La prima di una serie di settimane Marvel inizia oggi sul Weakly Hobbyt, e non potrei essere più felice di così in questa giornata di fine Aprile. Quasi un anno fa recensii qui Captain America – The Winter Soldier, film che in un certo senso è il vero prequel di questo Avengers: Age of Ultron che vedete in copertina. Ma non solo Marvel in questo Weakly Hobbyt, con le recensioni di xxx Holic ed Evoland nel seguito. A chiudere il tutto ci sta l’articolo di Alteridan su “Il Tredicesimo Piano”, che in realtà vuole darvi un indizio sulla copertina del prossimo numero del Weakly Hobbyt. Non abbiate paura…
Avengers: Age of Ultron
(A Cura di Celebandùne Gwathelen)
Il culmine della Fase Due dell’Universo Cinematico Marvel, Avengers: Age of Ultron è uno di quei film che, pur non innovando o avendo una trama particolarmente originale, va visto, e va visto al cinema. Seguito non solo di Marvel’s Avengers, ma anche di Thor – The Dark World e Captain America – The Winter Soldier (e in parte anche di Guardians of the Galaxy), questo nuovo film Marvel che riunisce gli eroi più forti della terra è uno spettacolo visivo; per di più diverte tanto ed è ricco di scene d’azione ben sceneggiate.
Ma parliamo, in breve e senza spoiler, della trama.

Gli Avengers attaccano la base Hydra del Barone von Strucker
Dopo gli avvenimenti di The Winter Soldier e della prima stagione di Agents of S.H.I.E.L.D., Hydra è diventato il nemico principale degli Avengers, che sono alla ricerca sia dello scettro usato da Loki nel primo film, che del Barone von Strucker, attuale capo dell’Hydra. Il gruppo viaggia per questo verso Sokovia, una città-stato nell’est Europa dove si suppone si possano trovare entrambe le cose. Il gruppo al gran completo invade quindi la fortezza di Strucker, dove però vengono affrontati dal duo formato da Scarlet Witch e Quicksilver, che ha ricevuto poteri dopo gli esperimenti di von Strucker.

I gemelli Pietro e Wanda Maximoff sono una bella aggiunta per il film
Tony Stark riesce a recuperare tuttavia lo scettro, seppure in quel momento Wanda Maximoff, aka Scarlet Witch, gli fa avere una visione che gli incute un timore inaccantonabile di fallire e vedere morire tutti i suoi amici. Spinto anche da ciò, Tony analizza lo scettro e scopre che al suo interno c’è una sorprendente intelligenza artificiale, dalle potenzialità sconosciute. Spinto da limiti di tempo (Thor vuole riportare lo scettro ad Asgard tra tre giorni), Tony analizza con Banner lo scettro senza dire nulla a nessuno, sperando di riuscire finalmente a creare il suo progetto Ultron, in grado di salvare la terra senza bisogno di supereroi ma solo di macchine. Così facendo sveglia l’intelligenza artificiale all’interno dello Scettro, che presto decide che gli Avengers sono una minaccia per la terra. Costruendosi un corpo robotico e facendo fuori J.A.R.V.I.S., l’intelligenza artificiale di Stark, Ultron attacca gli Avengers mentre questi sono nei momenti finali di una festa nella nuova Torre degli Avengers. Il robot viene distrutto, ma l’intelligenza artificiale fugge tramite internet. Thor è irato con Tony su cosa ha fatto, ma quando gli animi si placano, il gruppo decide di fermare Ultron, quale che sia la sua mossa.

Gli Avengers più James Rhodes alla festa nella Avenger Tower, prima che irrompa Ultron
Questo, però, nel frattempo, ha portato dalla sua parte Quicksilver e Scarlet Witch, che hanno un conto personale con Tony Stark e cerca di recuperare del vibranio da Ulysses Klaw, un “vecchio amico” di Tony Stark, unico mercante del duttile e resistentissimo materiale…

Andy Serkis è Ulysses Klaw... ne sentiremo ancora parlare, ne sono certo...
Mi fermo qui con la trama, essendo il film fresco fresco. Vi consiglio di andarlo a vedere, e non solo per il voto che vedete in basso in fondo alla recensione. Avengers: Age of Ultron è davvero un altro capolavoro Marvel, ma non uno qualsiasi. Come anche col primo Avengers, questo film rappresenta il culmine del cammino iniziato con Iron Man 3 ed espanso negli altri film che ho citato nell’introduzione. E’ ovviamente necessario aver visto gli altri film per apprezzare questo al 100%, seppure credo che il film possa risultare godibile anche ad un’audience non-Marvel-colta.

Quando Hulk perde le staffe, Tony deve far ricorso al progetto Veronica, aka Hulkbuster!
Questo perchè il film spiega piuttosto bene tutto quello che accade su schermo, la trama di Ultron contro gli Avengers è ben dispiegata e – bonus o malus, lo decidete voi – piuttosto semplice. Non vengono dimenticate alcune sotto-trame, tra cui quella di Steve Rogers, Sam Wilson e Bucky, mentre nuove ne vengono introdotte, come una storia d’amore che inizialmente mi ha lasciato sospettoso, ma alla fine penso sia ben articolata, tra Bruce Banner e Natasha Romanoff.
I gemelli Maximoff, d’altro canto, vengono introdotti bene, senza che questo prende troppo tempo dalla trama del film; ne sono parte integrante e divengono molto importanti per i futuri film della Fase Tre, ma non rompono le scatole. Anzi, lo humour provocato in particolare da Hawkeye e Quicksilver è molto bello. Ma è molto bello, in generale, il nuovo ruolo di Clint Burton, aka Occhio di Falco, all’interno del film e all’interno della trama. E’ uno sviluppo davvero inaspettato che mette in prospettiva il rapporto tra lui e Natasha e tra lui e la squadra, composta per lo più da veri e propri supereroi, mentre lui alla fine è solo un tizio con arco e frecce. Pollice su a Joss Whedon per questo.

Jeremy Renner è spettacolare nel ruolo di Clint Burton
L’evoluzione dei quattro Avengers più potenti è un pò più contenuta rispetto a quella di Hawkeye e Black Widow, ma non è male. Hulk ed il suo alterego Bruce Banner, come già detto, ha più di qualche problema per il fatto di non sapere come reagire ai flirt di Vedova Nera; la loro storia è quella forse più astrusa ma al contempo sentita del gruppo.

Il duo creatore di Ultron: Bruce Banner e Tony Stark!
Tony Stark e Thor hanno poca evoluzione, sinceramente, ma il percorso di Tony, in realtà, è già finito, mentre Thor pure è ormai l’uomo responsabile che è uscito dalla fine di The Dark World. E’ bello vedere come i due ora competono con le loro donne, ed è un peccato, a tal riguardo, che nè Jane Foster nè Pepper Potts compaiono in questo film, quando personaggi “minori” come Sam Wilson invece lo fanno.

Viene un pò esplorato il passato della Vedova Nera, mossa assolutamente benvenuta
Steve Rogers mi ha convinto molto in questo film, molto più che nel primo Avengers, dove il suo ruolo era un pò relegato a personaggio comico. Captain America, ora, è il capo degli Avengers, e questo ruolo lo svolge davvero a dovere. Bello il suo conflitto con Tony Stark sul come trattare le guerre, e sono sicuro che abbiamo già visto accenni di Captain America – Civil War (film del Maggio 2016) in questo Avengers: Age of Ultron.

Ecco Ultron; un nemico davvero formidabile!
SPOILERS!
Personaggio nuovo di questo Age of Ultron, inoltre, è Visione, che viene creato in una maniera che personalmente non mi ha molto convinto. Indubbiamente la sua comparsa nel film è necessaria e fondamentale, ma ritengo comunque che il modo in cui questo è avvenuto è strano. Per di più, alla fine del film, risulta evidente che Visione venga a far parte degli Avengers nei futuri film della serie, e spero che il suo personaggio venga esplorato un pò meglio in quelli, ma la sua comparsa in Age of Ultron mi ha lasciato un pò perplesso.
FINE SPOILERS!

Sì, c&qpos;è anche Nick Fury in questo film, anche se il suo ruolo è minimo
Tutto sommato, in ogni caso, il film è uno spettacolo, di quelli che raramente si vedono su schermo. Il gruppo funziona a meraviglia, gli attori sono scelti splendidamente e interpretano i loro ruoli ormai molto bene, ed il futuro dell’Universo Cinematico Marvel sembra davvero ottimo. Almeno quello un pò più lontano. Ant-Man, prossimo film Marvel di nuova uscita di cui parleremo, non tanto mi convince…
Voto Personale: 9.5/10
A questo mondo non esistono le casualità, solo l’inevitabile.
(A cura di Wise Yuri)
Scritto e disegnato dal talentuoso circolo Clamp, abbiamo oggi la recensione del manga XXX Holic, un opera che fa di spiriti, folklore giapponese e desideri le sue portate principali. E tanto, tanto sakè. 🙂
N.B.: Questa è una recensione solo del manga, esistono degli OAV ma non ho mai approfondito.
Kimihiro Watanuki é un normale studente delle superiori, alto, secco e con occhiali, e sa cucinare anche benino.Tutto molto bello. Il problema é che riesce a vedere spiriti e fantasmi, invisibili a tutti gli altri.
Quando un giorno si inbatte in una presenza pericolosa, Watanuki si mette a correre, e scappando il suo corpo inizia a muoversi contro la sua volontà, finendo per ritrovarsi d’un tratto dentro una casa. Lì viene accolto dalla misteriosa strega chiromante Yuko, che spiega come mai si trovi lì, e cosa voglia da lui: questo é un negozio di desideri, ed ogni desiderio va pagato non con banali soldi, ma con qualcosa dello stesso valore. Yuko si offre di liberare il ragazzo dalla visione di fantasmi, in cambio di qualche lavoretto nel suo particolare negozio, qualche lavoretto ed usarlo come una badante/cameriera/servetto..
xxx Holic è decisamente una piacevolissima eccezione, in mezzo alle tonnellate di shonen spazzatura che costituiscono gran parte dell’offerta del mercato manga (e purtroppo sono il lato più noto di questo media) è piacevole vedere qualcosa che non sia lotte all’ultimo teletrasporto e raggio laser, o fan service tale da renderlo illegale in certe parti del mondo. Perchè xxx holic non ha nulla di questo, ed è comunque molto affascinante. Come genere…. non è facilissimo categorizzare il manga clamp, a parte che con il generico seinen (manga indirizzati a giovani adulti ed un pubblico in generale più maturo di quello degli shonen), è una specie di psicologico/drammatico con forte enfasi sul sovrannaturale, sul mondo degli spiriti, con forti presenze tipiche del folklore giapponese, come le volpi che si camuffano da uomini od oggetti che nel tempo hanno acquisito una propria volontà, per fare un’esempio.
Come indica il titolo stesso, il tema principale del manga sono i problemi, le dipendenze dei vari clienti del negozio di Yuko, come le abitudini ed i vizi che corrodono le persone, i loro desideri, necessità e problematiche esistenziali, rappresentate qui dal parallelo del mondo sovrannaturale, ed in maniera molto efficace. Il manga è impostato in maniera episodica, in quanto solitamente ogni capitolo vede Yuko e Kimihiro alle prese con diversi clienti dai problemi e desideri diversi, ma non è tutto compartimentalizzato, in quanto ogni vicenda arricchisce od aiuta a delineare meglio i personaggi, e c’è una vera e propria storia che si sviluppa capitolo dopo capitolo; a questo punto devo far notare che c’è una sorta di crossover tra questa serie ed il manga Tsubasa Reservoir Chronicle, sempre delle Clamp, in quanto i personaggi di Tsubasa appaiono più volte in xxx Holic (e presumo viceversa, non avendo mai letto nè avendo intenzione di leggere Tsubasa) e gli eventi sono connessi.
Ma fortunatamente non si tratta di orribile e sfacciato specchietto pubblicitario che vi forza a leggere pure Tsubasa Reservoir Chronicles per capire cosa cavolo succede, tutto è perfettamente comprensibile anche con la presenza di questa interconnessione tra le due serie, non ci sono buchi nella trama lasciati apposta irrisolti per fare spin-off o vendere più copie dell’altra serie.
Essendo un manga basato principalmente sui personaggi e non su visuali gargantuesche ed azione sopra ogni riga, sarebbe deleterio se i personaggi stessi fossero interessanti come un sandwich di cartoncino e pioppo, ma fortunatamente non è questo il caso. I personaggi principali sono appunto Kimihiro Watanuki e Yoko Ichihara, ma non i soli, ed anche il cast secondario è ben sviluppato. Kimihiro, Domeki e Kunogi formano il trio di amici/studenti principale, con tanto di siparietti comici, ma nel tempo ogni personaggio viene via via sviluppato e caratterizzato meglio, ogni esperienza gli cambia in qualche modo, possono somigliare ad alcuni stereotipi inizialmente, ma presto vi accorgete che non è così.
I leit motif del manga sono concetti di giusta retribuzione, di come ogni cosa abbia un prezzo, ogni azione una conseguenza, e cose simili che (almeno da quanto ne capisco) sono legate alla filosofia orientale, e detto così possono sembrare concetti triti, ma non sono trattati in maniera mielosa, anzi spesso in un modo minimalista, o con un’eleganza del (e nel) semplice molto nipponica (non a caso), ed anche se la venatura comica sembra prevalere all’inizio, il dramma si insinua sempre di più nelle vicende, e ci sono alcune sorprese e colpi di scena non da poco.
Una cosa che non mi ha convinto particolarmente è il finale, perchè l’ultimo volume sembra un po’ stiracchiare la narrativa per poi offrire un finale aperto, un po’ maliconico, ma neanche aperto del tutto, e lo dico sapendo che è in cantiere una seconda serie, ma anche fossi stato all’oscure di ciò, ho trovato il finale leggermente incompleto, od almeno mi ha dato questa sensazione.
Questo è inevitabilmente un manga che non piacerà a tutti, perchè non c’è molta azione e spesso sembra che non succeda nulla, e innegabilmente molto del dialogo è parlare di sake e cibo, ma non è solo questo, come detto prima, è in primis sui personaggi, e questi sono interessanti, tutt’altro che bidimensionali, e altrettanto interessanti sono le vicende su fantasmi, spiriti, mostri che gli accadono, e lo sono senza bisogno di essere estreme o esagerate, il che merita non poco credito.
Non molto da dire sullo stile grafico, in pieno stile CLAMP e con il tipico e riconoscibile tratto delicato, elegante, snello e dettagliato (ed un po’ algido, volendo) che ci si aspetta da loro.
Commento Finale
XXX Holic è un’interessante ed assai meritevole serie manga dal team CLAMP che è difficile da categorizzare e da consigliare, un’opera delicata, elegante oserei dire, che affonda le sue radici nel folklore giapponese dei mostri, spiriti, fantasmi ed altre creature bizzarre sovrannaturali, ma ci fa qualcosa di peculiare invece del solito shonen, parlando di personaggi interessanti e ben delineati che vediamo crescere e cambiare anche e nonostante le tante vicende bizzarre e sovrannaturali che avvolgono il protagonista e coloro vicino a lui. La narrativa in stile episodico può sembrare limitante e frammentaria a primo acchitto, ma ciò non indebolisce affatto la storia generale, anzi.
Negli anni ho letto molti manga mediocri, o dimenticabili, o inutili. Xxx Holic non è uno di questi, e lo consiglio a chiunque voglia leggere qualcosa di particolare, specialmente agli appassionati del sovrannaturale e del folklore giapponese.
Evoland
(a cura di Caprichard)
Piattaforma: PC (giocata), Android Data di uscita: 4 aprile 2013
I videogames sono un tipo di opere tecnico-artistiche contraddistinte da un’evoluzione rapidissima se confrontate con il resto dell’entertainment umano. Nel giro di 30 anni siamo passati da sparuti quadrettoni giganti monocromatici a mondi vasti e complessi in alta definizione con illuminazione volumetrica.
Quello che manca sul serio è un qualcosa che colleghi tutti questi passaggi tecnologici, un qualcosa che funzioni da rappresentazione dell’evoluzione nel mondo videoludico.
A quanto pare, questa cosa è venuta in mente anche agli Shiro Games, che hanno creato il piccolo Evoland, un gioco che ci fa ripercorrere l’evoluzione del genere GDR a grandi linee, dagli inizi fino agli anni PS1. A dire il vero il gioco si autodefinisce una breve storia sull’evoluzione degli action/adventure, ma i giochi dai quali si ispira sono Zelda, Final Fantasy e Diablo, che tendono di più verso il genere di ruolo.
Nostalgia
Il gioco non ha grandi pretese. Voi siete l’eroe e dovrete distruggere un cattivo imprecisato dopo che una donzella vi chiede aiuto. Il gioco inizia agli albori, funzionando in modo molti simile al primo The Legend of Zelda. Ad ogni nuova cassa del tesoro trovata, otterrete miglioramenti per il vostro gioco, come colori, miglior sonoro, grafica da 8 a 16 bit fino a grafica tridimensionale, ripercorrendo l’evoluzione storica dei videogame da un punto di vista tecnico.
Anche il sistema di combattimento varia, passando da tempo reale alla Zelda a quello a turni con ATB di Final Fantasy. Gli NPC sono basici, la vostra quest è lineare da seguire ed i puzzle ambientale sono semplici e poco complessi.
L’intero gioco si basa quasi totalmente sul fattore nostalgia e per chi non ha mai giocato ai vecchi Zelda o Final Fantasy potrebbe sembrare quasi un insulto.
Il problema del gioco però non è quello di non usare idee originali, ma di non approfondirle. Ogni meccanica presentata è nella sua forma più semplice, senza un minimo di variazione.
Nelle parti alla Zelda avremo nemici semplici come dei polipi e dei pipistrelli, le bombe e frecce verranno usate sporadicamente ed i puzzle sono a dir poco elementari. Nelle sezioni Final Fantasy mancano mosse speciali particolari, debolezze elementari e quindi si passa tutto il tempo ad eseguire i semplici attacchi andando a distruggere completamente lo spessore tattico fornito dal sistema a turni o con ATB. Anche la parte Diablo, ha un combattimento estremamente semplicistico ed un’inventario inutile, messo lì solo come parodia dei veri inventari degli action RPG su questo stile.
L’esplorazione e le ambientazioni sono anch’esse spoglie, con pochi dettagli e prive di un carisma proprio.
Solo in un paio di punti il gioco sembra avere un minimo di identità e genialità, quando è necessario passare dalla visuale in 3D a quella in 2D per superare degli ostacoli, ma sono momenti troppo brevi e mai ripetuti nel corso del gioco.
Il risultato è quello di risultare un gioco didascalico, atto solo a mostrare cambiamenti superficiali in modo parodistico ed ironico senza veramente approfondire la questione.
La brevità anche gioca a sua sfavore, potendo essere completato in meno di un paio d’ore, includendo anche i segreti. Non c’è proprio il tempo di prendere le idee e svilupparle.
Questo è effettivamente il problema di Evoland. Un piccolo omaggio nostalgico ad un certo tipo di videogiochi, che starebbe meglio in un museo, invece di essere giocato, perché è davvero poca cosa.
Le idee però ci sono e potenzialmente potrebbe diventare un qualcosa di meglio, ed infatti il concept di Evoland 2 in lavorazione sembra già essere un gioco più completo che fa del suo esistere in ere di gioco diverse la sua vera essenza e la sua identità, invece di essere un guscio vuoto riflesso del lavoro passato altrui.
Una curiosità, da evitare se cercate un qualcosa di sostanzioso, ma che consiglio comunque di recuperare a pochissimo per chi ha giocato ed è cresciuto con i giochi ai quali si ispira perché è un esperimento unico e farà tintinnare le vostre memorie di giocatore nel modo giusto.
Voto: 5.5/10
Il Tredicesimo Piano
(A cura di Alteridan)
Spesso ciò che scrivo di settimana in settimana viene scelto in maniera pressoché randomica, magari perché i videogiochi, le serie TV, o i film di turno sono stati giocati o visionati recentemente. Questa volta, però, la scelta de Il Tredicesimo Piano non è casuale: certo, l’ho rivisto da poco, ma questo articolo che andrete a leggere è stato scritto anche per fornire un piccolo, seppur blando, indizio su ciò che troverete la prossima settimana su queste stesse pagine virtuali. Quale sia starà a voi scoprirlo: per i più informati e perspicaci potrebbe essere piuttosto facile afferrare il collegamento, tutti gli altri, beh, dovranno semplicemente attendere altri sette giorni.
Ma passiamo all’argomento della settimana: Il Tredicesimo Piano è un thriller fantascientifico diretto da Josef Rusnak e arrivato nelle sale cinematografiche sul finire del millennio scorso. Hannon Fuller (Armin Mueller-Stahl) è il proprietario di una compagnia specializzata in tecnologie all’avanguardia, tra cui un segretissimo progetto di realtà virtuale che permette all’utente di trasferire la propria coscienza all’interno di un simulazione popolata da intelligenze artificiali che si comportano in tutto e per tutto come degli umani, senza essere a conoscenza della loro natura di esseri virtuali. Una notte, dopo essere tornato da una sessione nella simulazione, Fuller viene assassinato da un uomo misterioso, eil protagonista Douglas Hall (Craig Bierko), amico di Fuller e suo erede, diventa il principale sospettato delle indagini portate avanti dal detective McBain (Dennis Haysbert). Tuttavia, nelle sue ultime ore di vita, Fuller aveva nascosto un importante messaggio all’interno della simulazione in modo che solamente Douglas potesse trovarlo, un messaggio che molto probabilmente avrebbe portato alla soluzione dell’omicidio. Con l’aiuto di Jason Whitney (Vincent D’Onofrio), Douglas intende entrare nella simulazione e risolvere il mistero che aleggia sulla morte del suo mentore e amico.

Fuller nasconde la lettera all’interno della simulazione.
Da qui la narrazione prende una piega quasi noir, alternando le indagini del detective McBain nella notte della Los Angeles contemporanea, alle analisi della luminosa e dinamica Los Angeles virtuale degli anni ’30 ad opera del protagonista, andando a formare un dualismo complementare che sta lì a sottolineare quanto le due investigazioni siano correlate, grazie soprattutto alla presenza di Jane Fuller (Gretchen Mol) nel presente, la figlia di Hannon Fuller di cui nessuno aveva mai sentito parlare fino alla morte del padre.

Per entrare all’interno della realtà virtuale bisogna utilizzare questo enorme apparecchio.
La trama si presenta relativamente complessa, e fa leva su alcuni colpi di scena ben piazzati che via via andranno a dipanare un’intricata matassa. Allo stesso tempo, gli sceneggiatori hanno messo sapientemente alcuni indizi in alcuni momenti chiave della narrazione: uno spettatore attento potrebbe arrivare alla conclusione dell’enigma un po’ prima della rivelazione finale, ma nel complesso questo non fa altro che focalizzare l’attenzione sulla pellicola, poiché la voglia di conoscere la verità sull’omicidio di Fuller e tutto ciò che vi gravità intorno sarà sempre alta.
Tuttavia, in più di qualche occasione, il film tradisce la sua natura a basso budget: il problema principale è rappresentato dalla scelta degli attori, e soprattutto del protagonista. In tutta onestà, Craig Bierko è un attore al più mediocre, ha sempre la stessa espressione da pesce lesso dall’inizio alla fine della pellicola, con un carisma praticamente inesistente. Anche la comprimaria Gretchen Mol non è chissà cosa, ma almeno riesce a fornire al suo personaggio un minimo di profondità. La vera star del film, invece, si rivela Vincent D’Onofrio: nonostante compaia in poche scene, il suo personaggio è fondamentale e, per motivi che non ho intenzione di spoilerare, gode dell’abilità dell’attore di dare vita a più facce della stessa medaglia.

Abituatevi a questa faccia poiché vi accompagnerà per un’ora e mezza.
Nel complesso, se si passa sopra l’acting del protagonista, Il Tredicesimo Piano si rivela un film fantascientifico di buon livello: certo, non siamo di fronte a un capolavoro, ma è un buon esponente del genere e riesce a intrattenere in maniera più che dignitosa lo spettatore. Un peccato che nello stesso anno di uscita di questo film, il 1999, arrivò nelle sale anche Matrix: la pellicola dei fratelli Wachowski focalizzò tutta l’attenzione mediatica su di sé, meritatamente, su questo non c’è dubbio, relegando Il Tredicesimo Piano in una zona d’ombra che, in tutta onestà, non merita.
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Alla fine di Avengers: Age of Ultron, esce la scritta “The Avengers will return”. Allo stesso modo, vi dico, “The Weakly Hobbyt will return”. 😀 Alla settimana prossima, miei diavoletti! =P
17 Maggio 2015 alle 17:13
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26 luglio 2015 alle 11:10
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