Ho visto all’uscita Cloverfield, e 10 Cloverfield Lane non ha assolutamente nulla a che vedere con il film di Matt Reeves, anche se dovrebbe essere una sorta di “seguito spirituale”, che è un altro modo di dire “facciamo un franchise” con film che non sono stati mai pensati in quell’ottica.
Ma sapete cosa, è meglio così. Una cosa è turlupinare gli spettatori, un’altra attrargli con qualcosa ed offrirgli qualcos’altro di assai valido e diverso, che altrimenti il solitamente brulicante pubblico non sarebbe andato a vedere, terrorizzato dal fatto che non conosce già il titolo o serie di un film.
Girato in terza persona al contrario dello stile “mockumentary”, il film racconta di come una donna subisce un’incidente stradale e si risveglia dentro un bunker (il cui indirizzo É il titolo), trattenuta da uomini che la vogliono solo tenere al sicuro, perchè dicono c’è stata un’invasione da parte di forze sconosciute, e l’aria sia ormai irrespirabile e velenosa. La donna inizialmente prova a scappare, ma anche una volta abituatasi alla vita nel bunker, incomincia a nutrire dubbi sul suo presunto salvatore, che possiede un che di buffo e genuino, ed allo stesso tempo è inquietante, con più di un segreto che nasconde ai suoi due ospiti…
La premessa è ottima, ed il risultato è un’ottimo thriller psicologico con venature horror che vi tiene curiosi su quale sia la realtà dei fatti, su cosa ci sia davvero fuori dal bunker, ed il dramma è ottimo grazie ad un incredibilmente intenso ed inquietante John Candy.
L’elefante nella stanza è nel finale, perchè negli ultimi 10-15 minuti il film tira un “Dall’Alba Al Tramonto”, vi sembra di vedere un altro film davvero, ma è alquanto godibile e sicuramente sorprendente, anche se sembra servire più per buttare basi di un prossimo film della “serie”.
Ottimo.
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