The Crossover Laboratory #3

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Ok, tempo di tornare a parlare di ipotetici crossover tra la formula Warriors ed altre serie/licenze altrui. (con un ritardo leggero, lo so)

Alcuni crossover sono stati desiderati da molti, anche da Omega Force, che già anni fa disse di voler fare un musou di Star Wars, e rinnovò il suo desiderio in una recente intervista a Gamespot, e francamente, anche se sono un “fan” molto casuale di Star Wars (sì, si può vedere ed eventualmente apprezzare qualcosa senza iscriversi ad un culto, si può), giocherei anch’io subito uno Star Wars Musou. Leggi il seguito di questo post »

[MELEE MANIA EXTRA] Deadpool The Videogame PS4

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Piattaforma: Playstation 4

Disponibile anche per: PS3, X-Box One, X-Box 360, PC (Steam)

Giocato alla/e difficoltà: Normale Leggi il seguito di questo post »

[EXPRESSO] Calling WII | Tedium In The Dark

Calling WII

C’è da dire che, per quanto sia un polpettone svergognato di clichè dell’horror giapponese, Calling avrebbe una buona atmosfera iniziale, ma non c’è nulla di solido a sostenerla.

Sebbene uscito ben prima dell’orda incontrollata di merdosi survival horror in prima persona su Steam, il titolo Hudson Soft non è molto differente o migliore: oscurità eccessiva, esplorazione noiosa in corridoi e stanze che si assomigliano tutte, forzandovi a guardare la mappa di continuo, a muovere il cursore su qualsiasi oggetto o porta nella speranza di “indovinare” qualcosa di interagibile e necessario a proseguire, se il gioco vi lascerà interagire o vi dirà “non vedi bene al buio”…. anche quando non è COSÍ buio.

Il tutto condito dai motion control, che significa agitare il wiimote come degli imbecilli e premere A quando un fantasma vi assale per scappare, muovere il puntatore per dirigere la torcia e digitare sul cellulare, il quale avrebbe meccaniche potenzialmente interessanti ma rovinate da orribili scelte di design, come il fatto che non ricorda nessun numero inserito.

…..Anche se le cose sul telefono ammetterò di averle scoperte via altre recensioni, perchè dopo 1 ora e 20 minuti non ne potevo più di vagare senza qualsiasi direzione ed indizio, esasperando ogni possibilità cercando avanti ed indietro in ogni angolo di ogni identico corridoio ed identica aula, nella speranza di trovare un minuscolo oggetto con cui interagire o qualcosa per procedere. È così noioso che già a mezz’ora di playtime mi sembrava di esserci stato ore sopra.

C’è un doppiaggio italiano, a sorpresa, ma la qualità di questo mi ha fatto venire alla mente roba come Haven Call Of The King o roba di prima PS1, e distrugge quel briciolo di atmosfera creata quando ricevete le chiamate dai fantasma che usano lo speaker interno del Wiimote.

Uber-tedioso e brutto.

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PS: Apparentemente il gioco ha pure un falso finale brusco ed inaspettato, ovvero c’è il credit roll ma non è finito, c’è ancora metà gioco nei panni di un nuovo personaggio. Da quanto ho letto, mi sarei perso cose peggiore, quindi per quanto mi riguarda ho vinto, perchè il tempo non me lo rimborsa nessuno.

Introducing Wise Cafè (again), e cosa cambierà qui (AGGIORNATO 31/08/2017)

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Hola, come già annunciato, gli articoli riprenderanno il 1 settembre, ma ci saranno dei cambiamenti per molte rubriche.

In sintesi, ogni rubrica a tema videoludico resterà su Checkpoint Cafè (quindi Platformation, Melee Mania e sotto-rubriche continueranno come prima), mentre tutte le altre continueranno su Wise Cafè (che se alcuni ricorderanno, esistette anni fa per poco tempo, perchè progettai il tutto male e di fretta), ripartendo da capo con Grind Cafè che diventerà Grind Cafè EX, ed Anisurge che diventerà Zoatropia, senza che il formato cambi in maniera drastica (o per niente).

EXPRESSO sarà presente su entrambi i blog, ma qui sul Checkpoint Cafè ci saranno recensioni brevi solo di videogames, su Wise Cafè (già raggiungibile qui, in allestimento) quelle di film, e (forse) manga.

Quindi sì, da ora in poi su Checkpoint Cafè ci saranno articoli e recensioni a tema videoludico, mentre per anime, cinema, manga e dintorni basterà passare su Wise Cafè, che avrà anche alcune rubriche create ex-novo.

Tutte le recensioni presenti qui rimarranno dove sono, voglio partire dando nuovo contenuto per entrambi i blog, eventuali revisioni e riproposizioni di vecchi articoli e recensioni avverrà più avanti. Le pagine delle rubriche verranno poi aggiornate.

Credo sia tutto. A presto, ciao!

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EDIT: Credevo male, infatti non ho parlato della regolarità degli articoli, che usciranno uno ogni 4 giorni (a meno di alcuni improvvisati e su argomenti che ritengo necessari trattare il prima possibile), sia qui che su Wise Cafè. Là la pubblicazione inizierà dal 3 settembre.

è davvero tutto, ciao!

Grind Cafè #27: “Nice shark you’ve got there, would be a shame if…”

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Da una parte c’è il non voler buttarsi in un abisso di shark movies davvero ginormico, anche con la mia scelta di non curare più titoli de The Asylum non manca la scelta, perchè c’è sempre qualcuno che produce film sugli squali e li getta nel mare, incurante del fatto che Sharkenado 5 è in arrivo (perchè una gag se è buona una volta, lo sarà per sempre, almeno secondo The Asylum e cinici mercanti di genere come loro).

Dall’altra è difficile non concedersi qualcosa di leggero, e film del genere non pesano più di una piuma, visto anche il livello di Q.I. richiesto per immaginarli. Perchè in fondo, siamo un pò bambini, e ci piacciono gli squali come i robot giganti, a prescindere dall’età. Magari se fossero più spesso protagonisti di film migliori (come il decente The Shallows) e meno per questa spazzatura, e meno temuti, perchè alla fine rischiate più di morire per indigestione in spiaggia che per attacco di squalo…

Quindi si fotta il sole, è quello che voglio dire, credo. E la criminalità, visto che entrambi i film di oggi mischiano i cari vecchi predatori acquatici con mafiosi e dintorni.

Comunque, buone vacanze, e buona lettura! Leggi il seguito di questo post »

[EXPRESSO] Black Butterfly (2017)

Black Butterfly 2017

Mi chiedo cosa abbiano fatto di male allo sceneggiatore di questo film, perchè non c’è spiegazione per la deliberata combo di ottimo colpo di scena verso il finale, e poi l’ultimo colpo di scena, uno dei clichè peggiori e più vecchi del mondo, un sentito, intenzionale vaffanculo verso lo spettatore.

Un thriller sulla falsariga di Misery Non Deve Morire di Stephen King (ed il noto adattamento cinematografico di Rob Reiner), Black Butterfly parla di uno scrittore, Paul, un tempo di successo ed ora afflitto da un continuo blocco creativo, dal quale cerca inutilmente di sfuggire bevendo nel suo chalet isolato in montagna ed accumulando debiti. Un giorno uno sconosciuto lo salva da un camionista furioso, Paul lo incontra sul ciglio della strada, gli dà un passaggio e lo ospita per sdebitarsi. Solo che lo sconosciuto è fin troppo gentile e non sembra avere in mente di lasciare presto il suo ruolo di ospite..

Se non altro, questo film servirà come esempio di come sia importante il finale, perchè la rivelazione finale è così trita, clichè, e stupida che distrugge l’intero film, quello che fino a qualche minuto prima era un buon thriller con Antonio Banderas,, in un altro film deludente come Automata (anche lì beveva come un ciuco).

É estramamente irritante perchè questo era un buon film, ben recitato e girato, mandato tutto affanculo dal colpo di scena non riporterò direttamente, dirò questo: “Non siamo più nel Kansas, Toto”.

Ormai sono stufo di doverlo ribadire, ma no, non vi sto perculando.

Un twist così vecchio, desueto e trito che ormai nessuno oserebbe pensare di rivedere, voglio dire, c’è un motivo perchè è odiato, è un orribile strumento narrativo.

No, il fatto che renda sensato il titolo (conoscendo che significato abbia la farfalla nera) non è una scusa. Anzi.

Uber deludente.

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[EXPRESSO] King Arthur – Il Potere Della Spada (2017)

King Arthur il potere della spada 2017 locandina

Ok, inutile girarci attorno, anche questo cercò di cavalcare il trend del supereoe, stavolta pucciato nella salsa del mito di re Artù e le leggende del ciclo bretone, ed uscito (per sua sfiga) in una settimana con uscite più “calde”.

Un occasione sprecata di sentire attori pluri-premiati dire “SAIBAAAH!!” o recitare Unlimited Blade Works (il che accadde), purtroppo, lo so.

Ma sapete cosa? Anche se fosse uscito 6 anni fa .. non sarebbe cambiato molto, questo sarebbe comunque rimasto un’altro blockbuster disaster con buchi di trama ovunque che il resto di questa (progettata) esalogia forse tapperà.

Buona fortuna, Warner Bros.

Questo film è un polpettone di cose che perlomeno è tenuto assieme grazie all’energia di Ritchie, anche se il suo riconoscibile stile adrenalinico sembra usato per cercare di non farvi notare che questo è un film di Guy Ritchie (pure troppo), mischiato con scene quasi-tarantiniane, una scena d’apertura stile Signori Degli Anelli, un po’ di Robin Hood e con moltissime libertà verso il mito per avere un action fantasy in cui Artù è cresciuto in un bordello senza sapere di essere il legittimo erede al trono, occupato con l’inganno dallo zio, che ha sistematicamente sterminato tutti (o quasi) i maghi. Artù dovrà quindi scoprire il suo passato, accettarlo, allenarsi con King Kaio ed infine ribellarsi allo zio, diventando il re che era destinato ad essere.

Ci sono continui sbalzi tonali di cui l’emblema è il cammeo irriconoscibile E tempisticamente disastroso di David Beckham. Da una parte è esilarante ma dall’altro sembra fatto apposta per togliere importanza alla scena dell’estrazione di Excalibur, risultando detrimentale ad un già problematico e schizofrenico character development.

È un disastro, che perlomeno intrattiene, “funziona”.

Non lo odio, ma a malapena raggiunge la mediocrità, un gradino sopra al suo compagno di merende di Gods Of Egypt, presumo.

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[EXPRESSO] Baywatch (2017)

Baywatch 2017 locandina

Giusto per essere chiari, di Baywatch so solo che aveva nel cast Pamela Anderson e David “The Hoff” Hasselhoff (che sì, appaiono qua in brevi cammei), e so della corsa al rallentatore. La mia conoscenza della serie TV originale è superficialissima, di fatto non l’ho mai vista davvero.

Ok? Proseguiamo.

Questo Baywatch è su una squadra di bagnini capitanata da Dwayne Johnson, il super boss della spiaggia, amico di tutti, paladino dei bagnanti, si ritrova nell’organico Zac Efron che fa lo stronzetto supponente, e cerca di indagare con la sua squadra su un giro di droga sulla spiaggia. Ovviamente la ricca donna che sembra cattiva e voler controllare tutti i terreni del lido non c’entra nulla con il suddetto giro di droga ed omicidi di personaggi importanti ritrovati sulla spiaggia.

Francamente l’intera sottotrama del giro di droga sembra esistere solo per allungare il tutto a 2 ore scarse (perchè sì), per dare del conflitto extra alla trama, ed avere un climax completamente fuori tono con il resto del film, non che importi visto che i cattivi sono stati sconfitti, yippe kay etc.. È esattamente quello che sembra, un film con Dwayne Johnson ( il nuovo genere emergente, di fatto), con un cast che è semplicemente perfetto e che chiaramente ci mette molta energia nel ruolo.

Il che aiuta vista l’altalenante qualità delle gag, con alcune molto cazzone ma divertenti, ed altre stantie come il nerd che non riesce a parlare quando la ragazza che gli piace gli rivolge la parola, od altre come l’indicare che alcuni personaggi corrano al rallentatore… più volte.

Nel bene e nel male è esattamente quello che vi potevate aspettare e probabilmente quello che volevate.

Mediocre, ma assolutamente guardabile e godibile, anche se avrebbe beneficiato di una durata più corta e nessuna stupida sottotrama della droga.

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[EXPRESSO] Spiderman: Homecoming (2017) | Your Hero Academia

Spiderman homecoming 2017 locandina

Oh, quel film pubblicizzato durante il supremamente mediocre Civil War! E la locandina è vera, purtroppo!

Carte sul tavolo: non ho visto né il primo né il secondo The Amazing Spiderman, la mia ultima esperienza con l’amichevole ragno di quartiere fu con Spider Man 3 di Sam Raimi al cinema. Non mi interessa particolarmente Spiderman come personaggio, né conosco bene le storie ed i cattivi, mi stuzzica il design camp di Mysterio, ma poi basta.

Sapete cosa, sarei più prono a punire il film solo per l’assurdo sfruttamento del brand, se non fosse che abbiamo qualcosa di assai valido, che ripercorre terreno familiare (anche se usa un villain come l’Avvoltoio, comunque messo in un set-up simile a quello di Green Goblin nel primo film della trilogia di Sam Raimi) ma riesce a dargli una propria impronta, più stilistica e moderna ma che cattura l’essenza del personaggio e non rende questo una copia carbone di altri film Marvel con cui è quali è collegato, ed evita roba come “zio Ben” o la storia d’amore con Gwen Stacy, non c’era il bisogno di ri-raccontare queste cose.

Tom Holland riconferma l’idea che era perfetto per il ruolo (come già era parso in Civil War) e Michael Keaton da solo è win, ancor più nei panni del cattivo (ironia amica mia, sì) uno convincente ed interessante. E l’obbligatorio cammeo di Stan Lee. Yay.

Il mio maggior problema è che anche con una regia che infonde non poca personalità alla pellicola, c’è il dover far rientrare il tutto in canoni che uniformino il più possibile questo agli film Marvel fatti e che verranno, in aeternam secolarum.

È un buon film Marvel, ma uno che non riesco ad apprezzare troppo per quanto detto sopra, ancor più dopo Wonder Woman, e specialmente quando esiste My Hero Academia.

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[EXPRESSO] Okja (2017)

Okja locandina

Dal regista di Snowpiercer, Joon Bong Ho, arriva una produzione Netflix alquanto interessante, quasi uscita da una bolla temporale per certi aspetti, visto che è la storia dell’amicizia tra una bambina ed un animale. Ma questa non è la storia del bambino che trova l’alieno/cane e lo nasconde alla famiglia, grazie a torturate soluzione del copione. È la storia di Mija, e soprattutto la storia del titolare animale, una sorta di ibrido tra un maiale ed un ippopotamo, uno dei “super maiali” della Mirando, un’azienda di carne che gli ha creati e fatti allevare per lanciare una lunghissima campagna pubblicitaria.

Quando Okja vince il concorso e Mija scopre la verità sul destino che hanno in serbo per l’animale che ha cresciuto da 10 anni, si precipita a salvarla, e si ritrova a venir aiutata ed usata dal Movimento Per La Liberazione Animale, che vuole rivelare la verità sui super maiali della Mirando, comandata da un’eccelsa Tilda Swinton e con Jake Gyllenhall in quelli di un presentatore tv amante degli animali ed ormai alle pezze.

Okja non è un film perfetto, ma emana passione da ogni poro, è genuino sia nel costruire questa fortissima amicizia tra Mija ed Okja, sia nel dipingere con brutalità il lato vero dell’industria della carne, l’ipocrisia alla base (ed anche alla cima) che permette accada, mascherata con la favola degli allevamenti naturali ed il trattamento etico, senza però dipingere in maniera fin troppo positiva la posizione degli animalisti; due lati di un conflitto con cui Mija non vorrebbe avere niente a che fare, vorrebbe solo tornare in montagna con Okja com’era prima.

Toccante, brutale ed anche parecchio divertente, più di quanto credevo, Okja è caldamente consigliato, prendetevi 2 ore libere, andate su Netflix, o entrate a casa di un amico che lo ha, (facendoglielo sapere) se necessario!

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