The Weakly Hobbyt #45

The Weakly Hobbyt #45

Bentornati ad un nuovo appuntamento bla bla bla! =D
Quanti di voi non vorrebbero subito passare a ciò che abbiamo in serbo per voi questa settimana? E allora sù, passiamo al sommario, visto che la domenica è quasi finita e io devo finire di trasferirmi! =) Preparatevi ad un’overdose di Shinji Mikami! 😉

Sommario

  • Resident Evil 2
  • Shadows of the Damned
  • Lenore
  • Spider-Man Collection 28

Resident Evil 2
(A Cura di Celebandùne Gwathelen)

Resident Evil 2 Platinum

Quest’oggi vi parlerò di quello che è forse l’episodio più famoso della saga fino a Resident Evil 4, con il quale condivide una tormentata fase di sviluppo. Iniziato subito dopo aver finito Resident Evil – Dual Shock Version e finito qualche settimana fa (come chi segue il mio BackLog sicuramente saprà), mi sono gustato Resident Evil 2 per la seconda volta nella mia vita; la prima è stata ai tempi in cui uscì il porting per Nintendo 64.
Lo ricevetti prestato da un mio amico, ma non sufficientemente a lungo da finirlo, e quindi me lo sono procurato in versione PC per rigiocarmelo da capo. Parliamone! Spoilers ahead!

RE2

Ecco Leon e Claire: non avranno una giornata delle migliori!

La storia di Resident Evil 2 narra delle disavventure di Claire Redfield, sorella di Chris Redfield del prequel, e Leon Scott Kennedy, poliziotto e nuova recluta del reparto di polizia di Raccoon City, che si incontrano nei sobborghi della città e notano come la stessa è praticamente invasa da zombie. Con una vettura della polizia i due fuggono da un bar pieno di zombie e cercano di dirigersi verso la Centrale di Polizia della città, sperando di trovare lì informazioni sia sull’accaduto e, nel caso di Claire, su dove sia finito il suo fratello scomparso da alcuni mesi. Ben presto però scoprono che la stessa centrale di polizia è piena di morti viventi, alcuni che irrompono dalla città, altri che sono gli stessi poliziotti contagiati dal virus T (presentato in Resident Evil 1) e sono rimasti nella centrale dal loro passaggio alla morte. I due, che decidono di dividersi per esplorare più cose contemporaneamente, scoprono che più che un rifugio, la centrale di polizia è una trappola, piena di enigmi di chiavi e gemme preparate dal capo di polizia Brian Irons, impazzito dopo aver scoperto di essere a sua volta contagiato dal virus T. La sua idea è di non lasciar vivo nessuno in città, visto che anche lui perirà. Leon, durante il suo peregrinare per la centrale di polizia, incontrerà anche l’avvenente Ada Wong, fidanzata di uno dei ricercatori dell’Umbrella di cui si è sentito parlare nel primo gioco della serie. Claire, invece incontrerà presto Sherry Birkins, ragazzina di forse sette o otto anni, che si è persa nella centrale dopo esserci arrivata su consiglio della madre Annette Birkin. Dopo diversi avvenimenti nella centrale di polizia (in cui Claire scopre che Chris è diretto verso il quartier generale della Umbrella in Europa), Leon scopre insieme ad Ada un modo di sfuggire dalla centrale di polizia tramite le fognature, ed inizia a preparare la fuga del suo piccolo gruppo di “civilisti da proteggere”. Claire riesce a recuperare Sherry, uccide nel processo Irons, e si trova costretta ad affrontare William Birkins, padre di Sherry, terribilmente trasformato dal suo stesso virus, il Virus G, evoluzione del Virus T, assunto in punto di morte. Annette racconterà in seguito che uomini della Umbrella cercarono di rubarglielo e nel tentativo di difendere il suo lavoro, William è stato ucciso dalla squadra speciale mandata lì, di fronte agli occhi della moglie. William Birkin muterà di continuo, soggetto al suo virus, e mano mano diventerà sempre più una creatura mostruosa assetata di sangue, determinata nell’inseguire Sherry. La piccola, infatti, ad un certo punto verrà separata da Claire e infettata col Virus G dal padre uscito fuori di senno, e toccherà a Claire trovare una cura. Non molto dopo i due protagonisti, prima Claire, poi Leon, arriveranno ad un laboratorio sotterraneo della Umbrella, anche questo pieno di zombie e mostri strani, in cui Ada, salvando Leon da una creatura simile al Tyrant, ma capace di rigenerarsi, apparentemente perde la vita. La giovane ha a malapena il tempo di confessare il suo amore verso Leon e baciarlo, prima che inizi a tuonare un allarme di autodistruzione che si è erroneamente attivato. Claire è quindi costretta a preparare in fretta e in furia un antidoto e combattere un William Birkin orrendamente mutato, mentre Leon recupera Sherry e la porta ad una metro di evacuazione prevista dalla Umbrella per casi di questo genere. I due riescono a incontrarsi per un pelo mentre il vagone della metro viaggia verso l’apparente salvezza.

RE2

Qui vediamo Leon e Ada di spalle: stanno parlando con quel povero giornalista nella prigione. Crede di essere al sicuro, lo stolto...

I due somministrano l’antidoto a Sherry, che si riprende abbastanza in fretta, prima di sentire forti rumori provenire da uno dei vagoni in coda. E’ William Birkin, mutato in una contorta ed irriconoscibile massa di denti e tentacoli, che Leon e Claire devono di nuovo affrontare per mandare all’aldilà. Contemporaneamente, i sensori della metro della Umbrella registrano la presenza di materiale sperimentale di loro proprietà in fuga, e auto-aziona un nuovo conto alla rovescia per l’autodistruzione. Sherry riesce in qualche modo ad azionare i freni di emergenza e così lei, Leon e Claire fuggono a piedi i restanti metri che li separano dalla fine del tunnel, riuscendo ad uscire poco prima che i vagoni scoppino e uccidano ancora una volta Birkin e probabilmente anche ogni altro mostro della Umbrella nei loro laboratori. Stanchi, ma felici di essere sopravvissuti, Leon e Claire giurano di combattere la Umbrella fino a quando la verità non uscirà a galla.

Per quanto ormai vecchio più di dieci anni, Resident Evil 2 riesce ad essere un gioco interessante e molto godibile. Come ogni buon seguito che si rispetti, RE2 è in tutti i punti di vista superiore al primo gioco: le ambientazioni, per esempio, sono più varie, e anche se nessuna è bella o inquietante come Villa Spencer, tutte riescono ad avere momenti di terrore e ammirazione per come la CapCom sia riuscita a rendere una centrale di polizia un luogo lugubre, delle fogne ancora più lugubri e un laboratorio fonte di suspance per ogni porta aperta. I personaggi sono più memorabili e più umani, e sono convinto che RE2 sia diventato il gioco di successo che è stato anche grazie al carisma di Leon Kennedy, vero personaggio di spicco del gioco, e forse un pò meno per Claire Redfield, forse un pò troppo simile a Jill Valentine del primo. I personaggi di supprto del gioco, da Sherry Birkin a Brian Irons, dai coniugi Birkins ai vari personaggi di sfondo sono tutti niente male, ma la vera star di questi comprimari è Ada Wong, donna davvero tosta e dai retroscena più complicati di quanto sembrino inizialmente.

RE2

Claire e Sherry cercano di passare il tempo scambiandosi i vestiti. Roba da donne...

Dal punto di vista tecnico, Resident Evil 2 è certamente invecchiato parecchio. I fondali, prerenderizzati, sono la parte più bella della grafica; i modelli poligonali sono scarsi e le animazioni non proprio perfette. La camminata di Claire è fatta molto bene, quella di Leon leggermente meno, ed i movimenti nelle cut-scene in-engine non sono affatto stupendi, visto che sono fatte esattamente come accadono anche in gioco. Il sistema di controllo è il maggiore imputato in questa faccenda, dato che si affida sui legnosi movimenti introdotti nel primo gioco, in cui avanti, indietro, destra e sinistra sono gestiti non in rispetto alla telecamera, ma relativamente al personaggio controllato. Una volta fatta l’abitudine, la situazione migliora, ma siamo lontani dalla perfetta navigazione in giochi come Super Mario 64 o Zelda – Ocarina of Time, coetanei di RE2.
Il doppiaggio del gioco è decisamente superiore a quello del primo, niente più signori dello sbloccaggio o frasi urlate a squarciagola a personaggi a dieci centimetri l’uno dall’altro. Certo, alcuni momenti in cui la vostra pelle si accapponerà sono sopravvissuti, ma fortunatamente sono pochi. Le recitazioni sono per lo più ben fatte per l’epoca, e corrispondono all’azione su schermo. Le tracce musicali presenti sono poche, ma riescono tutte a dare il tono voluto rispetto all’ambientazione che sottolineano, e gli effetti sonori sono discreti. In particolare la melodia delle stanze di salvataggio è fatta magistralmente.

RE2

Se state pensando che fine hanno fatto gli zombie in queste immagini che ho messo qui, vi state ponendo la domanda sbagliata. La giusta è: perchè non ve la fate voi una partita a Resident Evil 2?

Dettagli tecnici a parte, che sono sì invecchiati, ma ciononostante non danno particolare intralcio al godimento del gioco, Resident Evil 2 è un opera che tutt’oggi diverte, o meglio dire, terrorizza, e dimostra anche a tredici anni di distanza perchè è stato per anni il miglior gioco della saga. Personaggi memorabili ed una trama non stupida, unita ad un gioco che raramente annoia rendono di questo ancora un videogioco da tenere in considerazione al giorno d’oggi.
Sono sicuro che tornerò a parlare di Resident Evil 2, visto che oltre ai due scenari con i due personaggi (Claire A, Leon B), ne contiene anche uno alternativo che ancora non ho giocato (Leon A, Claire B) e svariate feature nascoste, tra queste “The Fourth Survivor” che narra la storia di uno dei soldati che hanno ucciso Birkin, e di come riesca a sfuggire Raccon City. Insomma, c’è ancora molto da vedere di questa gemma di Shinji Mikami, ciononostante mi sento già adesso di consigliarlo a tutti!

Voto Personale: 8,5/10

Peones Madness

(A cura di Wise Yuri)

Piattaforme: PS3, X-Box 360

Genere: Shooter in terza persona

Sviluppatore: Grasshopper Manifacture

Distributore: Electronic Arts

Giocatori: 1

Yeah, un gioco di quel matto di Suda 51, conosciuto nel panorama videoludico “underground” per titoli come Killer 7 e No More Heroes, leader della Grasshopper Manifacture, una software house responsabile di titoli decisamente particolari ed unici, quel tipo di bizzarrie che adoro. (quasi sempre) Ma è non la sola mente dietro al progetto, visto che Shinji Mikami (creatore della serie Resident Evil) ha collaborato nuovamente con il folle game designer. (avevano già lavorato assieme a Killer 7)

“Di cosa parla Shadows Of The Damned?” Presto detto: Garcia Hotspur, uno spavaldo cacciatore di demoni messicano, sfregiato e tatuato come un carcerato, quello che gli americani definiscono un bad motherfucker, è costretto ad andare letteralmente all’inferno per cercare di salvare l’anima della sua amata dalle grinfie di Fleming, il signore degli Inferi. Ad aiutarlo nella sua dantesca avventura c’è Johnson, un ex-demone in forma di teschio fiammeggiante che gli fa da aiutante, guida, torcia, motocicletta e pistola, un tipetto pervertito ma allo stesso tempo educato. Ssssì, il concept è assurdissimo, confermo che è un gioco di Suda. 🙂

Il gameplay, al contrario di molte produzioni Grasshopper, è stranamente normale: immaginate di prendere Resident Evil 4, doparlo pesantemente, aggiungere alla miscela di stupefacenti delle meccaniche interessanti riguardanti l’oscurità, abbondanti dosi di umorismo assurdo, e ri-dopare il titolo Capcom. Ora lo spiegherò in maniera meno stupida, non preoccupatevi. XD

Premessa: ho iniziato il gioco direttamente alla difficoltà più alta, volevo una bella sfida, e l’ho ottenuta. Quindi non so come sia il gioco alle difficoltà normale e facile, quanto (e se) cambia l’esperienza di gioco.

Il gioco è uno sparatutto in terza persona, ma si rifà più a Resident Evil 4 (ma stavolta si può sparare mentre ci si muove, mi pare il minimo per uno shooter moderno) rispetto a titoli come Gears Of War o Vanquish, non c’è concetto di copertura o ritmo frenetico. Come scrivevo sopra, Garcia ha a disposizione Johnson (so cosa state pensando, e sì, il doppio senso è volutissimo), che è praticamente un coltellino svizzero demoniaco: se non impugnate nessun arma da fuoco, funziona da torcia, la vostra arma da mischia (e non solo), altrimenti può trasformarsi in una pistola, un mitra od un fucile a pompa, che avanzando nel gioco e battendo i boss riceveranno power-up tali da non farvi rimpiangere un armamentario molto più grande.

Un elemento importante, sia per le battaglie che per i puzzle, è il dualismo luce/oscurità: i demoni temono la luce, e si rinforzano nell’oscurità totale, nella quale Garcia non può restare più di tanto, altrimenti inizia a perdere vertiginosamente salute. A livello di gameplay, significa che nell’oscurità i demoni diventano invincibili, il che è non è molto piacevole, ma ci sono diversi modi di uscire da queste situazioni, come eliminare l’origine dell’oscurità, o rischiarare il posto sparando un attacco speciale di Johnson contro lampade o candelieri-teste di capra. Avanzando verranno introdotte nuovi elementi a cui far attenzione, e a volte per avanzare dovrete attivare volontariamente l’oscurità. è una meccanica semplice, ma interessante e ben sviluppata, che permette di introdurre diverse varianti a situazioni che pensate di saper già come risolvere. Il gioco in sè è prettamente lineare, potete esplorare un pò alla ricerca di oggetti extra, ma generalmente passate di battaglia in puzzle, e viceversa, andando continuamente avanti.

Ci sono molti tocchi retrò, ed alcuni semplicemente particolari, come il fatto che invece di anime, la valuta del gioco è composta dalle classicissime gemme bianche (le rosse servono a potenziare Garcia e le diverse forme di Johnson, le blu invece sbloccano una nuova forma o funzione del teschio/pistola/torcia/etc.), e le chiavi da dare letteralmente in pasto alle porte sono cervelli, occhi, e… fragole. Boh. XD Inoltre, oltre ai normali livelli di gioco, ci sono una manciata di gradevolissime e surreali sezioni sidescroller, in cui Garcia deve avanzare volando attraverso un mondo che sembra venuto fuori da un libro di fiabe per bambini, con i personaggi ed oggetti fatti in stile “ritaglio di giornale”.

Sulle note di Big Man With A Gun dei Nine Inch Naills.

Parlando di nemici e boss, si nota la mano di Shinji Mikami, e sebbene siano tutti demoni, ci sono molte varianti, design particolari, e tipi di demone, che vi vengono “imboccati” ad un buon ritmo, facendovi domandare quale bestia luciferina incontrerete dopo. I boss sono grossi e cattivi, e mi ha fatto piacere vedere che invece di abusare dei Quick Time Event, abbiano utilizzato il classico sistema dei punti deboli (ovvero delle zone rosse che appaiono anche su alcuni nemici “non-boss” più potenti), che sono l’unico modo di danneggiare i boss, che sinceramente mi ha ricordato dei vecchi videogames, sapete, quelli in cui i boss si battevano imparando i pattern di attacco e diventando bravi, invece di dover replicare i comandi a schermo per danneggiare o proseguire nella battaglia. Nulla di “personal” contro i QTE, solo che dire ” sono abusati” in questa generazione di videogames è minimizzare di molto la questione. Una volta tanto mi ha fatto piacere vederli usati, ma non abusati. 🙂

A livello estetico è ottimo, ed indubbiamente il titolo Grasshopper più curato a livello tecnico di sempre (confrontato poi con i No More Heroes, che sono stupendi a livello di stile, ma sono ridicoli a livello tecnico anche per la media dei giochi Wii), ed usa l’Unreal Engine 3, motore di gioco comune per le produzioni moderne. (ho notato la scritta “powered by Unreal Engine 3 in parecchi giochi recenti, altrimenti una cosa del genere non l’avrei manco fatta notare) Ottimo uso di luci ed ombre, ed ottima cura generale per la grafica, ed altrettanto buon uso di tracce musicali per enfatizzare le battaglie ed i momenti più “survival”, ma personalmente adoro quella musica ambient che parte quando incontrate un bulbo sushi. (una specie di rana pescatrice) qui un link al video con la musichetta:http://www.youtube.com/watch?v=WUmGeRtRTK4.

Stilisticamente si nota la mano di Shinji Mikami, per dirne una il gore e l’atmosfera granguignolesco (demoni che si strappano e mangiano il cuore, per dirne una), ma anche lo stile bizzarro di Suda, tra pistole con erezioni, bafometti (uomini con testa di capra) che pisciano oscurità in una fontana, demoni con un solo occhio che evacuano e vi lasciano una simpatica cacca di cane che funge da checkpoint, battute oscene, discorsi surreali, storie delle buonanotte crude e violente. Mi ricordo un trailer del gioco che si presentava come una televendita di articoli per aumentare le “prestazioni”, per dire. l’humour è stupidissimo e surreale, ma è genuino e quasi innocente nella sua crudezza, e il gioco non si prende mai troppo sul serio. Se avete giocato ed apprezzato lo stile di No More Heroes, vi piacerà anche qui.

Tirando le somme, Shadow Of The Damned è un titolo che forse non aprirà nuovi orizzonti in panorama videoludico, ma mischia ed usa bene meccaniche conosciute per creare un titolo esagerato, sopra le righe, ma che va dritto al punto e diverte voi quanto ha diverto gli sviluppatori che l’hanno creato, in maniera onesta e genuina. La longevità non è malaccio, ho impiegato 11 ore circa a finirlo alla difficoltà più alta, in questa generazione c’è di peggio eccome a questo riguardo, ma mi sono divertito ogni singolo momento, e non mi sono incazzato, perché il gioco sarà tosto, ma se perdete è colpa vostra e solo vostra. In titoli come Dead Space 2 o Dante’s Inferno (esempi scelti a caso), a livelli di difficoltà più alti capita di avere enormi sbalzi di difficoltà da sezione a sezione, soprattutto i boss finali, che sono difficili ma in maniera inutilmente punitiva ed esagerata, e non divertente. Qui in ogni caso conta la vostra abilità prima di tutto. E detto tra noi, è il miglior titolo Grasshopper dai tempi di Killer 7. (parere mio, ovviamente)

Lenore – Ossa & Frattaglie
(A Cura di Fall)

Se adorate la comicità non sense, robe inquietanti/angoscianti ma nel profondo dolcissime, adorerete la bimba che risponde al nome di Lenore.

“Piangi adesso o mai più! Guarda là! Là sulla barca rigida e tetra giace stesa l’amor tuo, Lenore! Orsù, sia letto l’ufficio funebre- sia cantato il canto funebre! Un inno per una morte più regale, la più giovane morta- Un lamento per lei, la doppiamente morta, in quanto così giovane morta.”

Edgar Allan Poe, Lenore (1831)

Roman Dirge, artista e musicista, è anche il creatore di questa fantastica bambina il cui nome è ispirato ad un’opera del sommo Edgar Allan Poe. Il personaggio è apparso per la prima volta nel 1992 sulla rivista Xenophobe e in seguito pubblicato dalla Slave Labor Graphics. Nel 2002 per il sito Sony’s ScreenBlast sono state create 26 storie animate basate su questa graphin novel. Noi dobbiamo ringraziare la Elliot Edizioni che ha portato qui in Italia il fumetto indipendente più venduto in America. La protagonista di queste storie macabre ma assolutamente spassose è Lenore, bambina morta e imbalsamata, circondata da strani amichetti e con un modo di relazionarsi tutto suo. Questa bimba dai capelli biondo sporco -adornati da due fermagli a forma di teschio- ha due occhioni tenerissimi e assolutamente inquietanti. Sa essere tanto buffa, quanto diabolica e so già che vi innamorerete di lei, come me. Di Lenore, finora, si può leggere in : Piccole Ossa, Piccole Ossa crescono, I mostri nel mio pancino e nuove storielle per macabri fanciulli, Ossa e frattaglie.

Lenore e gli altri personaggi nati da quella fantastica e malata fantasia di Roman Dirge

Io ho avuto il piacere di leggere quest’ultima opera, preziosissimo dono di un amico. Ossa e frattaglie contiene più di 35 storie, alcune davvero corte, di una pagina soltanto.

Le mie preferite sono:

Ragamuffin: Lenore libera un vampiro intrappolato da un incantesimo all’interno di un suo pupazzo. Riuscirà la nostra dolce bimba a sfuggire all’attacco di uno dell’assassini più feroci mai visti??

Il ritorno di Mr. Gosh: Quando uno spasimante non comprende un “no!” come risposta allora bisogna usare le maniere forti, come delle lame da 20 cm. E se le maniere forti non bastano? Allora scappa più che puoi!

Cantiamo insieme: A volte i problemi esistenziali di un clown vengono fuori nel momento più sbagliato: a una festa per bambini.

Magia!: Se sei un mago mai scegliere come assistente una bambina sadica come Lenore.

Little bunny foo foo: La fata buona cerca in tutti i modi di insegnare a Lenore che non è bello schiacciare la testa agli animali.

Il re degli opossum: Storia di una battaglia epica.

Basta così! Ce ne sono altre di cui vorrei parlarne ma non voglio spoilerare nulla! Ah tra l’altro ho trovato geniali le storie in cui era stesso Roman Dirge ad essere il protagonista e a raccontare le sue storie di vita vissuta, per esempio quella volta in cui andò in overdose di caffeina per restare sveglio tre giorni. Il fumetto si chiude con la simpatica pagina “Lenore bambola di carta: fotocopia e gioca”.

Se vi ho incuriosito almeno un po’ andate a dare un occhiata sul sito ufficiale Spookyland dove potrete trovare dei video animati molto gustosi.

Alla prossima cute little dead guys!

Spider-Man Collection 28
(A Cura di Celebandùne Gwathelen)

Spider-Man Collection 28

Ultimo fumetto di questa collana che ho finito di leggere, in Spider-Man Collection sono contenuti i seguenti albi:

  • Beware…the Black Widow! da Amazing Spider-Man 86del 7/70: In questo numero incontriamo per la prima volta la Vedova Nera, ex-agente del KGB, mandata in America per spiare le mosse dei Vendicatori, poi però passata dalla loro parte dopo essersi innamorata di Occhio di Falco. Dopo aver scoperto che con lo Shield di Nick Fury (eh, già, anche questi sono in giro da un bel pò!) aveva contribuito ad uccidere il proprio marito (Guardiano Rosso), ritenuto morto anni fa, la Vedova Nera si era ritirata dalla scene. Ora vuole tornare in azione, e dopo essersi disegnata e fabbricata un nuovo costume, nero e aderente, vuole sconfiggere l’Uomo Ragno, che lei considera il suo rivale per via del fatto che sia il Ragno che la Vedova Nera sono aracnidi! In ogni caso, Peter nel frattempo litiga di nuovo con Gwen, che lo vede pieno di lividi dalla sua battaglia con Kingpin dello scorso albo e gli chiede di non aver più nulla a che fare con l’Uomo Ragno, cosa che Pete ovviamente non può promettere. Il ragazzo, inoltre, ha di nuovo momenti di estrema debolezza, uniti ad una generica distrazione nello studio, e decide di ciondolare per la città nel suo costume. E’ in quel momento che la Vedova Nera decide di attaccarlo e riesce anche a stordirlo per alcuni istanti. Poi Pete decide di reagire e si libera del suo aggressore con due rapide mosse, che fanno capire alla Vedova Nera di non essere a livello di Spidey, al che la donna fugge. Parker, rimasto solo e tornato a casa, inizia a credere di star perdendo i suoi poteri e decide che è giunta l’ora di analizzare il suo sangue…
  • Unmasked at Last! da Amazing Spider-Man 87 del 8/70: Preso dallo sconforto e dalla debolezza, unito al fatto che gli si appannano gli occhi, Pete non riesce a guardare sotto al microscopio per analizzare il proprio sangue come voleva fare alla fine dello scorso albo e dopo una sfortunato tentativo di chiedere aiuto al Dottor Connors (che non è a New York) decide che l’unico motivo per cui si sente così debole e perde la capacità di aderire sui muri, fosse il fatto che i suoi poteri si fossero esauriti. Decide quindi di andare alla festa di Gwen, alla quale però arriva solo quando sono rimasti in casa solo il Capitano George Stacy, Harry Osborn, Mary Jane e la stessa Gwen. Lì, delirante, con la maschera dell’Uomo Ragno in mano, rivela a tutti la sua identità da vigilantes, prima di fuggire via, shockato delle sue stesse azioni. Decide quindi di farsi visitare in un ospedale, dove gli viene rivelato che la sua era semplicemente “una delle peggiori influenze” che il medico locale avesse mai visto. Pieno di energia, Pete decide di ricorrere all’aiuto di Hobie Brown (aka The Prowler) per perre rimedio ai suoi danni, e prepara un’inganno in cui Hobie dovrà interpretare l’Uomo Ragno in una scenata a casa Stacy. Mentre Peter vi giunge, e cerca di spiegare a Gwen l’accaduto, “Spidey” entra dalla finestra e ringrazia Parker di avergli portato il costume l’altra sera. Inoltre il finto-tesiragnatele spiega anche agli Stacy che il suo patto con Pete è che lui fa l’azione, Parker le foto e i due si spartiscono la grana. Sollevata da questa confessione, Gwen si rappacifica con Pete e tutto pare tornare come prima…
  • The Arms of Doctor Octopus! da Amazing Spider-Man 88del 9/70: In questa puntata torna in grande scena il Dottor Octopus. Dopo essere riusciti a separare le braccia dal suo corpo, queste vengono esposte in un museo, per mostrarle al pubblico. Octavius, allenando il suo controllo mentale però, cerca e riesce a farle evadere e farle giungere fino alla sua prigione, nonostante dei vani tentativi di Spidey di fermarle. Mentre Pete, perse di vista le braccia, torna ad avere momenti romantici con Gwen, Octavius riesce ad evadere di prigione e prende il primo aereo diretto a New York durante la fuga. Fortuna vuole che giusto su quell’aereo vi fosse il Generale Su della Repubblica Cinese, in visita in America, e il criminale pensa bene di prendere controllo dell’aereo e chiedere una somma di 10.000 Dollari come ricompensa per la sua restituzione. Pete, venuto a sapere di questo, si dirige con Jameson e Robertson all’aereoporto Kennedy, ufficialmente per scattare qualche foto, ufficiosamente per intervenire da Spidey in questa situazione scottante. Dopo essere miracolosamente arrivato sull’aereo, Spidey inizia a lottare Octavius, permettendo agli ostaggi sull’aereo di fuggire. Adirato della sua nuova sconfitta, e non volendo finire di nuovo in prigione, Octavius fa ripartire l’aereo. Spidey capisce che le cose non possono andare bene e decide di interrompere la lotta e saltare giù dall’aere che, arrivato alla fine della pista di atterraggio, esplode. La notizia della morte di Octopus nell’esplosione è su tutti i giornali.
  • Doc Ock Lives! da Amazing Spider-Man 89del 10/70: Ancora shockato dalla morte di Octavius, Pete cerca informazioni sui giornali su questa notizia, e scopre che il corpo dell’ex-scienziato non è stato trovato tra i resti dell’aereo. Decide quindi che l’unico modo di scoprire se la morte della sua nemesi sia vera o meno, sia quello di perlustrare la città. Entro poco tempo i due si incontrano di nuovo e inizia una nuova lotta a suon di tentacoli metallici e ragnatele in faccia. Ad un certo punto dello scontro, Ock minaccia di buttare un serbatoio d’acqua sull’ignara folla sottostante il palazzo su cui stanno lottando, e Pete si deve impegnare con tutta la sua forza per impedire tale distrastoso avvenimento. Sfinito da quest’azione, Ock riesce ad avere il sopravvento, ed ebbro di gioia butta Spidey giù dal palazzo, sperando in questo modo di liberarsi per sempre del mascherato avventuriero…
  • Comiclot da Not Brand Echh 12 del 2/69: Questa storia breve non c’entra nulla nella continuity di Spidey, e va considerata una parodia e satira della Marvel dei suoi stessi fumetti. In questo racconto vediamo come Dhior, dio dei tuonati, cerca di fare colpo su Sarey Jane, Miss Britannia 588 D.C., e per questo induce un torneo con vari super-criminali in versione parodica, come Dottor Doom, Loki e Teschio Rosso. Mentre li combatte però, arriva Sir Spidey-Man, che Sarey Jane trova molto carino e con cui ci prova. Dhior se ne accorge, ma è di nuovo costretto a combattere versioni parodiate di Green Goblin, l’Hyrda e così via, e alla fine Spidey-Man e Sarey Jane se la svignano su un cavallo mentre Dhior rimane a mani vuote. Alla fine, scopriamo che tutto questo è un sogno fatto da Stanley Lieber (Stan Lee), che subito lo racconta al suo amico “Kirby Baby”, già pronto in camera sua a dipingere con tanto di sigaro in bocca.
Not Brand Echh 12

Copertina originale di Not Brand Echh 12!

In questo albo abbiamo il preludio a quella che, credo, sia una delle battaglie più tragiche che Spidey avrà con il Dottor Octopus.
Andiamo con ordine: la vicenda con la Vedova Nera non mi è piaciuta molto, mi sa della solita azzuffata tra super-eroi senza senso, in cui l’una vuole prevalere sull’altro per puro senso d’orgoglio. Il motivo di tale sfida, poi, ovvero che la Vedova Nera non sopporta che ci sia un’altro super-eroe di derivazione ragnesca in città, è davvero ridicolo. Meno male che il numero si concentra anche sul malore di Peter, sennò l’albo sarebbe finito anche peggio. La continuazione di questa storia è tanto stupenda, quando rapidamente revocata. Febbricitante e convinto di aver perso i poteri, Pete confessa a tutti di essere Spidey, solo per poi riuscire a convincere gran parte di loro che stava solo delirando. Harry, suo compagno di stanza, memore della precedente volta che Spidey era stato smascherato come Pete in uno scontro con Doc Ock e conscio di tutte le volte in cui il giovane scompare, non è in grado di fare due più due. Gwen VUOLE credere a Parker di non essere Spidey, MJ sta silenziosa in sottofondo e l’unico che Pete crede di non aver convinto è il Capitano Stacy. Decide comunque di occuparsene una seconda volta.
Nei successivi due albi vediamo come Octavius riesce a comandare i suoi tentacoli da chilometri di distanza e che questi si muovano più velocemente di qualsiasi telefonata che potesse giungere da New York allo stato in cui Doc Ock era rinchiuso. Bastava dargli una botta in testa ed interrompere il suo flusso mentale, per poi trasportare i tentacoli in Giappone, e tutta la spiacevole vicenda col Generale Su sarebbe stata evitata. Per fortuna Spidey salva di nuovo la giornata; temporaneamente.
Unico neo che ricordo del quarto albo è che Doc Ock cerca di liberarsi di Spidey buttandolo da un palazzo…quanto ci vuole ad arrivarci che il giovane tesserà una tela e si porterà di nuovo in salvo?

Due parole su Not Brand Echh, testata Marvel di satira, in cui gli scrittori criticano temi come la proibizione di disegnare sangue o rappresentare violenza più significativa dei soliti cazzotti nelle loro opere, il non poter parlare o disegnare nulla che riguardi il sesso, e il fatto che i supernemici non venivano di solito sconfitti definitivamente, ma dovevano sempre tornare per essere ripicchiati fino allo svenimento. Nel fumetto, i supercattivi come Lizard e Loki si lamentano del loro “statuto dei supervillani”, mentre Dhior spiega a Sarey Jane (Thor e Mary Jane 😉 ) della vita allegra e felice a Comiclot, al che lei si disdegna e dice “Che noia!”.
Ricordiamo che all’epoca il fumetto ancora non era considerato una forma d’arte, piuttosto qualcosa come dieci anni fa i videogiochi, un intrattenimento rude e lavacervelli dei giovani dell’epoca, e prima di venire riconosciuto dalla critica come qualcosa di più serio, ne sarebbe passato di tempo. Comiclot si ribella a questa concezione poco seria del fumetto e, per fortuna, anni dopo, avrebbe avuto ragione.

Il mio giudizio personale si alza dalla discrezione solo grazie all’aggiunta di questa perla Marvel. Grazie, Panini Comics. =)

Voto Personale: 8/10

E anche per questa settimana è tutto! Il numero prossimo del Weakly apparirà intorno a Natale, quindi avremo ancora modo di augurare a tutti felici festività pseudo-cristiane! =) A presto! =)

Una Risposta to “The Weakly Hobbyt #45”

  1. Dunther Says:

    -Resident Evil 2
    Questo è uno degli episodi più riusciti di tutta la saga, e la sua ambientazione metropolitana mi fa rimpiangere che non ne sia stato fatto un remake come accaduto per il precedente.

    -Peones Madness
    Avevo letto qualcosa riguardo questo titolo, che mi incuriosiva, ma viste le recensioni diciamo che non mi interessa più di tanto, anche se Suda mi piace in linea di massima.


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