Bentornati, in questo 11/11, ad un nuovo numero del Weakly Hobbyt! E’ passato un anno ormai da quando uscì Skyrim, e ancora non ha fatto comparsa per le pagine di questo blog, ma stiamo lavorando in quella direzione. 😉 Avete notate quante produzioni stanno mettendo il termine “Sky” nei propri titoli ultimamente? Skyward Sword, Skyrim, Skyfall, Skype… Ci sarà un qualche tipo di legame? 😉 Scherzi a parte, se ancora siete indecisi se andarvi a vedere Skyfall o no, sappiate che è un ottimo film di cui parlerò a tempo debito; nel frattempo quest’oggi abbiamo una doppia impanatura di alieni (in salsa RTS e action-trash) con contorno di mostro mutante. Buona lettura e ci si becca in chiusura!
XCOM: Enemy Unknown
(A cura di Alteridan)
Lo premetto: gli strategici sono il mio genere preferito, nella mia carriera ne ho giocati moltissimi, a turni o in tempo reale riesco sempre a perdermi tra le formazioni a lancia dei cavalieri ospedalieri di Medieval II Total War, i grifoni dei vari Heroes of Might and Magic oppure tra i pulsanti rossi degli ICBM di Civilization. I tattici invece fanno parte di un ramo che ho approfondito poco: qualche Fire Emblem, Final Fantasy Tactics Advance e pochi altri titoli più o meno celebri. Mai un X-Com.
Primo contatto
L’opera Firaxis inizia con una celebre citazione di Arthur Charles Clarke, scrittore tra gli altri del libro 2001: Odissea nello spazio, libro da cui è stato tratto l’omonimo film a cui sir Clarke ha collaborato alla stesura della sceneggiatura.
“Due possibilità esistono: o siamo soli nell’Universo o non lo siamo. Ed entrambe sono ugualmente terrificanti.”
E a quanto pare nell’Universo di XCOM l’umanità non è sola. Segue poi un classico filmato in cui vengono mostrate scene di un attacco alieno, il primo, ai danni degli indifesi cittadini terrestri. Alla luce delle recenti attività extraterrestri, alcune nazioni decidono di formare un’organizzazione segreta sovranazionale per fronteggiare ciò che sembra a tutti gli effetti il preludio ad un’invasione. Un misterioso individuo in giacca e cravatta, con il volto coperto da un provvidenziale gioco di luci e ombre, ci informerà che siamo appena stati scelti per comandare tale organizzazione.

Ah se non avesse quella fonte di luce alle spalle...
A questo punto una prima squadra di quattro elementi verrà inviata in Germania dove sono state registrate attività aliene. Questa prima missione altro non è che il tutorial in cui ci verranno spiegate le basi del gioco.
“Un partita a scacchi, professore?”
Il sistema è semplice: ogni unità ha a propria disposizione due azioni per turno, potranno essere utilizzate per muoversi, sparare, utilizzare abilità speciali, restare di guardia oppure aumentare le difese. L’unità ha anche la possibilità di utilizzare entrambe le azioni per scattare. Disseminati per la mappa si trovano anche dei ripari che possono essere di fortuna come ad esempio dei detriti o un muro basso, oppure delle coperture molto più affidabili come muri in cemento o automezzi; questo influenzerà le difese delle unità che vi si riparano rendendole più difficili da colpire.
Le unità si muovono a turni su mappe più o meno grandi, spesso su più livelli, e se le missioni più comuni si svolgeranno su ponti o piccoli isolati, quelle più complesse, spesso collegate alla trama principale, possono essere anche molto più grandi e con diversi oggetti, a volte esplosivi, che aggiungeranno profondità tattica alla missione.
Tutto qui? Non proprio. Ogni unità, con l’aumentare dell’esperienza, ha la possibilità di specializzarsi in quattro diversi ambiti: Cecchino, Pesante, Supporto e Assaltatore. Ogni specializzazione ha un diverso albero delle abilità e ad ogni passaggio di livello (o di grado) si ha la possibilità di scegliere una sola abilità su due di quel determinato grado. Le abilità sono le più disparate e possono riguardare il colpo alla testa per i cecchini o un maggiore potere curativo dei medikit per le unità di supporto.

Prima di ogni missione avremo la possibilità di scegliere e modificare i membri della squadra.
Il gioco quindi promuove lo sviluppo di più soldati con differenti abilità in modo tale da avere sempre l’unità giusta per ogni diverso tipo di operazione.
La prima e ultima linea di difesa
Il progetto XCOM non è un’organizzazione che si occupa dell’invasione solo sul fronte militare, questo aspetto infatti riguarda solo una parte del gioco: quando non siamo impegnati a combattere i cugini cattivi di E.T. saremo nella nostra base nelle viscere della Terra. La gestione della base è l’altra metà del gioco, potremmo quasi dire che è la più importante. Nella base i nostri scienziati potranno effettuare ricerche sulle armi e i materiali utilizzati dagli alieni che i soldati hanno recuperato dalle missioni in giro per il mondo, nonché effettuare autopsie sui cadaveri delle creature uccise o ancora, se saremo in grado di catturarli, interrogare esemplari vivi.
Non è tutto. Una volta ricercati nuovi tipi di armi, armature e oggetti di supporto sarà compito degli ingegneri sviluppare e costruire ciò che gli scienziati hanno solamente teorizzato.
Una buona base ha anche bisogno di varie tipologie di strutture per poter funzionare al meglio. Gli ingegneri hanno anche il compito di scavare e costruire tali strutture per noi, queste possono essere i generatori di energia, collegamenti satellitari ed altre strutture specifiche per l’addestramento, la ricerca o la creazione di oggetti.

Ecco come si presenterà la base dopo aver costruito qualche struttura.
Sia la ricerca che la creazione di oggetti e strutture hanno però dei costi, si va dal mero denaro alle leghe di metalli utilizzati dagli alieni o le parti di armi distrutte. Tutto recuperabile alla fine di ogni missione o, alla fine di ogni mese, tramite doni del consiglio delle nazioni.
Il destino della Terra
Durante il gioco bisognerà prestare particolare attenzione ad un particolare parametro: il panico. Man mano che gli attacchi extraterrestri si faranno più pressanti, il panico potrebbe aumentare nelle sedici nazioni del consiglio. Più il panico si diffonde in una determinata nazione e più tale nazione sarà propensa a lasciare il consiglio poiché non si sente più protetta a sufficienza. Più defezioni significano più tasselli sull’indicatore del destino, se l’indicatore del destino raggiunge il suo picco sarà game over, ossia quando metà delle nazioni lasciano il consiglio.
Per far sì che il panico in una nazione non aumenti si può agire in due modi: il primo, e il più ovvio, è completare missioni sul suolo di quella nazione, in questo modo i cittadini si sentiranno più protetti ed è possibile che il panico si abbassi, va detto che non è materialmente possibile accontentare tutte le nazioni poiché spesso alcune missioni si accavalleranno e bisognerà fare delle scelte; il secondo è lanciare satelliti per coprire il territorio della nazione, così facendo tutti gli UFO in transito nei cieli nazionali verranno individuati e si potranno inviare velivoli intercettori per abbatterli.
I satelliti hanno anche un altro ruolo: maggiore sarà la copertura satellitare sulle varie nazioni e maggiori saranno i fondi che il consiglio ci erogherà mensilmente. Inoltre, ogni continente fornisce un’abilità extra se tutte le nazioni di quel continente sono coperte da satelliti. Ad esempio una copertura satellitare completa del Sud America fornisce l’abilità “Metodi spicci” che permette di completare immediatamente autopsie e interrogatori.
“Il Consiglio è favorevolmente impressionato”
In definitiva XCOM: Enemy Unknown è un ottimo gioco tuttavia non è esente da alcuni difetti, alcuni che potrebbero far storcere il naso agli strateghi veterani.
Partiamo dal difetto a mio avviso più grave: una volta avvistati degli alieni durante i combattimenti questi hanno una mossa di movimento gratuita per potersi mettere in copertura o avvicinarsi ai nostri soldati. Questo, dal punto di vista tattico, non ha alcun senso.
Non si capisce invece perché gli ambienti siano completamente distruttibili ma non si può mirare direttamente agli oggetti esplosivi oppure ai ripari se non con le granate o i lanciarazzi, solo se i colpi vanno a vuoto le unità potrebbero colpire tali oggetti.
Alcuni difetti minori riguardano dei glitch grafici, ad esempio può capitare che i colpi oltrepassino le pareti oppure che alcuni modelli poligonali si compenetrino a vicenda. Mentre persiste un difetto proprio del motore grafico utilizzato, l’Unreal Engine 3: alcune textures vengono caricate con un ritardo di alcuni secondi.

La grafica non farà gridare al miracolo ma svolge egregiamente il suo dovere.
Parlando del comparto audio il doppiaggio italiano non fa certo gridare al miracolo con voci prive di espressività, ma questo è un problema che riguarda gran parte delle produzioni. Nota positiva per la colonna sonora: i temi elettronici a tratti epici riescono a coinvolgere nell’atmosfera del gioco, merito del lavoro di Michael McCann già noto per le soundtrack di Splinter Cell Double Agent e del più recente Deus Ex: Human Revolution.
L’intelligenza artificiale si mantiene su livelli ottimi: gli alieni riescono a formulare tattiche di accerchiamento e di spalleggiamento coerenti che possono mettere in seria difficoltà anche i giocatori più esperti, senza ricorrere a mezzucci usati da altri giochi quali risultati predeterminati per alcune azioni o percentuali di riuscita completamente sballate.
Quindi, se vi piacciono gli strategici a forte vocazione tattica o più semplicemente volete scongiurare un’invasione aliena usando solo un drappello di uomini specializzati XCOM: Enemy Unknown è il gioco che fa per voi tuttavia la difficoltà a tratti elevata non lo rendono un gioco adatto a tutti i palati.
Una piccola curiosità prima di chiudere: come avrete notato questo gioco non si chiama X-Com ma XCOM, ma se osservate con attenzione il logo del gioco vi accorgerete che il trattino non è completamente scomparso.
Voto personale: 8,5/10
Predator
(A Cura di Celebandùne Gwathelen)
Il primo nome che si associa alla serie “Alien” è indubbiamente “Predator”. Devo essere sincero, e ammettere che ho conosciuto, come probabilmente molti altri, prima Alien, poi Alien vs. Predator e solo dopo il franchise Predator (chiedendomi chi cavolo fosse sto Predator che se le prenderà dall’Alien). In particolare, ho conosciuto Alien vs. Predator tramite il videogioco, di cui mi è stato abbondantemente parlato da una persona sul forum del NintendoClub, nickname John Silver aka AvPTallarita. Comunque sia, ho deciso che questa mia serie di recensioni filmiche della serie Alien, non sarebbe completa senza una breve parentesi Predator. Ed eccoci qui a parlare del primo film, con protagonista nientepopòdimenoche Arnold “I’ll be back!” Schwarzenegger!
Predator inizia nello spazio, con una navicella aliena che lancia una capsula sulla terra e poi vola via nei remoti recessi dda dove è venuta.
Sulla terra invece, il mercenario Dutch (Arnold Schwarzenegger) viene chiamato in una nazione amazzonica a risolvere un problema con la guerrilla locale, che a quanto pare ha rapito un ministro americano mentre stava sorpassando quella zona in elicottero. Ad assoldarlo è il suo vecchio collega militare Dillon, e con Dutch ovviamente viene tutta la sua squadra di super-palestrati, a partire dall’afro-americano Mac, passando per il Texano Blain, il nativo americano Billy, il latino americano Poncho e il nerdoso Rick. Così il gruppo viene lasciato in elicotteri sulla giungla e presto trova l’elicottero precipitato e i membri dell’equipaggio, non molto distanti, appesi ai piedi e scorticati. La cosa si fa seria e il gruppo presto rintraccia dei guerriglieri che ritengono artefici dell’incidente aereo e fanno fuori con un’azione splendidamente coordinata da Dutch e colleghi. A loro insaputa (ovvero, solo Billy se ne rende conto intuitivamente) vengono osservati da una creatura con visore termico. A fine operazione, Dutch si rende conto che Dillon li ha presi in giro, che l’operazione non aveva nulla a che fare con un ministro americano ma con due agenti CIA che dovevano venire “vendicati”. Dutch, irato, dopo aver fatto prigioniera una donna del posto di nome Anna che stava con gli uomini della guerrilla, si dirige diretto verso il punto d’estrazione dell’elicottero.

Dutch è determinato a portare la sua squadra al punto di estrazione.
La creatura col visore termico li continua a braccare e Billy se ne rende conto e inizia a fissarla, nonostante questa abbia un sistema di invisibilità. Quando Anna tenta di fuggire, Rick la insegue per la giungla e quando finalmente al raggiunge, viene ucciso dalla creatura. Anna, in panico, non riesce a dire altro che non “la giungla lo ha preso” e parla di un’antica leggenda di come ogni tanto, durante le stagioni in cui fa particolarmente caldo, creature chiamati demoni della giungla venivano e cacciavano i loro migliori guerrieri. Dutch non si fa impressionare e continua con il suo tragitto verso il punto di evacuazione, ma ben presto il Predatore uccide anche Blain. Distrutti, gli uomini fanno pausa la notte, e il giorno dopo Mac crede di vedere la creatura e la bracca con Dillon. Il loro tentativo va male ed i due perdono la vita. Ben presto anche Billy, che decide di non volersi più far braccare, viene ucciso dalla creatura, e Poncho gravemente ferito. Rimasti soli, Dutch, Poncho e Anna, provano a fuggire in direzione punto di evacuazione, ma Poncho viene sparato in testa e Dutch intima ad Anna di fuggire, mentre lui stana la creatura. I due hanno diverse confrontazioni, sia con le loro armi, che con armi improvvisate, che con trappole, ma l’alieno si dimostra superiore a Dutch in ogni campo, inclusa la lotta senz’armi per la quale la creatura si sente sfidata una volta che ha disarmato Dutch. Alla fine però l’alieno incappa in una trappola e si ritrova addosso un enorme tronco. Morente, azione una bomba nucleare installata sul braccio, e Dutch se la fila di corsa, scampandola per un pelo. Alla fine, l’elicottero lo raggiunge e porta in salvo lui ed Anna.

Il Predator ha problemi con il suo camouflage in acqua.
Il film ha una trama sottile quanto un foglio di carta. I 100 minuti circa di pellicola si possono riassumere in mercenari vanno nella giungla per motivi irrilevanti, vengono braccati da un alieno, muoiono tutti tranne uno, alieno muore, ragazza salvata, amen. Da un film con protagonista Schwarzenegger non mi aspettavo chissà cosa, ma qui siamo davvero ai minimi storici probabilmente. Certo, ho visto film con trame più ridicole, ma raramente con meno trama di Predator.
Quello che in realtà salva il film è l’idea della caccia ai mercenari, realizzata davvero bene, e l’ultima mezz’ora del film, in cui si ritrovano l’uno contro l’altro Arnold e il Predator. L’inclusione di Anna nel film è assolutamente inutile ed i mercenari di Dutch sono solo abbozzati come personalità, per quanto non abbozzati male. Il Predator stesso è un avversario sagace ed intelligente, in grado di capire quando gli viene tesa una trappola, e anche abile nell’evitare gran parte delle imboscate che gli vengono tese. L’unica cosa che davvero mi stupisce è che una volta tolto il visore termico (rappresentato davvero male graficamente, uno dei peggiori visori termici che abbia mai visto su film!) l’alieno viene mostrato avere una strana visione rossa del mondo, molto poco utile se davvero esistesse una creatura così. O quello, o i Predator sono altamente daltonici, trovandoci nella giungla.
Altri momenti di pura follia del film sono quando Mac pensa di vedere l’alieno dopo che viene ucciso Blain e inizia a sparare a random nella vegetazione circostante, nonostante il gruppo stava andando in tutte le direzioni intorno a lui. Avrebbe potuto uccidere qualcuno dei suoi piuttosto che l’alieno. Ancora più assurdo è che subito dopo, miracolosamente illesi, si aggiungono a lui Billy, Poncho, Dutch e Dillon e sparano anche loro a random in tutte le direzioni. Bello spreco di pallottole, idioti!

Anche al Predator questo spreco di munizioni fa girare le palle! Ammesso che ne abbia...
A salvare Predator dalla totale bocciatura sono le oneliner di Schwarzenegger & Co. e la caratterizzazione del Predator, davvero riuscita. L’ambientazione anche non è male, con la bella scelta scenica di una giungla simil-amazzonica, piena di vallate, mangrovie, cascate e paludi fangose. Peccato che la noia la fa da padrona in ogni momento in cui l’azione viene a mancare, e considerando che c’è una sola vera sparatoria nel film, quando i mercenari di Dutch fanno fuori le forze di guerrilla, capirete che la noia è non poca.
Non c’è, per ora, motivo per cui mi senta di consigliarvi di avvicinarvi alla serie Predator.
Voto Personale: 5,5/10
Dylan Dog – 8
Il Ritorno del Mostro
(A Cura di Celebandùne Gwathelen)
Letto l’altra sera cercando di combattere una notte insonne, questo “nuovo” Dylan Dog affronta un tipo diverso di Incubo. Niente zombie o mesmerizzati, niente fantasmi o licantropi, in questo episodio Dylan se la vedrà con un mutante! Marvel vs. Dog? No, no, seguitemi e vi sarà tutto più chiaro…
Tutto inizia nel 1971, quando una giovane ragazza, apparentemente cieca, va in giro per la propria casa chiamando i propri genitori. Questi non rispondono, cosa che spaventa la giovane; senza rendersene conto infatti ne ha passati diversi di corpi morti appartenenti alla sua famiglia. Quando si rende conto di un intruso, si rifugia in un angolino e chiede pietà.
Sedici anni dopo, Dylan viene avvicinato dalla Signora Steele. Questa non è nessun’altri che la ragazza cieca della strage, che fu giustamente chiamata Strage di Steele House. Dell’opera venne incolpato l’unico sopravvissuto insieme ad Leonora Steele della strage, il deformato e mentalmente instabile Damien. Leonora si rivolge a Dylan Dog per proteggerla e uccidere Damien una volta per tutte. Dylan si intromette dicendo che tutta Scotland Yard cerca Damien, e di non sapere cosa fare per essere migliore di loro. Leonora dice che le ricerche di Scotland Yard sono inutili, Damien verrà da lei e che questo Damien, che un tempo l’amava, ora la odia e vorrà ucciderlo. “Non è più umano, dice Leonora, è un mostro, come quelli che dite di saper sconfiggere!” e con questa frase più un assegno di 2000 Sterline, Dylan è ingaggiato.
La giovane Leonora Steele scopre il padre morto nella sedia, con Damien lì vicino con il suo machete.
Prima di dirigersi verso casa Steele, però, gli viene chiesto di visitare il Manicomio del Dottor Pierce, dove Damien era stato “incarcerato” su richiesta di Leonora sedici anni prima, da cui qualche notte fa è scappato. Pierce racconta la strana storia di Damien, in cui narra di come non si sia mai comportato male in tutti i sedici anni di “prigionia”, e di come Damien sia particolarmente resistente alle ferite e al dolore. In un’occasione, per esempio, uno dei pazienti di Pierce (tutti figli deformati o mentalmente ritardati di ricchi e/o nobili) lo ha bruciato dal busto in su con un accendino. Damien aveva scottature gravi su tutto il busto e sul viso, ma non si è minimamente lamentato del dolore, e Pierce dubito ne sentisse. Quando una volta voleva iniettargli una dose di calmante, non era riuscito a scalfire la pelle con la siringa. Damien così aveva preso uno scalpello taglientissimo, si era da solo inflitto una ferita alla vena e poi auto-iniettato il contenuto della siringa. L’ultima occasione, in cui Pierce si è convinto definitivamente che Damien fosse una mutazione, è stata la notte della fuga. Damien ha infatti superato senza problemi due recinzioni elettrificate e mentre scavalcava una parete di pietra liscia come se fosse un ragno umano, veniva sparato dalle guardie del posto, senza sentire alcun dolore o fermarsi.
Dylan, impressionato, chiama a casa in attesa di risposta, ma non ne riceve. Poi si dirige con il Dottor Pierce a casa Steele, dove scopre che costui è marito di Leonora (e che i due hanno una figlia sedicenne di nome Lilith). Inoltre vi trova Groucho, che con le sue terribile battute, ha irritato Leonora al punto che lo avrebbe quasi fatto sparare dalle innumerevoli guardie del corpo che si trovano sul terreno della sua dimora. Comunque sia, Groucho consegna le sue “carte” a Dylan e torna a Londra in Taxi, mentre la notte cade sulla dimora. Lì Dylan, leggendo i documenti sul caso della Strage a Steele House, scopre che Leonora non è cieca dalla nascita ma lo è diventata in seguito allo shock di aver visto i propri parenti morire. La cosa a Dylan puzza e non si spiega come mai non abbia visto i cadaveri girando per casa, se è diventata cieca DOPO lo shock, ma non ha tempo per pensarci. Rumori di mitragliate dai giardini della dimora richiamano l’attenzione di tutti, e presto viene trovato il cadavere di un mercenario ucciso da un machete, proprio l’arma con cui Damien aveva compiuto la strage nel 1971. Dylan è con tutti all’esterno, e scopre un vicino pozzo. Prima di pensarci, lo discende, anche se colto da improvvisa paura, pensa di lasciar perdere. Ma è troppo tardi e una gigantesca mano lo tira giù. Quando Dylan si risveglia, è in fondo al pozzo e deve combattere la sua claustrofobia e il panico prima di riuscire a giungere, da lì, ad i sotterranei della casa Steele. A quanto pare questa fu costruita sulle rovine di un antico castello medievale. Nelle segrete, dopo essere sfuggito a diverse trappole, Dylan trova Damien, armato non col machete della strage, ma con una vecchia falce da contadino. Dopo una breve sfida fisica, che Damien stravince, Dylan prova a convincerlo che se si arrenderà non gli sarà fatto nulla e che Leonora gli vuole ancora bene.
Emozionato e triste, Damien, che prima di venire trovato da Dylan stava guardando in lacrime una vecchia foto di Leonora, fugge in superficie. Dylan tenta di fermarlo, ma è tutto inutile, e quando i mercenari lo vedono fuggire con un cavallo dalla stalla, sparano ai due e li atterrano. In mezzo alla confusione compare Leonora. Damien alza la mano verso di lei, in fin di vita, ma lei lo spara in testa.
Durante la sua fuga dal manicomio Harlech, Damien dimostra ancora una volta la sua insofferenza al dolore.
Più tardi, quella notte, l’esercito di mercenari se ne va e il Dottor Pierce media le ferite di Dylan. Lui rimane lì ancora una notte a pensare a tutto ciò che non quadra. Il mattino dopo Lilith, figlia di Leonora, si sveglia in cerca del padre, ma lo trova decapitato nel salone. Lì trova la madre, e quando questa si rende conto che Dylan è giunto sulla scena, racconta loro la verità. Per anni aveva dimenticato tutto, ma con la morte di Damien le era tornata la memoria: a compiere la strage di Steele House era stata lei, poichè era stata scoperta a fare sesso con Damien nelle segrete sotto la casa. Per non far arrivare la notizia al mondo, li aveva uccisi e deciso di non abortire della sua figlia, Lilith, che in realtà era figlia di Damien e non di Herbert Pierce. Confusa, Leonora chiede di venire accompagnata da Dylan verso la stalla dove c’è il corpo di Damien, che Pierce voleva far esaminare ala suo manicomio. Lì Leonora appicca volutamente un incendio, bruciandosi con Damien e tutta la casa. Dylan porta Lilth con sè a Londra, mentre la ragazza disperata diventa cieca.
Un numero particolare, in cui a fare da filo conduttore si vuole far credere al lettore che ci sia l’odio, quando in realtà è l’amore. I personaggi dell’albo non sono male, anche se Herbert è un tonto a non aver capito per sedici anni di aver sposato lui la colpevole della strage e di non essersi mai chiesto il perchè della rapida nascita di Lilith. Leonora è una donna diversa, per una volta, e Dylan la rispetta fino alla fine con la sua autorità e “padronanza di sè”.
Il personaggio migliore è indubbiamente Damien, un mutante con un cuore d’oro, un filosofo nonostante le sue poche battute, un personaggio che mi sarebbe tanto piaciuto vedere sopravvivere, che affascina nonostante le sue poche presenze in scena. Non è di certo innocente, certo, come non lo è nessuno dei protagonisti di questa storia, ma ha quell’aria innocente intorno a se che lo rende un “antagonista” davvero memorabile.
I sotterranei di Steele House sono stupendi e terrificanti al contempo!
Anche i sotterranei di Steele House sono disegnati e accennati con un mistero infinito, e stuzzicano l’interesse del lettore in maniera particolare. Il tratto e la storia creata da Sclavi e Piccatto è davvero da lodare, e danno a Dylan Dog un nuovo tipo di compito, non quello di trovare il soprannaturale nei suoi casi, ma quello di discernere le menzogne dalla verità in un caso in cui il soprannaturale è in realtà di natura scientifica/psicologica. I disegni sono ottimi e garantiscono a tutta la storia un senso di mistero su chi o cosa sia in realtà Damien fino alla fine della vicenda. L’unica cosa un pò stupida è che alla fine dell’albo Lilith diventa cieca. Ma amen…
Tutto sommato un albo niente male davvero, magari non memorabile come il precedente, ma non per questo da evitare di leggere.
Grouchata dell’Albo: Quando Scopre che Groucho è venuto a Casa Steele da Londra in Taxi, rivolto ai mercenari: “Sparate. Uccidetelo pure.” Groucho: “Ma con Delicatezza. Sapete com’è, è la prima volta che muoio.”
Voto Personale: 8/10
E con questo siamo arrivati alla fine di un altro numero. Appena avrò finito di vedermi i film relativi alla serie Alien e Predator, passiamo agli 007, in modo che alla fine di quella serie, vi dirò la mia su Skyfall! =) Per oggi è proprio tutto, invece, godetevi il fine settimana (o quello che ne è rimasto) e a settimana prossima! =)
7 giugno 2013 alle 16:36
8° Il Ritorno del Mostro: onestamente non so che pensare di quest’albo. Ad avermi preso mi ha preso TANTO, lo svolgersi della vicenda, i personaggi, l’ambientazione e l’atmosfera da splatter stile Halloween son stati resi in maniera magistrale. Purtroppo, ci sono alcuni buchi di trama davvero ENORMI, prima fra tutti la deposizione della stessa Leonora sui fatti di 16 anni prima, che trova un’incongruenza non da poco nel dichiarare
Spoiler:
che era diventata cieca in seguito alla scoperta del cadavere del padre…cioè, cazzarola, è arrivata fin lì a tentoni che già era cieca, come ha fatto a dichiarare una cosa del genere e come hanno fatto i poliziotti dell’epoca a non notare tale incongruenza? Ma, soprattutto, tale dichiarazione è in contraddizione con ciò che è realmente successo: al suo risveglio nel flashback non si comporta come una che “scopre di essere diventata cieca all’improvviso”, ma era già cieca e consapevole di esserlo. Tutta quella parte, che poi dovrebbe essere la base di partenza, è scritta malissimo o in totale collisione con i fatti visti.
Poi, vabbè, avrei gradito una spiegazione più plausibile sulla resistenza di Damien che non fosse “la forza dell’amore non gli ha fatto sentire le settordicimila pallottole che gli sono entrate in corpo”.
Per non parlare del fatto che il Dr. Pierce non si è mai chiesto come mai la figlia fosse nata così presto.
La scena finale con la figlia che diventa cieca, poi, è semplicemente patetica.
Fine Spoiler
Insomma, ho sentimenti contrastanti su questo albo, avrei voluto TANTO che la conclusione non fosse così incongruente e confusa, fino alla fine mi ha tenuto con il fiato sospeso, ma quando ho iniziato a leggere le scoperte che faceva Dylan ho cominciato a facepalmare di brutto…occasione sprecata!