Dopo navi antropomorfe con minne ginormiche, divise fetish e cannoni sulla schiena, eccoci ad un altro tango antropomorfico anime, stavolta su armi da fuoco. Posso sentire le ondate di eiaculatio da parte della NRA e feccia simile anche qui, ed ho un po’ di disgusto, non solo per le figurative navi trasporto (spero non antropomorfe) colme di seme.
Qual’è la ridicola premessa?
2060, la guerra (come usa) non cambia mai, il mondo è nel caos e nell’oscurità, e tocca a te, novello comandante, ristabilire l’ordine usando per la PMC “buona” (Private Military Company, sì, pure qui) le tue abilità tattiche e le T-Dolls (Tactical Dolls), ovvero generiche ragazze anime sintetiche, nominate dietro il modello d’arma che si portano, non è come in Soul Eater dove ci sono persone che si trasformano in letterali armi. Il tutto al fine di combattere la PMC avversaria che è andata “full Skynet”. Sì, la storia si prende molto più sul serio (elemento accentuato dall’estetica “anime The Division” adottata) per uno di questi titoli “anime moe strategy”, e c’è molta più enfasi su essa del previsto.
Sì, abbiamo un altro titolo che insegue il successo di Kantai Collection, e chiaramente cerca il solito pubblico, ma al contrario del titolo Kadokawa (o di Azur Lane), questo ha un gameplay che si può definire davvero strategico. Sì, il combattimento è parzialmente automatizzato, lasciandovi a cambiare la posizione delle T-Dolls e usare abilità con cooldown (c’è l’autobattle, ma non è fin troppo utile come in Azur Lane), ma una volta passata la parte tutorial, dovrete davvero pensare a cosa state facendo, usare, beh, strategia e tattica. E grinding.
É sempre un free-to-play con elementi gacha, quindi non eccitatevi troppo (specialmente visto che “vi tira il guinzaglio” abbastanza presto), ma ste compagnie cinesi stanno alzando la qualità media, ironicamente.
Decente.
P.S.: Trovo divertente come queste software house cinesi sembrino impegnarsi sempre più di Kantai Collection, che è un browser game, ed a malapena aveva gameplay . Meglio così, sia chiaro, ma è buffo.
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