Platformation #14: Duke Nukem: The Manhattan Project

duke nukem manhattan project logo

Vi ricordate quando Duke Nukem era un nome che non faceva venire in mente la truffa organizzata da Gearbox ai danni dei giocatori e fan con Duke Nukem Forever? Quella difesa da Pitchford con la stessa scusa di Alien Colonial Marines (cioè “ho fatto milioni, me ne fotto”)? Queste cose vanno ricordate, anche se la comunità dei videgiocatori non dimentica queste cose di solito, signor Randy.

In ogni caso, Duke Nukem era una serie nata in realtà come platformer su DOS (di cui parlerò prima o poi), e passata alla notorietà con Duke Nukem 3 che trasformò la serie da platformer a fps per cavalcare la popolarità del genere fatta esplodere da Doom (adoro Duke Nukem 3D, ma senza Doom forse sarebbe stato un altro titolo, di un altro genere). Non che i Duke Nukem in stile platformer/shooter smisero di esistere, tanto che nel 2011 uscì l’orripilante Duke Nukem Critical Mass (che ho già recensito qualche tempo fa), oltre al celeberrimo Forever.

Non un buon anno per i fan del Duca, proprio no.Ma prima di Critical Mass ci fu Duke Nukem: The Manhattan Project, uscito nel 2002 su PC e portato su Xbox Live Arcade nel 2010, e poi su Steam e servizi simili (tra cui GOG) qualche anno dopo. La versione recensita è quella X-Box Live Arcade, per la cronaca.

The Manhattan Project è quello che definirei un platform con forte enfasi sullo sparare, un po’ come Mega Man, nel senso che sebbene il focus del gioco sia chiaramente il… platforming, avete anche un arsenale con voi che dovrete usare spesso per liberarvi dei nemici che vi ostacolano, visto che non gli saltate in testa per ucciderli o cose del genere. Ed ovviamente essendo Duke Nukem, avete un bel po’ di armi per fare ciò, iniziando con la pistola d’oro e poi recuperando robe come shotgun e compagnia bella, tra cui l’utilissima  (e tradizionale) pipe bomb da detonare in remoto per far esplodere nemici in mille pezzi senza stare manco a guardagli in faccia.

duke nukem manhattan project bruno mattei approved

La trama e tono è quella che potreste aspettarvi da Duke Nukem: la terra è di nuovo in pericolo, stavolta per mano di Mech Morphix, che attacca inizialmente Manhattan con le sue armate di mutanti, ed il Duca è chiamato a fare quello che sa far meglio, cioè sparare ad alieni con un arsenale in saccoccia, fumare sigari, e citare qualsiasi cosa la gente ricordasse negli anni ’90, salvando pupe nel frattempo. Duke è davvero un personaggio d’altri tempi, non necessariamente in senso buono, ma è innegabile che l’attitudine che ha è carismatica, e non sorprende che ancora oggi abbia grandi schiere di fan, e sia alquanto simpatico come personaggio, una caricatura del tempo, un protagonista da b-movie ma spavaldo e fiero di esserlo. Peccato che Forever fu un aborto.

Manhattan Project è uno di quei platform in stile 2.5D: il motore di gioco è completamente 3D, ma il vostro movimento è legato ad un piano 2D, quindi dovete premere su per entrare in porte o per cambiare il piano su cui vi muovete, ed anche se il gioco vi mette di fronte a zone d’angolo, procederete sempre per una linea retta, il che può dare un po’ fastidio quando la telecamera cambia e finite per tornare da dove siete entrati per sbaglio, o vi trovate a sbattere contro un muro anche in zone d’angolo, perchè il gioco vuole che passiate da un altra parte per andare.

E vi conviene fare attenzione perchè a volte macchine ed altri ostacoli vengono dai vicoli in profondità o da vari piani della strada. In ogni caso potete muovere la telecamera per vedere un po’ più avanti verso destra per scrutare nemici in vostra attesa o vedere cosa avete sopra e sotto, a volte ci sono zone segrete, a volte morte nel vuoto. Ganzo il fatto che avete un raggio per ritrasformare i mutanti negli animali originali, ma attenzione perchè il liquame radioattivo a sua volta trasforma al contatto normali animali come scarafaggi e ratti in mutanti.

Duke Nukem Manhattan Project transformation ray

Duke è abbastanza agile, può arrampicarsi su scale e cose simili, fare un doppio salto, aggrapparsi ai bordi ed aggrapparsi a tubi o cose simili messe in orizzontale, sparare quando si arrampica su scale o tubi, calciare i nemici o colpirli in scivolata. C’è anche jetpack ed altre cose che aiutano a rendere il level design variegato a sufficienza, con alcune sorprese nei livelli finali. Ma il suo doppio salto è utile ma non vi copre moltissimo spazio, quindi dovete abituarvi ed imparare a calcolare quanto riuscite a coprire, non un po’ problema perchè i controlli sono responsivi e le collisioni buone, anche se non perfette, come scoprirete in certi punti alquanto difficili. Non che sia un gioco particolarmente arduo o frustrante, è solo impegnativo come lo erano ai “vecchi tempi”, senza però essere orribilmente punitivo o creare difficoltà artificiale per il gusto di impedirvi di proseguire e farvi incazzare perchè siete bloccati ad un punto.

Non potete semplicemente sfrecciare per i livelli fregandovene di tutto, visto che per passare delle barriere dovete prima trovare le classiche schede magnetiche colorate e liberare la pupa legata ad una bomba posizionato solitamente in aree non facilmente accessibili od in aree interne, il che funziona come buon motivante per farvi esplorare i livelli, che spesso contengono aree segrete, oltre a 10 collezionabili/gettoni atomici. È un vecchio metodo di game design, ma funziona ancora bene.

Ogni capitolo (città, fogne, spazio, etc) è diviso in 3 livelli, con l’ultima parte che culmina in una boss battle, le quali sono nel complesso decenti: alcune sono buone, altre sono facili o simplicistiche da lottare, nel senso che alcune boss sono facili da vincere spammando la vostra arma più potente una volta trovata la posizione, una poi è davvero tirata via.
Quella finale è invece buona, non particolarmente difficile, ma non facilissima e soddisfacente.

Non è un gioco particolarmente lungo ma non è manco corto, non ho statistiche od un numero di ore da tirarvi addosso, semplicemente ha una longevità giusta, e venduto in digitale a 15 euro di listino, è giusto. Ovviamente ci sono obiettivi e più semplicemente i vari collezionabili da trovare nei livelli a dare rigiocabilità al tutto.

duke nukem manhattan project ray guns and robo-dominatrixs, oh my!

È un buon titolo, è notabilmente vecchiotto specialmente a livello tecnico (ma come già detto è un titolo del 2002), ma non è affatto brutto allo sguardo, e più che la grafica si nota che è un titolo vecchiotto dal level design, non brutto, ma tra le carte magnetiche da trovare, i diversi interruttori da trovare e premere, il punteggio di fine livello che calcola anche i nemici uccisi, non è un titolo appena uscito, ecco. Ma è ben fatto e 13 anni dopo è ancora alquanto divertente, e la combo di colonna sonora tamarra e voce di John S. Jon nei panni di Duke è sempre divertente da ascoltare.

Se siete fan del Duca e volete godervi un buon platform/shooter, questo soddisferà la vostra voglia di mutanti, pupe, pistole e platforming. L’importante è che stiate lontani da Critical Mass (che dopo aver giocato questo è pure peggio, a ben vedere), meglio ribadirlo. Il futuro del Duca è incerto, ma il suo passato è ancora valido e meritevole di essere rivisitato. 🙂

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