Vagamente (e dico vagamente, tipo che anche a sapere l’ispirazione non cambia nulla per voi o per me) basato sul personaggio della spia anglo-francese Violette Szabo, Velvet Assassin ci riporta nella Seconda Guerra Mondiale, nei panni della alquanto british Violette Summer, nello specifico in una Francia occupata dai nazisti, che ferita malamente (lei, non la Francia, od almeno non in quel senso) in un letto d’ospedale si lascia andare ai ricordi delle precedenti battaglie in stile proiettore cinematografico, servendo da incipit per il gioco vero e proprio.
La storia non è nulla di che, la protagonista idem (un’assassina e poco altro come personalità), ironicamente mi sono trovato più divertito dagli scambi di dialoghi tra nazisti, come quello che gli rimprovera di avergli rubato la cioccolata, che portano un po’ di vita in un gioco dal tono serio, il quale va bene, ma con la caratterizzazione della protagonista non è che simpatizzate per lei, né la odiate, è solo quel che è.
Preparatevi un caffè doppio, che questa è una recensione (o meglio, un’autopsia in questo caso) bella lunga e nel dettaglio, per motivi validi. 🙂
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