Vorrei tornare a quando fu annunciato questo film, non tanto per quel marasma di lamentele sul whitewashing (in retrospettiva un altra caciara senza senso, visto che in sintesi il lato Hollywoodiano dell’industria è interessato solo al profitto, e perlo più se ne sbatte di implicazioni varie dei suoi progetti), ma perchè potevo immaginare quello che sarebbe potuto stare, coltivare nella mia testa qualcosa di più interessante di quello che temevo sarebbe stato il film vero e proprio, e non “temevo” l’arrivo del film.
(sottotitolo non originalissimo, lo so)
Invece la mia fiducia in questo reboot/remake live-action fu lentamente erosa dai trailer (ancor più quello esteso fatto uscire dopo metà febbraio), il che non mi portò speranzoso in quella sala a vedere infine sto benedetto nuovo Ghost In The Shell fatto in occidente, ancor più quando mi accorsi di aver davvero scritto “ un Ghost In The Shell fatto in occidente”. Perchè non è che queste trasposizioni hollywoodiane debbano per forza essere viste come un “tradimento” verso l’opera originale dai fan di questa. Ma anni di esempi (Dragon Ball Evolution, per dire il più ovvio) dimostrano che la fiducia non c’era e non c’è mai stata neanche dopo.
Lo dico ora, potrei prenderla leggermente un po’ sul personale, visto che adoro la serie (abbastanza da starmi per laureare sul film di Oshii), ma se volete una recensione obiettiva, non avete capito nulla, e non starò a spiegarvi il perchè, non voglio considerarvi a priori degli idioti. Non voglio davvero. E se vi aspettate che non faccia paragoni tra questo ed il film di Oshii a cui chiaramente si ispira, un film che – a parte la mia opinione personale – è assai importante per il cinema di fantascienza…. siete altrettanto illusi.
Sebbene l’idea che qualcuno avesse davvero deciso “mettiamo quello che ha diretto Biancaneve Ed Il Cacciatore a dirigere Ghost In The Shell” già da sola mi irritava perchè assolutamente random, non posso dire nulla sul regista Rupert Sanders, perchè non ho il visto Biancaneve Ed Il Cacciatore, ho visto solo l’orripilante seguito (che non dirisse lui). E non avendo lui lavorato su nient’altro, direi che mi pare giusto mettere la palla al centro, non ho nessun “capo d’accusa” a suo carico.
Continuo a chiedermi perchè cazzo non c’è Denis Villeneuve a dirigerlo, ma amen, passiamo oltre.
IN 2029 AD, PEOPLE ARE MACHINES
Detto questo, il film è Ghost In The Shell. Nel senso che c’è una Sezione 9, siamo a Neo-Tokyo, ci sono personaggi che si chiamano Togusa, Aramaki, Batou, ci sono cyborg e tutta l’estetica cyberpunk che è ormai ben consolidata e riconoscibile, ed il Maggiore è la prima cyborg completa con un corpo totalmente artificiale, che deve risolvere il caso di un hacker che riesce a hackerarle per controllarle come vuole, ed uccidendo sistematicamente scienziati della Hanka Robotics.
Ma l’incontro con l’hacker misterioso le fa capire che quello che gli hanno detto è falso, che non l’hanno salvata da un incidente donandole quel corpo 100 % cyborg (salvo il cervello), l’autorità sa che ora lei sa, e quindi inizia la solita storia trita di vendetta sulle corporazioni maligne e cattive, ed i robot e l’anima, etc. etc.
Che questo Ghost In The Shell potesse e dovesse essere diverso dal materiale originale o dall’adattamento di Oshii, sì, assolutamente sì, e sarebbe stato da illusi aspettarsi altro. Ma mi aspettavo QUALCOSA di diverso.
Questo film è assolutamente vuoto dentro, un’esuvia mutante che si forma rubando quasi completamente intere scene e setpieces dal film di Oshii, non parlo di citazioni come il bassethound che si chiama Gabriel (ed altre cose di cui non posso parlare perchè spoiler), ma intere scene quasi identiche, alcune che hanno senso, altre che sono prese e rifatte senza nessun ritegno o creatività, voglio dire, c’è anche qui la scena dell’immersione, dell’inseguimento che culmina nel canale, e via dicendo.
C’è una differenza tra fedeltà al materiale di riferimento e continuamente rifare ogni cosa cruciale o significante dell’originale in maniera tutt’altro che buona, genuina o significante, lasciando di continuo l’impressione che l’hai messa perchè non sapevi cosa inventare di nuovo. Questo film non la conosce.
La cosa davvero orripilante è che quello che il film non scopiazza dall’originale è un pick n mix di clichè a caso di questo genere, incastrati tra le scene e momenti scopiazzati a prescindere dal contesto o dal significato, solo perchè “da qualche parte dovevamo pure metterle”, come una beffa per chi ha visto l’originale e vede questo rigurgitarle quando ne ha voglia, senza pietà o nulla che gli dia qualcosa di proprio.
Per dire, la trama non è una copia carbone di quella del “Signore Dei Pupazzi” o neanche degli Undici Individuali, ma è alquanto generica e clichè comunque, il trailer vi dà una buona idea di quanto profondo e sorprendente sia il twist, perchè ora i trailer vi dicono direttamente i colpi di scena, e non c’è molto dietro a quello che viene velatamente implicato da esso. Ed in generale quello che c’è di nuovo verte o sull’essere mediocre e privo di ispirazione, o sull’essere patetico, come il vero avversario di Motoko, un generale che è caratterizzato in maniera così ridicola e caricaturale, il tizio militare cattivo e malvagio che odia le emozioni, roba di cui uno scrittore di fan fiction si vergognerebbe.

Ti preferivo quando avevi gli occhi, Batou.
Inoltre, il film prova ad affrontare tematiche tipiche sia dell’originale sia di questo cinema di fantascienza, ma lo fa in maniera assolutamente puerile, affettata, generica e trita, e non aiuta che i dialoghi siano al peggio specialmente in questi punti, quando vuole cercare di toccare le tematiche più filosofiche, o cercare piuttosto di darsi un tono, visto – appunto – la qualità dello script che non è orribile nel complesso, ma è mediocre alla meglio, gli attori ci provano, eccome, ma poco da fare quando escono clichè grossi come meloni dalla loro bocca. Per un film di alto profilo come vuole essere, è poca roba assai.
GRANDE COME UN MARE, PROFONDO COME UNA POZZA
Il problema grosso, quello centrale da cui nascono gli altri, è la mancanza di una visione, una qualsiasi. Dicevo prima che questo film è vuoto, e lo è, assolutamente privo di idee proprie che abbiano impatto, contento di guidare privo di passione o briciole di ispirazione il treno della mediocrità (inciampando pure su questi binari), del minimo indispensabile per avere una trama che ha un capo ed una coda, e non narcotizzi del tutto lo spettatore. Funzionale, ma privo di qualsiasi sapore se non qualcosa di scarabocchiato dagli appunti del compagno di classe più bravo.
Lessi Indiewire dire scherzosamente come questo film sembri più Blade Runner del vero seguito di Blade Runner che è in produzione adesso, ma… devo concordare, ed aggiungere che sembra un troppo Blade Runner, perchè non basta essere un prodotto assolutamente derivativo di un capolavoro della fantascienza, quandi puoi fare una double combo.
I fan del film di Oshii o del franchise in generale troveranno poi diversi momenti che gli faranno girare i coglioni e sembrano messi apposta a trollare chi conosce il materiale originale, come una rivelazione nella parte finale del film che non posso dire (per la mia politica sugli spoilers), ed il classico tema di Kenji Kawai che appare solo durante i crediti, dopo averne sentiti degli pseudi abbozzi remixati durante la scena di creazione del corpo sintetico del Maggiore.

Questo è un bel design, va ammesso.
Vi sentirete insultati da quello che questo film cita o rubacchia, perchè vi ricorderà quanto vorreste vedere il film di Oshii o Stand Alone Complex invece di questa robaccia insipida che indossa la pelle del franchise.
Trovo semplicemente perfetto il fatto che il cinema in cui sono andato a vederlo non solo avesse riportato il regista e la durata sbagliate sulla scheda del film (3 ore di film diretto da Oshii, spero che qualcuno glielo dica prima o poi), ma la mini-locandina nel cinema stesso era quella della Ghost In The Shell Night, una maratona di Ghost In The Shell 2.0 ed Ghost In The Shell 2: Innocence fatta anni fa, e che riconosco ancor più l’immagine perchè è la stessa del poster che regalarono per l’occasione.
Ci vuole 1 minuto per fare una ricerca su google, voglio dire.
ELEFANTE IN THE SHELL
Tempo di parlare dell’inevitabile pachiderma ipotetico.
O no, visto che in questo caso il casting è tutt’altro che il problema del film, anzi, è forsa una delle poche cose buone, alquanto variegato e non così random, voglio dire, abbiamo Scarlet Johansson, il grandissimo Takeshi “Beat” Kitano, alcuni attori da Il Trono Di Spade (che non guardo, quindi mi fido di Wikipedia), Michael Pitt (che ha lavorato con Bertolucci, Gus Van Sant, Haneke, tra gli altri). E ci sono più attori giapponesi del previsto, considerato tutto. Non che si possa (o si debba) accontentare ogni singola lamentela di ogni stramaledetta persona, in generale.
Ancor meno quando hanno cambiato i personaggi e dati nomi diversi, per esempio la protagonista NON si chiama Motoko Kusanagi (circa), si chiama Myria o qualcosa del genere ( non ho capito bene) e ci sono vari personaggi che dal nome e casting sono diversi o nuovi. Anche se alcuni sono a malapena presenti, non sapevo che ci fosse Saito fino ad un momento della fine quando appare e lo chiamano per nome, forse quello che ha più tempo a schermo (a parte Batou ed ovviamente il Maggiore) è Aramaki (interpretato da Takeshi “Beat” Kitano), che è meno superfluo e meno “usato male” del previsto, anche se non è doppiato, il che è strano perchè tutti gli altri sono doppiati in italiano e lui no.
Ma ovviamente il Maggiore è la protagonista principale del film ed è una storia in primis su di lei, quindi è comprensibile in parte, e francamente Scarlett Johansson fa un ottimo lavoro, una scelta di casting con cui concorda anche Oshii stesso e che comunque non è stata fatta solo per irritare massi anonime di nazisti ed altri degenerati amanti delle profezie auto-avveranti, delle cospirazioni ad cazzum e dei capellini di carta stagnola.
Un peccato che Johansson (ed il resto del cast) abbia da lavorare con uno script del genere, ma mi sto ripetendo.
L’altra cosa buona sono gli effetti speciali, decisamente quello che è giusto aspettarsi da una collaborazione tra Dreamworks, Paramount e Reliance Entertaiment, ed oltre alla costosissima ed assai ben realizzata cgi, ci sono alcuni effetti pratici ottimi, come la geisha robot del trailer, che ha un buon design. I livelli di produzione sono alti, e l’estetica cyberpunk è ben realizzata, sebbene derivativa, le scene d’azione nel complesso decenti, e non mi dispiacciono alcune scelte fatte per gli scenari od i vari macchinari cybernetici, il set design è decisamente competente, va ammesso.
Una piccolezza: Batou non ha fin da subito gli occhi cibernetici, gli ottiene dopo e francamente sembra un po’ ridicolo con essi, quasi come se avesse i “googly eyes”. Appunto, una piccolezza, una cosa buffa. 🙂

Sono d’accordo, ma prima di dire cose del genere magari c’era da vedere il film. Per dire.
Oh, sì, dimenticavo che prima dell’uscita il sito ufficiale rese disponibile una sorta di meme generator in cui poter sovrapporre del testo scritto da voi ed immagini vostre su template stilizzati, cosa fatta apparentemente per calmare le acque e le critiche . Il che andò esattamente come chiunque conosca un po’ l’internet poteva immaginare, ovvero roba come quella messa sopra.
Commento Finale
Se non avete familiarità con il franchise, questo remake live-action del film di Mamoru Oshii vi sembrerà un generico film di fantascienza cyberpunk con un’estetica familiare ed alcuni interessanti design, con un buon cast ed uno script mediocre alla meglio, con la profondità psicologica e filosofica di un blocco di calcestruzzo, alti livelli di produzione e decenti scene d’azione. Molto sul mediocre, ma neanche bruttissimo.
Se avete familiarità con anche solo il film del 1995, vi sentirete insultati da come il film sia assolutamente privo di una sua visione e rubacchi senza vergogna un numero impressionanti di scene dal film di Oshii, riuscendo non solo a scopiazzare male l’originale ma anche a creare qualcosa di nuovo che è preso da secchio dei clichè del genere, ed ad incastrare questo in modo da dare meno forza anche alle scene o momenti significativi non inventate dal regista.
Derivativo e pure capace di usare male quello che copia, questo Ghost In The Shell ha pure diversi momenti in cui sembra trollare i fan della serie, o perlomeno fargli ricordare ancora di più il film di Oshii o qualsiasi altra cosa che porta il nome Ghost In The Shell, forzandogli al confronto ed a chiedersi perchè non stanno guardando quello invece di questa scopiazzatura senz’anima o valore.
Una cosa va precisata: il fatto che questo film è esattamente la delusione che mi aspettavo non mi rende affatto felice, per niente. Sì, una parte di me è contenta di essere avuto l’intuizione giusta, ma avrei preferito dirvi che questo remake/reboot/retelling/etc. di Ghost In The Shell NON è male come pensavo, che può valere qualcosa di per sé e non rimanere schiacciato dal confronto con l’originale (non che questo film ci provi ad avere una sua identità).
Anche perchè un film migliore non è mai una brutta cosa, per nessuno, siate voi fan quasi ossessivi della serie, siate gente che ne ha sempre sentito parlare ma non ha mai approfondito non rientrando l’animazione nei suoi interessi, o siate gente che non ne sa assolutamente nulla ma ha pensato che potresse essere figo.
Morale della favola: se dobbiamo aspettarci altri adattamenti live action non-richiesti di capolavori dell’animazione (giapponese o meno), così sub-mediocri e privi di ispirazione… lasciate perdere, perchè film come questo sono un buon esempio per cui Akira non dovrebbe avere un remake live-action, se questo è il risultato.
Se volete metterci qualcuno di competente (tipo chessò, Andre Villeneuve), invece di buttare milioni in produzioni belle per gli occhi ma vuote dentro e di bassa qualità dove conta davvero, se ne può parlare. Voglio dire, costerebbe meno fare un soggetto originale che non costi cifre da impero romano in piena decadenza, invece di fare remake che nessuno ha chiesto e per i quali il pubblico generale non ha interesse.
Ma so che sto parlando al vento, ed il vento non ascolta.
Il vento non può ascoltare.
7 aprile 2017 alle 12:12
[…] Ghost In The Shell (2017) [RECENSIONE] |Empty Shell […]