Sentii parlare molto bene de Il Figlio Di Saul diverse volte, ancor prima dei recenti Oscar.
Piccola premessa: se l’argomento dell’Olocausto vi turba non vedetelo. Non che abbiate molte occasioni di vederlo nelle sale comunque, od almeno immagino, in quanto ha ricevuto due proiezioni totali in cinema a me vicini, entrambe il solo 7 marzo.
Meno male per l’essai.
Per la cronaca, la proiezione che ho visto è doppiato in italiano (eccezione per i crediti iniziali e finali rimasti in ungherese), oltre ad essere sottotitolato per la presenza di diverse lingue parlate dai vari personaggi, come ha senso che sia.
Son Of Saul (Saul Fia) é la storia di Saul Auslander, ed è uno dei Sonderkommando di Auschwitz, cioè gruppi di ebrei forzati dai nazisti ad assisterli come una batteria di supporto nello sterminio sistematico dei prigionieri, dal pulire le docce al gas dopo ogni ronda, all’accatastare i cadaveri perchè vadino nei formi crematori, quando la macchina della morte nazista non funziona così bene da oberare pure i forni di lavoro.
In questo scenario infernale, ancor più per un ebreo costretto a collaborare allo sterminio razziale fino a che i kapò non decidono che un certo numero di Sonderkommandos deve sparie, in questo agghiacciante situazione Saul crede di riconoscere tra i corpi quello di suo figlio, e decide di compiere quella che è davvero una follia, ovvero di seppellire il corpo con i riti della religione ebraica, in piena Auschwitz, e farlo sfuggire sia dalla desacrazione dell’autopsia o il fuoco della fornaci.
Ma nonostante la morte che può arrivare ad ogni secondo o capriccio dei nazisti, nonostante il fatto che una ribellione stia nascendo e ribollendo in seno agli squadroni degli “ebrei nazisti”, nulla interessa a Saul se non dare degna sepoltura al ragazzo, ed è disposto a tutto per riuscire in questo, anche incurante della propria stessa vita, già in bilico di per sé.
Come se la premessa non fosse orrorifica di per sé, la regia amplifica il tutto a livelli estremi, visto che seguiamo continuamente Saul da vicinissimo (come una “seconda persona”, se mi passate il temine, come se ci fosse un cameraman con camera a braccio, ma non proprio), e la sensazione di eccessiva vicinanza e di immersione è ulteriormente potenziata dal formato dell’immagine più ridotto. Vi sentite infinitamente vulnerabili e tesi perchè è come se foste là, con Saul, tra le pile dei cadaveri, le fosse comuni e le altre atrocità naziste, capaci di vedere ben poco o volontariamente a sguardo basso per evitare qualsiasi problema, o cercare di.
Il film dell’ungherese Laszlo Nemes è puro cinema d’autore, ed ha inquietanti e tesi silenzi, un atmosfera orrorifica e desolata, ma nonostante anche certe sequenze o riprese lunghe, è difficile distogliere lo sguardo da questa desolante, inquietante ed assolutamente cruda storia, fino al suo atroce ma quieto finale.
Anche se ho praticamente snobbato gli Oscar non parlandone per niente, gli ho seguiti un po’ e la lotta per il migliore film straniero era estremamente interessante, non posso dire molto a riguardo perchè per esempio non ho visto ne c’è modo di vedere legamente The Sound Of Silence, ma non posso dire che Il Figlio Di Saul non si sia meritato i clamori.
Ed anche se l’argomento è uno di cui il cinema ha parlato molto, al punto che dovremmo quasi trattare il tutto con la banalità nata dal ritornare sul solito tema dell’ Olocausto, Il Figlio Di Saul rimane comunque un film eccelso.
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