-Bozza
Questa non sarà una lunga introduzione, perchè sebbene sapessi del film da subito, ho preferito tenermi all’oscuro per andarlo a vedere quando sarebbe uscito nei cinema italiani, ed ovviamente come uno di quei film speciali nelle sale solo 3 giorni ed a prezzo maggiorato. Nulla che non mi aspettassi, a questo riguardo almeno.
Senza esagerare, prima di vederlo sapevo solo che era una produzione Ghibli di un’artista non-giapponese, avevo visto alcuni screenshot (da cui era intuibile un’ambientazione marittima), che c’entrava in qualche modo la titolare testuggine rubizza, e fu nominato per il miglior lungometraggio animato agli Academy Award (perse contro Zootopia/Zootropolis).
Per quanto riguarda il regista, mi sono fatto un giretto su wikipedia, avevo già sentito il nome di Dukok De Wit prima, ma nient’altro, e forse c’entra il fatto che il regista/illustratore/animatore polacco ha fatto principalmente corti animati come Padre E Figlia, Il Monaco Ed Il Pesce o L’Aroma del Tè, che devo ammettere con riluttanza di non aver mai visto ne sentito nominare prima di questa ricerca.
Appurato che non sapevo nulla del regista e quasi zero del film stesso prima di vederlo (e vergognatomi per la mia ignoranza), tanto vale parlare della trama… nel paragrafo successivo.
–Inchiostratura
C’è un motivo per cui non ho parlato della premessa generale sopra, ovvero che è alquanto rarefatta: un uomo naufraga su un’isola completamente disabitata, e qualsiasi tentativo di tornare in mare aperto con una zattera è mandato a monte da qualcosa che si rivela poi essere una tartaruga rossa, contro la quale si vendica quando ne ha occasione. C’è molto di più alla trama, ma finirei per dover andare troppo nel dettaglio, cosa che non voglio fare, quindi dirò solo questo: è una favola. E mi fermo lì perché darei troppi indizi.
Ed è una favola ambiziosa, visto che è raccontata esclusivamente in maniera visuale, non ci sono dialoghi di sorta tra i personaggi, che si limitano ad emettere alcuni piccoli grugniti od urlare “HEY!!” quando cercano di farsi notare, se non fosse per questi versi ed una colonna sonora alquanto adeguata e diafana, questo sarebbe un film animato muto in tutto e per tutto. Ok, siamo onesti, è un film animato muto, il che rende ancora più impressionante come i personaggi vengano delineati in maniera completamente visiva, con sguardi e gesti, ed anche attraverso alcune sequenze sogno che sono belle ma un filo troppo ovvie.
Mi incuriosì vedere parenti portare in sala il figliame, quasi sicuramente senza aver manco letto la mini-sinapsi scritta sui volantini, convinti di portargli a vedere qualcosa della Illumination che fa accadere robe di continuo per far star zitti gli infanti con bei colori e movimento, per poi scoprire di avergli di fatto portati a vedere un film animato d’autore, uno che enfatizza pesantemente i silenzi e con un ritmo lento che permette di sentire la disperazione del naufrago nella sua nuova routine, e di ammirare le meravigliose visuali in labile ma incantevole equilibrio tra un quadro romantico ed uno stile giapponese, con un tocco franco-belga dato dal character design molto pulito e semplice (come gli occhi a punto e lineamenti del viso di Hergheiana memoria).
L’animazione è semplicemente mozzafiato, con ampissimi e diafani spacchi di natura, lenta e maestosa nel suo procedere, ed è tutta animazione tradizionale a mano, salvo alcuni elementi che purtroppo si notano essere in CGI (le tartarughe), ma tanti altri che si armonizzano perfettamente con il resto dell’animazione, e ciò non toglie che il lavoro svolto abbia un impatto fortissimo ed ipnotizzante nella sua semplicità apparente. E per quanto banale sia dire, l’animazione è di un’estrema eleganza e leggerezza, con alcuni momenti e transizioni che vi ricorderanno il coinvolgimento di uno studio d’animazione giapponese.
Una favola che richiede pazienza, non perchè sia particolarmente lungo come film (non raggiunge neanche l’ora e mezza), ma perchè in alcuni momenti il film si prende il suo tempo, decisamente si prende il suo tempo. Nonostante il procedere a volte un po’ troppo lento anche per quello che il film vuole fare, è difficile distogliere lo sguardo, e verrete ripagati della vostra pazienza. Forse non nel modo che volevate, ma verrete ripagati e vorrete comunque vedere dove il tutto collima.
–Colpi di china
C’è voluto un po’ per vedere La Tartaruga Rossa arrivare sui lidi italiani, e ne è valsa assolutamente la pena attendere. Il film diretto da Michael Dukok De Wit è una curiosa co-produzione tra Studio Ghibli e Wild Bunch, una favola splendidamente animata con visuali che lasciano trasparire sia influenze occidentali che orientali, ed una che riesce nell’ambizioso scopo di evitare dialoghi e comunicare tutto in maniera puramente visiva.
Di sicuro La Tartaruga Rossa non è un film d’animazione pensato per tenere occupati e zitti i pargoli dopo avergli depositati al cinema, perchè il suo ritmo lento, il suo modo di raccontare in maniera graduale la storia e farvi conoscere l’isola, richiederanno non poca pazienza, che verrà ripagata se volete vedere una bellissima favola di uomo e natura, semplice ma non banale, elegante e profondamente triste.
Degna di una visione per gli appassionati di animazione e chiunque abbia voglia di essere un po’ sfidato invece di avere il mazzo di chiavi scosso davanti ai suoi occhi nel tentativo di intrattenerlo.
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