Nintendo continua la sua “semina” di free-to-play (ora definiti da lei stessa “free-to-start”, che almeno è un termine leggermente più sincero) a tema Pokèmon, stavolta con un Picross a tema. Considerato anche l’esperienza di Jupiter con diversi videogame di Picross sparsi per diverse generazioni di console Nintendo (e ben 6 “volumi” di Picross E per 3DS), era lecito sperare un po’ di più in questo nuovo Pokémon free-to-play.
Non che il gioco in sé sia male, per niente, visto che alla classica formula aggiunge meccaniche derivate da Pokèmon come collezionare i mostriciattoli risolvendo i picross, organizzandogli in squadre ed usandone le abilità per aiutarvi, e ci sono anche megaevoluzioni, oltre ad una veste grafica 8-bit che è un po’ abusata ma risuona con lo stile grafico di Picross e rimanda ai pixel grossi come prosciutti dell’era Game Boy su cui la serie Pokèmon è nata.
Al contrario di roba come Pokèmon Rumble World che era una schifezza anche senza considerare gli elementi free-to-play, Pokèmon Picross è alla base un ottimo Picross, con un bel po’ di contenuto di qualità, ma è assolutamente castrato dal modello free-to-play, non abusato ai livelli di Dungeon Keeper Mobile o FF All The Bravest, ma orripilante comunque.
Invece dell’energia o cose simili, tutto in Pokèmon Picross è controllato dal denaro – qui detto Picroliti -che, dopo un inizio in cui vi è regalato con generosità, quasi subito inizia ad apparire in maniera così rarefatta che ci vorranno giorni e giorni per solo accedere alla zona successiva, se non mesi per quelle avanzate che ovviamente richiedono sempre più denaro.
O sennò date 30 al gioco per acquistarlo in maniera definitiva (…si può fare).
Pokèmon Picross senza microtransazioni lo prenderei (magari messo in bundle con Shuffle). Così com’è ora… l’ennesima, nuova emanazione del “cancro free-to-play”.