Basato sull’omonimo corto del regista David F. Sandberg, Lights Out è un film che non sarebbe difficile sottovalutare, visto che la premessa gioca con uno degli elementi più “banali” del genere horror: la paura del buio. E la premessa del film è altrettanto “semplice”: un entità oscura segue i membri di una famiglia, specialmente la madre, ma presto anche gli altri capiscono che l’entità è tutt’altro che inventata, e l’unica cosa che la può fermare è la luce.
Lo so, non sembra davvero nulla di che come film a giudicare dalla premessa, sembra troppo semplice. Ma questo è un ottimo esempio di come l’esecuzione sia importante, perchè Lights Out utilizza gli elementi essenziali dell’horror, sì, ma lo fa benissimo, calibrando i silenzi per far sì che quando accadono urli od attacchi del mostro siano feroci e rapidi, con un’ottima atmosfera ed ottimi jump scares.
C’è un ottimo sound design, ed inoltre la storia ha un po’ più del previsto, con una backstory inquietante a sufficienza sulla creatura e personaggi sorprendemente umani e simpatetici, cosa non sempre ovvia. È rinfrescante avere personaggi ben caratterizzati e non stupidi, e c’è anche del dramma familiare che oltre ad essere ben fatto ha un senso nella trama generale.
La creatura stessa è un buon esempio di come il film funzioni così bene, perchè questa è davvero un’incarnazione della paura primitiva dell’oscurità, della paura apparentemente infantile ma così radicata, e questo è un film che non si limita a “sapere le basi”, ma a dimostrare che “semplicità” non è “sciattume”.
La mia maggior critica è il calo di atmosfera e di tono che accade alcuni momenti, che davvero camminano la sottile linea tra brevissimo momento comico voluto ed affatto non volontario.
Ma diciamo che non è un caso se James Wan abbia voluto produrlo. 🙂