Da settimane nel settore filmico, in particolare tra fan Marvel, si parla solo di una grande notizia: Spider-Man é tornato alla casa delle idee. E per quanto questa frase, detta cosí, non é proprio veritiera al 100%, é vero che Spider-Man, con grandi probabilitá, sbarcherá nell’Universo Cinematico Marvel.
Di film sui supereoi ne abbiamo parlato in abbondante dose la settimana scorsa, e continueremo a parlarne questa e la prossima settimana, con recensioni di roba vecchia e nuova. Questa settimana ci accompagna Captain America, settimana prossima una sua cara amica. Ma ogni cosa a tempo debito. In aggiunta abbiamo Kingsman, altro film che si può associare alla Marvel. Poi Dream Trigger 3D e la serie TV Constantine. Buona lettura! =)
Kingsman – Secret Service
(a cura di Caprichard)
Data di uscita: 25 febbraio 2015
Se c’è un’accoppiata regista – scrittore che stimo parecchio è quella di Matthew Vaughn e Jane Goldman. Hanno portato insieme su schermo X-Men – L’inizio e Kickass, film ispirati a fumetti a mio parere molto ben riusciti.
Con Kingsman ci provano ancora, andando di nuovo a pescare nell’immaginario del geniale scrittore di fumetti Mark Millar. Questa volta l’opera dalla quale si prende spunto è il fumetto “Secret Service”, una storia di crescita come Kick Ass, ma con sfondo agenti segreti in stile James Bond invece che supereroi.
La trasposizione cinematografica convince ed a mio avviso supera il fumetto, per via della sua aria molto più scanzonata e “cafona ma di classe”.
Quando arriva il secondo tempo?

Che Classe, Che Stile, Che Inglese.
Anni prima dell’inizio delle vicende principali del film, l’agente segreto dell’agenzia Kingsman, Harry(Colin Firth), meglio conosciuto con il suo nome in codice Galahad, viene salvato durante una missione dal un suo compagno, che ci rimette la vita. L’agente segreto, dona al figlio del suo compagno morto una medaglia, con un numero da chiamare in caso di difficoltà.
17 anni dopo, il pargoletto di nome Gary “Eggsy” Unwin (Taron Egerton) è cresciuto e vive da gangster. Non lavora, si dedica a piccoli furti, frequenta brutte compagnie e sua madre è completamente devastata in una relazione rovinosa. Le circostanze, faranno incontrare Galahad e Eggsy. L’agente segreto lo prenderà come protegé e lo candiderà come nuovo agente per i Kingsman, per rimpiazzare il recente caduto Percival.
Già solo da questo scorcio sulla trama si dovrebbe intuire dove andrà a finire. La prima parte del film perde tempo a farci conoscere i personaggi ed a far fare il solito giro di strane prove difficilissime e crudeli a dei ragazzi per poterli far entrare a far parte di questa associazione di controspionaggio ad altissimo livello.
In mezzo a tutto questo si infila l’altro intreccio narrativo, che vedrà i Kingsman sventare un piano malvagio degno dei classici cattivi dei film di James Bond. Queste parti sono più vicine alla spy story ed alternano fasi di assimilazione di informazioni a brevi sequenze d’azione, che aiutano il ritmo generale, ma rimangono in sordina prima della metà film.
Una volta raggiunto il secondo tempo tutto esplode in un tripudio di azione, battute memorabili e combattimenti epici.
La scena chiave è un’azzuffata selvaggia tutti contro tutti, di un cinematismo notevole, che cavalca l’intero assolo di 4 minuti della bellissima Free Bird dei Lynyrd Skynyrd.
Da quel momento in poi il film gioca tutte le sue carte e tira fuori il meglio di se.
Prima di tutto, siamo gentiluomini
Il vero punto di forza del film è nei suoi personaggi e nel suo stile.
I Kingsman sono degli agenti secreti in perfetto stile James Bond. Sono inglesi, hanno l’eleganza della giacca e cravatta, l’aplomb da nobile, i loro nomi in codice sono i nomi dei cavalieri della tavola rotonda capitanati da Artù (Michael Caine), equipaggiati con gadget tecnologici di ogni tipo ed in possesso di capacità marziali da Capitan America.
A loro si contrappongono in modo prepotente i cattivi, anche loro in un classico duo alla Bond.
Samuel L. Jackson è il geniale miliardario dell’informatica Richmond Valentine. Sia in versione originale che nel doppiaggio italiano ha un difetto di pronuncia che unito alla sua personalità eccentrica lo rende estremamente esilarante. Lui incarna molti aspetti della megalomania americana, dai modi di ragionare, al modo di vestire e di organizzare le sue operazioni in netto contrasto con i Kingsman inglesi, estremamente più composti e distinti. Valentine è un cattivo conscio del suo ruolo, vive in un mondo dove i film di spionaggio degli anni ’60 e ’70 sono esistiti e non esita ad uscire ed entrare nei ruoli cliché del genere.
Come suo braccio destro troviamo Gazelle (Sofie Boutella), una donna amputata bilaterale, che si muove sfruttando delle protesi di metallo, simili a quelle famose dell’atleta Pistorious. Hanno però un optional in più: sono dotate di due lame taglienti e Gazelle è un combattente letale, dotata di grandissima agilità e le sue coreografie di battaglia sono estremamente elaborate. E Boutella ha anche un bel fondoschiena, quasi magnetico.
Tante buone maniere, ma quando si tratta di menare le mani, si vede che dietro la regia c’è Vaughn. La violenza è esagerata e “tarantiniana”, identica a quella già vista in Kick Ass, ed in un paio di occasioni riesce a trasformare scene in teoria macabre e terrificanti in pura gioia audiovisiva. Ogni volta che si dispensa morte e distruzione, Kingsman lo fa con grandissimo stile e competenza.
Ma la vera chiave di volta è il tono generale. Con gli ultimi Bond con Daniel Graig e molti atri film di spionaggio o agenti segreti, si tendeva a prendersi un po’ troppo sul serio. Qui siamo di fronta ad una bella avventura scanzonata, scontata ma divertentissima e perfettamente conscia di cioè che vuole essere.
Consigliatissimo a tutti gli amanti dei film d’azione e spy-story. Una lettera d’amore ed allo stesso tempo una presa in giro di tutti i Bond movies, in perfetto equilibrio tra passato e presente, con tanta personalità e bellissime sequenze d’azione.
Trigger Holic
(A cura di Wise Yuri)
Alzi la mano chi ama il diverso, il bizzarro, ed anche lo straniante, perchè Dream Trigger 3D a merito finisce nella categoria di giochi molto strani e stranianti, che fanno una prima impressione a dir poco confusionaria, che potrebbe alienare molti giocatori perchè è tutt’altro che ovvio come funziona di primo acchitto. Questo è il tipo di gioco che iniziate, non capite una minchia di che sta succedendo, e perdete entro 30 secondi senza capire esattamente perchè, sul serio.
Sviluppato dall’ignota ART Co. (che secondo Wikipedia inglese è responsabili di di Every Extend Extra e di alcuni titoli su licenza e versioni GBA di titoli come Space Channel 5) e pubblicato nel 2011 da D3 Publisher, Dream Trigger 3D è uno dei primi titoli per il portatile Nintendo ed una strana bestia di per sé. Tecnicamente credo si potrebbe definire un ibrido di shooter e rhythm game, ma anche questa definizione è discutibile, spiegherò a breve perchè.
Sul serio, senza un tutorial a spiegare cosa è cosa e come funziona il tutto, è difficile capire cosa succede e perchè, e fortunatamente c’è un tutorial che spiega tutto. Ed è il caso che ve lo spieghi anch’io, perchè credetemi, è tutt’altro che superfluo per questo gioco.
Dream Trigger è giocato su entrambi gli schermi del 3DS, ed alle basi non sembrerebbe poi chissà di quale complessità, visto che l’obiettivo (in sintesi) è quello di muovere la vostra navicella (anche se qui è una farfalla od altri oggetti stilizzati a seconda del livello) sullo schermo superiore del 3DS e sconfiggere i nemici che appaiono fino a che non arriva il boss di fine livello, ed una volta sconfitto questo il livello termina. Non sembra complicato, per niente.
Il problema è che i nemici sono invisibili, o meglio, appaiono come punti bianchi sullo schermo superiore che non potete attaccare, mentre loro comunque lasciano un notevole numero di proiettili a schermo. Per rilevarli dovete dare un’occhiata allo schermo inferiore, che mostra uno schermo pixellato in cui passa una barra stile rhythm game, e toccare uno o più punti perchè diventeranno ping stile sonar che faranno diventare visibili e vulnerabili i nemici nello schermo superiore quando la barra gli toccherà. Potete usare anche lo stilo per piazzare i ping, ma visto che avrete bisogno di piazzarli velocemente anticipando la traiettoria dei nemici, il dito è molto più efficace.
Una volta che i nemici sono visibili significa che sono anche vulnerabili, ma anche attaccare non funziona come potreste pensare: i nemici vi sparano, ma voi non sparate come in uno shoot ‘em up, piuttosto gli andate addosso tenendo premuto L od R. C’è una barra in fondo allo schermo che vi indica quanta energia avete per attaccare, la quale si ricarica semplicemente usando il sonar anche a vuoto. Attorno al vostro personaggio/navicella avete 3 sfere, le quali rappresentano la vostra salute, ed una volta finite basta un proiettile ramingo per fare game over.
Un sacco di roba da capire ed assimilare nella pratica, ma una volta afferrato il gameplay, l’esperienza migliora parecchio e finire i livelli non è più quella cosa impossibile che sembrava all’inizio, pur rimanendo tutt’altro che una passeggiata, il titolo è comunque impegnativo, ma non impossibile. E certi livelli possono rivelarsi intensi, ma perlomeno la presenza di un giusto numero di power-up che appaiono a schermo rendono ogni livello fattibile.Però una volta giocati più livelli, vi accorgete che il gioco è purtroppo ripetitivo, visto che essenzialmente i nemici, pur cambiando forma o sprite, si sconfiggono allo stesso modo (ma procedendo troverete piacevoli eccezioni in cui nemici dal solito aspetto hanno pattern nuovi o variati) e quindi essenzialmente c’è un solo tipo di nemico normale.
Ciò vale anche per i boss (alcuni dei quali sono riciclati in altri livelli) che necessitano di essere colpiti con il sonar fino a quando non sono vulnerabili, ma non è un così grosso problema come potrebbe essere, in quanto ogni livello ne alterna i pattern dei nemici come calamari che si spostano all’improvviso di lato o nemici che appaiono seguendo una specie di curva, alcuni nemici vengono comunque in formazioni facili da capire, il che è quasi essenziale all’inizio per comprendere il gameplay ed imparare a prevedere i pattern e piazzare i sonar di conseguenza, cosa che una volta afferrato il tutto e giocato un po’ riuscite a fare quasi senza guardare lo schermo inferiore, visto che il ping/colpo di sonar si vede come sullo schermo superiore che su quello inferiore.
Dream Trigger è un titolo estremamente piacevole all’occhio e stilisticamente eccelso, chiaramente ispirato da opere come Rez per il connubio di grafica spesso minimalista e vettoriale ed un tentativo di sinestesia tra il comparto grafico e la musica elettronica spesso rilassata ma anche capace di coniugarsi al frenetico gameplay, e l’uso del 3D per dare qualcosina in più all’esperienza (per esempio mettendo sullo sfondo una sorta di corridoio surreale che sembra scendere all’infinito), un peccato che sul normale 3DS sia improponibile giocarlo così per la stabilità dell’effetto 3D e per il gameplay che non vi permette di giocarlo in maniera scalla, perchè il 3D è gradevole qua.
Il gioco offre 4 modalità: World Mode, Free Play, Time Attack e Versus.
Siccome la principale è la World Map, parliamo di questa.
Ed ovviamente ci deve essere qualcosa di strano, in questo caso non è il fatto che appaiono diversi stage sulla mappa di gioco a blocchi, è il fatto che per muovere il vostro cursore su quello di un altro livello è che vi servono DP, cioè Dream Points, ottenibili semplicemente finendo gli stage.
Ok. La cosa strana è che per andare da un livello A ad un livello B che non sono direttamente collegati, dovete comunque passare prima per altri, il che vi costa un DP per movimento, non un problema enorme visto che finire un livello vi dà circa 4 DP, ma siccome finendo certi livelli ne sbloccati altri, specialmente nel “post game”, il dover navigare il cursore 1 livello alla volta sulla mappa è un po’ fastidioso e può richiedere di rigiocare un livello solo perchè avete finito i DP a muovervi fino a lì, ed attenzione al Tracker, un’ombra che appare a caso su un livello ed offre un livello molto difficile, e se morite in questo tutti i vostri DP svaniscono, puff.
Anche determinare la longevità non è cosa facile perchè non è facile determinare una conclusione di sorta al tutto, seguendo quando indicato dal tutorial pensavo che ci fosse un credit roll dopo aver sconfitto un livello boss con pure l’etichetta “Boss”, ma nulla, tornate sulla mappa.Per arrivare là mi ci sono volute 3 ore circa, ma appunto, non sono sicuro di poter dire che ho finito il gioco, visto che continuando a giocare sbloccate altri livelli normali ed eventualmente altri livelli boss, che dovrebbero essere 5 in totale (a giudicare dal numero di percorsi principali), ma nonostante questo, dubito che vedrò crediti o segni veri e propri ad indicarmi che ho tecnicamente finito il gioco
In ogni caso c’è decisamente più contenuto del previsto, visto il corposo numero di stage, da sbloccare finendone altri (ma a volte dovrete fare qualcos’altro o rigiocarne altri) e la presenza di molti obiettivi interni che cercano di dare rigiocabilità, ma se il gioco non vi avrà preso per allora dubito continuerete a giocare, visto che comunque la ripetitività di fondo rimane, ho notato certi tipi di livelli ripetersi anche nei nuovi percorsi, assieme ad alcuni che però cambiano i pattern di nemici già visti ed offrono nuovi boss.
Le modalità Time Attack e Free Play si spiegano da sole, mentre la modalità Versus è un multigiocatore locale che non ho assolutamente modo di provare (anche perchè richiede una copia del gioco per console) e sul quale non mi posso esprimere.
Commento Finale
Dream Trigger 3D è uno dei titoli più strani che abbia incontrato, ed uno dei pochi che si possono fregiare davvero dall’aggettivo di “unico”, perchè non ho mai visto qualcosa del genere, un peculiare ibrido di shooter 2D e rhythm game, ed anche questa descrizione non rende che tipo di esperienza è. Ma a malincuore non sempre originalità implica per forza qualità, ed innegabilmente è tutto fuorchè intuitivo, è il tipo di gioco che riesce ad alienare molte persone fin da subito, non aspettatevi di poterci giocare in maniera casuale perchè altrimenti perderete in un minuto senza capire cosa sta succedendo, cosa dovete fare o perchè state morendo.
Se riuscirete ad assimilare le bizzare meccaniche il gioco diventa fattibile ed offre un livello di sfida buono ed un’esperienza peculiare e divertente, ma nonostante la buona quantità di contenuto offerto rimane una certa ripetitività di fondo a causa del sistema di attacco scelto e del fatto che il gioco a volte riusa alcuni nemici ed elementi, ed il gameplay stesso non offre particolari varianti e rimane strutturalmente quello, il che rende preferibile giocarlo in brevi sessioni (che aiuta ad alleviare la sensazione di ripetitività ma non fa miracoli).
Non è un titolo per tutti, ma me la sento di consigliarvelo anche perchè potete recuperarlo per pochissimi spiccioli più o meno dovunque, quindi se siete curiosi e volete provare qualcosa di diverso, non c’è la scusa di un costo eccessivo o della rarità del titolo, e per tutte le paccottiglie mediocri o prive di idee o coraggio che inondano il mercato, Dream Trigger 3D merita almeno una chance, od una riscoperta se l’avete preso a pochissimo e l’avete abbandonato alla polvere dello scaffale perchè vi aveva straniato.
Voto Finale: 6.5 su 10
Captain America – The First Avenger
(A cura di Celebandúne Gwathelen)
Ormai erano diversi i film che stavano anticipando e alludento all’avvento su schermo del Vendicatore per eccellenza, Captain America. In Iron Man 1 e 2 era presente il suo scudo, e Nick Fury accenna al padre di Tony, attivo durante la seconda guerra mondiale e fondatore di S.H.I.E.L.D.. In The Incredible Hulk scopriamo che Bruce Banner tentava di riprodurre la formula del super-soldato. Insomma, l’avvento di Cap era nell’aria, e se ricordate bene, abbiamo parlato del film che precede Captain America, Thor, nel remoto Weakly Hobbyt #16. Poi avvenne la pausa estiva e mi persi Captain America al cinema durante il mio primo viaggio negli States. Non ci fossi mai andato…
Il film parte in antartide, dove un team di Agenti S.H.I.E.L.D. scopre un bombardiere tedesco della seconda guerra mondiale intrappolato nei ghiacci. Semi sommerso e immerso di acqua, gli agenti presto scoprono che nelle acque giace il corpo di un uomo ritenuto scomparso da decenni…
Torniamo al 1942; da qualche parte in Norvegia, un alto officiale nazista di nome Johann Schmidt invade una piccola cappella. Lì trova il Tesseract, quello che ritiene un dono degli dei, nonchè un’inesauribile fonte di potere.

Johann Schmidt é affascinato dalla tecnologia basata sul Tesseract!
Nel frattempo, gli Stati Uniti sono entrati in guerra contro il Terzo Reich e cercano nuove reclute. Steve Rogers, un giovane ma fisicamente inadatto americano vuole a tutti i costi entrare nell’esercito degli Stati Uniti. Purtroppo, non avendo condizione, essendo di statura bassa e mingherlino, non viene accettato da nessuna parte. Il suo migliore amico, James “Bucky” Barnes, che invece nel militare ci è entrato, gli dice di non sfidare la fortuna, ed evitare di venire ucciso. Insieme a delle ragazze vanno alla Stark Expo per divertirsi, ma Steve vede una stazione di reclutamento e decide di provare a farsi reclutare per la quinta volta…senza successo. Tuttavia incontra lì il Dottor Abraham Erskine che è impressionato dal fatto che Steve Rogers ha sfidato la legge (non era possibile tentare il reclutamento più di due volte) per servire il proprio paese. Decide di reclutarlo in un programma speciale, e presto scopre il perchè.

Steve Rogers non ha il fisico per fare il militare...
Il Dottor Erskine è uno scienziato tedesco che ha sviluppato una formula che riuscirebbe a creare un umano fisicamente perfetto. Ha sviluppato la formula sotto Johann Schmidt, ma questo l’ha voluta testare su se stesso prima che fosse completatata. Così, il nazista è stato dotato di una forza fisica sovrumana ed un intelletto superiore, ma il suo viso è stato orrendamente sfigurato al punto che ora viene chiamato anche dai tedeschi “Red Skull”, teschio rosso.
Erskine avverte Evans, che probabilmente il siero possa anche rendere folli, e lo esorta a rimanere il bravo ragazzo che è ora nel cuore.

Abraham Erskine crede profondamente in Steve; i due brindano al loro sperabile futuro successo
Evans viene allenato sotto il Colonello Chester Philipps e l’agente britannico Peggy Carter ed infine scelto per l’esperimento, soprassieduto da Howard Stark, che dota il laboratorio di Erskine delle sue tecnologie. Steve viene così trasformato in Captain America, il primo super-soldato. Poco dopo l’esperimento, tuttavia, un infiltrato nazista distrugge il laboratorio e uccide Erskine. Steve tenta di agguantarlo e seguirlo, riuscendo a catturarlo mentre tenta di fuggire con un sottomarino, ma con una capsula di cianuro il fuggitivo si uccide con le parole “Heil Hydra!”.
Con Erskine morto e la formula perduta, Steve viene dissanguato in modo che il suo sangue possa venire utilizzato in futuro per ricreare la formula del dottore tedesco. Steve vuole venire mandato al fronte, ma i senatori degli Stati Uniti sono contrari a questo, ed invece lo mandano “on tour” a pubblicizzare il recrutamento nel militare e parlare bene della vita al fronte. Inizialmente Steve non è convinto dell’idea, ma pian piano ci si abitua.

Captain America sviluppa presto sentimenti per la forte Peggy Carter
Nel frattempo, Schmidt, con l’aiuto dello scienziato senza scrupoli Arnim Zola, è riuscito a sviluppare armi potenziate dal Tesseract. Con queste e la sua divisione scientifica, la Hydra appunto, ora ha intenzione di terminare la guerra in favore della Germania, in seguito uccidere Hitler e dominare il pianeta.
Il tour di Steve si sposta, nel frattempo, al fronte, in Sicilia, dove scopre che il gruppo del suo amico Bucky è dato per disperso. Volendo aiutare a tutti i costi il suo amico, convince Peggy Carter e Howard Stark di pilotarlo oltre il fronte per iniziare una missione di salvataggio in solitaria. La folle missione riesce, Steve infiltra la postazione Hydra e libera Barnes e tutto il suo battaglione. Schmidt, che è nella base attaccata, sfida Captain America a distanza, rivelando come la formula di Erskine gli ha devastato il viso, ed in seguito fugge. Arnim Zola, pure, riesce a fuggire.

Arnim Zola é la mano destra di Johann Schmidt
Captain America diventa un eroe, e presto viene utilizzato al fronte in diverse battaglie, favorendo l’avanzata degli alleati nello stivale italiano ed in europa. Nel suo gruppo recruta anche il suo amico Bucky Barnes, il veterano Dum Dum Dugan, Gabe Jones, Jim Morita, James Montgommery Falsworth e Jacques Dernier. Insieme formano gli Howling Commandos, assistiti dalla tecnologia Stark fornita da Howard. In particolare, il giovane dona a Captain America il suo scudo, fatto del materiale più raro presente sulla terra, Vibranio, una lega metallica semi-indistruttibile.

Captain America con il suo scudo in Vibranio
Gli Howling Commandos in una delle loro missioni assaltano un treno tra le montagne della svizzera che trasporta Arnim Zola e diverse nuove armi sviluppate con la tecnologia del Tesseract. Rogers e Barnes ingaggiano i soldati di Zola, ma i due vengono divisi e Barnes cade in un fiume in fondo ad una valle e viene ritenuto morto. Zola viene catturato ed interrogato, e presto viene scoperta la base operativa di Schmidt. Il leader tedesco ha seriamente intenzione di bombardare le maggiori città americane con armi di distruzione di massa sviluppate col Tesseract, trasportate lì con un gigantesco bombardiere di nome Valkyrie. Rogers, grazie a Chester Philipps e Peggy Carter, con la quale nel frattempo ha sviluppato una relazione amorosa, riesce ad abbordare il velivolo e sfidare Red Skull e diversi agenti Hydra in combattimento. La lotta tra Red Skull e Captain America è equa, ma tutto cambia quando Schmidt tenta di prendere in mano il Tesseract colpito da Rogers con lo scudo. Il Tesseract emette forti onde di energia ed apre un portale nello spazio, nel quale Red Skull viene risucchiato. Un attimo dopo tutto è finito, il Tesseract, ancora rovente, cade a terra e si brucia una strada attraverso il bombardiere, cadendo in mare.

Il Teschio Rosso si rivela per quello che é...
Rogers, non sapendo come far atterrare il bombardiere senza mettere in pericolo migliaia di persone, decide di atterrarlo nei ghiacci del polo nord. Peggy, in contatto radio con lui, tenta di dissuaderlo dall’idea, ma invano.
Steve Rogers viene dichiarato Missing in Action.
Il soldato si sveglia, settant’anni dopo, nella New York del presente, con Nick Fury che tenta di spiegargli l’accaduto mentre Rogers non crede a ciò che vede…
Captain America – The First Avenger è un buon film. Ormai, l’ho visto due volte, una prima degli Avengers e una volta qualche settimana fa con la mia ragazza, e devo dire che ora, anche dopo aver visto il seguito, The Winter Soldier, che questo è davvero un bel film, all’altezza di Thor e forse il terzo migliore dei film della prima fase, Avengers escluso.

Ecco gli Howling Commandos, senza Cap!
La storia che fa da prequel un pò a tutto l’Universo Cinematico Marvel è un film di guerra e al contempo un film sui supereroi ben scritto e con un cast davvero d’eccezione. A parte Chris Evans, che recita molto meglio nei panni di Captain America che in quelli della Torcia Umana (un giorno parleremo anche dei film sui Fantastici Quattro, magari in occasione del reboot), abbiamo un ottimo Tommy Lee Jones nel ruolo più classico per lui (Generale dei Marine degli Stati Uniti d’America), un ottimo Huge Weaving nei panni di Johann Schmidt, nonchè Toby Jones che interpreta Arnim Zola (non potevano scegliere di meglio) e anche Hayley Atwell, Sebastian Stan e Dominic Cooper sono niente male nei ruoli di, rispettivamente, Peggy Carter, James Barnes e Howard Stark.

Cap circondato da nazisti dell'Hydra!
Il film stesso ha un buon pacing. Inizia e finisce nel presente, con tutta la storia narrata in una specie di esteso flashback che riempie la durata del film. Si potrebbe quasi dire che Captain America é un film sulla seconda guerra mondiale, non dissimile a film su quell’epoca storica, anche se poi presenta le vicende con un twist tutto suo. In quanto tale, é piuttosto ben fatto. Il vero neo del film risiede probabilmente nel fatto che a personaggi come Johann Schmidt, il vero cattivone del film, viene dato poco tempo su schermo, sappiamo che é cattivo e basta cosí. Inoltre il finale é davvero stupido. Certo, avevano bisogno di un motivo per cui Steve Rogers venisse creato nella seconda guerra mondiale e poi tornasse in azione solo ora, ma il modo in cui l’hanno risolto non é dei migliori. Solo io sono riuscito a pensare giá ad una mezza dozzina di scenari piú realistici o meglio spiegati con cui avrebbero ottenuto lo stesso effetto, se non uno migliore. Peccato, peccato davvero, anche se poi la scena viene usata e ripresa in maniera splendida nella serie TV che andró a recensirvi la settimana prossima: Agent Carter.

Nella scena Post-Credit Nick Fury propone a Steve la sua prima missione nel nuovo millennio.
Ma ogni cosa a suo tempo debito. Per questa settimana non posso che raccomandarvi caldamente la visione di questo film. E´ divertente, é emozionante, ha azione e humour Marvel e cuce insieme un pó tutto l’Universo Cinematico Marvel. A cui presto si aggiungerá anche Spider-Man, se avete seguito bene le news di settore.
Vedetelo! =)
Voto Personale: 8/10
Constantine – Season One
(A cura di Alteridan)
È un peccato quando serie interessanti vengono cancellate oppure, come nel caso di Constantine, non vengono rinnovate per una seconda stagione. Le due situazioni in apparenza possono sembrare uguali ma c’è una sottile differenza: una serie cancellata è definitivamente spacciata, è chiusa, non tornerà più; una non rinnovata, invece, finisce in una sorta di limbo, non se ne conosce il fato, e vi è sempre la speranza, invero molto labile, che possa essere ripresa.
Dicevo, Constantine fa parte di questa seconda categoria: ufficialmente non è stata cancellata dal network, la NBC, ma questo non ha nemmeno concesso agli showrunner la possibilità di creare una seconda stagione. Ne consegue che chi ha seguito la serie, oppure ha intenzione di darsi alla visione di questa prima stagione, si ritrova sostanzialmente con una storia monca, e proprio quando la narrazione aveva raggiunto un punto di svolta decisamente importante. Ma andiamo per ordine.

Una delle poche scene in cui vedrete John alle prese con una fiamma.
Come avrete potuto immaginare dal nome, Constantine è una serie televisiva fortemente ispirata al fumetto Hellblazer, il quale narra le vicende di John Constantine, un investigatore di tutto ciò che è paranormale, esperto di occultismo e piuttosto abile nella magia. Nella serie, il ruolo principale è stato affidato al britannico Matt Ryan, che riesce a fornire un’impronta molto forte al personaggio di John Constantine nonostante gli assurdi limiti imposti dal network televisivo. È bene metterlo in chiaro fin da subito: chi si aspetta un Constantine cinico e spregiudicato farebbe bene a stare alla larga da questa serie, vi basti pensare che la NBC ha imposto che il buon John comparisse poco con una sigaretta in bocca, che poi è uno degli aspetti che caratterizza Constantine nel fumetto. Un piccolo esempio per darvi un’idea di quanto possa essere edulcorata questa serie televisiva, il ché, ben inteso, non è necessariamente un male: il telefilm è ugualmente godibile, ma molto del fascino del personaggio principale si perde per strada grazie a quei geni della NBC.

In alcuni episodi la fotografia è decisamente magistrale.
Al contrario di quanto avviene in molte altre serie attualmente in onda ispirate al mondo dei fumetti, Constantine non narra le origini del suo protagonista, mettendo subito in scena un John maturo e navigato, e questo rende ancora più bizzarre le decisioni della rete. Nel corso delle tredici puntate di questa prima, e probabilmente unica stagione, John si vedrà alle prese con la “Rising Darkness”, una misteriosa entità malevola che sta corrompendo il mondo terreno e sta amplificando i poteri delle forze demoniache. Aiutato dalla sua spalla storica Chas (Charles Halford), la sensitiva Zed Martin (Angelica Celaya), e dall’angelo Manny (Harold Perrineau), John risolverà di volta in volta i vari casi settimanali, scoprendo poco alla volta diversi indizi su questa marea di oscurità che sta pervadendo il mondo. I casi sono decisamente ben strutturati e riescono a mantenere alta l’attenzione dello spettatore, anche grazie all’utilizzo di diversi personaggi storici del fumetto, come l’enigmatico Papa Midnite (Michael James Shaw), sicuramente uno dei personaggi ricorrenti più riusciti e meglio caratterizzati.

Alleato o nemico? All’evenienza Papa Midnite può essere entrambe le cose.
Ma allora qual è il problema? Il problema è che Constantine è una serie nata per essere fedele al fumetto, e purtroppo ci riesce solamente a metà poiché azzoppata dalle scelte scellerate di un network che probabilmente si aspettava di realizzare l’ennesimo show fumettistico destinato alle famiglie, ignorando che Hellblazer di suo è inadatto al pubblico generalista. Sulla rete corrono diversi rumor secondo i quali NBC starebbe finalizzando il passaggio dei diritti a un altro network, con la possibilità di continuare la serie lì dove si era interrotta, ossia con un cliffhanger illegale che non può essere lasciato tale.
Il consiglio, quindi, è quello di non vedere la serie prima che si abbiano notizie certe sul futuro di Constantine. E se proprio non ce la fate ad aspettare, allora preparatevi a un colpo di scena finale che probabilmente non verrà mai risolto.
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A settimana prossima! =)
8 novembre 2015 alle 11:57
[…] Volete un bel film di spie ed agenti segreti? Recuperate e guardatevi o The Winter Soldier o Kingsman. Questo? […]