Prima o poi era inevitabile toccare il tema del “mostro umano” e della sua dipendenza quasi religiosa dalla figura materna, popolarizzato dall’immortale film di Alfred Hitchcock, fortunato a diventare uno dei registi più influenti e riveriti di questo media, con un cognome del genere. Potete ridere, adesso.
Non parleremo di Psycho stavolta (ma arriverò a parlare del celeberrimo remake, forse anche dei 2 seguiti, prima o poi), ma di due diversi film di assai differenti decadi, un rinomato horror austriaco assai recente (almeno per gli standard di questa rubrica), ed un tuffo nell’exploitation anni 70 con un film sconosciuto che come tanti inseguì l’ombra del capolavoro di Hitchcock, con risultati della qualità che vi potete immaginare.
Buona lettura!
Anno: 2014
Nazione: Austria
Durata: 1 ora e 40 minuti
Regia: Veronika Franz, Severin Fiala
Questo lo tenevo d’occhio da un po’, e lo vidi quando fu finalmente portato nei cinema italiani dalla Midnight Factory (attraverso l’iniziativa Sabato Notte Horror) il 23 aprile 2016, con una release per il mercato home video arrivata nel settembre dello stesso anno.
Avevo più che discrete aspettative dopo aver visto alcuni screenshot alquanto terrificanti, e non sono rimasto deluso. Ma sebbene la tentazione di dirvi che è un film fantastico e chiuderla qui sia forte, andiamo per ordine.
É una calda estate austriaca, ed in una solitaria casa in mezzo a boschi e campi di mais, due gemelli di nove anni attendono la madre con trepidazione. Ma quando essa torna è bendata a causa degli interventi di chirurgia estetica a cui si è dovuta sottoporre, ed i gemelli incominciano a dubitare che questa donna sia davvero la loro madre…
è una premessa semplice, ma fatta in maniera eccellente, perchè effettivamente dubitate se questa sia davvero loro madre od un’altra donna che si posa per lei e cerca di sostituirsi ad essa, tenendogli lontani da lei per evitare che scoprano l’inganno, e via via i gemelli iniziano a fidarsi sempre meno, e cercano risposte con modi che diventano sempre più inquietanti e crudeli come i bambini sanno essere. E qui mi fermo a parlare della storia, perchè non voglio rovinarvi altro, ma posso dire che c’è un twist finale, ed uno brillante, altro che Shyamalan.
Non che i bambini necessitassero di diventare più inquietanti di quanto non fossero di base, visto che come hobby collezionano scarafaggi, blatte, ed altre cose con più zampe che mettono in una vasca da pesci, e sono le protagoniste di alcune sequenze di sogno, alquanto disgustose.
Questo non è un film che cerca di fare molto “casino”, perchè non ne ha bisogno, quando è capace di tenervi in tensione (di horror psicologico parliamo), di farvi sentire nervosi viste le orribili scene e la violenza psicologica e fisica che possono accadere, ed anche prima che il sangue scorra l’inquietudine regna sovrana, anche solo per le implicazioni di violenza domestica, e gli inquietanti shot della donna con le bende, silenziosa e coperta dalle veneziane abbassate, o dei gemelli che si preparano a compiere cose orribili pur di avere risposte, ma assieme, uniti…
Lo scenario è tipico del genere ma perfetto, il cast è fantastico, i due bambini in primis visto che sono il focus della storia, e l’atmosfera è ottima. A parte una sequenza di sogno che sembra un po’ fuori posto in questo tipo di film, non ho particolari rimostranze da fare, e parlando più nel dettaglio nel film finirei per fare spoiler ed un semplice disservizio alla pellicola.
Non è particolarmente lungo, anzi, ed ha pochissimi personaggi, ma è un ottimo esempio di come in questo genere (e non solo) spesso meno sia più.
Uno dei migliori horror esteri (anche se tecnicamente no visto che sempre in Europa siamo) che ho visto in anni recenti. Compratelo in versione home video, perchè merita davvero.
Ed ora, facciamo un bel salto indietro, senza il colpo pelvico. Circa.
Anno: 1973
Titoli Alternativi: The Psychopath, Origine di Una Perversione
Nazione: Stati Uniti
Durata: 1 ora e 34 minuti
Regia: Curtis Harrington
Dopo qualcosa di recente, mi sembra logico compensare con un tuffo nel passato, gli anni 70 per la precisione, con lo sconosciuto The Killing Kind, che ho dovuto vedere su youtube in versione originale perchè le uniche release europee note (italiana e britannica) sono su VHS fuori commercio, anche su amazon britannico ho trovato solo dvd import americani (tra cui una re-release double bill assieme a The Sadist del 1963)……quindi non è che ho rubato introito a nessuno, visto l’interesse a renderlo disponibile in questo continente, mi trovo d’accordo con il regista che disse questo su Media Trend Distribution, responsabile della distribuzione del film in america: “ne sapevano di distribuzione quanto mia nonna”.
Da non confondere con l’omonimo film del 2003, quello è su assassini professionali tatuati. Non proprio la stessa cosa.
Dopo questa lezione di storia e distribuzione, parliamo del film vero e proprio, che è meglio di quanto le prime impressioni (od il poster pubblicitario) vi porterebbero a pensare, voglio dire, questo è un film che inizia con uno stupro (coreografato un po’ goffamente, non che sia esperto di questo) in cui il protagonista è forzato, con tanto di freezeframe ed effetto video sul suo volto urlante seguito dal titolo.

All’improvviso, avvocato.
Più exploitation movie di così si muore, se non l’altro la fedeltà è totale, visto che quello su youtube era chiaramente un transfer di bassa qualità da vhs, e su uno schermo abbastanza grande potete vedere pixel grossi come albatross, nel caso l’esperienza non fosse grindhouse, e la grana della pellicola abbastanza ruvida ed oleosa, non abbastanza anni 70.
Dopo la scena iniziale – che se non altro stabilisce bene il tono del tutto – , passano 2 anni e Terry esce di prigione per tornare dalla madre, che gestisce una pensione, e non sorprende che il ragazzo (per modo di dire, ha almeno 20 anni) non sia venuto fuori “tutto pieno”, visto che la madre è appiccicosa, gattara, sghignazza raccontando di come sia morta una sua cliente, fa continue foto al figlio e lo avverte dei “pericoli delle donne”, come se volesse quasi creare un altro Norman Bates.
Perchè inutile girarci attorno, questo non è Psycho, tanto vale dirlo perchè è chiaro che il regista volessere scimmiottare Hitchcock, voglio dire, è una cosa resa palese fuori dubbio da una scena in cui Terry spia sulla nuova residente con un binocolo (ed uccide per sbaglio un gatto, btw). Non dico che l’originalità da sola renda un film valido, ma in casi come questo la questione non si pone proprio.
Non ci vuole un cervello spaziale per immaginare cosa succeda dopo, ovvero che l’eccessivamente quieto e quasi infantile Terry non riesca a distrarsi (neanche l’onanismo pre-internet gli riesce perchè subito ha flashback dello stupro) e piano piano incominci a coltivare desideri omicidi, per poi mettergli in atto, partendo dalla ragazza che era stato forzato a stuprare da altri, e non disdegnando di uccidere anche un ratto in modo crudele, ed è il tipo di persona che durante una baruffa scherzosa in piscina con la nuova residente smette di gettarle acqua e cerca di affogarla, non che lo voglia fare davvero, come un bambino crudele.
La caratterizzazione non è così vapida come potrebbe, non lo è, ed effettivamente vedete Terry mostrare il suo vero sé gradualmente invece di vederlo agitare un’ascia ed urlare nei primi minuti del film, non è completamente mononota, anzi è abbastanza credibile, ed è influenzato dalla madre (e non solo), ma sia chiaro, la sofisticazione non è il forte del film, voglio dire, Terry è uno psicopatico, uno che si va a vendicare dal suo avvocato, forzandola a bere alcol fino all’eccesso, walza un po’ con lei, e poi le dà fuoco, tutto questo perchè Terry ritiene che non sia battuta a sufficienza per ridurgli la pena.
Ed anche quando non uccide nessuno, è inquietante od abusivo in qualche modo, non particolarmente subdolo, ma per sua fortuna gli altri personaggi sono raramente intelligenti a sufficienza da evitare di trovarsi soli con lui nella stessa stanza, o scappare dalla pensione dopo che il figlio pazzo della padrona ha cercato per burla di affogarlo. O magari non fare entrare l’instabile individuo appena uscito di prigione in casa tua, in piena notte. Quello che appena vede cosce – manco quelle di Chun-Li – fa gli occhi pazzi e fa riusare al montatore il flashback dello stupro.
Ci sono anche alcune scene in cui il film prova ad avere una venatura più artistica (per così dire), e sebbene siano un po’ risibili (come la dream sequence con lui nella culla e le donne che gli fanno “shame”, manco fosse la pubblicità contro lo spreco di plastica con Gregor “Montagna” Clegane e Septa Unella), apprezzerò il tentativo anche se a vedere questa mi è venuto più da ridere che altro, e non credo fosse questa l’intenzione del regista.
A difesa del film, ci sono alcune uccisioni notabili o curiosamente elaborate ed efficaci (come quella dell’avvocatessa), ma devo togliere dei punti per aver citato nominalmente “Via Col Vento”, per infrazione della regola non scritta <<Non citare un film migliore nel tuo filmetto, perchè fai venire voglia allo spettatore di vedere quello, invece del film che stanno guardando in quel momento >>.
Se sembro inutilmente crudele per un film che ho definito una scopiazzatura di Psycho, è perchè francamente è fatto meglio del “necessario” per qualcosa del genere, ci sono alcuni shot ben fatti, la cinematografia di Mario Tosi (più noto per il suo lavoro su Carrie, e la miniserie Sybyl) è buona, le recitazioni più che decenti (specialmente John Savage e l’attrice che ne fa la madre) e non c’è molto filler, le scene in cui Terry e la madre interagiscono funzionano molto bene e sono importanti per definire la relazione tra due, che trova una drammatica e significante conclusione nel sommesso e quieto finale.
D’altro canto è un film che parte assai lento, specialmente nella prima mezz’ora vi verrà voglia di accellerrare il film per arrivare alle varie uccisioni, e non è certamente perfetto per quanto riguarda anche cose come l’introduzione dei personaggi, come l’avvocatessa dalla quale ad un certo punto Terry decide di andare, senza che nessuno ne parli o la introduca anche indirettamente prima di entrare in casa di questa donna che non sapete chi sia. E poi ci sono cose come la transizione che taglia su un cielo nero con lampo/fulmine che fa più film horror à-la Corman, e strani freezeframe con effetto video in pseudo-negativo (solo rosso, in questo caso).
Nel complesso è un film decente, specialmente per quanto riguarda questa branca di exploitation che di solito ospita film assai peggiori, ma non si può negare che è davvero “un altro”, uno dei tremila film con questa trama fatti per inseguire il successo del regista britannico con il pingue ventre, anche se c’è più bravura nel metterlo assieme di quanto era “necessario” , c’è un po’ di talento qui, va riconosciuto, ma è difficile dire che è gran cosa comparato a tanti altri film che parlano di assassini, anche senza tirare nel mezzo il film seminale di Hitchcock questo non fa grandissima figura in un mondo che ha Henry: Portrait Of A Serial Killer.
Potrebbe sembrare crudele ribadirlo, ma per quanto non sia da buttare, non è Psycho, non lo è e basta. Può valere una visione, senza dubbio, ma sappiate cosa aspettarvi.
Ci si legge al prossimo numero, quandunque sarà, nulla di sicuro al 100% con una tesi di laurea di mezzo. 🙂
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