Finalmente, eccoci a parlare dell’horror d’essai, fiondandoci come dei novelli Tim Curry a spasso nel tempo, nello specifico a quando il sonoro non c’era proprio nei film, horror o meno. Molta gente è restia a guardare i film muti…. perchè sono film muti, ed a volte pure il bianco e nero da solo fa desistere molti dal guardare film fatti così.
Ma questi sono solo pregiudizi di forma superflui, perchè tutta la tecnologia del mondo non serve a nulla senza idee e capacità, in technicolor o 3D un’evacuazione di canide tale rimane, ed analogie scatologiche a parte, i film muti non dovrebbero essere scartati a priori, anche perchè nel bene e nel male sono qualcosa di diverso da quello che potete vedere oggi in questo genere. Ed anche se la complessità e maggiore e diversa tecnologia a disposizione oggi non sono necessariamente malvagie (sono solo diverse), è interessante per gli appassionati di cinema o spettatori curiosi vedere horror fatti senza dettagliato gore e urla lancinanti a caso. Negatelo quanto vi pare, ma c’è un fascino primitivo innegabile in questi vecchi film, fatti davvero con il minimo, con gli ingredienti base, ed in questo genere, a volte meno è davvero più….
E come meglio iniziare se non celebrando l’entrata dell’horror muto qui sul Grind Cafè con due classici del genere, ovvero il celebre Haxan ed il Faust curato da Murnau? Non lo so, ma mi sembra un buon inizio! 😉 Buona lettura…
N.B.: Da questo numero in poi, il tema del numero sarà incluso direttamente nel titolo del post.
Anno: 1922
Titolo: Häxan (originale danese: Heksen)
Titoli Alternativi: Haxan: Witchcraft Through The Ages, The Witches,
Witchcraft Through The Ages, La Stregoneria Attraverso i secoli
Nazione: Svezia/Danimarca
Durata: 1 ora e 44 minuti
Regia: Benjamin Christensen
Probabilmente avrete sentito parlare di questo film quando si entra nell’ambito dei film horror muti, perchè capita in molte liste, rubriche e consigli. Non a caso, perchè Haxan è decisamente peculiare, e non proprio un film nel senso tradizionale del termine, non c’è una storia o narrazione vera e propria, almeno non una forte e coesa che segua la classica struttura delle 3 assi.
Come implica il titolo (danese per “strega”), il tema è appunto la stregoneria, ma invece di raccontare la storia di una o più streghe, Benjamin Christensen scelse un approccio documentaristico/storico sull’argomento, narrando per esempio del concetto medioevale di Paradiso ed Inferno, o le antiche credenze di malattie e pestilenze generate da creature soprannaturali come uomini-cane, nozioni di cosmologia antica e cose del genere, ed in generale di come le superstizioni , le credenze popolari e l’ignoranza sulle malattie mentali avessero potuto portare alla follia isterica delle cacce alle streghe durante il medioevo ed oltre. Il tutto basato sugli studi personali di Christensen del Malleus Maleficarum (noto anche come Der Hexenhammer, letteralmente Il Martello Delle Streghe), un trattato del 15° secolo per inquisitori.
Va da sé che a meno non abbiate una padronanza del danese, è necessario che vediate una versione sottotitolata o narrata (ma non credo esista narrata in italiano) perchè in un certo senso, Haxan è 50 % esposizione, tra spiegazioni dei vari fenomeni e vecchissime credenze medioevali sulle streghe, dialoghi o commenti del regista/narratore via le normali didascalie su sfondo nero.
Buona parte della pellicola è composta dall’intercalarsi di varie illustrazioni e rappresentazioni di creature mistiche/occulte o video in cui la matita di una persona indica un dettaglio delle suddette illustrazioni, di cui poi parla una precedente o successiva didascalia, ma ci sono parecchie sequenze recitate vere e proprie, come due streghe intente ad aggiungere ingredienti come pezzi di cadaveri alla loro pozioni, il diavolo in persona che appare sotto varie forme, casi di stregoneria presunta su religiosi, ed altre scene surreali e bizzarre come il diavolo che franticamente fa il burro (con ovvie implicazioni sessuali nel modo in cui lo fa), streghe con teste da gatto che escono da una porta mentre due enormi uomini maiale le osservano, streghe che volano nel cielo notturno, ed altre scene di questo tipo. Notabile che il film rompe la quarta parete specialmente nel capito finale, rivolgendosi direttamente allo spettatore e parlando per esempio dei suoi attori in contesto alla figura della strega e le superstizioni, un po’ strano per lo spettatore moderno, visto che di solito si rompe la quarta parete per effetto comico ora. Ma erano letteralmente altri tempi.
Il film è diviso in 7 capitoli, a volte c’è una narrativa che inizia in uno e viene proseguita nel successivo, ma in generale ognuno tratta un argomento od una storia diversa, il che se non altro ha aiutato questo film a fare il giro del web in una forma o l’altra, visto che se vedete film horror, è facile che siate incappati od abbiate sentito parlare di almeno due delle scene di questo film, specialmente quella del diavolo che fa il burro.
La pellicola in generale mostra una distinta tonalità rossa, e non è come ora che la potevano mettere come filtro video di after effect, la pellicola vera e propria con cui è stato girato il film è al 70 % rossa, ed uso questa percentuale perchè in alcuni casi tagliano a parti in cui la pellicola è di tonalità azzurrina (esempio nel capitolo 2 nella scena della pozione, in cui probabilmente fanno ciò per contrasto simbolico tra l’interno antro della strega e l’esterno-notte), ma ho visto alcuni pezzi apparire diversamente in altre occasioni, forse dipende dalla versione che vedete, perchè è più facile che troviate il taglio “cinematografico” da 74 minuti invece dell’originale 104 minuti, e non a sorpresa, vi chiederete come fosse stato possibile per Christensen fare una roba del genere nel ’22, schivare la pesante mannaia della censura….. il punto è che non ce la fece.
Non al tempo, perchè roba come cadaveri a cui viene tolto – senza troppe cerimonie – un dito, riti satanici, suore possedute, donne che fanno bere pozioni d’amore di nascosto a preti per portarseli a letto, illustrazioni dei vari strumenti di tortura dell’Inquisizione, scene sensuali & sacrileghe (o solo una delle due) ed in generale molto esplicite non erano proprio il cacio e pere dei censori e della morale percepita al tempo. Non aspettatevi teste mozzate o vero e proprio gore, perchè se quello fosse stato il caso la pellicola sarebbe stata bruciata allora, forse assieme al regista. Ma certamente c’entra nel discorso censura il fatto che il film fa una sottile ma notabile critica alla chiesa, parliamo dei tempi dell’Inquisizione, non c’erano i Monty Python a colpire “a morte” vecchie con cuscini di piume sulla poltrona comodosa, c’era solo una banda di assassini ecclesiastici che torturavano e bruciavano milioni di persone e poco importava se eri innocente, una volta che ti davano della strega eri fottuto, per mettere in questa maniera una delle cose più orripilanti della storia umana.
Non ero in giro a recensire film al tempo, vero, ma non era affatto comune vedere queste tematiche trattate in questa luce ed in maniera così esplicita, non ho mai visto un film muto fatto così, anche solo a livello di tematiche. L’opera è a merito finita nella Criterion Collection (purtroppo non presente in italia), ma c’è anche un’edizione italiana integrale in DVD sotto il titolo “Stregoneria Attraverso I Secoli” edito da Dcult, che dovrei recuperare anch’io, visto che offre molti extra.
Haxan è un’opera affascinante, uno pseudo-documentario dal tono surreale e bizzarro sulle antiche superstizioni sulle streghe, sul diavolo, i fenomeni inspiegabili al tempo in cui i demoni erano visti come reali, il tutto con una sottile ironia ed una varietà di tematiche e scene mostrate in maniera estremamente grafica per gli anni venti, il che l’ha condannato a pesante censura per molto tempo in diverse parti del mondo.
Non è per tutti, è senza dubbio peculiare, ma si merita il suo status di film di culto, e se vi ritenete appassionati di horror ed avete una certa curiosità sull’occulto, Haxan lo dovete vedere.
Anno: 1926
Titolo: Faust – Eine deutsche Volkssage
Titoli Alternativi: Nessuno
Nazione: Germania
Durata: 1 ora e 55 minuti
Regia: Friedrich Wilhelm Murnau
Dal regista tedesco meglio noto per Nosferatu – Friedrich Wilhelm Murnau – signore, e signori, Faust. Questa versione del 1926 – oltre ad essere l’ultimo film prodotto da Murnau in germania prima del suo periodo Hollywoodiano – è ispirata sì al classico racconto popolare tedesco, ma soprattutto sul poema drammatico del 1808 scritto da Johann Wolfgang von Goethe.
Una storia classica raccontata tantissime volte in tantissimi modi e con altrettante varianti, ma dirvi la premessa del film non mi costa nulla, visto anche che è leggermente differente da quanto possiate immaginare, e si prende alcune libertà in generale.
Durante il secolo buio, la peste infesta e consuma le città e gli uomini, che pregano nella speranza di essere salvati o fanno festa per non sprecare i loro ultimi giorni, ed assistiamo ad una scommessa tra un angelo e il diavolo Mefistofele, con in palio il dominio sulla Terra, una scomessa che verge sull’anima dell’integerrimo teologo/scienziato Faust, che Mefistofele promette di poter allontanare da Dio e fare sua in eterno. Faust, disperato dalla sua impotenza contro la peste, trova un manoscritto e legge la pagina che descrive il rituale per invocare il diavolo. Invocato Mefistofele e stretto con lui un contratto, Faust va per curare gli impestati, ma quando i paesani notano che è respinto da un crocifisso, lo cacciano alla maniera biblica (cioè lo prendono a sassate), ed il vecchio scienziato cede alle tentazioni di Mefistofele, che lo fa tornare giovane per assaporare i piaceri della vita. Ma dopo le sfrenatezze, l’amore colpisce Faust, ed orribili eventi nascono dal suo amore per Gretchen, ma infine è questo a salvare la sua anima dalle grinfie del diavolo.
Come vi potreste aspettare da un maestro dell’espressionismo tedesco, il Faust di Murnau è un eccelso horror-drammatico muto, con un enorme budget a disposizione ben usato per impressionanti set ed effetti speciali, con un ottima regia, una delle prime colonne sonore originali scritte per un film in assoluto (anche se probabilmente è facile trovarne copie sul web con musica diversa), alcuni interessanti usi della luce per creare particolari effetti video, ed immagini a dir poco iconiche ed immortali per il genere horror, capaci di piantarsi nel subsconcio e nella mente degli spettatori di ogni generazione. Sicuramente avrete sentito parole del genere venir fuori da milioni di bocche, ma non sono qui per fare l’hipster, questo è un – a dir poco – ottimo film di un regista studiato ed idolatrato da generazioni di amanti e studiosi dell’arte, ed a ragione. Non convincerà chi è restio a vedere i film muti in generale, ma questo è un altro par di maniche.
Dico “solo” un ottimo film perchè Faust è onestamente molto lungo, un po’ troppo. Non so cosa ne pensiate voi, ma due ore di film horror muto (o di film muto in generale) sembrano tante, e lo sono. Per carità, è impressionante, visto che comunque il film non risente pesantemente di questa lunga durata, ma si potevano tagliare tranquillamente 15-20 minuti circa, ed il film in generale ne avrebbe guadagnato, perchè molto di questo filler è composto da segmenti dal tono più leggero ed in alcuni casi comico, l’ultima cosa che mi aspettavo di trovare in un film horror muto. Il che se non altro dà varietà alla pellicola ed una simpatica distrazione, ma meno un film muto usa title cards (ovvero quegli intermezzi che riportano testi dialogati a schermo) meglio è, e questo filler ne aggiunge non poche ad un film che altrimenti le usa parecchio ma senza esagerare e mostra una recitazione da film muto assai solida. Od almeno io non ho particolarmente amato questi piccoli inserti comici.
Anche con questo “problema”, Faust è un signor film horror muto, che non delude affatto e merita più attenzione e notorietà, un film ancora affascinante e capace di mesmerizzare lo spettatore, con una trama presa da una storia popolare classica e colma di dramma e pathos, stilisticamente ricco e memorabile, uno di quei film horror capaci di sorprendere ed ammaliare (forse più oggi di allora) per il loro fascino quasi primitivo, senza secchi di sangue od urla, ma solo gli ingredienti essenziali. E non avete scuse per non vederlo, visto che come tantissimi film del periodo, è di dominio pubblico!
Mute off, ci leggeremo nuovamente, nel tempo…. 🙂
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