Potrei quasi dire che il titolo di questa settimana, o di queste settimane, sia “una nuova Avventura”. La Marvel prova cose sempre nuove, dal punto di vista filmico vi parleremo questa settimana di cose nuove, nuove avventure le ha anche vissute Cap Richards nella sua recensione di Pillars of Eternity, ed anche il videogioco di cui ci parla questa settimana WiseYuri, Neverdead, presenta perlomeno qualcosina di nuovo per il mondo dell’intrattenimento elettronico.
Tuttavia la nuova avventura si rivolge al mio futuro in una nuova casa; spero che tutto funzioni come si deve e se nelle prossime settimane ogni tanto qualche articolo da parte del sottoscritto verrà a mancare, perdonatemi.
Questa settimana ho fatto il botto, invece. Buona lettura!=)
Marvel’s Daredevil – Season One
(A cura di Alteridan & Celebandùne Gwathelen)
Ormai è chiaro a tutti che i personaggi dei fumetti rappresentano una fetta importante di tutto ciò che riguarda quell’enorme calderone chiamato “entertainment”. Videogiochi, film, serie televisive: i primi esperimenti di contaminazione di altri medium ci sono stati diversi decenni fa, come non ricordare quel Superman interpretato da Christopher Reeve che in un certo senso sdoganò i supereroi e li elevò a personaggi capaci di ritagliarsi un posto anche sul piccolo e, soprattutto, sul grande schermo. Dagli anni ’80 a oggi ne è passata di acqua sotto i ponti, e in questi decenni si sono susseguiti vari adattamenti fumettistici più o meno riusciti, eppure è solamente nel recentissimo passato, un lustro fa o poco più, che i supereroi hanno ottenuto un posto di primo piano nelle produzioni cinematografiche hollywoodiane.
L’intuizione, geniale a mio avviso, della Marvel: creare un universo cinematografico organico che prendesse spunto dal mondo dei fumetti, ma che seguisse una strada a sé stante, parallela se vogliamo, ma comunque distinta e separata. La DC Comics, eterna rivale della casa delle idee, non è stata a guardare, ma ha deciso di puntare a un altro medium, quello televisivo, prima di lanciarsi in un’esperienza simile a quanto visto dall’altro lato della barricata. Anche qui, sul piccolo schermo, le serie sui supereroi ci sono sempre state, ma con il recente Arrow si è iniziato a buttare giù un altro universo, che poi si è espanso accogliendo un serial su Flash e che, con molta probabilità, continuerà a crescere. Di contro, dal lato opposto, a sua volta la Marvel non se n’è stata con le mani in mano e ha deciso di aggiungere altri pezzi al puzzle del Cinematic Universe creando Agents of S.H.I.E.L.D. prima, e Agent Carter poi. La differenza con quanto visto in casa DC, però, è sostanziale: Arrow e Flash sono opere che non hanno nulla a che vedere con ciò che avviene al cinema; le serie Marvel, di contro, vanno a riempire tutti quei buchi che per forza di cose non possono essere riempiti in un’ora e mezza di film.

Charlie Cox è Matt Murdock, di giorno avvocato, di notte vigilante
La Casa delle Idee ha però voluto alzare ulteriormente l’asticella: cosa accadrebbe se si venisse a creare una piccola galassia all’interno di quell’universo? Un ecosistema perfettamente autonomo ma collegato a un progetto ben più grande: ecco la seconda intuizione. Così nasce The Defenders, un piccolo gruppo di serie TV, ognuna dedicata a un eroe per così dire minore, che poi vadano a culminare in una serie più grande. Una sorta di Avengers televisivi, se volete, con più personaggi, ognuno con una propria serie dedicata, e un cross-over che li unisca tutti. L’avanguardia di questo mini-esercito è costituita da un giovane avvocato senza l’uso della vista, figlio di un pugile ucciso dalla mafia, e con un alto senso di giustizia. Sto parlando naturalmente di Matt Murdock, il cui alter-ego Daredevil dà il nome alla prima serie dedicata agli eroi urbani Marvel; seguiranno poi AKA Jessica Jones, Luke Cage, e Iron Fist.
Quello che state leggendo è un articolo buttato giù a quattro mani, di conseguenza ora lascerò spazio all’amico Celey che andrà a descrivere la sinossi dei tredici episodi che vanno a formare questa prima stagione della serie televisiva. Mi rileggerete più in basso, dove troverete un mio commento sull’intera opera, seguito da quello del mio collega.
- Into the Ring: La prima puntata di Daredevil inizia subito dark and gritty, come si usa dire negli States. Con l’introduzione di Matt Murdock e Foggy Nelson, due avvocati in cerca di clientela, si apre la storia di Karen Page, giovane ragazza scoperta piena di sangue sul cadavere di un suo collega di lavoro. La ragazza viene incriminata dell’assassinio, ma Matt Murdock (grazie ai suoi sensi sovrumani) ha la certezza che non è stata lei ad uccidere l’uomo. Foggy e Matt proteggono la ragazza, mentre viene alla luce un complotto aziendale messo in moto dalla Union Allied, un’azienda che si è arricchita dopo la comparsa dei supereroi a New York (dagli Avengers in poi). Quando Page viene aggredita da uno scagnozzo della UA, Matt Murdock nei panni di Daredevil salva la giovane e rivela ciò che sanno alle autorità. Ma, ovviamente, le trame della UA sono molto più fitte…[8/10]
Matt Murdock e Foggy Nelson; i due avvocati nel cui studio si svolge buona parte della serie tv!
- Cut Man: Scopriamo un pò di background su Matt Murdock e suo padre, Joe. Questo era un pugile, ma non uno buono, anche se era qualcuno in grado di stare in piedi nel ring quanto voleva. Per questo, i suoi agenti si rivolsero a lui, dopo l’incidante di Matt in cui perse la vista, per fargli una proposta che non avrebbe dovuto rifiutare…
Nel presente, Matt è stato malmenato da un gruppo di scagnozzi della UA, e sopravvive grazie agli aiuti di Claire Temple, un’infermiera di Hell’s Kitchen una cui amica è stata salvata da Matt in precedenza. Non contento di averle prese, Matt decide di sfidare ancora gli uomini della UA che avevano rapito un bambino solo per tendergli una trappola… [7/10] - Rabbit in a Snowstorm: Matt e Foggy Nelson hanno il loro primo caso; un folle di nome Healy ha ucciso con una palla da bowling un grosso magnate, e viene incriminato per questo. La mano destra della UA ha deciso di rivolgersi a Matt e Foggy perchè sono giovani e piani di ideali, per “risolvere” il caso. Matt, tuttavia, non si lascia abbindolare nè dalle parole, nè dai soldi loro offerti…
Nel frattempo, a Karen Page la UA propone un accordo per silenziarla in cambio di una grossa somma di denaro. Karen, tuttavia, decide invece di rivolgersi a Ben Urich, giornalista per il New York Bulletin…[8.5/10]Ben Urich è un ottimo giornlista che per il New York Bulletin ha scritto già articoli su Hulk e sugli Avengers!
- In the Blood: Alla fine della scorsa puntata, Matt aveva scoperto un nome: Wilson Fisk! Fisk, un uomo di grossa stazza, è un impacciato magnate, intento a ricostruire Hell’s Kitchen dopo la lotta degli Avengers a New York City. Scopriamo che è anche timido con le donne, e fatica ad avere un primo date con un’artista di nome Vanessa. Quando questo date viene interrotto da Anatoly, uno di due fratelli russi a cui era stato dato il compito di sbarazzarsi di Daredevil, le consequenze per Anatoly sono spiacevoli.
Nel frattempo, Vladimir, fratello di Anatoly, rapisce Claire Temple, sperando che questa gli dia informazioni su Daredevil. Matt si mette alla sua disperata ricerca… [7.5/10] - World on Fire: Dopo la morte di Anatoly nella scorsa puntata, Vladimir inizia una guerra contro Daredevil e Wilson Fisk, incitata da taglie sulla testa dell’uno e dell’altro. La guerra, tuttavia, è di breve durata, quando uno scagnozzo di Fisk vende Vladimir e la sua gang a Fisk, che fa letteralmente esplodere i loro covi. Tutti, contemporaneamente.
Daredevil si trova nel mezzo, e quando confronta un ferito Vladimir in fuga, viene fermato dalla polizia…
Nel frattempo, Foggy e Karen, aiutando un loro cliente, hanno un primo date assieme, interrotto anche questo da una brusca esplosione..[9/10]Per gran parte della serie, Matt va in giro nelle sue ore da Vigilante con questa tunica nera
- Condemned: Con il caos che regna su Hell’s Kitchen, Daredevil cerca di salvare Vladimir dalla morte per fargli confessare chi sono le persone con cui Fisk lavora. Vladimir inizialmente oppone resistenza, comparando Daredevil a Fisk, affermando che non sono poi così diversi. Matt, però, dimostra il contrario, salvandolo da morte certa.
Foggy e Karen nel frattempo sono nell’ospedale a riprendersi dalle ferite dell’esplosione, mentre Claire Temple aiuta innumerevoli feriti e aiuta Daredevil via telefono a cauterizzare le ferite di Vladimir. Ben Urich, invece, è sulla scena e assiste a come Fisk fa uccidere diverse persone da un cecchino, inclusi alcuni dei poliziotti da lui stesso pagati, per incolpare Daredevil del vile atto…[9/10] - Stick: Dopo aver scoperto da Vladimir che a gestire i soldi di Wilson Fisk è il suo avvocato di nome Leland Owlsley, Dearedevil va a fargli una visita. Questa viene disturbata quando compare sulla scena Stick, l’uomo che ha recuperato Matt dall’orfanotrofio di St. Agnes e lo ha addestrato a combattere e controllare la sua dote. Stick è in città in cerca di Black Sky, un’arma potentissima, che Nobu, socio di Wilson Fisk, sta per portare a New York via nave. Stick chiede aiuto a Matt nel recuperare quest’arma, ma Matt accetta solo a patto che Stick non uccida nessuno. Stick acconsente, ed i due fanno visita a Nobu al porto; quando si scopre che Black Sky altro non è che un giovane ragazzino, Matt è shockato. E lo è ancora di più quando scopre che Stick sta per sparargli con un arco…
Nel frattempo, Karen informa Foggy che sta facendo ricerche con Ben Urich su Fisk, ed introduce sia Foggy che Matt a Ben Urich…[8/10]La mancanza di armatura fa si che Claire Temple debba fare molte volte da infermiera per Matt!
- Shadows in the Glass: Puntata meravigliosa in cui scopriamo un pò di background su Wilson Fisk, in particolare la sua infanzia. Pare che venisse maltrattato, sia lui che la madre, dal padre, Bill Fisk. Wilson lo uccise in un momento di rabbia mentre stava picchiando la madre e aveva precedentemente maltrattato lui. La madre, infine, lo tagliò a pezzi e buttò nel fiume.
Nel presente, Ben Urich viene avvicinato da Daredevil e messo al corrente della situazione e del nome di Wilson Fisk. Daredevil vuole svelare l’identità di Fisk al mondo tramite Urich, in modo da dare un nuovo bersaglio ai media.
Nel frattempo, Fisk viene messo alle strette da Nobu e Madam Gao, due suoi partner, e si ritrova con le spalle al muro. In quel momento, però, Vanessa rimane al suo fianco, anche dopo aver scoperto l’oscuro passato di Wilson. Insieme, i due preparano una mossa azzardata…[9.5/10] - Speak of the Devil: Fisk tende una nuova trappola a Daredevil; una cliente di Nelson & Murdock viene uccisa nella sua casa, dalla quale stava per venire sloggiata contro il suo volere. Seguendo le tracce dell’assassino, Daredevil affronta Nobu, che si rivela essere anche Ninja, oltre che grosso pezzo della Yakuza di Hell’s Kitchen. I due combattono, ma per Matt si mette male. Le cose non migliorano quando sulla scena compare Fisk, che ha intenzione di dargliene di santa o maledetta ragione.
Nel frattempo, Ben, Karen e Foggy tentano di scoprire di più sul passato di Fisk…[9/10]Vincent D’Onofrio è il miglior Kingpin mai visto in una serie tv non a cartoni animati!
- Nelson v. Murdock: Dopo lo scontro contro Nobu e Fisk della puntata precedente, Matt crolla nel suo appartamento di fronte a Foggy,c he così scopre la sua doppia identità. I due hanno una confrontazione, in cui si scoprono anche dettagli sul passato del duo legale. Nelson, però, ora mette in dubbio quanto il loro rapporto fosse veritiero, e decide di abbandonare la Nelson & Murdock.
Nel frattempo, Madame Gao confronta nuovamente Fisk sulle sue intenzioni, convinta che Fisk non sa dove andare, volendo da un lato proseguire la sua relazione con Vanessa, e dall’altro mettere a segno il suo piano di nuove costruzioni della United Allies…
Karen, invece, scopre dove sta la madre di Fisk, e decide di farle una visita con Ben Urich (demotivato dal peggioramento dello stato di salute della moglie)…[8/10] - The Path of the Rightous: Matt, convinto sia da Claire che dal fin troppo sangue perso in questa lotta contro Fisk ed il crimine, decide finalmente di farsi fare una tuta protettiva più decente. Si reca così dal mentalmente instabile Melvin Potter e scopre che anche lui lavora per Fisk, ma solo sotto ricatto. Daredevil gli promette di liberarlo dal “controllo” di Fisk se lui gli fabbrica una tuta.
Frattanto, Vanessa è stata avvelenata e Wilson è all’ospedale, incapace di pensare o di fare altro. Wesley, suo braccio destro, scopre tramite una chiamata della madre malata di Alzheimer di Fisk che questa è stata visitata da una donna bionda. Ci vuole poco a fare due più due, e Wesley rapisce Karen Page, con l’intenzione di assumerla o ucciderla. L’incontro però prende una piega inaspettata…[8/10]Matt Murdock e Karen Page
- The Ones We Leave Behind: Matt toglie a Fisk anche l’ultimo tassello del suo puzzle; scopre il nascondiglio di Madame Gao, e libera tutti i lavoratori e brucia la cocaina lì presente. Quando vuole affrontare MAdame Gao stessa, però, questa lo sorprende e con un possente pugno lo fa volare. L’anziana signora poi scompare, per incontrarsi con Leland Owlsley, ultimo rimasto “fedele” a Fisk. Scopriamo però che sono stati Gao e Leland ad avvelenare Vanessa, che tuttavia sembra riprendersi dalla tossina.
Mentre Matt, Karen e Foggy fanno la pace dopo gli eventi della decima puntata, Ben decide infine di pubblicare l’articolo su Fisk per screditarlo. Il direttore del giornale, tuttavia, decide di non farlo, e Ben lo incrimina davanti a tutti di venire pagato da Fisk. Licenziato, Ben va a casa e decide di aprire un blog per scrivere il suo articolo. Fisk, tuttavia, avendo portato la madre a New York, ha scoperto che Ben era da lei, e lo uccide strangolandolo… [7.5/10] - Daredevil: Matt a Karen giura al funerale di Ben Urich che Fisk la pagherà per i suoi crimini commessi. Fisk, nel frattempo, scopre che Owlsley e Gao stavano dietro all’avvelenamento di Vanessa, e lo uccide. Questo mette in moto una serie di avvenimenti che porteranno il Detective Hoffmann della Polizia di New York a confessare contro Fisk, in presenza di Matt Murdock e Foggy Nelson. Fisk viene finalmente incriminato ed arrestato, ma ovviamente non tutto va come previsto.
Matt può quindi per la prima volta indossare la sua tuta Rosso e Nera ed apprire come il vigilante Daredevil; il suo compito: fermare Fisk prima che lui e Vanessa abbandonino la città… [7.5/10]

Daredevil confronta Leland Owlsley… Qualcuno di voi conosce il Gufo?
Marvel’s Daredevil è, a mani basse, la serie rivelazione dell’anno. Daredevil è tra i miei personaggi dei fumetti preferiti, quindi inizialmente avevo accolto con scetticismo la notizia della creazione di una serie a lui dedicata, anche perché, diciamolo chiaramente, in passato questo eroe è stato trattato veramente male (qualsiasi riferimento al dimenticabile film del 2003 è puramente casuale). La scelta dell’attore protagonista, Charlie Cox, inizialmente non mi era piaciuta, non perché non ne apprezzassi il talento, ma perché non lo vedevo consono all’interpretazione di tale ruolo. Già dal primo episodio, però, tutti i miei dubbi si erano dileguati: Charlie Cox è un ottimo “diavolo di Hell’s Kitchen”, e riesce a caratterizzare magnificamente il personaggio. La frustrazione nel momento in cui la legge non riesce a fermare il crimine, i dubbi sulla moralità delle sue azioni, la parte fortemente cattolica di Matt: tutto è esattamente dove dovrebbe essere. Anche i comprimari non sono da meno, anche se vengono in un qualche modo oscurati da quel personaggio che riesce a rubare sempre la scena, grazie alla sua personalità magnetica e a un’interpretazione magistrale del relativo attore: sto parlando di Vincent D’Onofrio, il quale veste i panni di un Wilson Fisk forse leggermente lontano dalla versione tradizionale vista nei fumetti, ma non per questo meno efficace su schermo. Il suo Kingpin è un uomo con una visione, un “endgame” come lo chiamano gli anglofoni, e fa di tutto per riuscire a realizzare il suo scopo.

Anche Melvin Potter farà ancora parlare di sè in futuro…qui consegna a Daredevil la sua nuova tuta!
Parlando di cose che mi hanno fatto storcere il naso, non ho gradito come hanno voluto buttare giù la storyline che farà da collante tra le varie serie degli eroi urbani: mi riferisco al settimo episodio. Questo va sì a collegarsi alla trama orizzontale di Daredevil, introducendo un personaggio importante come Stick, ma questo innesto pare artificioso, quasi forzato. Il settimo episodio mette sul piatto quattro nozioni così, senza spiegare nulla, e senza aver gettato prima un minimo di background, lasciando il tutto appeso a un filo. Come se non bastasse, i riferimenti nascono e muoiono lì: non verrà citato più nulla negli episodi successivi, se non un blando riferimento alla figura di Stick; per il resto, le vicende narrate non verranno più toccate, e bisognerà attendere mesi, per non dire anni, per collegare questo pezzo al suo puzzle.

Le scene d’azione, tutto sommato, sono di buon livello.
Trovo ingiusto, inoltre, paragonare questa serie ad altri show televisivi dedicati ai supereroi, a prescindere dal fatto che siano essi Marvel o DC. In queste settimane, in giro per la rete, ho letto molti commenti di persone che si ostinano a paragonare Daredevil a Arrow, Flash, o Agents of S.H.I.E.L.D.: il problema qui sta nel fatto che queste serie, sostanzialmente, sono prodotti diversi, e prima lo si capisce e meglio è. Mentre le ultime tre serie citate sono prodotti tradizionali, realizzati seguendo uno schema ben preciso che serve a raccogliere il pubblico all’inizio e mantenere alta l’attenzione durante tutta la messa in onda, sfruttando colpi di scena, cliffhanger, e chi più ne ha più ne metta, Daredevil può permettersi di creare una storyline più organica poiché, essendo una serie Netflix, viene rilasciata tutta in un colpo: non c’è la necessità di affidarsi ai cliffhanger di fine episodio (che pur ci sono), e questo permette di buttare giù una narrazione più completa, senza particolari buchi o momenti morti.

La serie TV non si fa problemi a mostrare sangue in gran quantità
Detto questo: Marvel’s Daredevil rappresenta uno dei migliori adattamenti di un’opera fumettistica, se non addirittura il migliore. Va a integrarsi perfettamente nel Marvel Cinematic Universe, prendendone le dovute distanze ma senza rinnegare nulla: i riferimenti sono molteplici ma restano tali, non aspettatevi comparsate di divinità con martelli o miliardari con armature ipertecnologiche. Tuttavia, è proprio tutto questo che permette alla serie di ritagliarsi un proprio spazio e assumere una propria identità autonoma, andando gettare le basi per un progetto molto più grande, sperando che gli standard qualitativi si mantengano elevati come in questa serie di debutto.

La religione gioca un grosso ruolo in questa serie tv; Matt più volte fa visita ad un prete per consigli
Personalmente, ho trovato Daredevil un’ottima serie TV. Questo perchè è particolare, diversa sia da Agents of S.H.I.E.L.D. che da Agent Carter, ha una suo carattere ma la si riesce ad inquadrare benissimo nell’insieme dell’Universo Cinematico Marvel.
Daredevil è brutale, religiosa, attuale e, soprattutto, ben scritta e ben recitata. Anche se, personalmente, negli episodi finale la serie si “banalizza” e quindi perde un pò, le puntate centrali e, secondo me, più importanti della serie sono state tra le migliori che ho visto ultimamente. Daredevil non finisce col botto, come hanno fatto Agent of S.H.I.E.L.D. o Lost o X-Files, ma è nel suo corpo centrale che si trova il maggior entusiasmo e coinvolgimento. Questo, soprattutto, grazie ad una performance STELLARE di Vincent D’Onofrio nei panni di Wilson Fisk. Non solo D’Onofrio ha la stazza e presenza scenica giusta per rappresentare il Kingpin, ma anche la sua performance vocale è di altissimo livello. Ho trovato lui, piuttosto che Matt Murdock, il personaggio più intrigante della serie, e questo è dir molto, visto che Charlie Cox nei panni di Matt Murdock mi è piaciuto tanto, soprattutto dopo un iniziale scetticismo. Non a caso la puntata che si concentra sul passato di Fisk, e sul suo rapporto con Vanessa, è quella che probabilmente mi è piaciuto di più dell’intera stagione.
Le lodi di buona recitazione vanno ovviamente anche agli altri attori, e per quanto fisicamente non mi hanno convinto nè Karen Page nè Foggy Nelson, tutto sommato il cast è assemblato bene, e sembra aver avuto una buona intesa sui set.

Fisk fa visita a Madame Gao, una delle più longeve delle sue alleanze
La trama che regge la serie tv è apposto, non è nulla di trascendentale, ma reppresenta un pò il classico recipiente in cui sono poi i personaggi principali a doversi muovere con estrema confidenza. E questo cast lo fa, in toto, da Claire Temple a Ben Urich, da Wesley a Stick, passando per Leland Owlsley, Madame Gao, Nobu, Vladimir ed Anatoly. Raramente un cast, nel suo complesso, mi è piaciuto come in Daredevil, ad essere sincero. I personaggi erano molto umani e molto sfaccettati, anche i meno presenti su schermo.

Tutto il cast: Elden Henson, Deborah Ann Woll, Charlie Cox, Rosario Dawson e Vincent D’Onofrio
Aggiungiamo a questo che, su questo sfondo di trama, ci sono più di qualche cenno col capo verso le altre serie Marvel, in particolare The Avengers, per motivi di trama che scoprirete vedendo la serie TV, ed avete un quadro completo di una serie TV che sa stare in piedi da sola, sì, ma che con le giuste conoscenze diventa anche un ottima spalla all’Universo Cinematico Marvel in generale. Soprattutto se consideriamo quanto detto da Alteridan in apertura; siamo solo alla prima di una serie di serie TV che ci porteranno ad un quadro generale più ampio, entro il 2017/2018.
Detto questo, non vedo l’ora che su Netflix comparirà la prossima serie Marvel: AKA Jessica Jones!
A presto!
Voto Personale: 8.5/10
Pillars of Eternity
(a cura di CapRichard)
Piattaforma: PC Data di uscita: 26 marzo 2015
Pillars of Eternity è un altro successo di Kickstarter. Con quasi 4 milioni di dollari racimolati nel 2012, Project Eternity (come era conosciuto allora) veniva presentato come il successore spirituale di Baldur’s gate, quindi come un gioco di ruolo occidentale isometrico con combattimento in tempo reale con pausa, con enfasi su personaggi del proprio gruppo e sul combattimento.
Gli sviluppatori dietro al gioco sono gli Obsidian, il game director è Josh Sawyer (di fama Icewind dales) e tra gli scrittori c’è anche Chris Avellone. Insomma, un mix perfetto per portarci un grande gioco.
Un nuovo mondo
Pillars of Eternity non si basa su nessun franchise pre-esistente, ma su un mondo tutto nuovo, che ci viene sbattuto in faccia fin da subito, proprio nella schermata di creazione del personaggio.
Dovremo scegliere il solito di razza, sesso, statistiche e classe, ma anche il nostro background. È un modo molto furbo per presentare velocemente il mondo al giocatore, in quanto la statistica di provenienza regionale racchiude un elegante riassunto della storia di quella specifica regione e dei suoi tratti salienti.
Per il resto dell’avventura verrete bombardati di informazioni, nomi, eventi e quant’altro. Se alcune informazioni vengono date per scontato nei dialoghi e bisogna andarle a ricercare nel pratico codex del gioco, la vostra natura di forestiero vi permetterà di fare domande un po’ su tutto a molti NPC, ricavando di volta in volta tutte le informazioni necessarie alla comprensione del mondo.
Un mondo vasto, complesso, con moltissima storia e classico e nuovo allo stesso tempo.
La storia vede il nostro protagonista arrivare nella regione del Palatinato del Dyrwood, accompagnando una carovana attratta dai terreni offerti a nuovi abitanti dell’insediamento di Gilded Vale.
Purtroppo una tempesta “elementale” uccide tutta la carovana salvo per il protagonista. Egli assisterà ad uno strano evento che porterà a risvegliare in lui un potere particolare: quello di Watcher, una persona in grado di leggere le anime altrui. Inoltre si “risveglia” completamente, con tutte le sue vite passate che riaffiorano nella sua memoria. Il vostro obiettivo è ovviamente uscire da questa situazione, ma le cose diventano complesse velocemente e vi ritroverete imbrigliato in situazioni profondamente legate allo stato stesso di tutto il mondo.
Il punto fondamentale dell’ambientazione di Pillars, è che l’anima non è un qualcosa di effimero e di indescrivibile, ma è un qualcosa che esiste ed è manipolabile e quantificabile, in un modo scientifico. L’animancy è la disciplina scientifica che studia le anime. Tutta la storia del gioco è legata a questa pratica, che sta sconvolgendo il mondo sempre di più, con le sue pratiche rivoluzionarie ma forse poco etiche e contro natura. Può sembrare abbastanza banale raccontata così e fino al secondo atto non sarà nulla di eclatante, ma il terzo atto ed il finale sono di sicuro impatto anche se forse sono gestiti un po’ troppo velocemente. Il gioco è scritto divinamente, anche se presenta una leggera incongruenza nella sua presentazione in modo simile a Wasteland 2.
L’uso di testo descrittivo per meglio caratterizzare i personaggi nei dialoghi stona con la presenza del doppiaggio, che a volte sembra fuori luogo o incede troppo velocemente rispetto al testo presentato, con la voce che parte prima di aver iniziato a leggere la parte descrittiva. Un possibile consiglio è quello di giocare il gioco senza il doppiaggio, volendo anche in italiano, visto che la traduzione nella nostra lingua è presente e non è affatto male rispetto alla media.
La storia principale porterà via intorno alle 20 ore se ci si limita solo alle quest principali. Quelle secondarie sono poche ma ben incernierate sul mondo. Non ci saranno fetch quest o cose insulse come “uccidi X nemici”, tutto avrà senso e sarà contestuale. Da un senso di cura ed attenzione al dettaglio notevole e favorisce l’immersione.
Il mondo di gioco è perfettamente grigio, i buoni ed i cattivi non esistono e pertanto non ha senso avere un sistema di allineamento classico alla D&D, ma è presente un sistema di reputazione molto intelligente, che modifica come l’eroe viene percepito dai vari villaggi e città. Potrei essere un perfido distruttore per una ed un eroe per un’altra. I cambiamenti non sono mai vistosissimi, ma si riflettono per bene nei dialoghi. Una volta, perdendomi nelle sidequest avevo accumulato una buona reputazione locale e molti NPC anche della storia principale avevano sentito parlare di me per la mia fama.
I personaggi che si uniranno alle vostre peripezie sono vari, complessi ed ognuno con una quest personale da risolvere ed alcune di esse si integrano alla perfezione con la trama principale. Rispetto alla Bioware abbiamo un livello di intromissione inferiore e non ci sono romance, ma non ho trovato questo aspetto un difetto. I personaggi sono scritti molto bene, con in particolare la Grieving Mother e Durance, creati da Avellone in persona.
Dopo aver finito il gioco mi sono ritrovato con un mondo profondamente cambiato o quantomeno, con il mio personaggio in possesso di conoscenze in grado di far crollare le vera fondamenta del setting. Mi aspetto un seguito o espansione alla Baldur’s Gate II.
D&D custom version
Il sistema di gioco non è D&D ma ci assomiglia molto. Le proprie statistiche sono le solite 6: Forza, Destrezza, Costituzione, Intelligenza, Saggezza e Carisma, sotto nomi e ruoli leggermente diversi ma in grandi linee simili. Anche le classi ricalcano da molto vicino il sistema di gioco della Wizard of the Coast, con l’unica novità forse rappresentato dal Chiper, che è una classe psionica, raramente vista nei videogiochi ispirati a D&D. Ovviamente avere un party equilibrato vi permetterà di risolvere ogni situazione in combattimento. La magia impiegata nel gioco è di tipo vanciano, ovvero gli incantatori hanno un numero limitato di lanci di incantesimi al giorno, o meglio, dopo ogni riposo esteso. Le risorse per potersi riposare non sono infinite e quindi non è possibile esplorare a piacimento tutto il gioco in un’unica lunga sessione, ma occorre ritornare spesso in città a fare rifornimenti.
Il party è composto da 6 personaggi, giocatore incluso. Questi possono essere sia dei personaggi precostruiti con la loro storia e dialoghi, sia degli avventurieri generici costruiti dal giocatore, così da poter creare il proprio team perfetto. E se giocate a livelli di difficoltà alti, probabilmente ne vorrete uno fatto ad hoc, perché i comprimari standard fanno un po’ schifo, o quantomeno non sono soggetti all’ottimizzazione che può invece colpire un personaggio costruito dal giocatore.
Essendo un gioco di ruolo simil D&D, è possibile creare dei mostri imbattibili ed il livello di difficoltà può variare molto. Io a difficoltà normale senza ottimizzare nessun personaggio ho avuto il mio bel da fare con la maggior parte degli incontri, anche quelli in apparenza più semplici. Poi in giro su internet si legge di gente che ha finito il gioco a difficoltà massima con solo il proprio protagonista e l’ha trovato fin troppo facile…
Se da un punto di vista di incantesimi, classi e talenti il gioco soddisfa, l’altro lato della medaglia è un po’ deludente. Sto parlando dell’equipaggiamento e del crafting. La varietà di armi ed armature è molto risicata, anche se non esistono restrizioni di classe e tutti possono usare ogni oggetto. Anche gli accessori si trovano in basse quantità e la cosa più importante è che non sono costruibili dal giocatore, ma solo recuperabili dal loot.
Se da un punto di vista questo rende il ritrovamento di un oggetto magico un evento raro e ne aumenta il misticismo e l’importanza, dall’altro rende il proprio gruppo molto… “mundane”, normale. Io personalmente preferisco questo approccio con il crafting magico perché mi piacciono le ambientazioni a bassa proliferazione di magia, ma allo stesso tempo avrei voluto vedere un sistema più espanso proprio per richiamare i fasti dei vecchi giochi alla D&D, spesso belli proprio perché il proprio personaggio indossava oggetti estremamente potenti.
Un’altro fattore da tenere in considerazione è come è gestita l’esperienza. Non si ottengono punti esperienza combattendo, ma si ottengono scoprendo i nemici. Ad ogni combattimento, si guadagnano informazioni sulle statistiche del nemico. Una volta scoperto tutto, quel mostro non può più fornire informazioni al gruppo, non ne aumenta l’esperienza. Una trovata geniale, che costringe il giocatore a cercare sempre nuove sfide ed a non sottrarsi mai da uno scontro con nuovi nemici. Il resto dell’esperienza arriva dall’esplorazione di nuove zone e dal completamento delle quest.
Elemento di gameplay molto sottotono sono le abilità. Sono davvero poche ed hanno un impatto nel gioco davvero infimo. Abbiamo la solita abilità che permette di aprile i lucchetti, ma tolta quella, le altre aprono solo poche scelte in alcuni punti particolari e contribuiscono davvero poco. Un peccato perché di solito nei giochi D&D è forse l’elemento più caratterizzante delle competenze del proprio personaggio.
Un altro punto un po’ dubbio è stata la volontà di legare tutto il danno alla statistica di forza, o might, del personaggio. Questo comporta che anche i maghi devono averla alta per poter infliggere danni elevati e tra i dialoghi possono spesso comparire dialoghi dove il protagonista alza i nemici, li minaccia ed usa in generale la sua forza bruta per fare lavori pesanti… che stona parecchio con l’idea classica di mago celebrale e crea un po’ di dissonanza tra statistiche e lore del gioco.
Il livello massimo ottenibile nel gioco è alquanto basso: 12. Questo potrebbe far storcere il naso a qualcuno, ma dobbiamo tenere in considerazione che questo gioco è solo la prima parte (autoconclusiva) di un grande progetto esattamente come il primo Baldur’s Gate, quindi ci sarà tempo e modo per far salire ancor di più il livello del nostro eroe. Effettivamente questo può portare a raggiungere il livello massimo prima del completamento di tutto il terzo atto della storia, sminuendo molto l’impatto della stessa, per fortuna è proprio in questa fase che la narrativa migliora di molto e da sola sostiene l’esperienza e la voglia di andare avanti.
Il gioco possiede anche degli elementi extra, aggiunto durante la campagna di kickstarter ma che trovo un po’ abbozzati. Entrerete in possesso di una fortezza da riparare e ristrutturare, che porterà delle miniquest, ma il suo impatto nell’esperienza generale è molto basso e di poco conto. Sotto questa fortezza c’è un dungeon abbastanza lungo da esplorare composto da 15 piani sotterranei a difficoltà crescente. Onestamente, un lavoro noioso e con ricompense non proprio esaltanti.
CRPG alla riscossa
Ci troviamo di fronte ad un bel periodo per i CRPG, i giochi di ruolo per computer. Dopo Divinity che ha cambiato le carte in tavola, arriva Pillars che si ripropone come un successore più fedele dei vecchi giochi e non come un rivoluzionario. Offre una buona storia, un nuovo grande mondo nel quale perdersi, un gameplay solido anche se troppo semplicistico in alcune aree ed buon numero di ore di divertimento. Consigliato vivamente a tutti gli amanti degli RPG.
Voto: 8,5/10
Better Dead
(A cura di Wise Yuri)
Ncverdead è una strana bestia, un titolo che decisamente sa come attirare l’attenzione del giocatore con la sua originale meccanica di smembramento del protagonista immortale, ma allo stesso tempo riesce a repellere chi si avvicina a quello che è indubbiamente uno shooter unico, ma alla fine per i motivi sbagliati. E non credo di essere l’unico, ma prima di giocarlo ho creduto fosse un beat ‘em up alla Devil May Cry, cosa che non è, è un third person shooter, sviluppato da Rebellion (meglio noti per la serie Sniper Elite e Aliens Vs Predator del 2010).
Versione Recensita: Playstation 3.
Forse è una regola non scritta che attanaglia giochi che cercano di avere come protagonisti giocabili personaggi immortali, la cui idea è interessante, ed è certamente una sfida per lo sviluppatore creare meccaniche di gioco che non contano la altrimenti sempre valida causa di fallimento, di game over, cioè la morte. Una soluzione comune a titoli con questa premessa del protagonista immortale è quella di accoppiarlo ad un altro personaggio mortale, e quindi dovete evitare che muoia lui.
Il che tradotto significa trasformare il gioco in una sorta di missione di scorta, oh gioia.
A ciò si aggiunge una varietà di nemico che risucchia i vostri arti, e se ingoia la testa, dovete vincere un minigame, e se fallite la vostra testa rimarrà nel loro stomaco per l’eternità, game over, il che è stupido perchè può accadere a caso e potete fallire per un cazzo di mini-gioco forzato da questi demoni che appaiono sempre quando siete solo una testa, e sono ancora più irritanti questi piccoli bastardi è perchè non fanno altro, sul serio, non vi fanno male fisico o cose del genere, servono solo come una trappola di game over attivabile a random se non fate attenzione.
A questo riguardo, parliamo della meccanica di smembramento, centro focale del titolo.
Se attaccato dai nemici, Bryce perde facilmente “pezzi”, come una gamba, un braccio, o vi può venir tagliata di colpo la testa, in qual caso controllate la vostra capoccia cercando le vostre membra, e specialmente il vostro torso a cui riattaccarvi. La cosa ganza è che anche smembrato potete muovervi, per esempio potete usare la vostra spada anche con un solo braccio (però non potete bloccare, vi servono entrambe per far ciò), o continuare a sparare con la pistola del braccio che vi hanno appena rimosso, o senza gambe, potete comunque combattere sparando e rotolando/strisciando. Avanzando poi potrete fare cosette come usare i vostri arti come esplosivi da lanciare ai nemici, un’idea che sottoscrivo.
E ci sono sezioni in cui dovete necessariamente interagire con elementi pericolosi dello scenario per smembrarvi da soli, e ridotti ad una testa rotolare, saltare ed infilarsi in cunicoli altrimenti inaccessibili. o lanciare direttamente la testa per raggiungere luoghi sopraelevati od infilarvi in tubature o cunicoli altrimenti inaccessibili (e potete saltare anche quando siete solo una testa), questo è ganzo, assieme al poter venire a contatto con elementi come fuoco ed elettricità, per esempio se toccate fiamme prendete fuoco, ed usare voi stessi come torce umane per illuminare zone buie, o potete toccare i nemici per dargli fuoco, o se avete l’abilità, potete sparare pallottole infuocate, il che è usato anche per semplici puzzle ambientali (come riattivare corrente elettrizzandosi e poi toccando fusibili inerti)
Le idee di fondo ci sono, senza dubbio. Dove sta l’inghippo? Od in questo caso, gli inghippi?
Il primo sta nella stessa meccanica di smembramento & riassemblazione di Bryce, che finisce per diventare estremamente fastidiosa e rende i combattimenti (specialmente a Difficile) molto più frustranti del dovuto, in quanto Bryce è come il tonno riomare, con un grissino cade a pezzi, e stare continuamente a raccogliersi i pezzi come uno Sbullonato è divertente sulle prime, per la novità delle meccanica, alla lunga è solo una fatica extra a cui non dovreste badare, perchè anche il nemico più sega può togliervi un arto con 1-2 colpi, e le armi da fuoco (specialmente all’inizio) sono poco efficaci, e la spada in questo senso è molto più utile.
Ci sono giare che permettono di rigenenarvi interi lì sul posto, ed anche senza quelle il poter rigenerarvi completamente dopo un periodo di attesa non lungo rendono il tutto meno frustrante, ma al contempo mostrano le pessime meccaniche su cui è costruito il gioco intero. In ogni caso vi stuferete prestissimo di stare più tempo a rimettervi assieme che di combattere.
Anzi, a pensarci bene in fin troppi casi la spada (controllata bizzarramente da movimenti dello stick analogico destro) è uno strumento preferibile alle armi, visto che anche nemici che esplodono o sono consigliabili colpire con proiettili possono essere uccisi a colpi di spada, e visto che anche facendogli esplodere vicino a voi è solo una questione di ricomporvi i pezzi assieme, e ci sono nemici che possono essere feriti solo dalla spada. Potete anche parare, ma oltre ad essere una mossa scomoda da compiere,è assolutamente inutile, mai usata tutto il gioco.
E sì, è un tps alla fine della giornata. Altro segno del disastroso design del gioco nella sua interezza.
Le boss battle non sono molto meglio dei nemici normali, alcune sono davvero mediocri e si tirano per le lunghissime, altre sono o facili ed allo stesso tempo improponibili se il gioco non vi dicesse cosa fare (per esempio, come i giocatori potevano capire da soli che per colpire la seconda forma del secondo boss dovevate lanciare un braccio per farglielo mangiare e così scoprire il suo punto debole non lo so), ma in generale sono più fastidiose e tirate per le lunghe che difficili.
Quella finale è ovviamente la peggiore, tirata per le lunghissime, e specialmente irritante nella seconda fase, che vi forza a sparare attraversi cerchi magici altrimenti non potete danneggiare il boss, ma per farlo dovete arrampicarvi su scale di pietra e vi accorgete del pessimo salto di Bryce, e del fatto che dovete prendere l’angolatura precisa per danneggiare il boss usando i proiettili ed i cerchi appaiono e spariscono costringendovi a spostare (cosa non facile per via del salto, della visuale e del boss che si spara raggi laser infuocati nel frattempo), ed è un casino fare ciò,ma una volta afferrato questo anche questa fase procede in maniera estremamente mondana e prevedibile.
Altro problema è la telecamera estremamente petulante, sempre troppo appiccicata al personaggio, e che richiede continuo riaggiustamento (sul serio, troppo), tranne quando usate la spada, in qual caso non si muove abbastanza e rimanete fissata dalla parte in cui c’era il nemico che stavate mirando, permettendo ad altri cani demoniaci o chessivoglia di mordervi le chiappe e farvi perdere pezzi.
Uno dei tanti problemi è il level design, davvero brutto: sì, il poter distruggere gran parte dello scenario per usarlo contro i nemici (ed il fatto che questa cosa funzioni davvero) è una cosa gradita, non lo è avere nemici arrivare da spawner che appaiono spesso dal nulla anche in zone in cui prima non c’era niente, creando orde di nemici e non potete proseguire alla zona successiva se prima non gli eliminate tutti, quindi dovete seccare prima gli spawner, ed in ogni caso ve la dovete vedere con un numero eccessivo di nemici e prepararvi a dovervi ricomporre un eccessivo numero di volte per via del continuo flusso di nemici, a volte sembrano non finire mai anche quando non ci sono spawner perchè sono tanti, troppi comunque.
E la beffa è che a volte questo level design riesce pure ad essere confusionario, sul serio, a volte non capivo dove andare o se avevo mancato uno spawner nel livello, o qualcosa del genere, un’impresa non da poco per un gioco lineare. Una volta ho riscontrato un bug di progressione (un oggetto che doveva esplodere ad un certo punto per permettervi di proseguire), ma mi ci è voluto un po’ per capirlo, mi stavo appunto lamentando tra me e me di come spesso in questo gioco sembra di trovarsi di fronte a bug del genere (un paio di volte mi chiedevo perchè nonostante avessi ucciso tutti i nemici presenti la porta non si apriva, e poi si è aperta dopo che due nemici sfuggiti dalla mia vista si erano andati a suicidarsi nella lava, non sto scherzando, un’altra non so cos’è successo ma la porta si è aperta), ed il gioco ha deciso di accontentarmi, evidentemente. XD
Ma ovviamente questo poco importa quando il cuore dell’esperienza, cioè lo sparare e l’azione in generale sono brutti, così malfatti e mondani, onestamente.
E con un riciclo più che notabile di nemici poi c’è poco da salvare, posso immaginare gli sviluppatori mettersì lì, a pensare cosa mettervi dopo infinite ondate di nemici e dire qualcosa tipo “ehi, vi ricordate quel boss nemico che abbiamo già riusato? Sì, facciamone apparire due assieme all’improvviso”. Perchè questo è quello che succede all’inizio del livello pre-finale.Ed ovviamente c’è un altro Hippo (già usato prima come boss) perchè figuriamoci se mai dovessero inventarsi qualche altra tipologia di nemico per le fasi finali e l’avvicinarsi al climax.
Il gioco in generale è sul facilino, fortunatamente non è iperfrustrante come poteva anche essere, ma spesso irritante per via delle meccaniche e del dover stare metà del tempo di gioco a ricomporvi.
Ci sono skill varie da comprare ed equipaggiare, ma a parte un paio, sono quasi tutte boost di vario tipo, e poco interessanti, a parte gli arti esplosivi, e sembrano più pensate in vista del multigiocatore, visto che sono condivise con esso.
La storia ed i personaggi….. mah. Prima parliamo della premessa: siete messi nei panni dello smargiasso Bryce, un cacciatore di demoni maledetto con l’immortalità 500 anni prima dal re dei demoni Astaroth , che assieme ad un’investigatrice privata uccide demoni in tempi moderni per denaro e vendetta assieme, e perchè tanto non ha molto di cui preoccuparsi, almeno fino a che un invasione di demoni minaccia di distruggere completamente una città, o peggio..
Chiaramente il gioco cerca quello stile da b-movie, con l’eroe smargiasso, tosto e scaracchia one-liner, l’assistente peperino e non che aspetta il principe a cavallo, ma non riesce bene neanche in questo, con molte battute ed one-liner che non fanno realmente ridere (il writing in generale è alquanto debole), un protagonista a conti fatti non carismatico o divertente, e personaggi più fastidiosi che altro, come un assistente che tra l’altro non si capisce cosa cavolo ci faccia con il protagonista, visto che non c’è motivo per cui Bryce non potrebbe lavorare da solo invece di venire accompagnato da una persona a cui badare.
Capisco che serva qualcosa per rendere possibile il fallimento con la presenza di un protagonista immortale, ma almeno dammi un cavolo di motivo per cui lei lo debba a seguire, una motivazione sensata. Mi secca dover dar credito a quell’abominio di Knight’s Contract, ma almeno lì si curavano di dare un senso al personaggio immortale ed al perchè doveva proteggere e viaggiare con un personaggio mortale.
Ma almeno Neverdead l’IA della vostra compagna è capace di badare a sé stessa il più delle volte, al contrario di Knight’s Contract, ma ciò toglie un modo di fallire, il che è non è molto meglio, visto che nuovamente vi fa chiedere perchè mai dobbiate avere un assistente mortale con voi nelle missioni, visto che non ci sono cose che solo lei può fare o sezioni dedicate solo a lei.
Tra l’altro, se è sul punto di morire, dovete resuscitarla tenendo premuto un pulsante vicino a lei in condizioni di smembramento accettabili, e non ci sono limiti a quante volte potete farlo a lei ed eventuali civili, il che perlomeno non rende il tutto frustrante, ma fa chiedersi semplicemente “perchè?”, “a che pro?”. Boh.
Per una release di primulo 2012, Neverdead è più che decente sul lato della grafica e del sonoro, direi buono ma c’è un leggero pop-up e le texture dei personaggi sono un po’ sgranate specialmente attorno ai bordi, e ho trovato alcuni bug, oltre a quello di progressione già citato sopra, in un’occasione all’improvviso sono caduto attraverso il mondo di gioco nel limbo del codice non programmato, ma nulla di irrisolvibile ricaricando l’ultimo checkpoint.
La colonna sonora è metalleggiante ed azzecca il tono, degno di nota il fatto che Megadeth abbia composto una titolare canzone appositamente per il gioco (canzone che comunque è presente nel disco Thirteen), la title theme, che è onestamente poca roba di per sé.
Oltre alla corta campagna single player (che non posso quantificare in ore per il solito motivo, cioè il gioco non mi dà statistiche di sorta), c’è una modalità multigiocatore… perchè sì, che offre quattro modalità, due in cooperativa e due in coompetitiva, delle prime due una in cui dovete affrontare arene dopo arene di nemici ed una in cui dovete soccerrere e guidare civili ad un punto di evacuazione, e le altre due una in cui dovete difendere checkpoint dagli altri giocatori per tot. tempo per conquistarli, e l’altra una variante di capture the flag con uova, il tutto contornato dalle varie opzioni tipiche che vi aspettereste da un gioco/modalità online moderna.
Ma gran parte di quello che leggete l’ho scoperto leggendo il manuale, buona fortuna a trovare qualcuno online, perchè io non ho visto anima viva.
Commento Finale
Forse è una maledizione anche quella che sembra affliggere i videogames con personaggi immortali, perchè questa scelta di design rende necessario creare altre meccaniche e modi per farvi fallire che non siano la morte, che si concretizzano in un compagno IA che può morire (ma paradossalmente dovrete resuscitare molto poco perchè non è un’idiota) e la possibilità di incappare in un game over quasi ovunque se la vostra testa viene risucchiata da un nemico e fallite il mini-game per liberarvi. Ed anche se – in quanto immortali – potete fare cose ganze come darvi fuoco per illuminare zone buie, usarvi come conduttore elettrico, lanciare i vostri arti e poi fargli esplodere, o lanciare la vostra testa per esplorare passaggi stretti, il sistema di smembramento risulta anche piuttosto fastidioso visto che Bryce è fragile come un grissino, e di fatto passate metà gioco a raccattare le vostre membra perchè basta poco ai nemici per farle volare via, troppo poco.
Ma a parte quello, ci sono problemi che rimarrebbero tali anche se questo fosse un tradizionale third person shooter, cioè un level design di bassa risma, che vi forza ad uccidere orde potenzialmente infinite di nemici che vengono in poche varietà, riciclate in maniera eccessiva e risibile, sorte che tocca anche a boss battle di qualità discutibile, che non offrono grande sfida e sono più fastidiose e tirate per le lunghe che altro, cosa che si può dire per il livello di difficoltà dell’intero gioco.
Ed il level design spesso può confondervi e farvi dubitare se state andando nella direzione giusta od avete mancato qualcosa, roba non poco per un titolo lineare come questo.
A contornare il tutto c’è una storia noiosetta e dimenticabile, ed il tentativo di avere uno stile da b-movie o fumetto è realizzato solo graficamente, perchè poco possono dei buoni design quando i dialoghi sono deboli e mancano anche di quel mordente cazzone che il gioco vuole chiaramente avere, ed i personaggi al massimo vi faranno sorridere ma poco altro, in quanto sono dimenticabili e poco accattivanti, anzi, spesso più fastidiosi o irritanti, e per la fine poco ve ne fregherà di loro.
Come delle modalità multigiocatore competitive che sembrano un aggiunta davvero superflua per questo gioco, e messe lì “perchè sì”.
Almeno non è frustrante ed è tecnicamente più che decente, ma anche se le meccaniche sono originali ed interessanti, alla fine Neverdead è un casino di idee e level design che diventa noioso alla lunga, e dimostra che di immortale c’è solo l’incapacità di fare qualcosa decente con queste idee. Brutto, mi spiace.
Voto Finale: 4.5 su 10
Water for Elephants
(A cura di Celebandùne Gwathelen)
La valanga di articoli Marvel è giunta a metà, per quest’anno, almeno per quel che concerne serie tv e film, e sento di dover intermezzare con film che ho visto con la mia ragazza nelle scorse settimane. Uno di questi è un film che ho sottovalutato semplicemente per via dell’attore principale, ovvero Robert Pattinson. Dopo aver visto i film sulla Saga di Twilight, di cui forse un giorno vi parlerò, ho sviluppato una forte antipatia per un attore che ritenevo davvero incapace di recitare. Con “Come l’acqua per gli elefanti”, la mia opinione è leggermente cambiata.

Robert Pattinson è Jacob, protagonista della pazza storia della fine del circo dei Fratelli Benzini
Protagonista della storia è Jacob (Robert Pattinson), un americano con origini polacche, che il giorno in cui avrebbe dovuto terminare il suo studio di veterinaria, viene a sapere della morte di entrambi i suoi genitori. Con uno studio non finito e senza soldi (siamo nel post 1929, dopo la grave depressione che colpì gli Stati Uniti d’America), Jacob prova ad entrare nel circo. Spacciandosi per veterinario, entra nel circo dei Fratelli Benzini, il cui direttore è August Rosenbluth (Christoph Waltz). Facendo notare ad August che lo star della sua attrazione, un cavallo di nome Silver, è gravemente malato, Jacob si fa assumere; il primo ordine di August è ovviamente di “aggiustare” Silver, ma Jacob, non volendo vedere soffrire così un cavallo, lo uccide con un colpo di pistola.

August (Christoph Waltz) è il direttore senza scrupoli del circo
August è iracondo e minaccia di buttare Jacob dal treno, ma infine decide di assumerlo comunque, avendo bisogno di un veterinario. Gli promette, però, che al prossimo ordine trasgresso non sarà altrettanto clemente. Il circo, comunque, trova una nuova star in Rosie, un grosso elefante, che Jacob ha il compito di istruire. August, felicissimo, decide di cenare con Jacob. Alla cena partecipa anche la moglie di August, Marlena Rosenbluth (Reese Witherspoon), motivo per cui Jacob inizialmente voleva rimanere nella compagnia del circo. August, ubriaco, flirta con Marlena di fronte a Jacob, che scopre però tramite lei che il rapporto con August non è semplice, essendo lui molto lunatico, spesso di cattivo umore e terribilmente geloso.

Marlena è la star del circo, nonchè moglie di August
Rosie, purtroppo, non è facile da addestrare, e August la picchia selvaggiamente. Col peggiorare del suo umore, anche il resto del circo ne risente; la paga viene a mancare e gli animali non ricevono cibo. Per puro caso, Jacob scopre che Rosie è stata addestrata in polacco, e parlando la lingue insegna ad August come farle fare performance. Il circo ottiene un discreto successo grazie alla loro nuova star, e mentre Marlena e Jacob addestrano l’elefante, piano piano si innamorano. August se ne rende conto, e li sfotte apertamente.

Ecco la scena di cui ho scritto un rigo più in alto
Quando Marlena scopre grazie ad alcuni artisti del circo che August ha intenzione di buttare Jacob dal treno, i due scappano in un vicino hotel, dove consumano il loro amore. Questo è di breve durata; il giorno dopo i buttafuori di August li scoprono e picchiano Jacob e portano Marlena dal direttore del circo.
Jacob li insegue e giunge al circo in una serata fatale. Alcuni della compagnia, stanchi dei maltrattamenti di August, decidono di liberare le belve feroci del circo (leoni e tigri in particolare) mentre il tendone è pieno di persone e Marlena sta eseguendo il suo numero con Rosie. Quando le belve entrano nella tenda, nasce il caos. Jacob cerca Marlena, ma trobva invece August, che ritenendolo colpevole, lo inizia a picchiare con i suoi buttafuori. Quando Marlena cerca di fermarlo, lui tenta di strangolarla.

E’ grazie all’elefante Rosie che Marlena e Jacob si innamorano
Sul luogo subentra a quel punto Rosie, che liberandosi colpisce con una sbarra di metallo in testa August, uccidendolo sul colpo. Jacob viene liberato dai buttafuori da alcuni artisti ribelli ad August ed il circo si dissolve.
Jacob e Marlena, con Rosie, decidono di approcciare un circo rivale di quello di August e vivono felici il resto dei loro giorni assieme.

Christoph Waltz e Reese Witherspoon nei panni di August e Marlena Rosenbluth, proprietari del circo
La trama in realtà è un pò più dettagliata di quella che ho spiegato qui, ma per grosse vie il film è questo: la storia di un quasi-veterinario che ha assistito ad una delle più grandi catastrofi di un circo d’america in quegli anni.
Come dicevo in apertura, quello che più in questo film mi ha stupito è stato finalmente vedere un Robert Pattinson che sa recitare. Dopo quei pessimi film sulla saga Twilight, in cui Robert non ha fatto che GUARDARE in maniera sempre più strana verso la telecamera o Kristen Steward, avevo perso le speranze, sinceramente. Apparentemente, però, la speranza muore ancora dopo Pattinson, e così finalmente ne ho fatto l’esperienza in un film di ottima fattura.
Certo, aiuta molto il fatto che Christoph Waltz ha nuovamente una performance fantastica, così come aiuta il fatto che il film ha una bella storia, una regia decente ed uno script non banale. Ma vedere Pattinson e Witherspoon protagonisti principali di un bel film, quando il mio parere su entrambi gli attori non è molto elevato, mi ha fatto riconsiderare un minimo le loro carriere.

La storia d’amore tra Jacob e Marlena funziona piuttosto bene su schermo, anche se la ritengo un pò improbabile
Come Acqua per gli Elefanti non è privo di difetti, comunque, e secondo me in alcune scene è poco chiaro, o rende August un pò troppo pericoloso. Non riesco a capire come possa aver rintracciato Jacob e Marlena così facilmente dopo la loro fuga; non è un boss del crimine e all’epoca non esistevano GPS, trovare la coppia in uno dei tanti hotel di una delle tante città vicine era un pò esagerato. Così come ritengo esagerata la reazione dell’elefante Rosie quando vede Marlena venire strangolata da August.

Un elefante che capisce il polacco? Ebbene sì!
Ma un pò il film pare voler entrare nel reame della fiaba; dopotutto viene tutto raccontato in un flashback da Jacob anziano, e magari alcune parti sono state volutamente “romanzate”. E anche così, devo dire, che la visione è comunque di quelle piacevoli e d’intrattenimento.
Un film che consiglio.
Voto Personale: 8/10
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E con questa, spero di rivedervi tutti prossima Domenica con nuovi articoli! =)
17 Maggio 2015 alle 17:13
[…] tutta la prima stagione di Agent Carter, e mi sono anche fermato per un paio di settimane a vedermi Daredevil. Comunque vada, Agents of S.H.I.E.L.D. ha mantenuto le promesse, e secondo me ha portato novità e […]
31 Maggio 2015 alle 10:22
[…] sembrata una performance già vista. E per fortuna è da poco che su queste pagine vi ho parlato di Come l’acqua per gli Elefanti, perchè difatti Christoph Waltz ha lo stesso identico ruolo nei due film. E non che questa sia una […]
26 luglio 2015 alle 11:10
[…] the Galaxy e Avengers: Age of Ultron, senza dimenticare le due stagioni di Agents of S.H.I.E.L.D. e DareDevil (e forse anche Agent Carter?). Tutto porta ad Ant-Man, e Ant-Man porta a quello che è il primo film […]