[EXPRESSO] King Arthur – Il Potere Della Spada (2017)

King Arthur il potere della spada 2017 locandina

Ok, inutile girarci attorno, anche questo cercò di cavalcare il trend del supereoe, stavolta pucciato nella salsa del mito di re Artù e le leggende del ciclo bretone, ed uscito (per sua sfiga) in una settimana con uscite più “calde”.

Un occasione sprecata di sentire attori pluri-premiati dire “SAIBAAAH!!” o recitare Unlimited Blade Works (il che accadde), purtroppo, lo so.

Ma sapete cosa? Anche se fosse uscito 6 anni fa .. non sarebbe cambiato molto, questo sarebbe comunque rimasto un’altro blockbuster disaster con buchi di trama ovunque che il resto di questa (progettata) esalogia forse tapperà.

Buona fortuna, Warner Bros.

Questo film è un polpettone di cose che perlomeno è tenuto assieme grazie all’energia di Ritchie, anche se il suo riconoscibile stile adrenalinico sembra usato per cercare di non farvi notare che questo è un film di Guy Ritchie (pure troppo), mischiato con scene quasi-tarantiniane, una scena d’apertura stile Signori Degli Anelli, un po’ di Robin Hood e con moltissime libertà verso il mito per avere un action fantasy in cui Artù è cresciuto in un bordello senza sapere di essere il legittimo erede al trono, occupato con l’inganno dallo zio, che ha sistematicamente sterminato tutti (o quasi) i maghi. Artù dovrà quindi scoprire il suo passato, accettarlo, allenarsi con King Kaio ed infine ribellarsi allo zio, diventando il re che era destinato ad essere.

Ci sono continui sbalzi tonali di cui l’emblema è il cammeo irriconoscibile E tempisticamente disastroso di David Beckham. Da una parte è esilarante ma dall’altro sembra fatto apposta per togliere importanza alla scena dell’estrazione di Excalibur, risultando detrimentale ad un già problematico e schizofrenico character development.

È un disastro, che perlomeno intrattiene, “funziona”.

Non lo odio, ma a malapena raggiunge la mediocrità, un gradino sopra al suo compagno di merende di Gods Of Egypt, presumo.

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[EXPRESSO] Genius (2016)

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É un notevole cambio di registro passare ad un film come Genius dopo aver visto Rocco Tano mostrare subito la sua colonna dorizia nella recente biopic. Non oserei dire “rinfrescante” in questo caso, ma accetto volentieri il balzo di tono, tempo e temi.

Genius è una biopic sulla vita dello scrittore americano Thomas Wolfe, e nello specifico il suo rapporto con l’editore Maxwell Perkins – già responsabile di aver fatto conoscere al grande pubblico autori come Hemingway e F.S. Fitzgerald -, che è l’unico a pubblicargli il suo primo libro, e di fatto lancia la sua carriera, oltre a diventare un amico ed una figura paterna del giovane scrittore. Ma come molti individui dotati, Thomas non è solo uber-prolifico, bizzarro e accattivante, ma è anche ossessivo, crudele, egoistico, ed il suo rapporto con Max diviene assai complicato, visto come le personalità dei due sono distanti.

é una biopic molto tradizionale, un po’ sul formulaico volendo, ma sarebbe sbagliato dire che va in autopilota sui binari della mediocrità a stampino, perchè è diretto in maniera più che decente e con un po’ di personalità, i personaggi sono ben delineati, il cast buono e le recitazioni certamente non tirate via. L’esecuzione è buona, ed aiuta una trama che ha un soggetto interessante ma sa un pelo di già visto (l’archetipale storia del genio con problemi sociali e l’amico d’animo affine che lo capisce davvero ma conosce meglio le regole della società).

La cosa irritante è che quasi buono, quasi perchè in alcuni momenti il film decide di riaffidarsi anche un po’ troppo alla formula del genere, di ricadere su clichè, per quanto non così triti. Se usassi un voto in numero qui avrei dato volentieri un 6.7 su 10 a Genius, ma gli darò un Expresso.

Buon film, con alcune riserve però.

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[EXPRESSO] Black Sea

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Quello dell’oro nazista abbandonato in un sottomarino non è esattamente un soggetto originale (cavolo, anche un mezzo volume di Black Lagoon era su questo), ma non è neanche uno di quelli abusati. Black Sea è appunto su questa operazione di recupero di lingotti d’oro nazista (la cui proprietà è incerta) da parte di un gruppo di disperati (quasi tutti marinai di sorta cacciati via con un pugno di mosche dalle compagnie per cui lavoravano) che spera di rifarsi almeno un po’ con quello che guadagnerano da questa fatica.

Onestamente sarebbe un buon thriller, sentite e capite le tensioni che si possono venire a creare in un ambiente claustrofobico (non dissimile dallo spazio) come quello di un sottomarino, ancor più quando c’è di mezzo il denaro, tanto, e capite anche il personaggio di Jude Law che vuole ad ogni costo far funzionare questa operazione davvero disperata, che lo costringe a scelte non facili.
E solo lo scenario è sufficiente per mettervi in tensione, visto che come nello spazio, quello che attende all’esterno del sottomarino è un’orribile, fredda morte. Il cast è pure convincente e c’è un po’ di humour per allentare un po’ il tono altrimenti grave del tutto (non che non sia adeguato, anzi).

Ma il problema è che per avere il dramma lo screenwriter se l’è giocata un po’ sul facile, perchè non so quanto fosse stata ponderata dal capitano l’idea di portarsi con sé un guascone inesperto di sottomarini (e presumo navi in generali) ed un pazzo psicotico comodo per la sceneggiatura visto che cerca di sobillare la ciurma contro sé stessa o di ammazzare gente più o meno l’80 % delle volte che è a schermo. Sul serio, è quasi ridicola la cosa.

Ciò nonostante è un film decente e qualcosina di più, degno di una visione.

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The Weakly Hobbyt #46

The Weakly Hobbyt 46

Salve satolli lettori del Checkpoint Cafè, questo numero arriva un pochino in ritardo, e siccome non c’è bisogno di spiegarvi il perché (del ritardo), procediamo con quello che è l’ultimo Weakly dell’anno, ritorneremo a pieno regime e con uscita regolare il 7 di gennaio. Buon capodanno, cercate solo di non ammazzare il vostro portafoglio per una sola sera. 🙂

Sommario

  • Sherlock Holmes 1 & 2
  • Spider-Man Collection 29
  • Chains
  • Homunculus

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