Numero al sapore di cyberpunk, con un’articolo sul 25 ° anniversario di Akira (celebrato con un ritorno del classico nelle sale), il mix di magia, donne vestite ma non troppo, lame e fucili di Blades Of Time, il delirio tamarro di macchine, cazzotti e ridicolume di Fast & Furious 6, ed infine la recensione del nuovo Star Trek: Into Darkness, per gli amanti (e non) di Kirk, SPAAACK e compagnia. Lo sappiamo, ultimamente c’è poco videogame e tanti movies nel menù, ma ci rifaremo! Buona lettura!
Star Trek – Into Darkness
(A Cura di Celebandùne Gwathelen)
Grossa copertina per un film che non so quanto tirerà in terra Italica! Si, sono un appassionato di Star Trek e lo sono da almeno una quindicina d’anni, quando un estate mi presi le videocassette dell’allora compagno di vita di mia zia e me le tirai tutte dentro, vedendo sei o sette puntate al giorno! So che non vi ho parlato su questo blog in nessun’altra occasione di Star Trek e partire con questo secondo film dopo il reboot non è proprio l’occasione migliore, ma il tempo da questo punto di vista non conosce pietà….quindi oggi parliamo di Into Darkness e poi magari qualche altro giorno parleremo della serie originale, dei primi dieci film, e così via…
La vita è lunga e c’è tempo! 😉
SPOILERS!!
Star Trek Into Darkness parte all’incirca dove è terminato il primo film. L’Enterprise con la sua giovane ciurma è in missione su un pianeta il cui vulcano minaccia di estinguere una razza locale introvabile in qualsiasi altra parte della galassia. Spok e Kirk tentano di salvarli da questa terribile fine, con il vulcaniano che viene mandato a far esplodere un congegno criogenico nel vulcano per arrestarne l’esplosione, ma le cose si complicano e l’unico modo per Kirk di salvare l’amico è venire meno alla prima direttiva della Federazione Unita dei Pianeti, ovvero mostrarsi a una cultura primitiva e quindi interferire con la sua evoluzione. In questo modo però riesce a teletrasportare Spock fuori da un vulcano in esplosione, e salvare la giornata.

In questo film scopriremo che l’Enterprise non è solo un’ASTROnave!
Purtroppo per lui, la logica di Spock gli impedisce di esserne felice e anzi, quando dovrà scrivere rapporto, Spock citerà in dettaglio la verità sugli avvenimenti, che costeranno a Kirk un degrado. Jim è deluso e torna a frequentare bar, dai quali però lo tira di nuovo fuori Christopher Pike, amico di famiglia e grande stimatore sia del padre che di Kirk stesso. In qualche modo è riuscito a farlo tornare sull’Enterprise come primo Ufficiale e considerata una recente esplosione di una fabbrica a Londra, causata da un tale John Harrison, viene anche convocato a un meeting di emergenza col suo nuovo superiore. Lì intuisce che il piano di Harrison era proprio quello di riunire tutti gli alti ufficiali in questo luogo, e cerca di salvarli da un imminente nuovo attentato. I piani di Kirk e di Harrison riescono a metà: qualche ufficiale sopravvive, ma Pike viene ucciso. Kirk ora è di nuovo Capitano dell’Enterprise e ha il compito di uccidere Harrison, che nel frattempo è fuggito su Kronos, pianeta nell’Impero Klingon, con il quale le tensioni sono considerevoli.
Kirk chiede che Spock venga con lui, e quando l’Ammiraglio Alexander Marcus si dice d’accordo, a Kirk vengono dati 72 nuovi Siluri Fotonici con cui bombardare Harrison. Unica cosa sospetta dei Siluri? Non è permesso a Scotty di ispezionarli, e per questo motivo l’ingegnere decide di non partire con Kirk e soci. Ascoltando Spock e Uhura, Kirk accetta di prendere Harrison prigioniero e di non ucciderlo, cosa che avviene dopo che il gruppo sbarca su Kronos e viene attaccato da dei Klingon. Harrison li sconfigge tutti praticamente da solo, poi, saputo il numero di siluri fotonici a bordo dell’Enterprise, si arrende. Purtroppo, nel frattempo, qualcosa è andato storto col Reattore a Curvatura, e l’Enterprise si ritrova senza propulsione nello spazio Klingon.
Lì Kirk viene a scoprire la terribile verità su Harrison. In realtà il suo nome è Kahn, ed è un soldato geneticamente modificato risvegliato da un crio-sonno di oltre 300 anni. Nei siluri c’è il resto della sua ciurma, messa lì dentro dall’Ammiraglio Marcus, e lui, come Kirk, non vuole altro che riavere quella che per lui è la sua famiglia.
Kirk è indeciso se ascoltarlo o no, quando Kahn gli da delle coordinate da esplorare. Kirk chiama Scotty che sta sulla terra e gli chiede di investigare la faccenda. E’ così che Scotty scopre che lì è stata costruita una nuova nave con assetto di guerra chiamata Vengeance.

Il campione di sangue che Leonard McCoy preleva a John Harrison è fondamentale per l’esito del film!
Poco dopo la Vengeance raggiunge l’Enterprise e l’Ammiraglio Marcus chiede a Kirk di teletrasportare a bordo della sua nave Kahn. Kirk, insuro su chi tra Marcus e Kahn sia il cattivo peggiore, cerca di fuggire verso la terra, ma Marcus lo segue e durante il viaggio a velocità di curvatura, spara sull’Enterprise. Questa si trova, ora, gravemente danneggiata, a poca distanza dalla terra. Poco prima che Marcus prepara il suo attacco finale, l’astronave “si spegne”. Kirk scopre che c’è Scotty a bordo della Vengeance e che l’ha manomessa. Kirk e Kahn decidono di invadere la nave nemica e l’arrembaggiano; Kirk però non si fida di Kahn e una volta giunto sul ponte della Vengeance, lo colpisce con un Phaser impostato a paralisi. L’effetto però non dura quanto sperato e Kahn si riprende, uccide Marcus e propone a Spock un cambio. Kirk, Scotty e la figlia di Marcus in cambio dei 72 Siluri con la sua ciurma. Spock ci sta, ma col cappio che la sua ciurma è fuori dai siluri e uno viene teletrasportato lì attivato. Kahn non se ne rende conto ed i siluro esplodono a bordo della Vengeance.
Purtroppo, l’Enterprise stessa, per la perdita di energia, rischia di crollare sulla terra. Kirk decide di effettuare l’azione suicida di riallineare il reattore a curvatura senza tuta di protezione e dopo esserci riuscito ed aver salvato la nave, muore davanti a Spock per le radiazioni. Irato, Spock nota come la Vengeance, con Kahn ancora vivo a bordo, crolla su San Francisco. Spock lo insegue e vuole uccidere, quando McCoy, il medico di bordo, nota come del sangue che aveva preso da Kahn è riuscito a rianimare un Tribble morto. Subito iberna Kirk e dice a Spock che è vitale che non uccida Kahn. Uhura consegna il messaggio, e con Kahn steso dopo un lungo parkour tra i palazzi e le navi di San Francisco, Kirk viene salvato. Kahn stesso viene ibernato e l’Enterprise aggiustata, pronta per un viaggio di 5 anni per esplorare lo spazio profondo e andare dove nessun uomo è mai giunto prima.

Ecco Alice Eve nel ruolo di Carol Marcus. Questa scena è assolutamente inutile ai fini del film.
Star Trek Into Darkness è decisamente un bel film, per quanto non riesca a rivaleggiare il suo prequel diretto in alcuni aspetti. Probabilmente la cosa più bella del film sono i parallelismi con altri film avvenuti nell’Universo Prime, per così dire, in particolare con Star Trek II – The Wrath of Kahn.
La recitazione, almeno nel doppiaggio tedesco, è per lo più ottima, in particolare sono spettacolari le interpretazioni di Zachary Quinto e Benedict Cumberbatch. Quest’ultimo in particolare è il vero fulcro di tutto il film, e la sua interpretazione, per quanto per nulla comparabile a quella di Richard Montalban nel secondo longometraggio di Star Trek, è diversa ma ugualmente sorprendente! La sua pura presenza scenica cambia l’atmosfera di alcune parti del film in positivo, al punto che mi verrebbe davvero da dire che sia lui il vero protagonista della storia.
Bello (e inaspettato!) anche il breve ma fondamentale cameo di Leonard Nimoy nei panni di Spock Prime. E’ sempre lui il nostro vulcaniano preferito!

Zachary Quinto è ancora una volta incredibilmente convincente nel suo ruolo di Spock. Anche Chris Pine non è male, ma…
FINE SPOILER! 😉
Gli effetti Speciali del film non sono niente male, anche se nulla di sconvolgente per i tempi in cui ci troviamo. Per di più, ciò che fa calare il film un pò più in basso del suo prequel, è il fatto che la storia è largamente prevedibile, o per lo meno io sono riusicto in molte istante a “indovinare” cosa sarebbe successo di lì a poco! Altra cosa, il film è molto militaristico, mentre Star TREK era per lo più incentrato sull’esplorazione dello spazio e sull’incontro con strane nuove culture e civiltà. Quindi lo stile non è proprio “Star Trekkiano” al 100%.
Tutto sommato, però, il film è molto godibile nel complesso e qualsiasi fan di Star Trek dovrebbe andare al cinema per vederlo, anche se mi sento di dire “diminuite le vostre aspettative, per godervi un film buono, decente, ma non sconvolgente”! =)
Voto Personale: 8/10
Io Sono Testuo. In HD.
(A cura di Wise Yuri)
Ogni tanto ricapita di vedere classici tornare nelle sale per uno giorno, restaurati per il ritorno sul grande schermo, lucidati a specchio per attirare i vecchi fan od attirarne di nuovi. Dopo essermi perso il ritorno di Frankenstein Junior (il mio film preferito di sempre) e quello di Blues Brothers, ho deciso di non saltarmi la proiezione celebrativa del 25° anniversario di Akira, ancor più perchè non l’ho mai visto, il che può sembrare strano, assurdo, considerato che vedo anime e seguo la scena (anche se non con la passione di una volta, come ho già scritto qualche numero fa), il fatto che io non abbia mai visto il film d’animazione considerato un capolavoro assoluto senza tempo, un film influente e degno di stare accanto ai film di fantascienza più belli ed influenti di sempre, d’animazione o meno non importa.
Sono in momenti come questo che sono contento di scrivere lontano dalla minaccia di spade di cartone o peggio, affilate repliche di katane, che mi colpirebbero senza pietà se osassi dire “Akira? Mai visto” in un qualsiasi Comics, Con, etc., il rischio di venir presi a sassate od a spadate di polistirene sarebbe alto in questi situazioni. XD Ad ogni modo, per “lavare l’onta” dal mio nome, ho preso un biglietto e mi sono visto per la prima volta Akira di Katsuhiro Otomo. Questa non è una vera e propria recensione, ma più l’opinione fresca su un film d’animazione che festeggia ben 25 anni, per testare l’opera contro il nemico più temibile di tutti, il tempo.
Mi sembra quasi superfluo riportare la premessa di Akira, ma se io non l’ho mai visto, mi viene da pensare che altri potrebbero essere nella stessa situazione, quindi ecco la sinapsi breve.
nel 2019, in una distopica Tokyo, c’è una gang di bikers, ed il nostro protagonista, un membro della suddetta gang, di nome Tetsuo, che cerca di liberare il prigioniero con poteri psichici Akira, e viene ostacolato dal boss della sua gang, Kaneda.
Devo dire…. che sto cercando di non far sembrare quello che sto per scrivere come un’enorme leccata di culo, ma non me la sento di definire Akira in maniera diversa da capolavoro, perchè lo è, senza dubbio alcuno, è una perla del cinema d’animazione e del genere cyberpunk, animato o meno. Le visuali sono incredibili, ricche, creative e significative, l’animazione curata fino al minimo dettaglio, le idee stupende, i personaggi memorabili, la colonna sonora è perfetta, i messaggi e le tematiche profonde. Non ho mai visto la versione originale, ma si nota come sia una versione restaurata, e l’hanno restaurata davvero bene, in 2K (che presumo sia il nostro Imax, comunque in alta definizione) e surround di qualità ottima.
Prima del film, è stato mostrato un piccolo trailer del progetto Nexo Digital “Anime al cinema” (potete consultarlo qui), ed in programma oltre allo stesso Akira, c’è Puella Magi Madoka Magica – Il film (credo di avervi già parlato della serie TV, che ritengo un capolavoro di animazione e dimostrazione che le apparenze ingannano, ne riparleremo più avanti), Evangelion 3.0: You Can(Not) Redo, e Wolf Children di Mamoru Hosoda. Quasi dimenticavo, oltre a questo, è stato mostrato un’estratto di 5 minuti di Evangelion 3.0 (con audio giapponese e sottotitoli italiani), ed a parte che l’animazione è davvero curata, non so cos’altro dire, considerato che non ho mai visto Evangelion (e qui come George Bush mi abbasso per evitare scarpate, pomodori e sassate 😀 ).
Ho alcune piccole critiche, piccolezze (il classico nitpicking), ma permettetemelo, sennò questa specie di recensione sarebbe già finita , e son cose piccole che manco scalfiscono lo status (ampiamente meritato) di film di culto da adorare per generazioni e generazioni in secula secolarum. Più che altro non mi ha soddisfatto pienamente l’adattamento ed il doppiaggio, non avrei mai ritoccato l’animazione od aggiunto cose che oltre a stonare pesantemente (aka la sindrome di George Lucas), ma forse avrei rivisto un pò l’adattamento ed il doppiaggio (e volendo essere davvero puntigliosi, in certi punti il lyp synching non è propriamente perfetto), più che altro quest’ultimo.
Non che sia male, ma si nota come è un tipico doppiaggio anni 80 di un anime, e sebbene abbiamo alcuni dei migliori doppiatori del mondo, il trattamento che solitamente rivolgiamo agli anime (ed ad i cartoni animati in generale) è spesso molto inferiore rispetto a quello per i film. Forse rifare il doppiaggio da capo no, ma non so, risulta un pò datato, il che a pensarci bene è inevitabile, ha pur sempre 25 anni questo film (e pressapoco altrettanti il suo doppiaggio, presumo). L’animazione è ancora da applauso e lodi, c’è solo da “adattarsi” allo stile anni ’80, tutto qui. L’unica scena che mi sento di criticare (non preoccupatevi, non è uno spoiler) è quella in cui Shotaro prende una motocicletta e la schianta contro un muro, e non capisco esattamente perchè, presumo per sfogare la sua rabbia, ma mi è sembra davvero gratuita come cosa, visto che semplicemente succede, Shotaro non si fa manco male perchè scende prima di schiantarsi anche lui, ed il film poi procede. XD
Detto ciò, è stata davvero una bella esperienza, Akira mi ha rapito e posso affermare contento che l’opera regge intoccata il passare del tempo e merita ampiamente tutti i complimenti e gli elogi che gli sono stati fatti e continuano a venirgli fatti, un vero capolavoro, d’animazione e non solo. Inoltre mi ha fatto davvero piacere notare come la sala fosse quasi piena, cosa che non mi sarei aspettato, lo so che è Akira, ma mi aspettavo di essere io ed altri quattro stronzi, considerato anche la considerazione del pubblico generale verso gli anime (che in parte comprendo perfettamente). Ma sapete una cosa? Mi è venuto in mente che c’è un videogame di Akira, che ho visto molti anni fa in un vecchio negozio, e che mi è tornato in mente vedendo l’opera originaria. Non è una promessa, più una minaccia, ma preparatevi! 😀
Blades of Time
(A cura di Alteridan)
Chi frequenta forum e message boards varie sa benissimo che esistono alcuni giochi che vengono snobbati dai più, se non addirittura attaccati e catalogati come giochi pessimi (per usare un eufemismo) senza alcun motivo apparente, spesso da persone che non hanno minimamente provato il titolo in questione.
È probabilmente il caso del gioco che andrò a recensire nelle prossime righe.
Welcome to Dragonland
Blades of Time ci metterà nuovamente nei panni (si fa per dire) di Ayumi, Blades of Time è infatti il seguito spirituale del dimenticabile X-Blades. In questo titolo Ayumi si ritroverà ad attaccare la gilda degli avventurieri assieme al compagno Zero, lo scopo dell’attacco è entrare in contatto con una sfera magica che ha il potere di trasportare chiunque la tocchi nella leggendaria Dragonland, un mondo parallelo ricco di oro e tesori di ogni sorta.
Qualcosa però va storto: una volta a Dragonland, Ayumi scoprirà che l’unico mezzo di trasporto per tornare a casa (una seconda sfera magica) è stato corrotto dal Signore del Caos il quale ha intrappolato tutti i membri della gilda, ha ucciso tutti i draghi e sta muovendo guerra contro le forze dell’Ordine.

Per viaggiare da un livello all’altro si usano dei particolari congegni di teletrasporto.
La trama si presenta in maniera classica, piena di cliché e prevedibili colpi di scena, anche i dialoghi sono alquanto anonimi. La trama è solo un pretesto per menare le mani e per giustificare i vari poteri che Ayumi acquisirà nel corso dell’avventura.
Rewind
Se dal punto di vista della trama Blades of Time risulta carente, non si può dire lo stesso riguardo al battle system. Ad un sistema di combo degno di button masher del calibro di Devil May Cry e God of War, i russi di Gaijin Entertaiment hanno aggiunto una piacevole componente.
Come suggerisce il nome del gioco, Ayumi avrà a disposizione il potere di manipolare il tempo. Non si tratterà del sistema di semplice riavvolgimento temporale già visto in altri titoli, come ad esempio la quadrilogia delle sabbie di Prince of Persia, ma di un qualcosa di completamente nuovo. Quando utilizzeremo il potere, l’intera fase di gioco verrà riportata indietro nel tempo creando un clone di Ayumi che ripeterà gli stessi ordini che gli abbiamo impartito pochi secondi prima infliggendo gli stessi danni ai nemici (se stiamo combattendo) e svolgendo gli stessi movimenti (utile per risolvere alcuni enigmi). Non è tutto poiché lo stesso potere sarà riutilizzabile più volte lasciandoci la possibilità di creare decine di cloni contemporaneamente.

Alcuni nemici potranno essere eliminati solo con l’uso di armi da fuoco.
Questo sistema espone il fianco alla prima critica che mi sento di muovere al gioco: i combattimenti diventano troppo semplici. Complice una ricarica quasi istantanea del potere, creare molti cloni per abbattere in poco tempo tutti i nemici farà diventare una tranquilla scampagnata in campagna le escursioni nella giungla di Dragonland.
Oltre alla manipolazione temporale, Ayumi avrà a disposizione anche alcuni attacchi magici sbloccabili attraverso le visite ai santuari sparsi per tutta Dragonland. Le magie sono praticamente tutte uguali, cambierà solo l’elemento: sono disponibili attacchi di fuoco, di ghiaccio e di forza. Ayumi potrà anche portare con sé alcune armi da fuoco per eliminare i nemici volanti e alcuni nemici invulnerabili alle sue due spade.
Giungla fredda
Dal punto di vista grafico si nota una certa povertà nelle textures e negli effetti particellari ma tutto sommato gli scenari sono abbastanza suggestivi ed offrono alcuni scorci interessanti. A Dragonland è presente una certa varietà di ambientazioni: i livelli sono ambientati in giungle tropicali, fredde distese glaciali, deserti pieni di rovine di antiche civiltà e via di seguito.

Alcune ambientazioni sono indubbiamente suggestive.
I nemici in cui ci imbatteremo rispecchieranno spesso i luoghi in cui li incontreremo: fredde armate scheletriche nelle montagne innevate e animali esotici nella giungla aiutano a fornire diversità ai livelli.
Livelli che però sono poco più che corridoi intervallati da zone un po’ più ampie che fungono da arene, con orde di nemici da eliminare. L’interazione con l’ambiente è assente, eccezion fatta per i pulsanti che attivano porte e altri meccanismi (spesso collegati ai semplici enigmi che caratterizzeranno il viaggio di Ayumi).
Il drago che è in te
Blades of Time è il classico studente liceale che fa lo stretto necessario per passare l’anno, magari potrebbe dare anche di più ma per ignoti motivi fa i suoi compitini, non eccelle in nulla e si attesta su livelli sufficienti in tutte le materie con magari qualche difficoltà in matematica.

Modello estate 1503.
Ecco, la matematica per Blades of Time è la gestione della telecamera. Durante gli scontri sarà praticamente ingestibile: l’auto aiming dei nemici funziona discretamente ma la telecamera ha difficoltà a seguire gli spostamenti di Ayumi e sarà quasi sempre necessario aggiustarla manualmente con l’analogico destro (a proposito, se giocate la versione pc munitevi di pad perché giocarci con mouse e tastiera è un’agonia), e per “aggiustarla quasi sempre” intendo ogni dieci secondi.
In ogni caso, nonostante questo grande difetto, nonostante la piattezza della trama e nonostante diverse sbavature nel bilanciamento del combat system, Blades of Time è un gioco che sa intrattenere il giocatore per circa dieci ore.
Consigliato a chiunque voglia un gioco “fracassone” giusto per passare il tempo in attesa di produzioni di ben altro calibro, chi invece si aspetta un capolavoro o chi perde facilmente la pazienza a causa di telecamere ballerine farà meglio a stare alla larga da Blades of Time.
Voto personale: 6/10
Fast & Furious
(A Cura di Celebandùne Gwathelen)
Abbiamo parlato solo due settimane fa di Tokyo Drift, terzo episodio della ormai famosa saga automobilistica con protagonisti Vin Diesel e Paul Walker. E’ di recente uscito il sesto film al cinema, di cui vi parlerò sicuramente settimana prossima, non oggi visto che di recensioni di film già ce ne sono due solo da parte mia! =) La prima è quella che avete letto sopra di Star Trek Into Darkness, la seconda è questa! =)
Il film parte con la ciurma di Dominic Toretto, formata da lui, la sua ragazza Letty, Han, Teddy, Omar Santos e altri intenzionati a guadagnarsi da vivere, come sempre, rubando; in questo caso la benzina dai camion della Repubblica Dominicana. Dopo un colpo particolarmente pericoloso, in cui Letty rischia la vita, Dominic decide di lasciarla per non metterla ulteriormente in pericolo.
La sua gang si dissolve e ciascuno fa sparire le proprie tracce.

Dominic è stanco di vedere la propria ragazza rischiare la vita in questo modo.
Dodici giorni dopo, Mia, la sorella di Dominic, lo chiama e gli dice che Letty sia morta in un incidente stradale causato da un tale Felix Calderon.
Li indagini di Dominic lo portano sulle tracce di Felix e del suo datore di lavoro, per entrare nelle cui vicinanze inizia a mettersi in cerca di un uomo di nome David Park. Casualmente, Brian O’Conner, di nuovo nell’FBI dopo gli avvenimenti di 2 Fast 2 Furious, sta cercando tramite David Park di avvicinarsi allo spacciatore Arturo Braga, e così Dominic e Brian si incontrano di nuovo. Brian arresta Park e tramite lui scopre che Braga cerca un nuovo autista. Entrerà nel gruppo il vincitore di una street race, e sia Brian che Dominic si ritrovano ancora una volta lì. Dominic non spiffera Brian, ma riesce a vincere la gara e si ingrazia sia Braga stesso che la sua liason, Gisele Yashar.
Brian sembra escluso, ma con l’aiuto dell’FBI fa imprigionare un altro dei piloti di Braga e torna ad essere nel team. Il gruppo fa il suo dovere trasportando droga dagli Stati Uniti al Messico, dove poi incontrano Felix ed i suoi uomini. Lì di solito il primo uomo di Braga uccide i piloti, ma dopo che Dominic ha fatto confessare a Felix di aver ucciso Letty, fa esplodere la sua macchina col NOS, e ruba con Brian un Hummer von 60 milioni di Dollari di Eroina. Vogliono costringere così Braga a mostrarsi e prendere soldi in cambio della droga.
Nel frattempo, Dominic scopre che Brian era l’ultima persona con cui Letty aveva avuto contatto, e dopo un pò di mazzate, Brian gli spiega che la ragazza stava collaborando con l’FBI per far si che i loro nomi fossero di nuovo puliti per le forze dell’ordine americane e potessero tornare a vivere a casa. Dominic, sempre più desideroso di vendicarsi di Felix, partecipa all’operazione di scambio, che però fallisce.

Brian torna in campo con una Nissan Skyline. Ormai quella macchina è indissolubilmente legata al personaggio…
Braga si rifugia in messico, dove Brian e Dominic lo seguono personalmente. In una chiesa lo rapiscono e trasportano di nuovo negli States, e riescono ad arrivare a dei tunnel sotterranei seguiti da mezzo cartello messicano.
Nei tunnel, Brian incidenta la sua macchina e viene quasi ucciso da Felix, quando arriva Dominic che lo uccide inchiodandolo tra la macchina sua e quella distrutta di Brian. Questo, allo stremo delle forze, chiede a Dominic di fuggire con la macchina di Felix, ma Dominic dice che è stanco di scappare e si costituisce. Così, mentre Brian si dimette dall’FBI, Dominic viene sentenziato a 25 anni di prigione, nonostante le attenuanti.
Dom viene portato su un autobus diretto alla prigione di Lompoc, quando intorno all’autobus compaiono Brian, Mia, Leo e Santos per liberarlo…

L’alchimia tra Brian e Dom è tra le migliori cose del film e si riflette in molte scene.
Anche Fast & Furious, quarto film della saga, è tutto sommato godibile, per quanto sia senza ombra di dubbio una “guilty pleasure”.
E’ ovvio dall’inizio che gli avvenimenti si svolgono prima di Tokyo Drift, data la presenza di Han, e quindi per ora Tokyo Drift è per così dire lo spin-off della serie. Contenutisticamente la trama non è nulla di originale o fenomenale e anzi è largamente prevedibile. Quello che però mantiene viva l’azione sono la buona recitazione di Vin Diesel e di Paul Walker nei panni dei due protagonisti principali. Inoltre, nonostante alcune cose siano forzate (evitabile, secondo me, la morte di Letty, e anche il ritorno insieme di Mia e Brian è un pò forzato), la sintonia dei personaggi principali è ciò che rende godibile il film per buona parte della sua durata e rende anche le fasi un pò più “scontate” comunque interessanti.
Bello il ruolo di Gal Gadot nei panni di Gisele Yashar; è implicato il fatto che lei piaccia a Dominic e che il don giovanni non la disdegni a sua volta, ma che comunque il suo amore per Letty e la perdita è ancora troppo vicina per permettere al duo di fare qualcosa insieme. Il modo in cui Gadot recita la sua parte secondo me è estremamente riuscito e secondo me uno dei motivi principali per cui è tornata nel cast di Fast Five e dell’attuale Fast & Furious Six.

Felix Calderon, Arturo Braga e Gisele Yashar. In particolare il personaggio di Gal Gadot risulta convincente.
Dal punto di vista automobilistico, dal mio punto di vista c’è un pò troppo focus sulle Muscle Car americane, ma sentendo le interviste dei protagonisti non potevo che aspettarmelo, visto che sia Paul Walker che Vin Diesel hanno espresso di preferire queste ultime alle import car. Ciononostante Brian continua a guidare per lo più queste ultime.
Anche le street race non sono bellissime, e soprattutto, non sono tante nè appassionanti quanto quelle presenti nei precedenti tre capitoli della saga.
Tutto sommato, però, il film si lascia vedere. I personaggi iniziano a prendere una forma e un carattere sempre meno stereotipato e più realistico, la trama è accettabile, e soprattutto, quello che in questo tipo di film conta, l’azione su schermo è sempre all’altezza delle aspettative!
Un buon prosequio della serie! =)
PS. Se avete la versione DVD di questo film, godetevi il corto “Los Bandoleros” (disponibile anche gratuitamente su YouTube). E’ girato e ideato da Vin Diesel ed è ambientato poco prima dell’inizio di Fast & Furious. E’ di una bellezza e dolcezza incredibile e fa capire ancora meglio i personaggi e le loro motivazioni, nonchè l’Amore tra Dom e Letty.
Voto Personale: 7,5/10
Riusciranno i nostri writer a scrivere un’altro numero e sfuggire ai tentacoli del profondo internet? Sintonizzatevi settimana prossima, stesso url, stessa (circa) ora!
2 giugno 2013 alle 21:01
Troppo buono con Into Darkness, Celey. 😛
2 giugno 2013 alle 23:24
Why? L’hai visto? Pensavo in Italia uscisse il 12 Giugno!
3 giugno 2013 alle 00:13
L’ho visto in lingua originale per “vie traverse”.
3 giugno 2013 alle 12:47
Esplica il tuo parere allora! =) E non contenerti! =)
3 giugno 2013 alle 23:32
Il film funziona più o meno fino a metà, poi da quando si scopre chi è Harrison ecco che il film perde tutto il suo carisma. Dov’è l’intelligenza superiore di Khan? Viene solo esaltata la superiorità fisica ma a quella intellettiva si fa solo un piccolo accenno (quando dice di aver collaborato alla realizzazione delle armi). Khan è uno stratega, un conquistatore, non un banale supersoldato.
I continui rimandi a L’ira di Khan poi sono troppi, finendo per banalizzare scene magnifiche del secondo film di Star Trek: penso all’operazione sul siluro ad opera di Bones e Scotty (nel vecchio) e quella pessima scena sulla luna deserta di Into Darkness, oppure l’inopportuno “KHAAAAN!” di Spock. Perché? Perché rovinare il miglior momento de L’ira di Khan così? Spock non si lascerebbe mai andare così, non l’ha fatto quando il suo pianeta è stato obliterato perché farlo per una sola morte? È illogico, il bene di molti supera il bene di pochi (o di uno).
In sostanza Into Darkness vuole essere il remake speculare de L’ira di Khan, non ci riesce.
9 giugno 2013 alle 16:16
Hmmm…. Secondo me il film non si perde affatto lì. Che Harrison fosse Kahn lo avevo intuito da tempo, ma nel film viene comunque rivelato bene.
E comunque il suo “Intelletto superiore” lo prova abbondantemente, ragazzo, dov’eri durante la sfida logica con Spock, o quando Kahn riesce tranquillamente a prevedere le mosse della Federazione dei pianeti, a ricordarsi a memoria la struttura della Vengeance o a prevedere l’attacco di Kirk e soci su Kronos? Quello comunque erano cose che poteva fare solo grazie alla sua “mente superiore” e come stratega non se l’è cavata affatto male.
Non ho mai sentito durante il film Kahn come supersoldato; per me era Kahn interpretato semplicemente da un attore diverso e che con Riccardo Montalban non c’entrava davvero una mazza.
L’operazione di Bones e Scotty a un siluro non la ricordo in questo film, credo che sia nel sesto, amico mio! 😉
La scena dell’operazione al siluro, comunque, sono d’accordo, non era stupenda, ma serviva a uno scopo, tutto qui.
Il momento di sfogo di Spock invece secondo me ci sta tutto. Per tutto il film Kirk sta facendo pressione sulla parte umana di Spock, che sa esistere, e che Spock semplicemente, come da sempre sopprime. In quel momento, semplicemente, anche dopo le cose che si è detto con Uhura, la bolla è scoppiata ed ha urlato il famoso “Kaaahn!”. E questo non banalizza nessuna scena, secondo me, visto che non è che il secondo film cambia per quello, semplicemente la reinventa.
Devi comunque ricordare che in questo Universo parallelo le cose sono diverse. Non è solo venuto a mancare il padre di Jim o l’intero pianeta Vulcano (che comunque pesa enormemente su Spock, secondo me si nota molto bene, e lo tormenta), è cambiato TUTTO. Secondo la Teoria del Caos, direi, e che fatti ed avvenimenti sono simili ma diversi ci sta tutto.
Into Darkness non vuole essere un remake speculare, secondo me. Vuole raccontare un what-if dei fatti. E secondo me ci riesce bene. Tutti quelli che tu citi come “punti deboli” del film, per me erano momenti in cui io ho detto “che figo, come nel secondo” proprio perchè me li ha ricordati, in bene, ma senza neanche far sembrare brutto questo film, perchè brutto non è.
10 giugno 2013 alle 00:42
Hai ragione, l’operazione è in Rotta verso l’ignoto. In ogni caso quei punti li ho trovati troppo forzati, ma vabè, degustibus.
3 giugno 2013 alle 16:43
Wise, dove ti è saltato fuori il nome “Shotaro”? Si chiama Kaneda X°
3 giugno 2013 alle 16:45
oddio è vero, mi son confuso con il cognome, correggo subito. XD
3 giugno 2013 alle 16:49
Oddio cavoli ho appena letto il manga e non sapevo neanche che nominassero il cognome, ora mi sento uno scemo.
24 Maggio 2015 alle 13:19
[…] Vi ho parlato di The Fast and the Furious (capostipite della saga), 2 Fast 2 Furious, Tokyo Drift, Fast & Furious, conosciuto anche come “Solo Parti Originali”, Fast & Furious 5, 6 e oggi del […]