti con una visibilità ridottissima.

Gli eventi atmosferici sono realizzati con cura certosina.
Concludendo, Driveclub è un ottimo gioco di guida, nonché una delle produzioni più impressionanti dal punto di vista tecnico, tuttavia non è esente da difetti. Sono presenti ancora alcuni problemi, ma il gioco non è più lo stesso che è stato immesso nel mercato a ottobre: gli sviluppatori inglesi hanno fatto e stanno facendo di tutto per migliorarlo, anche e soprattutto grazie agli aggiornamenti gratuiti pubblicati nei mesi scorsi e in arrivo in futuro (proprio tra qualche giorno dovrebbe arrivare un free update contenente cinque nuovi tracciati). Gli Evolution non hanno alcuna intenzione di abbandonare il gioco e l’utenza a sé stessi. Prima di chiudere scrivo una piccola nota sul voto che leggerete qui in basso: il numeretto che state per leggere è riferito al gioco nel suo stato attuale, quindi senza tenere conto dei problemi del lancio.
Voto personale: 8/10
Aspettatevi alcuni articoli diversi oltre a nuovi numeri di Grind Cafè, Platformation e Melee Mania, ma nel frattempo… ciao ed alla prossima!
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